Focus 366 - Aprile 2023

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21 MARZO 2023 APRILE 2023 € 4,90 IN ITALIA 366 Mensile: AUT 10,00 € BE 9,60 € / F 9,00 € / D 11,70 € / LUX 10 € / Côte d’Azur 9,10 € / PTE CONT. 8,70 € / E 8,70 € / CH 11,50 Chf / CH CT 11,30 Chf / USA $ 13,80. Poste Italiane Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 Verona CMP ANIMALI LA CLASSIFICA DEI MORSI PIÙ MICIDIALI IN NATURA BIOLOGIA COME FUNZIONA IL DOLORE E A COSA SERVE PROVARLO SPAZIO VIAGGIARE TRA I PIANETI SPINTI DA UN RAGGIO LASER NUMERO DOPPIO CON DOMANDE&RISPOSTE SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO ECOSAPIENS
aggiornata alla transizione ecologica Come calcolare la propria impronta ambientale Reportage dalla città a basso impatto e iperconnessa SPECIALE
Guida

Scoprire e capire il mondo

15

Produzione dello zucchero e altri numeri

179,6 MILIONI DI TONNELLATE

Ecosapiens 44 CIBO, LE SFIDE NEL PIATTO

Nutrire tutti gli abitanti della Terra, riducendo l’impatto di campi e pascoli.

28 MANUALE PER ECOSAPIENS

Per chi vuol conoscere lo stato di salute del Pianeta e puntare a un progresso sostenibile.

30 HABITAT SOTTO ATTACCO

Alpi con meno ghiaccio, estati torride... La crisi climatica cambia l’ambiente e la nostra vita.

34 R INNOVABILI, LA VIA MAESTRA

Acqua, vento, sole: sistemi per ridurre i gas serra.

40 INQUINAMENTO DA

66 corpo umano SE NON CI FOSSE IL DOLORE Mancherebbe un segnale fondamentale che ci difende e induce solidarietà.

72 astrofisica COME SI FORMA OGNI COSA

Quasi tutti gli atomi che compongono ciò che conosciamo si sono generati in astri oggi scomparsi.

78 cifrario economico UN DOPOGUERRA DI CONFLITTI

Dalla fine della Seconda guerra mondiale è iniziato il più lungo periodo di pace? Non è proprio così.

48 COME GESTIRE I RIFIUTI

Sporcano la terra e gli oceani. Ma stiamo imparando a usarli come una risorsa.

52 L’ATLANTE DI CHI SOFFRE DI PIÙ

I più poveri del mondo stanno pagando il prezzo più alto, tra campi inariditi e disastri naturali.

56 MISURA LA TUA ECOIMPRONTA

Scelte quotidiane per un mondo sostenibile.

58 UN GIORNO NELL’ECOCITY

A Helsinki, una smart city a impatto zero (o quasi).

Pagine animate

e tanti altri contenuti.

Animazioni, video, audio... Potete fruire di tanti contenuti aggiuntivi grazie ai QR Code, nelle pagine dove troverete l’icona Focus+. Basta inquadrare il QR Code con la fotocamera attiva (se si usa un iPhone o un iPad), oppure usando Google Lens o una qualsiasi app per la scansione di QR Code (se si ha uno smartphone o un tablet Android). Se invece siete al computer, andate alla pagina del nostro sito, all’indirizzo web segnalato.

Focus | 3 In copertina: Foto portante: Shutterstock; Sotto da sinistra: Getty Images; Breakthrough Initiative; Mondadori Portfolio.
ABBATTERE Le soluzioni per limitare le sostanze nocive. 8 10 Come natura insegna 12 Leggere il cervello 14 I Paesi dove si ama di più 16 Facciamo spazio 18 La scienza delle bolle d’aria 20 Delfini ad alto volume 25 Il robot che si scioglie dossier La spettacolare riproduzione dei coralli PRISMA MULTIMEDIA INQUADRA IL QR CODE Scopri video, audio, timelapse
www.focus.it 366 APRILE 2023

106 tecnologia CACCIA (DIGITALE) AL LADRO

116 family economy per Focus/7 FINANZA COMPORTAMENTALE

Quali sono gli errori tipici che commettiamo nella gestione dei nostri soldi per colpa della nostra psicologia e dei “comportamenti automatici”.

80 animali R ITRATTI RAVVICINATI DEL 3° TIPO

Oltre alla fotografia naturalistica e ai documentari esiste la pittura degli animali. Federico Gemma ci spiega come ci si apposta per catturarne l’immagine.

86 scienza PASSAGGIO LASER

Come usare i fasci di luce per spingere i satelliti nello spazio e farli viaggiare a velocità molto alte.

92 comportamento SCHERZETTO O DISPETTO?

Che cosa spinge a giocare tiri mancini a ignari malcapitati? Gli scherzi servono a ribadire (o ribaltare) i rapporti di potere. E a dare una lezione: mai fidarsi delle proprie abitudini...

98 comportamento E TU DI CHE SCHERZO SEI?

Vi anima più lo spirito critico o la voglia di prendere in giro gli altri? Volete fare quattro risate o alleggerire la tensione? Scopritelo con questo test.

