Bellezza in Farmacia N. 3-2021

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Bellezza e sicurezza: considerazioni sulla “luce blu” Facciamo un po’ di chiarezza

Dott.ssa Alessandra Vasselli Membro Comitato Direttivo AIDECO AIDECO, Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia, nasce nel 2007 allo scopo di offrire un punto d’incontro e di riferimento per tutti quegli specialisti che operano a vario titolo nella dermo-cosmetologia moderna, dai medici ai cosmetologi, ai chimici, ai tossicologi, ai farmacisti, a tutti coloro che studiano nei suoi molteplici aspetti e ad ogni livello la fisiologia cutanea e la cosmetologia, con l’obiettivo primario di migliorare la qualità di vita dell’individuo. AIDECO è apolitica e volontaria opera e agisce in contatto con altre associazioni e società scientifiche di Dermatologia e Cosmetologia, in modo da favorirne l’incontro e gli scambi. AIDECO inoltre, tra i suoi primari scopi statutari, contribuisce alla corretta divulgazione dei risultati della ricerca dermocosmetologica, soprattutto nei confronti dell’opinione pubblica e per la tutela dei diritti dei consumatori www.aideco.org

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Cosa si intende per “luce blu” Tanto è ormai diffusa questa modalità di “illuminazione” che è possibile che questo stesso testo si stia leggendo su uno schermo di un computer, di un tablet o di un cellulare oppure grazie alla luce artificiale di una lampada che utilizza LED: questo tipo di luce ha notevolmente sostituito le altre forme di fonte luminosa, in molte diverse modalità e durante la nostra vita quotidiana. La cosiddetta “luce blu” (Blue Light - BL) è una componente dello spettro del visibile avente una lunghezza d’onda compresa tra i 380 e i 490 nm e corrisponde alla luce emessa dai LED (Light Emitting Diodes) in una fascia di radiazione luminosa di colore blu.

Inoltre, proprio per alcune sue caratteristiche, questa fascia di radiazione luminosa viene utilizzata nell’ambito della dermatologia e della medicina estetica per il trattamento di alcune alterazioni/ patologie della pelle, come è il caso dell’acne. Alcune importanti considerazioni vanno poste in merito alla luce emessa dai dispositivi tecnologici digitali, i quali utilizzano proprio i LED, anche e soprattutto a Blue Light - BL. Le luci a LED sono micro-lampadine inserite in un impianto/circuito elettrico che produce radiazioni ottiche quando gli elettroni si muovono all’interno di un diodo, o dispositivo a semiconduttore. Nella maggioranza delle applicazioni di illuminazione parte della luce prodotta dai LED assume un nuovo colore mediante l’uso di un fosforo. Pertanto, i LED producono luce in un modo completamente diverso da una tradizionale lampadina composta da un involucro di vetro e contenente un filamento di tungsteno che produce radiazioni ottiche mediante riscaldamento. Questo repentino cambiamento è in atto perché i LED sono efficienti dal punto di vista energetico, durevoli, compatti, non emettono calore ed hanno innumerevoli applicazioni. A causa del loro utilizzo così diffuso, la Commissione Europea ha chiesto al suo Comitato Scientifico per la Salute, Rischi Ambientali ed Emergenti (SCHEER) di determinare se l’uso continuativo della luce a LED (compresa la fascia blu) potrebbe o meno comportare rischi per la salute umana.

LED Luce blu e sicurezza: possibili rischi per la salute umana? I dispositivi a LED, dunque, emettono radiazioni ottiche che non penetrano nell’organismo ma potrebbero potenzialmente danneggiare occhi e pelle a seconda di numerose variabili come la durata dell’esposizione, la lunghezza d’onda e l’intensità della luce. Alcuni studi hanno dimostrato che la luminosità da LED degli schermi (TV, PC, tablet, cellulari) è inferiore al 10% del massimo relativo ai limiti di sicurezza stabiliti per proteggere gli occhi, ma (a differenza delle luci tradizionali, come la lampadina ad incandescenza), il LED può influenzare diversamente alcuni processi biologici negli esseri umani ed è per questo che il tema è ancora oggetto di ricerche. Va qui considerato che vengono applicate le relative norme di sicurezza: i valori limite di esposizione alle radiazioni ottiche sono stabiliti dalla Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection - ICNIRP - organismo non governativo, formalmente riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, costituito da esperti scientifici indipendenti). Esiste inoltre un quadro giuridico a livello dell’UE che mira a ridurre al minimo i rischi per i lavoratori derivanti dai LED.

A differenza delle luci tradizionali, le luci a LED più utilizzate attualmente emettono poco o nessun infrarosso, che invece può interessare alcuni bio-processi nell’uomo ed anche tutto ciò è di ulteriore stimolo per la ricerca. È comunque ipotizzabile che le fonti luminose a LED siano molto meno rischiose rispetto a quelle prodotte dall’irraggiamento solare e dunque l’esposizione a queste forme di energia a LED, rappresentano una fonte di rischio trascurabile per la salute umana,


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