(AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE:BZ N6/03DELL'11/04/2003)
POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTOPOSTALE - DL353/2003 (CONV.INL27/02/2004 N. 46) ART.1 COMMA1 NE/TN
Organo informativo ufficiale dell’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -
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BAMBINI IN PERICOLO
ANNO IX SETTEMBRE 2021 RIVISTA MENSILE N. 99
p. 16
p. 20
p. 27
Roberto Marchesini
Don Fortunato Di Noto
Silvana De Mari
Educazione sessuale per bambini
I pericoli nel web
Gli orchi e i bambini
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Il dialogo, la testimonianza e l’esempio in casa sono il miglior firewall che i genitori possano installare sui dispositivi elettronici dei figli.
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Editoriale
Ben ritrovati, cari Lettori, dopo la pausa estiva che speriamo sia stata serena e rigenerante per tutti voi. In realtà, la nostra attività “in nome di chi non può parlare”, in difesa dei più fragili e innanzitutto dei bambini non è mai andata del tutto in vacanza, come potete vedere alle pagine 10 e 11. E purtroppo anche d’estate ai piccoletti viene negato il diritto di vivere dagli abortisti. E una volta nati, la “cultura della morte” che si è andata diffondendo sotto varie forme, minaccia la loro salute psicofisica (il transgenderismo vuol insegnar loro che il sesso non conta, ma conta solo la loro “percezione di sé”, il loro “genere”) e la loro serenità (l’omosessualismo vuol negare loro il diritto a una mamma e un papà). In questo numero, in particolare, ci soffermiamo su un altro risvolto di quell’ideologia malsana: quello che con la scusa della libertà e
dell’autodeterminazione pretende di instillare a tutti, fin da piccoli, l’idolatria del sesso. Dal Sessantotto, dai tempi dello slogan Sex before eight or it is too late (sesso prima degli 8 anni o sarà troppo tardi) viviamo in una società che è sempre più ipersessualizzata. E da anni si promuove la pornografia attraverso i media e attraverso “l’educazione” sessuale nelle scuole (secondo le direttive di enti e istituzioni nazionali e internazionali). Ma soprattutto i ragazzini corrono grossi pericoli quando navigano su internet. Per questo abbiamo organizzato una campagna di sensibilizzazione in tutta Italia, in collaborazione con l’associazione Meter di don Fortunato Di Noto. Ricordiamoci sempre: il dialogo, la testimonianza e l’esempio in casa sono il miglior firewall che i genitori possano installare sui dispositivi elettronici dei figli. Toni Brandi
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Sommario 3
Editoriale
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Lo sapevi che...
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Dillo @ Pro Vita & Famiglia
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Versi per la vita
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La cultura della vita e della famiglia in azione
Silvio Ghielmi
Mirko Ciminiello
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Ricomincia la scuola
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Educazione sessuale per bambini: perché?
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Maria Rachele Ruiu
Roberto Marchesini
I pericoli sul web
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Gli orchi, i bambini e il Sessantotto
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Don Fortunato Di Noto
Silvana De Mari
«Educazione sessuale come pornografia» Francesca Romana Poleggi
Violenze sessuali tra minorenni Elisabetta De Luca
Legalizzare il sesso con minori Manuela Antonacci
Pro Vita & Famiglia Onlus
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Lorenza Perfori, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel
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Piazza Municipio 3 39040 Salorno (BZ) www.provitaefamiglia.it Cell. 377.4606227
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Paolo Gulisano
00185 Roma (RM) Redazione
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I pro life e i vaccini Vaccini etici e non
Sede legale: via Manzoni, 28C Codice ROC 24182
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Tommaso Scandroglio
N. 99 — Anno IX SETTEMBRE 2021 Editore
Se “love is love”, anche l’incesto “is love” Giuliano Guzzo
RIVISTA MENSILE
Direttore responsabile Toni Brandi Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi Progetto e impaginazione grafica Co.Art s.r.l. Tipografia
46 Distribuzione Caliari Legatoria Hanno collaborato alla realizzazione di
In cineteca
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questo numero: Manuela Antonacci - Mirko Ciminiello Elisabetta De Luca - Silvana De Mari - Don
In biblioteca
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Fortunato Di Noto - Silvio Ghielmi - Paolo Gulisano - Giuliano Guzzo - Roberto Marchesini Francesca Romana Poleggi - Maria Rachele Ruiu - Tommaso Scandroglio
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Lo sapevi che... Record di leggi pro life in Usa All’inizio dell’estate, una pubblicazione del Guttmacher Institute, l’ente di ricerca affiliato alla Planned Parenthood, ha definito il 2021 un periodo oscuro per il diritto all’aborto negli Stati Uniti, in quanto gli Stati federati hanno approvato ben 90 leggi a favore della vita. Ovviamente, la preoccupazione del Guttmacher
Institute è la nostra gioia e un buon auspicio per il futuro. Non dimentichiamo mai la costanza, la pazienza e la perseveranza dei pro life americani che hanno ottenuto questo notevole risultato perché non si sono mai arresi davanti agli abortisti, anche quando essi appaiono più potenti, più ricchi e politicamente più forti.
Preservativi in quinta elementare Ai bambini di 10 anni che frequentano le scuole pubbliche di Chicago, dalla quinta elementare in su, a partire dal prossimo anno scolastico saranno distribuiti dei preservativi, forniti dal dipartimento di sanità pubblica per proteggere i ragazzi dalle malattie a trasmissione sessuale, compreso l’Hiv
e per prevenire gravidanze indesiderate. La cosa rientra in un programma “educativo” che prevede si inizi l’educazione sessuale dalla scuola materna. Ai ragazzini bisogna fornire informazioni per accedere anche all’aborto e al cambiamento di sesso, ovviamente.
Scrivere a mano pur essendo paralizzati Studiando un modo per aiutare la comunicazione di persone che non sono in grado di parlare e di muoversi è stato riscoperto un sistema vintage molto efficace: la scrittura a mano. Alcuni ricercatori, infatti, hanno decifrato l’attività cerebrale associata al tentativo di scrivere a mano di un uomo paralizzato a cui erano stati impiantati sensori nel cervello. Il team ha utilizzato un algoritmo per identificare le lettere mentre tentava di scriverle. Quindi, il sistema ha visualizzato il testo su uno schermo, in tempo reale. Immaginando di scrivere a mano, il disabile - che
aveva 65 anni al tempo dell’esperimento - ha digitato 90 caratteri al minuto, più del doppio del record per la digitazione con una “interfaccia cervellocomputer”. In pratica, l’uomo è stato in grado di copiare frasi e rispondere a domande a una velocità simile a quella di una persona della sua età che digita su uno smartphone. Questo sistema, chiamato BCI “Brain-to-Text”, è così veloce perché ogni lettera suscita un modello di attività altamente distintivo, rendendo relativamente facile per l’algoritmo distinguere l’una dall’altra.
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Scuole che offrono una guida all’uso delle app per il sesso L’ Elmbrook School District, nel Wisconsin, offre agli studenti l’accesso a libri e informazioni tramite una biblioteca online chiamata Sora, a cui possono accedere bambini dagli otto anni in su. Sono quindi a loro disposizione libri che offrono una spiegazione dettagliata su come utilizzare Grindr e altre app che servono a trovare
partner sessuali on line. Le istruzioni contenute in uno dei libri a disposizione dei ragazzini sono queste: «1 - Carica una tua piccola foto sull’app. 2 - L’app calcola la tua posizione. 3 - L’app ti dice chi sono gli omosessuali più vicini. 4 - Comincia a chattare con loro. 5 - Dato che sono vicini, sarà facile incontrarli».