100 animali BIOFISICA DEL MORSO

7 RUBRICHE

L’oblò

Ci trovi anche su: 72 Le esplosioni di supernovae generano elementi chimici pesanti Speciale 122 ANIMALI 126 SOCIETÀ 128 TECNOLOGIA 132 AMORE E SESSO 134 ARTE E CULTURA 136 TE LO DICE... D&R 138 NATURA 140 ECONOMIA 142 SALUTE 146 STORIA 150 CIBO 152 UNIVERSO 154 PSICHE 156 SPORT 158 SCIENZA 92 Lo scherzo più classico: la torta in faccia

4 | Focus
Di chi sono le fauci più potenti al mondo? Rispondere non è facile, ma c’è uno scienziato che (a suo rischio e pericolo) ne misura la forza. 161 Academy 164 MyFocus 166 Cartellone 168 Giochi
L’Unione Europea sta investendo 5 milioni di euro per creare un sistema automatico con cui l’intelligenza artificiale controllerà oggetti e traffici di arte rubata.

Cibo, sfide nel piatto

Nutrire tutti gli abitanti della Terra, ma riducendo gli impatti di campi e pascoli. Anche grazie alla tecnologia.

Con 821 milioni di persone gravemente denutrite (150 milioni in più rispetto a prima della pandemia) e 2,3 miliardi afflitte da insicurezza alimentare, l’obiettivo di porre fine alla fame nel mondo dell’Agenda 2030 dell’Onu sembra ancora fuori portata. Negli ultimi anni è diventato evidente come guerre, crisi climatica e shock economici possano impattare su produzione e distribuzione di cibo. La produzione di cibo è responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra dovute ad attività umane: il 35%, per uno studio della University of Illinois (v. riquadro nella pag. accanto), che considera tutta la filiera di agricoltura e allevamento. E la crisi climatica si ritorce sui campi stessi, portando siccità ed eventi climatici estremi. Ecco che cosa deve cambiare, per costruire un sistema alimentare che sia allo stesso tempo più sostenibile e in grado di nutrire una popolazione in crescita.

Agricoltura

Degrado del suolo, ridotte disponibilità idriche e cambiamenti climatici stanno causando perdite di produttività agricola non risolvibili alla vecchia maniera. Ovvero con nuovo consumo di terreno, preso alle foreste, e un ricorso massiccio a fertilizzanti. Secondo la Fao, la sicurezza alimentare deve passare comunque dal drastico taglio dei gas serra, con tecniche agricole sostenibili. Le strategie? Sistemi di agricoltura e allevamento integrati, come la risipiscicoltura (allevare pesci nelle acque delle risaie), che permettono di utilizzare al meglio il suolo; riutilizzo di spazi nelle aree urbane; agroforestazione, ossia la piantumazione di alberi associata a colture agricole e pascoli, che protegge il suolo dall’erosione. Serve poi una riduzione o eliminazione di pesticidi (con agricoltura biologica) e fertilizzanti: un recente studio della University of Cambridge (v. riquadro a destra in alto) ha calcolato che le emissioni legate ai fertilizzanti si potrebbero ridurre fino all’80% senza incidere sulla resa, con cambi nelle sostanze e uso più efficiente. L’agricoltura di precisione, per esempio, sfrutta la tecnologia per ottimizzare la coltivazione risparmiando energia, acqua e fertilizzanti.

CIRCA 5%: LA PERCENTUALE DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA DOVUTE AI FERTILIZZANTI.

Lo calcola uno studio dell’Università di Cambridge (Uk) sui fertilizzanti naturali (letame) e sintetici, che forniscono alle piante sostanze come l’azoto. Un terzo delle emissioni legate ai fertilizzanti si deve alla produzione, soprattutto per la sintesi dell’ammoniaca (composto con azoto), che impiega energia e produce CO2. Ma ben due terzi sono invece legati all’uso sul terreno, dove l’azione dei microbi produce protossido di azoto, potente gas serra.

di Elisabetta Intini
Ecosapiens Dossier

Allevamento

La domanda di pascoli è stata responsabile del 38,5% della deforestazione globale nel periodo 2000-2018 (dati Fao). E dal 2001 al 2015 i terreni su cui far pascolare i bovini si sono mangiati 45 milioni di ettari di foreste, una volta e mezza la superficie dell’Italia. Inoltre avere in tavola carne, latte e uova contribuisce per il 57% alle emissioni di gas serra legate alla produzione di cibo (v. sotto), se si contano quelle “dirette” degli allevamenti e quelle di pascoli e coltivazione di mangimi per animali. Si sommano il metano, prodotto nella digestione dei ruminanti e nella decomposizione del letame, il protossido di azoto, derivante da deiezioni animali e concimazione, la CO2 liberata da deforestazione e produzione di mangimi... Le possibili soluzioni? Si stanno sperimentando integratori a base di alghe marine da unire ai mangimi, per abbattere le emissioni di metano dei bovini. E si può poi intervenire su raccolta e stoccaggio dell’urina e delle feci (che con la fermentazione microbica diventano importanti fonti di metano e protossido di azoto), da cui ottenere per esempio biogas.

Metano: questo gas serra è prodotto dai microbi presenti nell’apparato digerente delle mucche, nella digestione del cibo, ed è emesso con espirazione e flatulenze.

