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La salvaguardia della vita umana in mare

Il dovere implica il sapere

A Mariscuola La Maddalena la preparazione ad affrontare le emergenze presuppone la conoscenza del diritto

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di Elisabetta Gualdi

Il mare è epico, non solo per la sua romantica bellezza capace di affascinare in tutte le stagioni. Il mare è titanico in tutta la sua essenza quando, dopo aver incantato, spaventa, travolge e inghiotte. Per questo, chi ama il mare deve imparare a rispettarlo, requisito indispensabile per tutti i marinai. Nel bagaglio di un buon navigatore non deve mancare quel codice d’onore che nei secoli si è tramandato sino ad essere tradotto nelle convenzioni internazionali

che oggi ne disciplinano i molteplici aspetti riguardanti tutte le circostanze in cui si può incorrere durante la navigazione. È per affrontare quelle circostanze, anche le peggiori, che gli allievi sottufficiali della Scuola Sottufficiali di La Maddalena sono preparati, nella teoria e nella pratica, perché nel futuro potranno essere coinvolti in operazioni di ricerca e salvataggio in mare, anche in condizioni di ostilità: meteorologica, ambientale oppure, speriamo mai, in stato di conflitto. Esiste un innato spirito umanitario, celato dalla serietà delle uniformi e dal rigore delle nostre unità navali, grandi o piccole che siano, che forse non viene colto nelle letture giornalistiche e nelle immagini video, ogni volta che donne e uomini della Marina Militare intervengono per soccorrere. Quei salvataggi nascono dal cuore, ma soprattutto dal dovere, sono il frutto di conoscenze, esperienze e formazione. Formazione che a Mariscuola La Maddalena passa anche dallo studio del diritto della navigazione, del diritto internazionale marittimo e del diritto internazionale umanitario, ma anche con le attività pratiche in mare e nella Sala operativa didattica che consente di riprodurre l’habitat naturale nel quale gli operatori radio si troveranno domani a gestire le comunicazioni in emergenza. Il dovere implica il sapere e lo stesso sapere consente di non distinguere in tempo di conflitto armato un naufrago che si trovi in pericolo sul mare o in altre acque, così come prevedono le Convenzioni di Ginevra. Ma la stessa abnegazione nel proteggere oltre ogni distinzione è viva nella quotidianità e si traduce nel rispetto del codice della navigazione, della Convenzione sulla ricerca ed il salvataggio marittimo firmata ad Amburgo nel 1979 e delle successive conseguenze normative, necessarie per definire le metodologie tecnico-operative e della Convenzione SOLAS per la sicurezza della vita in mare del 1974. La dedizione e la professionalità non sono eccezionali, sono una costante, come testimonia Il 1° Luogotenente Antonio Paparo, istruttore di Polizia giudiziaria a Mariscuola: “In 36 anni di servizio ho partecipato a numerosi salvataggi, ma nella notte del 3 luglio del 2001 ci fu, per me, il più impegnativo. Ero il nostromo della Capitaneria di Porto di Crotone e insieme al pattugliatore Granatiere della Marina Militare portammo in salvo circa 600 naufraghi. Un’esperienza professionale impegnativa che ho portato sempre con me nell’affrontare situazioni analoghe”. La stessa caparbietà di salvare ed emozionarsi ha attraversato gli anni e continua a caratterizzare le immagini mai sbiadite dei ricordi più forti dei tanti militari impegnati nell’intensa missione Mare Nostrum, perché il mare, mentre accresce l’esperienza, richiama anche la memoria delle emozioni.

Naufrago assistito da un elisoccorritore, pronto per essere recuperato da un elicottero.

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