Libertà religiosa negata in Usa Barronelle Stutzman è una fioraia specializzata in design di composizioni floreali. Nel corso degli anni ha assunto lavoratori gay e ha svolto lavori per clienti gay, senza alcun problema. Però, quando un cliente di vecchia data le ha chiesto di curare gli addobbi per il suo matrimonio con un altro uomo, la donna con la massima delicatezza e gentilezza gli ha detto di no: «A causa della mia relazione con Gesù Cristo: la Bibbia definisce il matrimonio come
l’unione di un uomo e una donna come ordinato da Dio». «Partecipare a una cerimonia di matrimonio tra persone dello stesso sesso violerebbe la mia coscienza». La donna (di fede Battista) è stata citata in giudizio per discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Il caso è giunto alla Corte Suprema dove - in barba al 1° Emendamento - è stato deciso che la donna non è libera di vivere nel concreto la sua fede religiosa.
Uomini che abortiscono Le conquiste del movimento transgender minano sistematicamente le premesse chiave del movimento femminista. Per decenni, gli abortisti hanno urlato che l’aborto è un problema delle donne e che gli uomini non hanno alcun titolo per interferire (neanche il padre del bambino che andrà ucciso). In ossequio all’ideologia gender, invece. ora anche gli uomini abortiscono, visto che il numero dei generi si moltiplica. Le persone transgender
e non binarie rimangono incinte e hanno anche aborti, perciò quando si parla di aborto bisogna usare un linguaggio neutro rispetto al genere. Tant’è vero che alcune cliniche per aborti stanno implementando corsi di formazione sui bisogni dei pazienti transgender. Dovevamo aspettarcelo, dopo gli “uomini” con le mestruazioni e gli “uomini” incinti...
Fecondazione artificiale con Icsi. Perché? L’Icsi, iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi, usata dal 1992 (senza studi clinici) per l’infertilità maschile, è diventata il metodo standard di fecondazione artificiale, anche quando l’uomo non è sterile e ha degli spermatozoi normali, anche se il tasso di difetti alla nascita è un po’ più alto, anche se non aumenta le possibilità di fecondare l’ovulo, rispetto alla fecondazione in vitro standard,
anche se è più costosa. Allora perché le cliniche la offrono regolarmente? In articolo apparso su Nature, si ipotizza che i medici temano le reazioni dei pazienti se gli ovuli non vengono fecondati dal normale numero di spermatozoi presenti in una fiala di sperma non manipolata. E se i medici intascano qualcosa in più, e se i bambini risultanti sono un po’ più difettosi, poco male.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Dillo @ Pro Vita & Famiglia
È stato ribadito che ognuno deve poter scegliere liberamente se abortire o no, ricorrere all’eutanasia o no. Al di là di ogni valutazione etica, la decisione è posta su un piano di parità tra il sì e il no? Solo così la persona sarebbe libera nella scelta. La gestante che non può portare a termine la gravidanza per motivi economici e sociali, riceve l’aiuto previsto dalla legge? La risposta risulta negativa, conseguendone che i costi del «No» all’aborto restano a suo carico, mentre la strada del «Sì» è gratuita anche per chi potrebbe pagare le spese dell’intervento. Più articolato il dilemma sull’eutanasia, implicando risvolti interiori, aggravati dalla percepita inutilità della vita. Leggo ampie lodi al Servizio sanitario nazionale per il trattamento umano e psicologico avuto da ricoverati Covid. Chi è propenso all’eutanasia può sempre testimoniare un’analoga situazione di vicinanza e conforto da parte del personale sanitario e dei congiunti? Il costo delle cure e dell’assistenza rappresenta un ulteriore motivo per l’ultimo viaggio. Le scelte indicate sono paragonabili a una votazione elettorale con due soli partiti: A e B. Per votare A è sufficiente porre una croce sulla scheda, per B è necessario altresì pagare un balzello. Andrea
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Versi per la vita LUGUBRE OSCURAMENTO Sui fatti più fasulli si suonano le trombe e, invece, l’ecatombe più grande e programmata, è sempre più oscurata, nascosta nella ciarla. E invece chi ne parla è preso per fissato che sciupa il proprio fiato in pratica falsa ch’è vana e inconcludente restando (permanente) la peste malthusiana.
SILVIO GHIELMI classe 1926, laureato in chimica a Milano,
Master alla Harvard Business School, lunga esperienza nella produzione di materie plastiche, è il meno giovane di una famiglia numerosa (85 membri). Già cofondatore e presidente di Mani Tese, nel 1978 è stato uno dei fondatori del Movimento per la Vita. Poi, insieme a Giuseppe Garrone, mons. Michel Schooyans, Mario Paolo Rocchi e Francesco Migliori [nella foto], nel 1994 ha dato avvio al Progetto Gemma, la nota “adozione prenatale a distanza”, per sottrarre all’aborto le mamme incinte in difficoltà (le donazioni arrivano specificamente e direttamente alla persona prescelta, non si tratta di una generica questua). Diffonde queste meditazioni in versi come strumento di legame con chi resiste in difesa della verità e della vita. Lui ci ringrazia per questa pagina mensile dedicata ai suoi versi pro vita: noi ringraziamo lui e siamo onorati di ospitare il suo contributo.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
La cultura della vita e della famiglia in azione #AttiviamociPerIlBeneComune a cura di Mirko Ciminiello
Nonostante la pausa estiva Pro Vita & Famiglia non è mai andata del tutto in vacanza. Nel darvi il solito resoconto delle nostre attività, perciò, ci scusiamo se per motivi di spazio, qualcosa non sarà stata riportata e qualcuno non sarà stato nominato. Ringraziamo sempre e comunque tutti i volontari che attraverso i nostri circoli sparsi in tutta Italia trasformano «la cultura della vita e della famiglia in azione». Il 19 giugno ha avuto inizio il Tour del Bandierone, un vessillo di 600 metri quadrati con la scritta #restiamoliberi che ha girato l’Italia per protestare contro il ddl Zan. A Torino, Angela ha organizzato un gazebo informativo con distribuzione di materiale, volantinaggio e raccolta firme e a seguire la manifestazione con il Bandierone. Stessa cosa hanno fatto Barbara, a Roma, Claudine, con le Sentinelle in Piedi a Benevento, Francesco a Bolzano, Donatella a Lucca, Luigi a Napoli, Daniele ad Ancona. Per tutto il mese di giugno e a luglio, sono stati allestiti banchetti per la raccolta firme per le petizioni e la distribuzione di materiale: a Castelfranco Veneto (TV), a Verona e Valdagno (VI), grazie a Katiuscia, Alberto, Pier Luigi e Luisa; a Bologna, grazie a Francesco, a Cenate Sopra (BG) e a Bergamo grazie a Elena, Simone, e al Movimento per la Vita Val Cavallina; a Santa Marinella (RM), grazie a Massimiliano, a Pavia, grazie ad Angelo, a Roma e a Ostia, grazie a Barbara, a Benevento, grazie a Claudine e a Marsala, grazie a padre Bruno e Sabrina, in occasione del convegno Un bavaglio inaccettabile: la verità sul ddl Zan.