32% La percentuale delle emissioni di metano, dovute ad attività umane, che vengono dagli allevamenti (digestione dei bovini, emissioni dal letame).

Sopra, i 5 cibi di origine vegetale e animale in testa alla classifica delle emissioni di gas serra. I numeri indicano le emissioni in un anno, in milioni di t di CO2 equivalente (misura che “trasforma” una quantità di gas serra in quantità di CO2). Lo calcola uno studio di Atul Jain e Xiaoming Xu della University of Illinois a Urbana-Champaign (Usa) che ha considerato tutte le emissioni di CO2, metano e protossido di

azoto di agricoltura e allevamenti: trasformazione di foreste in campi, pratiche agricole, uso di macchine ecc. In tutto l’equivalente di 17,3 miliardi di t di CO2 all’anno: il 57% relativo a cibi di origine animale, il 29% a vegetali per il consumo umano, il 14% a prodotti come cotone o gomma. I singoli alimenti che emettono di più sono carne bovina e latte; tra i vegetali il riso (dalle risaie si libera metano).

95% Espirazione e rutti 5% Flatulenze
kg La produzione di metano di una mucca in un anno. CIBI DI ORIGINE VEGETALE 2.075 862 364 198 141 Riso Grano Canna da zucchero Mais Manioca CIBI DI ORIGINE ANIMALE 4.287 1.627 1.205 929 450 Carne di manzo Latte di mucca Carne di maiale Carne di pollo Carne di pecora GLI ALIMENTI AD “ALTE EMISSIONI” ORO VERDE Raccolta del grano negli Usa. Il 31% delle terre non coperte da neve e ghiaccio è usato per produrre cibo. Alimentazione Getty Images
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Alternative vecchie e nuove

Passare a una dieta che prediliga il consumo di vegetali è una delle singole azioni più potenti che possiamo fare contro la crisi climatica. «Se nella tipica dieta europea sostituissimo i derivati animali con i novel food – come preparati a base di insetti, latte coltivato in laboratorio, alghe e proteine derivate dai funghi – ridurremmo dell’80% gli impatti ambientali del cibo (gas serra, consumo di suolo e di acqua), mantenendo un apporto nutrizionale accettabile», spiega Rachel Mazac dell’Università di Helsinki, che ha fatto questo calcolo in uno studio su Nature Food. «Ma la categoria delle proteine alternative è molto ampia. Si va dagli alimenti a base vegetale, come cereali, legumi, noci, fino ai novel food altamente tecnologici come carni e latti coltivati in laboratorio, che hanno impronte ambientali minori ma una produzione su piccola scala e di grande dispendio energetico, che li rende molto cari e inaccessibili ai più. Ci sono però anche novel food poco tecnologici ma nuovi per la cultura europea, come insetti, proteine dei funghi e alghe. Alternative nutrienti che però non siamo abituati a mangiare».

1,3 miliardi di t. Il cibo perso o sprecato nel mondo, circa 1/3 di quello prodotto per il consumo umano.

28% La percentuale del terreno agricolo usata per produrre cibo che non verrà consumato dall’uomo.

Perdite e sprechi

HI-TECH Insalata in coltivazione idroponica alla AquaVerti, fattoria verticale urbana creata in un edificio in Canada.

Il 14% del cibo prodotto nel mondo viene perso tra il raccolto e la vendita, per esempio nella conservazione o nel trasporto. Il 17% invece finisce sprecato dopo: l’11% nelle case, il 5% nella ristorazione e il resto nella vendita al dettaglio. Se consideriamo solo gli sprechi casalinghi, significa buttare 79 kg di cibo a testa ogni anno nei Paesi ad alto reddito (nei Paesi a medio reddito il valore è 76-91 kg). Per produrre quegli alimenti sono serviti acqua, suolo, energia, investimenti, e sono state prodotte l’8-10% delle emissioni globali di gas serra. Fondamentale quindi la lotta a perdite e sprechi, a più livelli. Da una parte migliorando la pianificazione del raccolto e lo stoccaggio dei prodotti (con catene del freddo sostenibili). Dall’altro, anche con l’acquisto di prodotti in scadenza e il food sharing, in cui il cibo in eccesso viene regalato o venduto a prezzo più basso. Ci sono app come Too Good To Go, con cui ristoranti o negozi vendono a prezzi scontati, o Bring The Food, per donare le eccedenze ad associazioni no-profit.

PESCE E...

Pesca e allevamento di animali acquatici (pesci, molluschi ecc.) hanno prodotto circa 178 milioni di t nel 2020.

Bloomberg via Getty Images 46 | Focus
Ecosapiens Dossier

SOSTENIBILE?

