MiranoMagazine Settembre 2021

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settembre 2021

IN RICORDO DEL MAESTRO EGIDIO NOVELLO

Il tre luglio scorso, presso la scuola primaria S. Pellico di Campocroce familiari, compaesani, amici o semplici conoscenti hanno partecipato numerosi all’incontro in ricordo del maestro Egidio Novello, che è mancato il due gennaio 2021 all’ospedale di Dolo. L’incontro è stato organizzato dalla famiglia, con il patrocinio del Comune di Mirano, rappresentato dalla professoressa Renata Cibin, presidente del Consiglio comunale e con il prezioso aiuto di Bruno Pietro Spolaore, presidente de Il Portico Teatro Club. Nel corso della manifestazione, commoventi le espressioni di stima e di amicizia per una persona che sentiva profon-

“Vorrei onorare questi morti questi morti strappati alle loro famiglie, usciti di casa in ambulanza e mai più riabbracciati. Vorrei abbracciare questi morti questi morti fragili e impauriti questi morti morti da soli e frettolosamente rinchiusi nei sacchi. Vorrei palesare questi morti, questi morti tenuti nascosti silenziosamente sepolti o custoditi in salotto questi morti pianti in privato con tanto, troppo dolore e poca, pochissima condivisione. Vorrei descrivere questi morti questi morti quotidianamente contati ma mai raccontati questi morti trattati come “vecchi acciaccati” che tanto comunque in un modo o nell’altro sarebbero morti. Vorrei nominarli uno ad uno, questi morti “scomodi” e già dimenticati vorrei che fossero celebrati nelle piazze e nei telegiornali dal Papa, dal Presidente della Repubblica, dai sindaci di ogni paese vorrei che molte più messe e minuti di silenzio venissero loro dedicati. Vorrei incontrarli, questi morti prendere un tè insieme a loro domandare loro “Come state?” Dire loro “Mi dispiace“. Vorrei essere il loro postino, consegnare le lettere dei loro cari, con su scritto: “Non ci credo ancora” “Perdonami” “Mi manchi tanto” “Ti voglio bene” “Stammi vicino“. Vorrei farmi loro messaggero e diffondere parole di conforto e di speranza: “Non disperatevi” “Vogliatevi bene” “Continuate ad amarci” “Vivete un po’ anche per noi“. Sì, voglio proprio onorarli questi morti questi morti che non sono soltanto morti ma nonni, nonne, padri, madri, mariti, mogli… questi morti che in realtà non sono neanche davvero morti perché sono e rimarranno sempre i nostri cari”.

damente di appartenere alla storia del suo paese, ad una rete di relazioni, ad un destino commune: il maestro Egidio, sempre entusiasta nell’incontrare e conoscere gente, nel coltivare un dialogo che, come trama sottile, riteneva non dovesse essere mai trascurato o interrotto in una comunità che voglia sentirsi tale. Molti i ricordi di ex alunni che il maestro ha accompagnato negli anni durante il loro percorso scolastico verso la maturità e la consapevolezza. Sotto le chiome del boschetto della scuola è stato un ritrovarsi di persone che porteranno nel loro cuore il ricordo di Egidio che, anche in età avanzata, conservava il suo sguardo pieno di stupore e di meraviglia per la vita e per il mondo e la forza di un pensiero libero e aperto. La presenza del presidente dell’AVO, dell’AUSER, dell’AVIS e dell’AIDO ha testimoniato l’appartenenza del maestro a queste associazioni per un rilevante periodo della sua vita. E non dimentichiamo la presidente dell’associazione culturale AGORA’, che da molti anni opera a Mirano e che Egidio ha frequentato a lungo attivamente. Il dottor Gianni Fardin, ex sindaco di Mirano, ha tracciato una bella sintesi del percorso politico, sociale, educativo del maestro. Con immensa gratitudine è stato accolto il messaggio dell’ultra novantenne Antonio Noventa, ex partigiano, nato e vissuto a Campocroce prima di trasferirsi a Padova, con il quale , fin dalla giovane età, Egidio ha coltivato un’amicizia sincera e fraterna. E il reverendo parroco di Campocroce, don Ruggero Gallo, da amico e interlocutore attento e sensibile, ha dedicato al maestro una poesia che “sgorga dal cuore e dall’anima”. La commemorazione si è conclusa con “Bella ciao”, particolarmente amata da Egidio, accompagnata dal gruppo musicale dei Toca Mi e cantata da tutti i partecipanti. Al funerale, già mesi fa, così iniziava il saluto dei figli al pa-