A Ravenna, Simone ha ottenuto 24 passaggi del video promozionale del 5x1000 sull’emittente Telestense (fino al 29 giugno) e ha organizzato la campagna di affissioni #ioscelgolavita per sensibilizzare sul dramma dell’aborto legato al tema dell’immigrazione. Ha poi ottenuto il passaggio del nostro documentario Ddl Zan. Attacco alla libertà sia su Telestense che (3 passaggi!) su Teleromagna. Sempre a Bologna e a Ravenna, Simone e Francesco hanno organizzato la campagna di affissioni “No alla liberalizzazione delle droghe leggere”. A Genova, il nostro volontario Carlo ha partecipato a un Rosario meditato per la Vita e la Famiglia e a una veglia delle Sentinelle in Piedi durante la quale ha distribuito i nostri volantini contro il ddl Zan. Analogo volantinaggio è stato organizzato a Milano da Luca, durante la manifestazione No Paura Day 2; e a Lecco, dove Giacomo e gli altri referenti della Lombardia hanno organizzato una manifestazione #restiamoliberi. A Palazzago (BG), il sindaco Michele Jacobelli ha
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riproposto sul territorio comunale i manifesti della campagna #stoputeroinaffitto. A Bergamo, abbiamo patrocinato l’evento Niente di ciò che soffri andrà perduto. A Lucca, Maria Rachele Ruiu ha partecipato al seminario Maternità surrogata: dalla parità allo sfruttamento della donna, organizzato dall’Associazione Via Verità Vita, con il nostro patrocinio, a Verona ha partecipato al convegno No ddl Zan in difesa della libertà dall’attacco del pensiero unico, insieme ad alcuni deputati e senatori. A Roma, Jacopo Coghe è intervenuto in diretta su Nsl Tv, all'interno del programma La voce di Roma, per parlare dei pericoli del ddl Zan insieme al segretario generale del Partito Comunista Marco Rizzo; poi ha partecipato all’evento Ddl Zan: cosa ci aspetta? Analisi sulle violazioni delle libertà fondamentali all’estero, in diretta streaming sulla nostra pagina Facebook, ed è intervenuto sullo stesso tema anche a Radio Buonconsiglio. Inoltre, Jacopo e Maria Rachele, al Senato, hanno presentato il nostro Report sulle violazioni delle libertà fondamentali causate dalle leggi sull’omotransfobia. Sempre in Senato, PVF assieme a una settantina di associazioni laicali di ispirazione cristiana hanno dato vita all’incontro Contro le discriminazioni? Sì! Ma non così, in seguito al quale è stata indirizzata ai senatori una lettera aperta per denunciare i «7 punti illiberali del ddl Zan». In diversi eventi in streaming e on line organizzati da altre associazioni, ci è stato chiesto di partecipare per illustrare le criticità del ddl Zan: Maria Rachele sulla pagina Facebook Il matrimonio cristiano; Jacopo su Telecittà Padova e su Pensiero Ribelle Podcast, al webinar Le discriminazioni che non vi raccontano e alla presentazione del nuovo numero della rivista Fuoco, in diretta Facebook. Jacopo è anche andato di persona a Norbello (OR), per partecipare a un dibattito organizzato dall'Amministrazione Comunale e al Palazzo Pirelli di Milano, sede della Regione Lombardia per il grande convegno Ddl Zan? No grazie!. A Trani (BT), abbiamo dato il patrocinio all’evento Attacco alla famiglia. Ddl Zan e dintorni, con
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Giancarlo Cerrelli e Gianfranco Amato. Il 5 luglio, abbiamo lanciato con una prima visione social sulla nostra pagina Facebook il documentario Ddl Zan. Attacco alla libertà, costruito con una serie di interviste a esperti di diritto e importanti personaggi del mondo della politica e dell’informazione. L’8 luglio abbiamo finalmente visto a Roma la prima di Unplanned, il film sulla conversione di Abby Johnson che Pro Vita & Famiglia ha concretamente contribuito a portare in Italia, insieme alla Dominus Production. 19 luglio - A Roma, Jacopo Coghe partecipa alla presentazione del nuovo numero della rivista Fuoco, in diretta social sulla pagina Facebook del magazine. Altri relatori: Costanza Miriano, Hanieh Tarkian, Andrea Marcigliano. Il 21 luglio abbiamo inaugurato, con Jacopo Coghe, la sede di ProVita & Famiglia di Bari. Il giorno prima, grazie a Manuela, nella vicina Conversano Coghe ha partecipato al convegno Attacco alla famiglia: ddl Zan e dintorni. Il 28 luglio e il 14 agosto abbiamo organizzato nuove edizioni di Un Dono per la Vita per aiutare le mamme in difficoltà. Questa volta a Bologna e a Schio, insieme alla Associazione Regina dell’Amore e grazie anche all’imprenditore Roberto Brazzale.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Ricomincia la scuola Maria Rachele Ruiu
Una lettera a tutte le famiglie da parte della nostra Maria Rachele con gli auguri per un buon inizio dell’anno scolastico Carissime famiglie, carissimi mamma e papà, ci siamo: ricomincia la scuola. Anche questo settembre, affideremo i nostri figli ai loro docenti, certi che ci aiuteranno nel compito più importante affidatoci: “annaffiare le piantine” perché portino frutti buoni. E vigileremo perché questo sia fatto con cura, amore, passione. E verità. Come sapete, il nostro impegno nel mondo della scuola è faro della nostra attività, certi che i nostri figli sono il futuro, da proteggere. Generazione Famiglia, il braccio operativo iper specializzato nella scuola di Pro Vita & Famiglia, si è trovata in questi ultimi due anni in un osservatorio privilegiato che ha richiesto un impegno concreto, con la partecipazione ai tavoli Fonags e Forags, organi di rappresentanza che garantiscono la consultazione delle famiglie sulle problematiche scolastiche. Ci siamo occupati, insieme a voi, del preziosissimo mondo della scuola, il luogo dove i nostri figli passano molto tempo della loro vita, avendo come faro delle nostre azioni, in particolare modo nel Fonags e nei Forags, l’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: «I genitori hanno il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai propri figli». Forti dei nostri valori abbiamo partecipato al dialogo senza aver mai mancato di rispetto ad alcuno nel metodo, certamente, ma anche con fermezza e franchezza nel merito. Abbiamo pro-
mosso il diritto allo studio per tutti, chiedendo spesso e a voce alta di chiudere la parentesi della didattica a distanza, che ha messo in difficoltà tutti gli studenti, ma in particolar modo i più fragili. Siamo stati risonanza del grido di dolore delle famiglie nella contingenza e, con lo sguardo al futuro, ci siamo uniti con le Associazioni amiche per chiedere il diritto alla libertà educativa, e quindi l’applicazione del costo medio standard. Abbiamo collaborato alla creazione e diffusione del libro La libertà dell’educazione è della famiglia, che già avete ricevuto per posta. Ci siamo battuti per il diritto di ogni studente di vedersi riconosciuta la propria dignità intrinseca, senza se e senza ma, senza categorizzazioni, perché ciascuno studente ha il diritto di non vedersi discriminato, di non subire ingiustizie ed emarginazione sociale a causa dei propri valori, come purtroppo sempre più spesso accade, soprattutto per i figli di famiglie pubblicamente religiose. Abbiamo affiancato e ci siamo fatti promotori del diritto allo studio dei disabili e degli studenti più fragili, abbiamo dato risonanza al grido di dolore delle famiglie, acuito da una gestione della pandemia troppo spesso folle, e abbiamo portato ai Ministeri dell’istruzione e della disabilità richieste concrete e precise, a volte ascoltate. Quando abbiamo potuto, abbiamo aiutato concretamente. E che meraviglia scorgere il sorriso di chi ritrova la speranza! Questo tempo di emergenza sanitaria, infatti, ha
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provocato un ripensamento e un cambiamento del ruolo della scuola e noi abbiamo voluto e vogliamo cogliere l’opportunità per restituire ai nostri figli un progetto educativo migliore di quello che è stato propinato loro negli ultimi decenni. Con i suoi difetti fanno ogni giorno i conti milioni di genitori in tutta Italia. Questa crisi ci ha dimostrato ancora una volta che, per superare le difficoltà della scuola, che preesistevano all’emergenza sanitaria, sono necessari una direzione e un obiettivo preciso, anzi un sogno: il futuro dei nostri figli. E la certezza che per raggiungere le istituzioni e le famiglie, dobbiamo ritrovare e riscoprire la fiducia, ri-allearci per restituire ai nostri figli davvero una scuola migliore, più giusta, dove possano essere istruiti al bene, al bello e al vero.