Proporzione di stock ittici pescati in modo sostenibile (blu, con percentuali) e insostenibile (giallo), nelle zone di pesca: quelle con più stock pescati a livelli insostenibili sono Sud-est Pacifico e MediterraneoMar Nero. Mappa tratta dal rapporto Fao The State of World Fisheries and Aquaculture 2022. Towards Blue Transformation

Pesca

Mangiamo in media 20,2 kg di pesce e altri animali acquatici all’anno, più del doppio di 60 anni fa. «La percentuale di stock ittici marini pescati entro livelli sostenibili nel 2019 è stimata al 64,6%», spiega Vera Agostini della Fao. Tuttavia, se consideriamo che gli stock hanno consistenze diverse e danno differenti contributi al totale delle catture, si calcola che da stock pescati in modo sostenibile «venga l’82,5% degli sbarchi monitorati dalla Fao», continua Agostini. «È sostenibile una pesca che soddisfi criteri di crescita economica mentre contribuisce al benessere delle

comunità e dell’ambiente. Insostenibili sono la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, come la cattura accidentale di specie non target e vulnerabili. Ma ci sono progressi, anche grazie ad accordi internazionali vincolanti contro la pesca illegale, a protocolli sui limiti di cattura e alle aree a pesca limitata, che per esempio in alcune regioni del Mediterraneo stanno permettendo agli stock di ripopolarsi. Inoltre il 50% degli alimenti acquatici (600-700 specie, alghe incluse) è oggi allevato: una produzione in crescita, che sta contribuendo alla sicurezza alimentare mondiale».

177,8 milioni di t

I prodotti ittici da pesca e acquacoltura, in mare e acque dolci, nel 2020 (dati Fao). Di questi:

90,3 milioni di t Dalla pesca.

87,5 milioni di t Da acquacoltura.

157,4 milioni di t Per il consumo umano. 20,4 milioni di t Usi non alimentari.

20,2 kg

Il consumo annuo pro capite di prodotti ittici. 36 milioni di t La produzione annua di alghe.

34 27 37 21 31 41 47 51 57 48 58 88 88 81 81 71 61 87 77 67 18 18 86.2% 33.3% 72.7% 62.5% 65.3% 79.6% 55.0% 62.3% 36.6% 60.0% 61.1% 85.7% 76.9% 60.0% 64.7%
Getty Images Alimentazione

corpo umano

È ORA DI FERMARSI

Un giocatore di basket sofferente a terra per una distorsione. Attraverso il dolore, il cervello gli sta dicendo di fermarsi per non danneggiare ulteriormente l’articolazione.

Portfolio 66 | Focus
Mondadori

Tutti l’abbiamo provato e tutti vorremmo

starne alla larga. Eppure, la sofferenza fisica ci salva la vita e senza di essa anche la società sarebbe più chiusa ed egoista.

non ci fosse il dolore... Se

... mancherebbe un segnale fondamentale che ci permette di difenderci e induce solidarietà

Un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata a un effettivo o potenziale danno tissutale o comunque descritta in rapporto a tale danno». È il dolore nella definizione formulata già nel 1979 dall’International Association for the Study of Pain, e ancora accettata dalla medicina moderna con alcune precisazioni e postille (vedi riquadro). Nei dizionari della lingua italiana la sensazione è descritta in modo simile, e spesso associata ad aggettivi come “sgradevole”, “invalidante”, “lancinante” o “insopportabile”. Mentre nei vocabolari dei sinonimi e dei contrari, il dolore è sempre contrapposto al piacere, alla gioia e persino alla felicità.

Il dolore, insomma, è l’esperienza negativa per eccellenza: tutti lo abbiamo provato e tutti vorremmo starne alla larga. Tanto che, se ci venisse offerta la possibilità di liberarcene per sempre, diremmo certamente di sì. A ben guardare, però, non sarebbe la scelta giusta.

LA MALATTIA DI CHI NON SOFFRE

Quando vediamo qualcuno che soffre, nel nostro cervello si attivano le stesse aree che provocano il nostro dolore fisico. Il fenomeno è più marcato se la sofferenza riguarda una persona a cui vogliamo bene e ci spinge ad aiutarla.

Sopra: esiste anche il dolore inutile, non legato a un danno fisico. Per esempio: il mal di testa.

I pesci provano dolore?

Il dolore è il segno che qualcosa non va. «Se non ci fosse saremmo continuamente esposti a stimoli nocivi e il corpo ne sarebbe danneggiato fino anche alla morte», spiega Fabrizio Benedetti, professore di neurofisiologia all’Università di Torino, fra i massimi esperti mondiali di dolore ed effetto placebo. «Lo vediamo molto bene nei bambini colpiti da una rarissima condizione, chiamata insensibilità congenita al dolore, in cui alcune mutazioni genetiche compromettono lo sviluppo delle fibre nervose che, passando nel midollo spinale, trasportano le sensazioni dal corpo al cervello. Si tratta di situazioni estreme e drammatiche. Questi bambini si provocano automutilazioni (per esempio, si mangiano le unghie e arrivano alle dita senza neppure accorgersene, ndr) e sono spesso vittime di gravi incidenti o fratture ossee, perché, non essendo frenati dalla paura di farsi male, mettono in atto comportamenti estremamente rischiosi. Vanno continuamente sorvegliati ma spesso non raggiungono l’età adulta, per via degli incidenti ma anche per altri problemi di salute connessi alle mutazioni genetiche di cui sono portatori».

GLI INSETTI PROVANO DOLORE?

