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Fasan: missione compiuta

l’equipaggio schierato in assemblea generale sul ponte di volo, per la professionalità e la dedizione dimostrati nell’assolvimento della missione. Navigando verso Est, l’unità è giunta ad Accra (Ghana), dove l’ambasciatrice d’Italia in Ghana e Togo, Daniela D’Orlandi ha portato la sua testimonianza. Nella sosta ghanese un’altra visita a bordo ha omaggiato il Marceglia: il nunzio apostolico monsignor Henryk Mieczyslaw Jagodzinski, il quale ha officiato a bordo la Santa Messa con grande partecipazione dell’equipaggio. Stefano De Leo, ambasciatore d’Italia nella Repubblica del Congo, ha invece raggiunto la nave durante lo scalo a Pointe Noire, in Congo, accompagnato dal Comandante in Capo delle Forze Navali della Marina del Congo e dal dottor Gian Paolo Frajese, rappresentante di ENI in Congo, quasi a simboleggiare un “stringersi a coorte” del Sistema Paese Italia anche a migliaia di miglia di distanza dalla Madre Patria. Nave Marceglia ha fatto sosta anche a Libreville, in Gabon, dove nessuna nave della Marina era mai stata in visita prima, e a Dakar (Senegal), dove Giovanni Umberto De Vito, Ambasciatore d’Italia in Senegal, ha definito la fregata un “gioiello della tecnologia e dell’industria italiana”. In questa missione in Golfo di Guinea, sono state numerose le relazioni e le “amicizie” strette in navigazione e durante gli eventi addestrativi, come ad esempio durante l’esercitazione GANO ’21, a conduzione francese, che ha visto il coinvolgimento di tutte le marine rivierasche del Golfo, oppure nelle tante attività addestrative bilaterali condotte con le navi militari incrociate in mare, appartenenti a paesi africani, sud americani, ed europei, che collaborano per la stabilità e la sicurezza marittima in quel grande tratto di mare. Tra questi eventi è da annoverare l’ITA-MOR, l’esercitazione bilaterale che ha visto addestrarsi nelle acque dell’Oceano Atlantico la fregata italiana Marceglia e quella marocchina Mohammed VI, e che proprio nella sosta a Casablanca, ha accolto a bordo Armando Barucco, ambasciatore d’Italia a Rabat. Gli eventi addestrativi si sono rivelati veri e propri booster per la cooperazione bilaterale con i Paesi rivieraschi africani. Hanno creato infatti un flusso informativo efficace e concreto, in grado di garantire risposte rapide alle richieste di intervento durante eventi reali, come nel caso della scorta alla nave mercantile Queen Zenobia con la Marina Nigeriana o dell’ispezione e fermo effettuato dalla Marina del Togo alla nave mercantile Plata, sospettata di supportare la pirateria marittima e contrabbandare gasolio. In un clima sempre collaborativo e rispettoso, per accrescere le capacità delle Marine rivierasche nel contrasto alla pirateria marittima, attraverso la promozione di attività di capacity building e di pattugliamento coordinato, la missione militare ha così attuato uno dei suoi più importanti obiettivi prefissati: la valorizzazione dei rapporti internazionali, nell’ottica del più ampio concetto di comprehensive security.

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Assemblea generale sul ponte di volo della fregata Marceglia. Il comune di 2ª classe Francesca Bono condivide con l’equipaggio l’articolo pubblicato a ottobre sul Notiziario della Marina “Maritime security: la Marina Militare contrasta la pirateria”. Rifornimento di elicottero SH-90A in hover con tecnica HIFR (Helicopter In-Flight Refuelling - Rifornimento in volo di elicottero).

l’intervista

Comandante (Francesco Ruggiero, capitano di fregata n.d.r.), insieme al suo equipaggio ha trascorso in Golfo di Guinea mesi impegnativi, con la necessità d’essere pronti ad intervenire in qualsiasi ora della notte e del giorno in caso di attacco da parte dei pirati a navi mercantili. Come ha mantenuto addestrato e reattivo l’equipaggio per un periodo così lungo, mantenendo un buon equilibrio tra benessere e stress?