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Purtroppo, nonostante il momento drammatico di cui sopra, siamo stati costretti a occupare molto del nostro tempo per intervenire e tamponare lo strappo al patto educativo (foriero, quando fosse saldamente rispettato, di benessere). Infatti, non si è fermata l’onda della propaganda gender che abbiamo imparato ad affrontare in questi anni: continuano ad arrivare numerose segnalazioni di strumentalizzazioni politiche degli studenti, con progetti che non hanno coinvolto i genitori pur trattando temi sensibili, cioè progetti che toccavano gli orientamenti valoriali della famiglia; talvolta non è stato rispettato il diritto al consenso preventivo dopo opportuna e dettagliata informativa dei genitori per tutte quelle attività che esulano dalle materie curriculari (italiano, storia, geografia, matematica...).
Il Fonags, Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola, in base al decreto ministeriale 14 del 18 febbraio 2002, è «luogo d’incontro tra il Ministero, l’amministrazione e l’associazionismo (composto dalle associazioni dei genitori maggiormente rappresentative), costituito al fine di valorizzare la componente dei genitori nelle scuole e di assicurare una sede stabile di consultazione delle famiglie sulle problematiche scolastiche»
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Abbiamo ricevuto tantissime segnalazioni per un uso gravemente improprio dell’ora di educazione civica: sempre più spesso, ahinoi, l’ora deputata a formare cittadini capaci di sviluppare uno spirito critico e democratico, nel rispetto della nostra Costituzione, è stata sfruttata e svilita per introdurre temi anche contra legem, come quello dell’utero in affitto. Vi siamo stati accanto; vi abbiamo accompagnato in un dialogo franco con la scuola, non sempre semplice, ma a volte fruttuoso; vi abbiamo sostenuto quando abbiamo dovuto scrivere agli uffici regionali scolastici, finanche al Miur, permettendovi anche, in caso di bisogno, di non palesare subito la vostra identità e quindi di proteggere i vostri figli. Siamo stati e vogliamo essere “il sindacato degli studenti”, cioè qualcuno che lotta anche con fortezza, perché nelle scelte del mondo della scuola il fulcro resti il loro benessere. Quindi, all’inizio di un nuovo anno scolastico, dobbiamo invitarvi ancora, cari genitori, a vigilare. E, in caso di bisogno, scriveteci e contattateci: in cordata siamo riusciti, alle volte con grande difficoltà, non lo neghiamo, a far valere la normativa vigente che ancora riconosce ai genitori il sacrosanto diritto di priorità educativa. Non siete, non siamo soli! E tra tante notizie sconfortanti, non permettiamo a nessuno di strapparci la speranza: insieme possiamo (e vogliamo) proteggerci a vicenda. La nostra presenza, la vostra, nei tavoli del FoNags e dei FoRaGS vuole essere proprio un mezzo affinché scuola e famiglia possano riscoprire la fiducia reciproca, possano pun-
«Un vero soldato non combatte perché ha davanti a sé qualcosa che odia. Combatte perché ha dietro di sé qualcosa che ama» (G. K. Chesterton)
tare la bussola e affrontare con coraggio, di nuovo insieme, il viaggio. Anche quest’anno ci incamminiamo. La scuola deve garantire il primato educativo dei genitori e rispettare i diritti costituzionali di trasparenza, pluralismo e democraticità. Noi siamo accanto a voi per vigilare e non permettere che opinabili ideologie possano essere inculcate ai nostri figli. Non faremo passi indietro e, come abbiamo già fatto, vigileremo e denunceremo tutti i soprusi ai danni dei nostri e vostri figli, come quello della diffusione delle Linee guida “sulla varianza di genere”, con prospettiva ideologica e divisiva, con un approccio così dannoso che già è stato bloccato persino in Paesi come Regno Unito, Svezia e Finlandia, che lo hanno ritenuto una sperimentazione dannosa soprattutto per i più piccoli.
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Questo il nostro impegno: non mollare, non indietreggiare di un passo. Ci affacciamo a questo anno che inizia con fiducia, speranza, ma anche con furbizia e attenzione! Occhi aperti, cuore vigile, consenso informato preventivo tra i denti (anzi, consegnato in segreteria, protocollato), una nuova lettura veloce al nostro vademecum Genitori Protagonisti nella scuola, che potete scaricarvi dal nostro sito, e una certezza: insieme possiamo costruire un mondo migliore per i nostri figli! «Un vero soldato non combatte perché ha davanti a sé qualcosa che odia. Combatte perché ha dietro di sé qualcosa che ama», diceva G. K. Chesterton. E non c’è niente di più prezioso dei nostri figli.
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I Forags, Forum Regionali delle associazioni dei genitori nella scuola, sono stati istituiti a livello regionale per favorire la partecipazione e sostenere le attività dei genitori e delle loro Associazioni, assicurando una sede stabile di consultazione per migliorare la cooperazione tra Scuola e genitori
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Educazione sessuale per bambini: perché? Roberto Marchesini
Sembrerebbe che l’educazione sessuale “è”, “accade” in modo necessario e meccanico. Nessuno si chiede se essa sia sempre esistita, quando sia stata inventata e per quale scopo Uno dei capisaldi del pensiero moderno è la a-teleologia, cioè l’idea che non ci sia alcun fine nelle cose e per le cose. Tutto avviene per caso, senza uno scopo: l’evoluzione, i fenomeni sociali e tutto il resto. Non c’è un fine negli enti e non ci sono intenzioni: c’è solo un prodotto meccanico e necessario, date le premesse. È l’universo newtoniano (in realtà quello democriteo) nel quale masse (i pianeti) si muovono nello spazio: si allontanano (inerzia) e si avvicinano (gravità); ogni tanto, così, si urtano. Siamo agli antipodi della visione classica, nella quale Dio è «l’amore che move il sole e l’altre stelle». Ecco: noi abbiamo assorbito completamente questa visione, tanto da non riconoscere alcuna intenzionalità nelle cose che accadono alla nostra società (anche perché, se lo facessimo, saremmo immediatamente tacciati di “complottismo”). Una volta, ad esempio, ho tenuto una conferenza sul Sessantotto e ho spiegato come, in quegli anni, fossero molto attivi alcuni agenti rivoluzionari, quali fossero i loro strumenti e i loro obiettivi. Mi è stato risposto che era difficile credere che poche persone avessero provocato tutto quello sconvolgimento; era più probabile che fosse stato un fenomeno meccanico e spontaneo,
date certe premesse. «Mi faccia capire, ho risposto: se le dico che un solo meccanico riesce, in un giorno di lavoro e con gli attrezzi giusti, a montare una bicicletta, le pare improbabile; ma se le dico che alcuni pezzi di metallo e plastica, accatastati per caso in un magazzino, spontaneamente e per caso si montano da soli fino a formare quella bicicletta, lei lo trova plausibile?». «Sì», la risposta è sì. Siamo stati così allontanati dalla teleologia (cioè l’idea che ogni cosa esistente esiste per uno scopo e che c’è uno scopo per tutto ciò che esiste) da trovarla assolutamente assurda. Affrontiamo il nostro tema: l’educazione sessuale. L’atteggiamento comune di genitori ed educatori nei confronti dell’educazione sessuale è riassumibile in questa affermazione, che ho sentito con le mie orecchie diverse volte: «È bene che i bambini imparino a scuola certe cose, piuttosto che dagli amici», con l’aggiunta di: «Ai nostri tempi non ci dicevano niente, e guarda che disastro...». Entrambe queste affermazioni sono, a mio modesto parere, problematiche. La prima: per quale motivo è bene che i bambini apprendano il sesso a scuola, piuttosto che dalla società? Le relazioni sono a priori
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Per quale motivo è bene che i bambini apprendano il sesso a scuola, piuttosto che dalla società? Le relazioni sono a priori pericolose, mentre la scuola è a priori buona? Tutto ciò che arriva dalla scuola va bene? pericolose, mentre la scuola è a priori buona? Tutto ciò che arriva dalla scuola va bene? La seconda: «Ai nostri tempi» l’umanità si riproduceva e il sesso era allegro e gioioso; oggigiorno, quando il discorso sulla sessualità è stato sottratto alla società (Chiesa, famiglia, amici…) e affidato agli “esperti”, siamo entrati in un inverno demografico ormai irreversibile e la sessualità è diventata problematica e dolorosa. Ma, al di là di questo, ritroviamo il solito vecchio schema: l’educazione sessuale “è”, “accade” in modo necessario e meccanico. Nessuno si chiede se essa sia sempre esistita, quando sia stata inventata e per quale scopo. Cerchiamo di rimediare. Il primo corso di educazione sessuale nella storia dell’umanità risale al 1919, soltanto un secolo fa. Nel marzo del 1919 fu istituita la Repubblica Sovietica d’Ungheria; sebbene fosse primo ministro Sándor Garbai (18791947), essa passò alla storia come il governo di Béla Kun (1886-1938), che ne fu il ministro degli esteri; ministro della cultura di quel governo fu l’intellettuale György Lukáks (18851971). Il suo ambizioso programma, chiamato significativamente “terrore culturale”, era tanto semplice quanto ambizioso: sradicare completamente, dall’Ungheria, la morale tradizionale (cioè cattolica). Il commissario per la cultura del governo Kun pensava che, per raggiungere questo obiettivo, lo strumento più efficace fosse la scuola; istituì, primo atto del suo ministero, corsi di educazione sessuale obbligatori in ogni grado di scuola, fin dalle prime classi. I bambini ungheresi vennero così esposti a materiale pornografico esplicito, incoraggiati alla sperimentazione sessuale e alla promiscuità. La Repubblica Sovietica d’Ungheria sopravvisse solo pochi mesi, fino all’agosto del 1919; riuscì comunque a creare un precedente
György Lukáks (1885-1971). Il suo ambizioso programma era chiamato significativamente «terrore culturale».