Il dolore, insomma, ci salva la vita. Ma, a dispetto della sua importanza per noi umani, non si sa esattamente quando sia com-

parso nel corso dell’evoluzione, e non è neppure detto che sia presente in tutti gli esseri viventi. «Se chiedessimo a un gruppo di persone se una scimmia prova dolore, il 100% direbbe di sì. Lo stesso accadrebbe con un gatto e probabilmente con tutti gli altri mammiferi. Ma già con i pesci qualcuno inizierebbe a dubitare, mentre con vermi o insetti, la metà delle persone interrogate direbbe probabilmente che non sono in grado di sentire dolore», osserva Benedetti. «Il punto è che la scienza non ha modo di verificarlo». Certo, se un insetto viene attaccato mette in atto reazioni di difesa. «Ma non è detto che si tratti di risposta al dolore», prosegue l’esperto. Potrebbero esserci, insomma, altri meccanismi che non comportano sofferenza e che sono comunque in grado di indurre comportamenti di protezione in caso di pericolo. Se noi umani non provassimo dolore, forse li avremmo conservati e magari potenziati.

MENTE E CORPO

Per comprendere meglio questo concetto occorre addentrarsi nei meccanismi che sono alla base della nostra sofferenza. «Il cervello possiede due sistemi del dolore: quello laterale è in

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TI AIUTO IO
Mondadori Portfolio «
E gli insetti? La scienza non ha modo di verificarlo

PIANO CON L’AGO!

Un cagnolino dal veterinario. I mammiferi non umani hanno reazioni simili alle nostre, ma non si sa quando la sofferenza fisica sia comparsa nel corso dell’evoluzione.

LA NUOVA DEFINIZIONE

Nel 2018 l’International Association for the Study of Pain ha aggiornato la definizione del dolore, aggiungendo alcune note che danno spazio agli aspetti psicologici e sociali. Il dolore, dunque, resta «un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata a un effettivo o potenziale danno tissutale o comunque descritta in rapporto a tale danno», ma le note integrative precisano che:

• Il dolore è sempre un’esperienza personale influenzata a vari livelli da fattori biologici, psicologici e sociali.

• Le persone apprendono il concetto di dolore attraverso le loro esperienze di vita.

• Il racconto di un’esperienza dolorosa dovrebbe essere rispettato.

• Sebbene il dolore di solito abbia un ruolo adattativo, può avere effetti negativi sulla funzionalità e il benessere sociale e psicologico.

• La descrizione verbale è solo uno dei numerosi modi per esprimere il dolore; l’incapacità di comunicare non nega la possibilità che un essere umano o un animale provi dolore.

Focus | 69
Shutterstock Mondadori Portfolio

DAL CORPO AL CERVELLO

Dai recettori dolorifici (nocicettori), situati un po’ in tutto il corpo, la sensazione dolorosa arriva al midollo spinale, attraverso i nervi sensoriali. Dal midollo spinale lo stimolo raggiunge il cervello che elabora una risposta che ha l’obiettivo di mettere in sicurezza l’individuo, facendo cessare il dolore.

stimolo dolorifico

cervello

centri del dolore

midollo spinale nervi sensoriali

grado di riconoscere lo stimolo dolorifico e di capire da quale punto del corpo si origina; quello mediale – che coinvolge anche il sistema limbico (che è alla base di molte emozioni, ndr) – genera invece la sofferenza e dà al dolore la sua connotazione emotiva negativa», continua Benedetti. «Esiste una rara condizione, chiamata asimbolia per il dolore, in cui il sistema mediale è leso o non funziona. Queste persone sono perfettamente in grado di rilevare la presenza di uno stimolo dolorifico e sanno localizzarlo, ma non provano alcuna sofferenza».

Se davvero esistessero animali che non sentono dolore, la loro percezione e la reazione di difesa potrebbero essere generate da un meccanismo analogo, magari affiancato dall’attivazione di altri sensi o da altre abilità. «Una mia paziente affetta da asimbolia per il dolore ha imparato a regolare la temperatura dell’acqua nella vasca, e a evitare che sia troppo calda, in base al rossore che assume la cute quando si immerge», racconta l’esperto. Se non provassimo dolore, quindi, potremmo aver affinato la capacità di osservare il corpo a caccia di segnali premonitori, basandoci di più sulla vista, sull’olfatto e su altre sensibilità tattili. Sarebbero però sistemi meno diretti e meno efficienti rispetto alla sofferenza, che arriva dritta al cervello e determina una reazione di difesa immediata.

SENSIBILITÀ ED EMPATIA

Ma l’asimbolia per il dolore ha anche un’altra interessante ca-

PILLOLE PER (QUASI) TUTTI

La farmacologia ha messo a punto molti medicinali contro il dolore. Eppure alcune forme non rispondono bene ai trattamenti e restano un enigma per gli scienziati.

ratteristica: determina infatti l’assenza quasi totale di stress e ansia in chi ne è affetto. Un paio di anni fa, il New Yorker ha raccontato la storia di Jo Cameron, una donna con questa condizione, che ricorda di essere stata in ansia una sola volta nella sua vita: quando ha visto suo figlio ferito in modo grave dopo essere stato coinvolto in una rissa. «Questi casi ci dicono molto anche sugli stretti legami che ci sono fra la sofferenza fisica e quella psicologica», commenta Benedetti. «Se non provassimo dolore fisico saremmo meno ansiosi e stressati, e tuttavia anche le altre reazioni emotive sarebbero attutite».

