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Benvenuti in Italia
Racconto
Benvenuti in Italia
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Massimo MORINO
Mia moglie era attaccata al bordo e io cercavo di tenerle la testa su. Sentivo la gente, aggrappata come noi alla chiglia della barca capovolta, che si lamentava, pregava, urlava in tante lingue diverse. Il mare era scuro e rabbioso. Non avevo mai visto il mare prima ed ora ci ero dentro, ci stavo morendo.
Pensavo al villaggio con le case di fango e lamiere, col vecchio pozzo di acqua sporca e fangosa. Agli uomini armati che ogni tanto arrivavano e prendevano qualche giovane donna o qualche ragazzino più in salute e li portavano via. Al cimitero pieno di bambini morti.
Mia moglie era incinta, non poteva più vivere lì. Ibrahim era partito per la Francia cinque anni prima e ci aveva detto che si stava bene in Europa. Che l’acqua da bere
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non ti faceva morire e che la gente non veniva portata via di notte. Aveva un lavoro in un ristorante. Mio fratello ci aveva mandato dei soldi.
Si, avevo deciso di provare, ma Dio pareva che avesse altri piani. Salva mia moglie e il nostro bambino, pregai.
Mio fratello mi aveva detto anche che in Europa molti non ci volevano. Avevano paura di noi. Pensavano che volessimo andare a casa loro per rubare e per fare i delinquenti. Ma io per noi volevo solo una vita senza la paura di morire per la fame, per le malattie, o di essere uccisi dagli uomini armati. Io volevo solo un po’ di serenità per la mia famiglia. Un piccolo pezzetto, senza dare fastidio a nessuno.
Alcuni vicino a noi avevano lasciato la presa ed erano scivolati via in silenzio nel buio. L’acqua era fredda e le onde mi sommergevano la testa. La bocca piena di acqua salata. Salva mia moglie se ci sei, ti prego.
Sarei andato a Marsiglia. Avrei lavorato e poi con Ibrahim e le nostre mogli avremmo aperto un piccolo ristorante. Le cose sarebbero andate bene. Ora ero stanco, a- vrei voluto scivolare via ma non potevo. Mia moglie era stanchissima e mi guardava con i suoi occhi grandi e io la tenevo per un braccio e non potevo, non potevo…
Sentii il motore prima di vederla. Era una barca, forse un peschereccio. Una luce illuminò il buio e le urla aumentarono. Dovevamo resistere ancora un poco.
Quando tirarono su me e mia moglie mi resi conto che eravamo rimasti in pochissimi. Tutti gli altri andati. Mia moglie stava piangendo e forse lo stavo facendo anche io. Un uomo venne vicino a noi e ci diede una coperta e una tazza di caffè caldo. Non conoscevo la sua lingua capii solo “Benvenuti in Italia”. I suoi occhi erano buoni e il suo fu il primo sorriso che vidi dopo settimane di viaggio.
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