dre: “Caro papà, te ne sei andato come non sarebbe dovuto accadere, nel modo più ingiusto. Avremmo voluto sentirti raccontare e ragionare fino alla fine, con la tua saggezza e ironia, attorniato dalle persone che ti hanno amato e stimato. Non è andata così..” In questo pomeriggio di luglio, in un’atmosfera familiare, come sarebbe piaciuto a lui, nel verde degli alberi, mentre il Lusore, a pochi passi, giocava tra le sponde, abbiamo cercato di restituire a Egidio quella dignità che a nessuno e per nessun motivo dovrebbe essere strappata, negata, specie nel momento del trapasso. E la lettura di una poesia intensa, commovente, dolorosa ma necessaria, dedicata a tutti i deceduti per COVID, ha messo in luce la tragica e devastante realtà di moltissime persone, diventate numeri di una mera statistica o di un bilancio anonimo, ancora purtroppo aperto. C’è chi, nel nostro Paese, si sta impegnando al massimo per rendere omaggio a quelle esistenze cui nemmeno gli affetti più cari hanno potuto dare l’estremo saluto, e che si tenta di ricostruire con accurate ricerche: quasi per un’urgenza a confermare il loro passaggio su questa terra, a testimoniare vite di lavoro, di impegno, di sacrifici e di soddisfazioni, di studio, di relazioni… Si dice che il tempo aiuta a guarire, ma non si potrà mai superare il dolore per non aver potuto accompagnare i propri cari fino alla fine. Qui, nel suo paese, fra tanta gente, è stato ricordato con affetto e amicizia il maestro Egidio Novello. Si spera che a tutti coloro che hanno vissuto un’esperienza così drammatica sia reso l’onore che meritano. I familiari di Egidio vorrebbero poter condividere con tutti le espressioni di omaggio e di riconoscimento al loro caro manifestate in questa occasione. Per ovvi motivi di spazio si impone una scelta e si propone, per tutti, il ricordo dell’amico dott. Paolo Pietrobon.