Proprio per questo motivo, saremmo anche meno disposti ad aiutare gli altri. «Quando si vede una persona che soffre si attivano le stesse aree del sistema limbico che generano il nostro dolore fisico», spiega Benedetti. È il meccanismo che sta alla base dell’empatia e che fa scattare il desiderio di dare aiuto. In sua assenza, la società sarebbe più individualista e meno solidale.

IL MALE CHE NON SERVE

Esiste tuttavia anche un dolore che non serve a nulla e del quale potremmo tranquillamente disfarci e vivere più sereni. È il dolore cronico, che può essere associato a malattie come le artrosi, ma che a volte non è neppure legato a un danno ai tessuti – come avviene per esempio nelle cefalee –, oppure si innesca in seguito a malattie o a incidenti, ma non si risolve ad avvenuta guarigione. Si stima che il dolore cronico colpisca 2 italiani su 10, che spesso non trovano una risposta adeguata nella medicina, perché i comuni antidolorifici non sempre funzionano.

La scienza lavora per approfondire i meccanismi che sono alla base di queste condizioni – e che non sono ancora del tutto chiari – e per trovare soluzioni efficaci. E in qualche caso ha avuto successo, come è accaduto con i farmaci triptani che, introdotti negli anni Novanta, hanno cambiato la vita a milioni di persone che soffrono di emicrania (ma non funzionano per tutti). Per altre forme di dolore cronico invece gli studi sono ancora in corso, mentre alcune condizioni restano enigmatiche. Fra queste, la fibromialgia, malattia debilitante riconosciuta solo in anni recenti, che determina forti dolori muscolari la cui origine è del tutto sconosciuta.

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In alcune malattie rare i pazienti non provano dolore. La loro vita è una sfida a mantenere integro l’organismo
Domande Risposte INDICE PAGINE ANIMALI 122 TECNOLOGIA 128 • AMORE E SESSO 132 • ARTE E CULTURA 134 • TE LO DICE MASSIMO 136 • NATURA 138 • ECONOMIA 140 • SALUTE 142 • STORIA 146 • CIBO 150 • UNIVERSO 152 • PSICHE 154 • SPORT 156 • SCIENZA 158 INSERTO SPECIALE! Shutterstock PERCHÉ UOMINI E DONNE INGRASSANO IN PUNTI DIVERSI? TE LO DICE MASSIMO LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA, IL CAMPIONE DEI QUIZ TV ECONOMIA I PAESI PIÙ FREDDI SONO PIÙ RICCHI? SCIENZA LE SCOPERTE RIVOLUZIONARIE SONO DIMINUITE NEGLI ANNI? CIBO COSA C’È DENTRO I SACCHETTI DI PATATINE? TECNOLOGIA ESISTE UNA LAVATRICE PER UMANI? PSICHE PERCHÉ LE PUZZETTE FANNO RIDERE? Mondadori Portfolio Usoyaro Shutterstock / D-VISIONS LE DOMANDE DEI LETTORI Si può aggiustare un aereo con lo scotch? Scrivete a: focusdr@mondadori.it Shutterstock / staras Shutterstock / Olena Yakobchuk SALUTE LA CANNABIS RENDE PIÙ CREATIVI? Shutterstock / patronestaff

Sì, i “mammoni” (o le “mammone”) inguaribili, se esagerano, possono compromettere definitivamente il loro matrimonio. Il mammismo, definito come “dipendenza patologica dal genitore”, è infatti considerato dai tribunali ecclesiastici

Cosa si cerca di più in un partner?

L’84% dei single desidera un partner di cui fidarsi, altrettanti una persona a cui poter comunicare i propri bisogni e desideri. La maturità emotiva è importante per l’83% (quanto il senso dell’umorismo e l’apertura mentale), mentre la bellezza conta meno che in passato: la percentuale di chi cerca una persona fisicamente attraente è scesa al 78% nel 2021 rispetto al 90% del 2020.

È la pandemia ad aver spostato le priorità delle persone, secondo quanto sostengono due ricercatori dell’Indiana University che hanno prestato consulenza scientifica a uno studio di Match.com, condotto su un campione di single tra i 18 e i 98 anni. Relazioni stabili. Il desiderio di incontri occasionali è nettamente calato (11%), rimpiazzato dal bisogno di

come un valido motivo per sciogliere un’unione, annullandone gli effetti a livello religioso.

ATTACCAMENTO. Ovviamente, tale fenomeno non va confuso con un semplice attaccamento affettivo ai genitori della famiglia di origine, ma deve essere tale da causare “l’incapacità di assumere obblighi coniugali”, manifestando l’immaturità di uno dei coniugi. Qualche esempio? La continua richiesta di

approvazione da parte della famiglia, anche per delle scelte banali di vita privata che dovrebbero riguardare la nuova coppia di sposi. Insomma, non basta invitare spesso “mammà” a casa, ma a detta dei giuristi deve esservi una vera sudditanza psicologica nei confronti dei genitori, che diventerebbero i “partner” del mammone, sostituendo in questo modo il marito o la moglie.