importante nel campo dell’educazione sessuale. L’esperimento restò isolato per quasi cinquant’anni, fino a quando una giovane medico di origine francese, Mary Calderone (1904-1998) riesumò il progetto. Nel 1953 Mary Calderone divenne direttore medico della controversa associazione Planned Parenthood Federation of America (Ppfa), fondata dall’eugenetista umanista Margaret Sanger (1878-1966). Nel 1964 lasciò la Ppfa e fondò il Sex Information and Education
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«Siamo ancora una società sessuofobica, che ha paura delle cose sbagliate per la ragione sbagliata». Mary Calderone (1904-1998), direttore medico di Planned Parenthood, ha fondato nel 1964 il Sex Information and Education Center degli Stati Uniti (Siecus): sosteneva che i bambini devono apprendere i fatti di base sulla sessualità fin dall’asilo.
Center degli Stati Uniti (Siecus), con l’obiettivo esplicito di diffondere l’educazione sessuale; era infatti convinta che il miglior metodo di controllo delle nascite fosse l’educazione, sia nel senso dell’educazione sessuale, sia nel senso dell’istruzione prolungata per le donne, che differisce all’infinito la gravidanza. Tra i finanziatori del Siecus bisogna ricordare Hugh Hefner, fondatore di Playboy, e il Kinsey Institute; tra i fondatori Wardell Pomeroy assistente di Alfred Kinsey - e John Money, divenuto famoso per il caso dei gemelli Reimer. Ogni anno i corsi tenuti dal Siecus nelle scuole sollevano polemiche da parte dei genitori, soprattutto a causa del materiale sessualmente esplicito utilizzato durante i corsi, oltre che per i contenuti ritenuti amorali; il Siecus ha creato un Controversy Database per fornire risposte adeguate alle obiezioni. Come si vede, l’educazione sessuale è stata inventata e diffusa con due scopi ben precisi: estirpare dalla società la morale tradizionale e il controllo demografico; il bene dei ragazzi non è contemplato e, evidentemente, non interessa. Infatti, a quanto pare, i danni dell’educazione sessuale sui giovani sono chiari ed evidenti. L’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) è un’agenzia dell’Unione Europea che ha lo scopo di monitorare la diffusione di malattie infettive; ogni anno pubblica un Epidemiological Report che riguarda anche le malattie sessualmente trasmissibili. Come dai report precedenti, anche dall’ultimo si evince che i Paesi nei quali la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili (clamidia, gonorrea, epatite B, epatite C e sifilide) è maggiore sono quelli nei
L’educazione sessuale è stata inventata e diffusa con due scopi ben precisi: estirpare dalla società la morale tradizionale e il controllo demografico; il bene dei ragazzi non è contemplato ed, evidentemente, non interessa
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Un mondo nel quale affermazioni come «Gli uomini non sono donne» sono incitamento all’odio, è un mondo sull’orlo del caos
quali l’educazione sessuale si pratica fin dalla più tenera età (Danimarca, Olanda, Svezia, Finlandia e Regno Unito); viceversa, i Paesi nei quali le malattie sessualmente trasmissibili sono meno diffuse sono quelli nei quali l'educazione sessuale non è diffusa. Nel 2009 uno studio del prestigioso British Medical Journal ha indagato l’efficacia dei programmi di educazione sessuale nel ridurre le gravidanze indesiderate, l’uso di sostanze e altri fenomeni. Queste sono le conclusioni: «Non è emersa alcuna prova che l’intervento [di educazione sessuale] sia stato efficace nel ritardare l’esperienza eterosessuale, o ridurre le gravidanze, l’ubriachezza o l’uso di cannabis. Alcuni risultati suggeriscono un effetto contrario». Nel 2011 è stata pubblicata una ricerca sull’efficacia dei programmi di educazione sessuale basati sulla contraccezione (Arcidiacono et al., Habit Persistence and Teen Sex: Could Increased Access to Contraception Have Unintended Consequences for Teen Pregnancies?, in «Journal of Business & Economic Statistics», vol. 30, n. 2, 2012, pp. 312-325). Nell’abstract leggiamo: «I programmi che aumentano
l’accesso alla contraccezione diminuiscono le gravidanze adolescenziali nel breve periodo, ma le aumentano nel lungo periodo». Tutto questo, ovviamente, trascurando o sommandosi a un effetto che il primo approccio con la sessualità ha sulla vita delle persone. Esiste, infatti, una sorta di imprinting per cui il modo in cui le persone vengono a contatto con la sessualità influisce (anche se non determina, per fortuna) la vita sessuale futura. Siamo sicuri di volere che un approccio alla sessualità basato sulla contraccezione sia l’imprinting sessuale dei nostri figli?
«Ai nostri tempi», quando non si parlava proprio di educazione sessuale, l’umanità si riproduceva e il sesso era gioioso...
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I pericoli sul web Don Fortunato Di Noto
L’associazione Meter Onlus, fondata e diretta da don Fortunato Di Noto, da 30 anni collabora con la polizia postale e la magistratura nella denuncia della pedopornografia e svolge attività di recupero e di sostegno per le vittime degli abusi. Ogni anno presenta un rapporto sulle sue attività. Quello presentato la scorsa primavera era intitolato La pedofilia e la pedopornografia non temono il Covid Il 18 marzo 2021 è stata organizzata da Meter una conferenza stampa per presentare il suo rapporto 2020. Meter, attraverso il suo OsMoCoP (Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia), monitora la rete e compila precise segnalazioni, che invia alla Polizia Postale Italiana e alle Polizie estere. La conferenza stampa quindi ha visto la partecipazione della dottoressa Nunzia Ciardi, Dirigente superiore della Polizia di Stato e direttore del servizio Polizia postale e delle comunicazioni, e della dottoressa Marisa Scavo, procuratore aggiunto vicario della Procura distrettuale di Catania. Si sono illustrati i dati raccolti da Meter, evidenziando un preoccupante aumento dei cyber reati e dei pericoli di adescamento online per i bambini. I casi perseguiti (quindi solo una parte di quelli segnalati) nel 2018 erano 14, nel 2019 erano 26, nel 2020 sono stati 41. Le vittime sono sempre più giovani: ragazzini minori di 13 anni e, cosa mai riscontrata prima del 2020, persino minori di 9 anni. Si è anche sottolineata e denunciata l’esistenza di un vuoto legislativo sulla pedopornografia. Non tutti gli Stati del mondo, infatti, sono dotati di un’adeguata legislazione per il contrasto alla criminalità legata alla pedofilia e alla pornografia minorile. Non esiste un vero e proprio
obbligo di collaborazione dei server provider, i quali attualmente, in molti Paesi, forniscono i dati alle autorità competenti solo “su base volontaria”, poiché si continua a tutelare in modo intollerabile la privacy degli utenti della Rete, anche se criminali. Esistono dei tavoli di cooperazione tra le polizie dei vari Stati, ma purtroppo questo risulta insufficiente perché in troppi Paesi del mondo la vita umana è considerata cosa di poco conto. In questi anni Meter ha avuto modo di tessere importanti collaborazioni con server e amministratori di domini nazionali. Il risultato più immediato è stato quello della rimozione del materiale; tuttavia, accade spesso che a seguito dell’invio delle segnalazioni arrivi semplicemente la seguente risposta automatica: «Abbiamo ricevuto e stiamo inoltrando alle autorità di competenza». Ad oggi non vi è un’adeguata corrispondenza tra l’ingente mole di segnalazioni inviate, l’avvio delle indagini e il giusto esito dei processi. Alle segnalazioni spesso corrisponde solo l’oblio: circostanza provata dal fatto che a distanza di anni si ritrova ancora lo stesso materiale denunciato, collocato in altre lande del web. L’individuazione dei colpevoli è necessaria, altrimenti la lotta è inefficace e inutile.