"Credo nel principio per il quale io e il resto dell’equipaggio siamo la stessa cosa, e quindi il benessere dell’equipaggio ed il mio sono correlati, direi congiunti. Il benessere a cui aspiro per l’equipaggio deriva di fatto dalla ricerca di un bilanciamento tra le attività di servizio (guardie, manutenzioni, addestramento, formazione) e lo svago, per quanto possibile a bordo, ovvero lo sport ed alcuni momenti conviviali – basta davvero poco a volte per portare serenità e buonumore - fino al meritato riposo psico-fisico. In tale ottica di bilanciamento ho organizzato la vita a bordo. Mantenere quindi uno stato di allerta sempre elevato, grazie all’alternanza del personale nei turni, ma garantendo anche il tempo sufficiente per rigenerarsi. Questa organizzazione, unita alla professionalità di tutti, permette di vivere l’esperienza di una missione lontani da casa e dagli affetti dei propri cari, non soltanto in una dimensione professionale, ma soprattutto umana. Un lavoro importante è stato fatto sul fare squadra, sul sentire l’equipaggio come una seconda famiglia, dove la divisione dei reparti e dei servizi è sì funzionale allo svolgimento degli incarichi assegnati, ma non in maniera troppo marcata. A bordo ci sono militari in tuta di volo, altri in mimetica, tenuta operativa, tutti un unicum indivisibile in nome dell’equipaggio. La priorità condivisa è stata darsi una mano ed aiutarsi l’uno con l’altro, ascoltarci e dialogare per risolvere insieme le difficoltà quotidiane, come del resto si fa in una famiglia.”

Comandante, può descriverci uno dei ricordi più forti che porterà con se dopo questa missione?

“Le emozioni provate in questa esperienza sono tante e variegate, dall’orgoglio di aver guidato e comandato questo equipaggio, alla grande gratificazione nell’essermi confrontato in via epistolare con gli altri comandanti delle navi incontrate. Memori di uno scenario di tradizioni cavalleresche e goliardiche, dopo eventi addestrativi e reali portati a termine insieme, nell’epoca di internet e delle mail, ci siamo scambiati semplici lettere “cartacee” di amicizia. Missive che “viaggiavano” veloci sul mare da una nave all’altra dalle quali traspariva lo stato d’animo del momento, le emozioni, ma soprattutto la comunione di valori universali che legano la gente di mare”.

Nel numero di ottobre del Notiziario della Marina, avevamo incontrato il marinaio più giovane di bordo per la prima volta imbarcato per una missione internazionale, il com. 2ª cl. Francesca Bono. La risentiamo al termine della missione.

“È difficile esprimere in poche battute le tante emozioni ed esperienze che l’operazione Gabinia ha suscitato in me. Da questa missione, sono sincera, non sapevo cosa aspettarmi. Per me era un’incognita, salvo qualche commento ricevuto dai colleghi più esperti. All’inizio, prima della partenza, ero un po’ spaventata. Non posso nascondere di aver passato momenti di sconforto, in cui credevo di non essere pronta ad affrontare un’esperienza, una prova così grande. Ed è proprio così che l’ho vissuta, come una sfida, durante la quale la ragazza impaurita e fin troppo sensibile che è in me, ha lasciato il posto ad una giovane donna coraggiosa, matura e con grandi ambizioni in Marina. Voglio ringraziare tutto l’equipaggio per avermi fatto sentire, seppur giovane e alla prima esperienza, una marinaia il cui contributo e supporto è stato importante per affrontare questa missione. I mesi in mezzo al mare sono giunti al termine, ma porterò la “magia” di nave Marceglia e il suo equipaggio sempre con me.

L’incontro con il comune di 2ª cl. Bono si conclude con un’inedita quanto piacevole sorpresa: da bordo in navigazione abbiamo raggiunto al telefono in Italia la mamma, la signora Maria Rita.

“Non mi era mai accaduto di essere lontana da Francesca per così tanto tempo, mi è mancata molto” - dice commossa al telefono - “Francesca è sicuramente cresciuta grazie a questa esperienza perché le ha insegnato a non dare nulla per scontato. Ci ha reso orgogliosi per il percorso di vita che ha voluto intraprendere”.

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