AMORE E SESSO
IN TRE
mamma protettiva e un po’ opprimente? Meglio darle dei
IO, LUI (O LEI) E... LA MAMMA. SE LA DIPENDENZA DAI GENITORI DI UN CONIUGE È PATOLOGICA SONO GUAI.
Getty Images 132 | Focus
La
limiti. SI PUÒ ANNULLARE UN MATRIMONIO PER “MAMMISMO”?
Getty Images

stabilità: il 62% cerca relazioni significative e durature. Per gli studiosi si tratta di una tendenza destinata a restare nel tempo, che si riflette anche nel più diffuso desiderio di sposarsi: la percentuale di single che cercano un partner interessato al matrimonio è infatti balzata dal 58% al 76%. Per molte persone, infine, la prospettiva di un futuro comune comporta anche uno sguardo al portafoglio: la stabilità finanziaria del partner è basilare per il 35% dei single. M.Z.

La masturbazione soddisfa di più gli uomini o le donne?

Cosa pensano gli uomini quando vengono lasciati?

Fanno ragionamenti poco utili per ricominciare ad amare. Sembra inoltre che le donne soffrano di più nel corso di unioni infelici, mentre agli u omini accade quando l’unione infelice si spezza, soprattutto se è stata lei a lasciare. Per capire il perché John Oliffe, psicologo dell’Università della British Columbia (Canada), ha analizzato i racconti di 25 uomini dopo la fine della loro relazione. «Dieci affermavano che all’insorgere di problemi di coppia la loro reazione era stata quella di restare passivi per evitare conflitti, sperando che questo bastasse», ha spiegato Oliffe su Health Psychology Open. «Altri dieci hanno invece affermato di aver attivamente reag ito alle minacce di rottura, ma che la loro partn er se n’era comunque andata». Questi due gruppi, che continuavano a rimuginare con astio sull’accaduto, erano anche composti dagli uomini che stavano incontrando più problemi nel creare una nuova relazione. Ricominciare. «Chi invece aveva superato l’impasse erano i cinque uomini del terzo gruppo, che avevano ragionato sulla loro parte di responsabilità nella rottura, riconoscendola, e avevano deciso di migliorarsi. Mettendo alle spalle la vecchia storia, erano riusciti a cominciarne una nuova», ha concluso Oliffe. A.S.

Le donne: per il sesso femminile la masturbazione avrebbe una funzione complementare a un buon sesso di coppia, mentre per gli uomini un ruolo di compensazione a rapporti sessuali poco soddisfacenti. Lo spiega uno studio dell’Università di Oslo, che ha esaminato il rapporto tra la frequenza della masturbazione e la soddisfazione sessuale con un/una partner per entrambi i sessi. Rapporti frequenti. I ricercatori hanno intervistato 4.160 norvegesi rilevando che nell’ultimo mese il 66% delle donne e l’84% degli uomini avevano praticato la masturbazione. La maggior parte degli uomini lo faceva più spesso rispetto alle donne: due o tre volte a settimana contro due o tre volte al mese. Approfondendo l’indagine ponendo nuove domande, gli studiosi hanno scoperto che le donne che avevano più spesso rapporti sessuali segnalavano anche un’elevata soddisfazione e una maggiore frequenza di masturbazione. Agli uomini che si masturbavano più spesso corrispondeva invece un più basso livello di soddisfazione sessuale, mentre, al contrario, chi aveva rapporti sessuali di coppia più frequenti e soddisfacenti si masturbava meno frequentemente. R.M.

Che cosa c’entrano le api con i vibratori?

Il primo vibratore della storia, noto come “la zucca di Cleopatra”, sarebbe stato una guaina animale con al suo interno api vive, le quali, muovendosi, producevano un tremolio. Questo dispositivo doveva essere appoggiato sui genitali per produrre piacere e deve il suo nome al fatto che l’invenzione fu associata alla regina d’Egitto. Non esistono però documentazioni storiche ufficiali circa l’esistenza della lussuriosa “zucca”, che viene citata per la prima volta nel libro The Encyclopedia of Unusual Sex Practices della sessuologa americana Brenda Love (1992). Macchina a vapore. Certa è, invece, l’invenzione del tremoussoir nel 1734, un oggetto meccanico a molla nato per curare l’insonnia, il nervosismo e l’inappetenza femminile. Il primo strumento ideato esclusivamente per il piacere, invece, è il manipulator, una sfera vibrante inventata nel 1869 dal fisico statunitense George Herbert Taylor: era collegata a un lettino e azionata da una macchina a vapore. S.V.

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Perché su alcune piste

di MotoGP e Formula 1 si gira in senso antiorario?

Questa abitudine dipende dal posizionamento della corsia dei box che, a sua volta, è deciso in fase progettuale considerando le caratteristiche del sito, le norme di sicurezza e (se la pista è ricavata all’interno di un centro cittadino) i vincoli urbanistici, come la larghezza delle strade o la presenza di edifici.

Meglio variare. Sui tracciati più antichi, da Monza a Silverstone, da Monte Carlo al Nürburgring, si gira in senso orario per via di una certa tendenza da parte dei progettisti europei del ’900 a rispettare tale regola non scritta, al contrario di quanto avveniva in America, dove per gli “ovali” come Indianapolis e Daytona si prediligeva il senso antiorario. Oggi sono sempre di più le piste dove si gira verso sinistra, e ciò è positivo soprattutto per i piloti che, se sollecitati sempre e solo dal lato destro, rischiano di sviluppare una muscolatura asimmetrica. Nel 2023 saranno nove su 23 (39%) i GP di Formula 1 disputati in senso antiorario e solo quattro su 21 (16%) quelli di MotoGP. S.V.