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Il Partito Pedofilo Olandese (Pnvd, Partij voor Naastenliefde, Vrijheid en Diversiteit) è stato nuovamente fondato (nel 2020). Ha in programma la liberalizzazione del sesso con i minori, con gli animali e con i cadaveri, in nome della libertà e dell’ “amore per il prossimo”. Ha detto don Di Noto: «Forse sono pochi i militanti, ma fanno molto pensare. Il loro diritto alla libertà di espressione va tutelato? Perché queste cose le denunciamo solo noi ? Il “mondo” sceglie il silenzio, il tacere, il non chiarire». L’immobilità è un fendente al cuore sia per le vittime, sia per chi si occupa della loro tutela e protezione. Nonostante ciò occorre sottolineare la costante azione e la sinergia tra Meter e la Polizia postale italiana, che negli ultimi anni ha avviato decine di operazioni contro il fenomeno della pedofilia e della pornografia minorile. È importante prendere coscienza di questi fenomeni. Il processo di minimizzazione cui spesso si assiste provoca un effetto negativo sull’intervento per il contrasto dei reati. È bene sottolineare, infatti, che i dati di Meter non sono statistiche astratte: sono numeri dietro ognuno dei quali c’è un bambino violentato. I link pedopornografici segnalati nel 2020 sono quasi raddoppiati rispetto al 2019: 14.521 contro 8.489. La quantità di video denunciati è più che raddoppiata, dai 992.300 video del 2019 si è passati ai 2.032.556 del 2020. Le cartelle compresse segnalate passano da 325 a 692. Da notare che Meter ha registrato un’impennata del materiale segnalato tra febbraio e maggio 2020, in occasione del primo lockdown. Un fenomeno in crescita negli ultimi tempi è il “Pedomama”, cioè l’abuso perpetrato da donne ai danni di un minore, a volte il loro stesso figlio. Meter ha segnalato nel 2020
ben 2.652 video e foto contenuti in cartelle denominate pedomam, familypedo, mamborn, che ritraggono madri/donne che abusano dei bambini. I social network e i servizi di messaggistica istantanea sono il principale canale di scambio per i pedofili, e al contempo sono i principali terreni di caccia dei malintenzionati che si insinuano con profili fake nei gruppi di cui fanno parte giovani e giovanissimi e carpiscono l’amicizia delle vittime. Le chat segnalate da Meter e
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Non vi è un’adeguata corrispondenza tra l’ingente mole di segnalazioni inviate, l’avvio delle indagini e il giusto esito dei processi
bloccate dalla Polizia postale sono salite da 323 a 456: sono stati denunciati 92 gruppi su WhatsApp, 100 su Telegram e 262 su Facebook. Nel suo Centro di ascolto e di prima accoglienza Meter ha seguito 1.832 casi e ricevuto 30.280 richieste telefoniche, negli ultimi 18 anni. Nel 2020 ha accolto 111 richieste di aiuto; 284 sono state le chiamate pervenute al Numero Verde 800455270. Il deep web e il dark web sono lo spazio in cui le associazioni a delinquere di tutto il mondo espandono i loro traffici. È la porzione di internet più grande e oscura, che non viene indicizzata dai motori di ricerca tipo Google. Navigare in questi sistemi garantisce l’anonimato. Ma dall’ultimo rapporto di Meter emerge un dato diverso rispetto agli anni precedenti: la maggioranza dei link segnalati è contrassegnato dal dominio .com (11.049 nel 2020, 2.483 nel 2019). Su un totale di 14.521 link segnalati, 12.387 hanno domino generico (5.977 nel 2019). Questo evidenzia che lo scambio del materiale pedopornografico avviene meno nascostamente, senza paura. I domini di primo livello sui quali si trovano le immagini e i video che Meter ha denunciato si trovano in tutto il mondo: dalla Nuova Zelanda a Grenada, ad Haiti; dalla Libia, al Mali, dalla Colombia, all’isola di Reunion, dall’India alle Filippine. In Europa, la maggior parte dei domini appartengono a Montenegro, Francia, Russia e Italia (al quarto posto). C’è da fare anche un’altra importante
PORNOGRAFIA E PEDOPORNOGRAFIA Premesso che l’uso inappropriato di internet comporta seri pericoli per tutti, non solo per i minori, perché internet, il pc, lo smartphone danno dipendenza, è ovvio che più le persone sono fragili e inesperte, più rischiano ben altro, oltre la dipendenza. Su 300.000 persone dipendenti da internet studiate, il 45% è risultato dipendente da pornografia, “la droga del XXI secolo”. Come la droga, il porno scatena meccanismi di rilascio di sostanze chimiche, come la dopamina e l’ossitocina, che indicano al nostro cervello che una certa azione reca piacere; questo fa formare dei “circuiti neurali”, cioè dei “percorsi”, che il cervello segue volentieri perché sa che portano soddisfazione: si creano così le abitudini. La proteina che rende questi percorsi neurali difficili da eliminare si chiama FosB. E il nostro cervello non riconosce più la differenza tra un piacere che fa bene e uno che fa male: un diabetico sarà sempre istintivamente portato a mangiare una fetta di torta, deve controllarsi ragionandoci su. Inoltre la pornografia, come la droga, dà assuefazione e il soggetto cerca stimoli sempre nuovi e sempre più estremi: la “normalità” non gli basta più. La medicina ha provato che la fruizione di porno può portare negli uomini a disfunzione erettile e a estrema difficoltà ad avere rapporti sessuali normali. Le persone abituate al porno diventano insensibili di fronte alle donne e agli uomini veri. Spesso pensano solo al proprio piacere, non a quello del partner. Alcune ricerche statistiche (uno degli studi più vasti e famosi in materia è quello di Bryant e Zillmann, dell’Università dell’Alabama) affermano che chi usa materiale pornografico non è più soddisfatto dalle relazioni reali, è più propenso a tradire e a usare violenza, soprattutto sulle donne: del resto circa l’80% dei film porno sono violenti. E poiché ogni droga dà assuefazione, ai fruitori di porno servono sempre nuovi stimoli, il che comporta che il passo dalla pornografia alla pedopornografia è molto più breve di quanto si possa immaginare. E fruire di pedopornografia vuol dire essere corresponsabili inescusabili delle violenze che vengono praticate sulle vittime abusate davanti alle telecamere.