Al Maestro Egidio Novello Nel 1981 vengo ad insegnare a Mirano……e comincio a frequentare il PCI…..mi informo sulla situazione della Sezione e mi dicono che a Campocroce “abbiamo” un iscritto speciale, un maestro, punto di riferimento per quella comunità, Egidio Novello. Ma è tra il 1990 e il 1991 che ho l’occasione e la necessità di incontrarlo: il PCI non c’è più, nasce il PDS, di cui assumo l’incarico di Segretario: la divisione tra gli iscritti è forte, numerosi tra di loro, soprattutto nella base operaia e contadina, non entrano nel PDS…s’allontaneranno dalla politica o aderiranno a Rifondazione Comunista. E’ mio compito parlare con tutti loro, per discutere la difficile novità, e a Campocroce, paese in cui vivono, sono attivi e determinati, non pochi di essi, a chi chiederò sostegno per avvicinare le persone interessate al problema? A lui, ancora Egidio. Grande disponibilità la sua, spirito di servizio, sincerità… e forte preoccupazione, l’invito pressante a “tenere insieme”, a non ripercorrere la divisione nella sinistra italiana. Subito, al primo incontro, “te si fioeo de Gino, e dea Ina Calvene!............lo sai perché si chiamano “Calvene”…? (Egidio alternava agevolmente dialetto e italiano a seconda che si parlasse delle faccende paesane di tutti i giorni, o di riferimenti a fatti o a informazioni più generali, magari attinenti a questioni e curiosità di natura storica). Ed ebbi la spiegazione sulla provenienza dei miei per parte di mamma… Fu lì il primo assaggio della curiosità culturale, della sapiente padronanza della storia locale di questo “maestro totale”….maestro sempre, forse per un DNA dei veri maestri, anche della sua inseparabile Iolanda, fino alla comune e generosa attività di volontariato, con l’associazione Auser, di nuovo tra i bambini, ora multicolori e di lingue diverse… E del resto abbiamo tutti ascoltato l’ingegnosa ma storicamente fondata ricostruzione della storia di Campocroce elaborata da Egidio. Per lui fu sempre necessità, di metodo e di sostanza, quella di ancorare scientificamente alla “storia grande” le singole vicende da cui veniamo, in cui ci dibattiamo, e che vorremmo tutti comprendere, anche e soprattutto allorché non possiamo fare a meno di supporre il nostro e comune futuro. Ancoraggio persistente e perciò abituale, fino a diventare carattere ed emanazione della persona nel suo interagire con la comunità data, con i figli da crescere, con gli scolari da avviare alla maturità e alla consapevolezza, con i compagni di strada da condividere e supportare, anche con le opinioni diverse, o avverse, da riportare ostinatamente ai parametri di un confronto leale, incatenato alla prospettiva storico-scientifica, non ideologica o assoluta, laica innanzitutto. Anche nel “fare i conti” con la dimensione spirituale, etica, nella quale le liturgie tradizionali, indiscutibili, non dovevano negare, anche ad un agnostico tenace quale Egidio fu, per quanto so, l’esplorazione intellettuale dei grandi sistemi, fisici ed extra-materiali, il cui mistero non consente semplicistiche rimozioni. Egidio era convinto, e compiaciuto, della sua appartenenza attiva alla comunità paesana: famiglie, eventi, colmelli, caratteri e ruoli, nel lavoro nelle relazioni umane, nei momenti di festa…nei quali, fossero gite, scambi di “quattro parole”, tante erano le cose che egli sapeva e desiderava raccontare: sul sagrato, per un caffè all’osteria, ovunque egli potesse essere parte del suo “piccolo popolo”. E tutto ciò egli svolgeva nella proposizione, divertita e divertente, di un umore vivace e punzecchiante, di scenette comiche dove non mancava il cenno scoperto alle vicende dell’amore e della fioritura dei sensi e delle emozioni, anche la battuta puntuale ed irriverente, ma senza malizia………..anche preparandosi, scrivendo, spesso, in “disinvolta libera rima”, e non solo sui moduli dialettali del filò, come nelle vecchie stalle contadine, o dell’improvvisazione burlesca ed ironica. Ma anche studiava ed annotava minuziosamente, nei tanti materiali lasciati alla famiglia: frammenti, pagine, quaderni densi di ricerche, esposizioni, analisi e commenti sui temi forti, per un uomo di vasta cultura e per un mondo difficile e spesso oscuro, anche nell’ambito spirituale, mai estraneo alla sua vicenda personale e politica, al suo essere strutturalmente “uomo di sinistra”, una sinistra avvicinata inizialmente nell’ambito socialista e poi maturata nell’adesione al PCI di Enrico Berlinguer, al sogno e all’impegno di quel Segretario per una ridefinizione della politica, dei suoi linguaggi e dei suoi contenuti, che mettesse a servizio del Paese-Italia il meglio delle culture e delle esperienze socialiste e cattolico-democratiche… Egidio, quindi, uomo di una bella sinistra, di un progetto culturale generoso e unitario, di una speranza lucida di un mondo più giusto e umano, democratico, consapevole, cose per cui è stato anche l’insegnante premuroso, gentile competente, di tanti e tante che oggi sono qui a ricordarlo ed esprimerne ammirazione pubblicamente. Grazie quindi per l’attenzione e la condivisione, a tutti voi e specialmente, per consolazione ed amicizia, alla cara Iolanda e ai figli di Egidio, che hanno tenacemente voluto questa manifestazione. Se poi tu potessi ascoltarmi, ti direi – caro maestro e compagno – che sento di aver mantenuto l’impegno che mi chiedesti, col tono di una confidenza sincera, suggerita sottovoce e quasi con timidezza, quello di “dire qualche parola” al tuo funerale. Oggi, finalmente ne ho avuto la possibilità. Paolo Pietrobon

MARCO MARCHETTI


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