Gli uomini corrono più velocemente delle donne?

È vero che il Portogallo nel 2010 ha vinto i Mondiali di calcio?

Sì, ma sol tanto secondo gli abitanti della Corea del Nord. Nella realtà quell’edizione, disputata in Sudafrica, fu vinta dalla Spagna, che agli ottavi di finale eliminò proprio il Portogallo (sconfiggendo poi in finale gli olandesi). Q uanto al motivo della finta informazione circolata tra i nordcoreani, si deve al fatto che nel girone i niziale la loro nazionale subì una sonora sconfitta coi suddetti portoghesi, perdendo addirittura per 7-0 ( nella foto) Così, per tentare di salvare l’onore, il dittatoriale governo della Corea del Nord decise d’interrompere la trasmissione della partita sul 4-0, oscurando d a quel momento in poi il resto dei M ondiali e manipolando le varie informazioni sui risultati, fino a dichiarare che a vincerli era stato appunto il Portogallo di Cristiano Ronaldo.

Figuraccia. Il regime nordcoreano riuscì insomma a persuadere l’intera popolazione che la loro squadra aveva sì perso miseramente la partita con il Portogallo (pur edulcorata nel risultato finale), ma s oltanto perché aveva incontrato i più forti al mondo. M.L.

Sì, ma la differenza è minore nei brevi tragitti: le donne sono mediamente più lente dell’11% nei 400 metri ma solo dell’8,6% nei 60 metri. È risultato al Locomotor Performance Lab della Southern Methodist University (Usa) confrontando le prestazioni di uomini e donne in 16 anni di competizioni atletiche internazionali, come le Olimpiadi e i Campionati del mondo. Per valutare come il distacco aumenti nel tempo, gli studiosi hanno anche preso in considerazione percorsi di 100 metri, suddividendoli in 10 segmenti: tra i due generi, si è riscontrata una differenza minima del 5,6% nel primo tratto e una massima di 14,2% nel decimo. Più spinta. Come si spiega? Le donne hanno gambe più corte che, naturalmente, permettono falcate meno estese ma danno un vantaggio in fase di accelerazione, ossia la possibilità di compiere più passi per unità di tempo. Inoltre, avendo un corpo più piccolo, possono contare su una maggiore forza muscolare in rapporto alla massa. Il che compensa, almeno in parte, la minore potenza. M .Z.

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Perché i pugili saltano la corda?

Anche se potrebbe sembrare un esercizio sconnesso dal combattimento, saltare la corda è indispensabile per migliorare le proprie performance sul ring, affinando equilibrio, resistenza e forza fisica. Compiere i movimenti del salto con la corda, caratterizzati da un ritmo continuo e cadenzato, consentirà infatti al pugile di lavorare sulla coordinazione di braccia e gambe. Non bastasse, quando saltiamo rilassiamo i polsi, rendendoli più flessibili, circostanza anch’essa utile per potenziare i colpi riducendo gli infortuni alla mano.

Questione di gambe. Per diventare un buon pugile non occorre solo possedere pugni precisi e potenti, ma bisogna muoversi agilmente attirando l’avversario verso di sé o evitando di essere messi all’angolo. Per questo è indispensabile sviluppare il cosiddetto “gioco di gambe”, spostandosi continuamente durante il match e diventando così un bersaglio difficile. Non è un caso che i migliori “saltatori” di corda siano anche i pugili più difficili da battere. M.M.

ESISTONO GARE DI SEDIE DA UFFICIO?

Sì: è la bizzarra idea venuta al giapponese Tsuyoshi Tahara, che nel 2009 stilò il regolamento dell’Isu Grand Prix, ovvero una corsa su strada con sedie da ufficio. Il primo Gran Premio dell’Isu, che in lingua nipponica significa sedia, si svolse a Kyoto come una competizione a squadre com-

poste da tre corridori, e si aggiudicava il torneo il team che avesse completato il maggior numero di giri in due ore di gara, lungo un percorso fra i 150 e i 200 metri. Inizialmente, la gara consisteva in una prova di resistenza, considerando la difficoltà di far scorrere le ruote delle sedie sull’asfalto stradale. Succes-

sivamente sono state introdotte ulteriori varianti, come la sfida di velocità fra concorrenti, in cui si escogitano tutti gli stratagemmi possibili per raggiungere la massima aerodinamicità.

CASCO. Ovviamente, la spinta all’indietro è la tecnica più utilizzata, e il regolamento prevede il caschetto obbligatorio e la possibilità di riparare la propria sedia in caso di guasti e rotture durante la corsa. Le gare oggi sono molto popolari in Giappone, e si svolgono in tutti i periodi dell’anno in diverse città. Ma iniziative simili vengono ormai organizzate regolarmente anche in alcuni Paesi europei, come Germania e Svizzera.

QUALCHE ANNO FA UN GIAPPONESE HA ORGANIZZATO LA PRIMA GARA SU STRADA. ED È STATO SUBITO UN SUCCESSO. VELOCI! Dal Giappone all’Europa: le gare di sedie di ufficio sono ormai uno sport.
Focus | 157
Alamy/Ipa Getty Images

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