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I casi di adescamento di minori on line perseguiti (quindi solo una parte di quelli segnalati) nel 2018 erano 14, nel 2019 erano 26, nel 2020 sono stati 41. Le vittime sono sempre più giovani: ragazzini minori di 13 anni e, cosa mai riscontrata prima del 2020, persino minori di 9 anni
La copertina del Report annuale sulla pedofilia e pedopornografia del 2020
considerazione. La Rete non è esclusivamente uno strumento di diffusione di foto e di video che i pedofili e i pedopornografi utilizzano per arricchirsi, ma serve anche a “difendere” la pedofilia e a tentare un’opera di normalizzazione. Esiste una vera e propria lobby strutturata e ben organizzata (esegue raccolta fondi e chiede l’istituzione della giornata internazionale pro-pedofilia) che fornisce consigli su come
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Molti Stati non sono dotati di un’adeguata legislazione per il contrasto alla criminalità legata alla pedofilia e alla pornografia minorile. I tavoli di cooperazione allestiti tra le polizie dei vari Stati sono insufficienti, perché in troppi Paesi del mondo la vita umana è considerata cosa di poco conto
adescare i bambini e indica siti online dove è possibile trovare foto e video con contenuti pedopornografici. Coloro che promuovono le leggi tese ad abbassare l’età per il consenso ai rapporti sessuali non si rendono conto (forse) del servizio che rendono alla potente lobby dei pedofili. Per contrastare l’ideologia pedofila la Convenzione di Lanzarote del 25 ottobre 2007, ratificata dall’Italia nel 2012 con la legge n. 172, ha introdotto nel nostro ordinamento l’art. 414 bis del Codice Penale. Ma, nonostante ciò, i siti continuano a proliferare nel web. Usano loghi identificativi o simboli o un linguaggio “cifrato” per riconoscersi l’uno con l’altro, per diversificare le loro preferenze sessuali e per indicare specificamente il sesso e l’età delle vittime preferite. Sono compresi bambini molto piccoli e persino neonati.
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EDUCARE, PREVENIRE, DENUNCIARE L’educazione all’uso della rete è essenziale e riguarda adulti e minori. Per lo meno fino alla terza media ai ragazzini non si dovrebbe regalare il cellulare. Anche dopo la terza media, i ragazzi non andrebbero mai lasciati soli in un ambiente dove ci sono tanti adulti, come la Rete. Bisogna insegnar loro a non rispondere ai messaggi volgari e offensivi, a usare un linguaggio civile e corretto. Non compilare moduli on line, se non si è sicurissimi di chi è che riceve le informazioni contenute in essi. Bisogna imparare (e insegnare ai più piccoli) l’importanza di non pubblicare fatti personali in Rete: è importante per la propria sicurezza e per quella di tutta la famiglia. Dobbiamo tutti ricordare che la realtà “virtuale” è tale perché non è “reale”. Gli “amici” di Facebook, i followers, non sono amici veri e non è detto che siano persone reali. Non bisogna dare confidenza a persone conosciute on line e non bisogna fornire loro dati personali. I genitori dovrebbero stare vicino ai figli che navigano in internet: dovrebbero condividere con loro gli interessi, i giochi, le mode, per metterli in guardia da quelli pericolosi. Hanno il dovere di controllare di tanto in tanto il telefonino dei figli. E devono fare particolare attenzione a improvvisi cambiamenti di umore dei ragazzi, chiusura affettiva, silenzio, rifiuto di relazionarsi con altre persone. Bisogna imparare (e insegnare) che le cose intime, e quindi anche quelle attinenti alla sfera sessuale, non vanno condivise in rete in nessun caso. Andrebbe recuperata un’educazione sessuale autentica, all’affettività, che insegni che i rapporti sessuali sono un mezzo per esprimere dei sentimenti e non sono fini a se stessi. La pratica del sexting (invio di immagini intime) è assolutamente da evitare: chi chiede certe “prove d’amore”, sicuramente non ama. Non pubblicare mai il proprio numero di telefono su internet e non scaricare niente da siti che non siano certificati e sicuri. Nell’incertezza chiedere a un adulto o a un esperto. E quando disgraziatamente dovesse capitare, non bisogna vergognarsi di essere incappati in qualcosa di losco, di aver ceduto alle lusinghe di qualcuno che ci ha ingannati. Ai giovani, soprattutto nel periodo critico dell’adolescenza, dobbiamo ricordare che in famiglia c’è sempre un alleato. E - ovviamente - bisogna denunciare subito chi abusa di internet alle autorità competenti: c’è il sito della Polizia Postale https://www.commissariatodips.it/ e il numero verde di Meter: 800455270.
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I dati di Meter non sono statistiche astratte: sono numeri dietro ognuno dei quali c’è un bambino violentato
L’INTERVENTO DEBOLE E OPACO DEL PARLAMENTO EUROPEO Il 6 luglio scorso il Parlamento Europeo ha approvato una nuova legislazione «per tutelare meglio i minori dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali, quando utilizzano servizi di webmail, chat e messaggistica», dice l’Ufficio stampa. Prosegue il comunicato (le enfasi sono nostre): «Secondo le nuove norme, i fornitori di servizi di webmail, chat e messaggistica possono decidere di continuare a individuare, rimuovere e denunciare abusi sessuali sui minori online. Potranno anche adottare misure per contrastare il cyber grooming [adescamento on line, ndR] e segnalare i presunti abusi alle autorità di contrasto e giudiziarie o alle organizzazioni che agiscono nell’interesse pubblico contro l’abuso sessuale sui minori. Dovranno però utilizzare tecnologie il più possibile rispettose della privacy». La norma, per divenire efficace in tutti i Paesi membri, dovrà essere formalmente adottata dal Consiglio e sarà poi pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue. È una norma transitoria, che potrà valere per i prossimi tre anni, in attesa che la Commissione Ue proponga una regolamentazione più completa e definitiva. Don Di Noto l’ha giudicata «un inaccettabile compromesso, debole, opaco e non perfetto», perché non tutela effettivamente i minori. Deve essere obbligatoria e non facoltativa l’individuazione, la rimozione e la denuncia del materiale pedopornografico: «Non si dimentichi che sono bambini già abusati e senza giustizia!». I server provider dovrebbero fornire totale e assoluta collaborazione e dare agli inquirenti tutti gli elementi necessari «per l’individuazione dei soggetti che trafficano, per quelli che adescano e per quelli che promuovono l’ideologia pedofila, concedendole giustificazione e normalizzazione». «È un compromesso che non tiene conto della gravità della piaga della pedofilia. Un compromesso che lede i diritti inviolabili di minori già abusati».
I link pedopornografici segnalati nel 2020 sono 14.521 (8.489 nel 2019). I video sono stati 2.032.556 (992.300 nel 2019). Le chat segnalate e bloccate sono salite da 323 a 456 (sono stati denunciati 92 gruppi su WhatsApp, 100 su Telegram e 262 su Facebook). Nel 2020 Meter ha accolto 111 richieste di aiuto; 284 sono state le chiamate pervenute al Numero Verde 800455270.
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Gli orchi, i bambini e il Sessantotto Silvana De Mari
La “liberazione sessuale” del Sessantotto e la cultura anticristiana che l’ha permeata hanno prodotto frutti amari. Per esempio, hanno offerto ai pedofili facile accesso alla carne fresca dei bambini Il termine “pedofilia” è un termine medico, non giuridico. L’attrazione erotica per un minore è qualcosa che è dentro la mente. Nel momento in cui questo esce dalla mente e arriva alle mani che vengono messe sul bambino, la dizione corretta è: abuso sessuale del minore. La pedofilia è sempre una conseguenza di una ferita dell’io, per cui non si tollera lo sguardo di un adulto e si fantastica sul bambino su cui, sempre, si può esercitare potere, a cui sempre si può ispirare paura e che, soprattutto, si può sporcare. Distinguiamo, quindi, il pedofilo, attratto eroticamente dai minori ma che non fa nulla, spesso devastato da questa attrazione che combatte valorosamente, e l’orco, che agisce. Guardare pedopornografia vuol dire essere orchi, perché i bambini qualcuno li ha toccati, qualcuno li ha profanati. Anche il teorico della pedofilia è un orco, perché ha spinto altri a farlo abbattendo l’unica barriera che protegge il bambino: il senso di colpa. Il “vietato vietare” ha generato mostri, fiumi di orchi, e siamo a corto di macine da appendere loro al collo come prescrive il Vangelo.
Si è da poco scatenato il caso Gabriel Matzneff, l’ennesimo prodotto del Sessantotto, teorico della pedofilia ed entusiasticamente coinvolto in innumerevoli abusi su minori. Alcuni di questi si sono svolti in Thailandia, dove il nostro eroe è stato un utente dei bordelli specializzati in bambini; quindi l’immane scempiaggine del nostro eroe, che ha sempre dichiarato che c’era il consenso, qui non può nemmeno essere invocata. Se in Thailandia una bambina o un bambino rifiuta il cliente, subisce torture inenarrabili. Il consenso del bambino, comunque, è una pura idiozia, per due ragioni: il cervello del bambino e dei giovanissimi è normalmente molto assertivo. È molto facile convincere un bambino, questo è il motivo per cui ogni regime dittatoriale vuole mettere le mani sui bambini, e più piccoli sono, meglio è. L’indottrinamento di un bambino è molto facile e viene benissimo. In secondo luogo, anche se la cosiddetta rivoluzione sessuale sostiene che il sesso è un semplice strofinio da cui si ricava piacere, la sessualità - secondo la legge naturale e secondo la dottrina cristiana - serve per generare la vita, quindi la sessualità funziona benissimo solo quando si
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Il “vietato vietare” ha generato mostri, fiumi di orchi, e siamo a corto di macine da appendere loro al collo come prescrive il Vangelo ha la maturità per creare la vita. Un ragazzino e una ragazzina impuberi o appena puberi si divertono poco, fabbricano pochissima ossitocina, e in compenso possono subire grossi danni anche da un punto di vista meccanico, oltre a essere più predisposti al contagio di malattie sessualmente trasmissibili. Il Sessantotto voleva eliminare la morale sessuale cosiddetta “borghese”, in realtà morale sessuale naturale, considerata repressiva, e propria di un ordine sociale autoritario, mentre essa ha come suo primo scopo quello di difendere il bambino. Tutti i vari maestri e maestrucoli del Sessantotto hanno teorizzato la liberazione dell’“energia sessuale” e il primo nemico era la Chiesa. Un incredibile branco di intellettuali, frutto di una fusione tra psicoanalisi e marxismo, approdò alla teorizzazione della pedofilia, e quindi dell’atto sessuale pedofilo, vezzosamente ribattezzato “libertà sessuale del bambino”. Bisognava cioè “liberare” il bambino, i suoi organi sessuali immaturi, fragili
e prepuberi, la sua mente ancora più immatura e fragile: peccato che, senza alcuna eccezione, tutto questo generi solamente disastri, la distruzione gravissima delle persone. Tra i più incredibili zuzzurelloni ci furono i firmatari, tra cui gli esponenti più in vista della gauche francese, del manifesto pubblicato nel 1977 su Le Monde che chiedeva che fosse abbassata a dodici anni l’età minima per un consenso ritenuto giuridicamente valido: Louis Aragon, Roland Barthes, Simone de Beauvoir, Michel Foucault, André Glucksman, Felix Guattari, Jack Lang, Bernard Kouchner, Jean-Paul Sartre, Philippe Sollers. Un dodicenne quindi, che non è in grado di guidare un motorino, dovrebbe essere in grado di dare un consenso valido per qualcosa che può generare una gravidanza, o una malattia sessualmente trasmissibile, e dovrebbe essere in grado di gestire tutte le terrificanti ed enormi emozioni, anche distruttive, che la sessualità genera. Il Sessantotto ha anche cominciato il processo di dealfabetizzazione del mondo occidentale. Calavino (Trento) - Vecchie macine da mulino.
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“Orco che mangia i bambini”, nel “Parco dei mostri” di Bomarzo (Viterbo), ideato nel Cinquecento dall’architetto Pirro Ligorio (completò San Pietro dopo la morte di Michelangelo) su commissione del Principe Pier Francesco Orsini.
Il cervello del bambino e dei giovanissimi è normalmente molto assertivo. È molto facile convincerli e influenzarli. Per questo il loro consenso è giuridicamente irrilevante…
In termini più crudi si potrebbe parlare di “rincoglionimento”. È sufficiente non solo ascoltare, ma anche semplicemente guardare in faccia cantanti come Sfera Ebbasta, oppure tale Junior Cally, per renderci conto che noi, che siamo stati il popolo di Verdi e di Rossini, grazie al Sessantotto siamo diventati un popolo di deficienti. Il Sessantotto volle abolire il concetto stesso di educazione, considerato autoritario, e in molte scuole furono commessi abusi sessuali su bimbetti, proprio piccolini, come per esempio fece Daniel Cohn-Bendit, che faceva il maestro di asilo. E qui arriviamo a un punto che non sempre è stato messo a fuoco sul pedofilo, soprattutto sul pedofilo carino, quello con libri pubblicati dagli editori. Perché ci sia una “pedofilia di qualità” occorrono alcuni presupposti: 1) Il “vietato vietare”. Dove non c’è il Sessantotto, la pedofilia esiste, certo,
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ma è nascosta, si vergogna, non è manifesta. Chi è che abusa il bambino? Una mezzasega. Questa regola non conosce eccezione, è uno che se la fa nelle mutande alla sola idea d’incontrare da pari lo sguardo di un adulto; è uno che adora il “vietato vietare” perché, essendo una mezzasega, non ha capacità di autodisciplina e quindi spaccia la disciplina per arbitrio. 2) Il secondo punto è l’abbattimento dei padri: i padri devono essere allontanati. Quello che vuole mettere le mani sul bambino ha una capacità quasi sovrumana, che ha perfezionato negli anni rendendola addirittura raffinata, di identificare il bambino senza padre. Il padre semplicemente non c’è, se ne è andato per i fatti suoi a cercare nuove avventure, oppure è stato allontanato da una madre che lo ritiene inutile, oppure esiste ma non ha diritto di parola. Dove
non c’è il padre, dove non c’è il suo testosterone, dove non c’è la sua potenza, dove non c’è la sua forza fisica, il bambino è vulnerabile, sia perché il padre non lo difende, sia perché la sua assenza o svalutazione spinge il bambino verso una figura qualunque che gli dia l’illusione di accoglierlo. Quello che vuole mettere le mani sul bambino attaccherà la famiglia, farà tutto quello che può per distruggerla. Divorzio, aborto, femminismo, odio delle donne per gli uomini e, se possibile, viceversa, sono tutte sue battaglie. 3) Il terzo punto è la necessità che il bambino resti analfabeta, un piccolo schiavo manipolabile che poi quando crescerà magari metterà al mondo altri piccoli schiavi manipolabili: il capostipite degli orchi colti è Jean-Jacques Rousseau, che odiava l’educazione, che abusava di bimbe prostitute di nove anni, che ha scritto che odiava la scuola e odiava i libri.
Da: Piselli e farfalline... Son più belli i maschi o le bambine? di Vittoria Facchini - Fatatrac, 2018.
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Poi arrivano gli altri orchi eroici, Ronald Barthes e Cohn-Bendit, tutta gente che ha predicato contro il terribile arbitrio di insegnare il greco e il latino. La domanda è: com’è possibile che una civiltà abbia permesso a questi cialtroni di diventare maestri del pensiero? 4) La sessualizzazione precoce del bambino, che avviene mediante due canali paralleli: da un lato film, serie televisive, cartoni animati e soprattutto i video musicali, e dall’altro la scuola. Lezioni di “educazione sessuale” che contengono informazioni che sarebbero eccessive per la tenutaria di un bordello. Bambini di 10 anni devono essere bombardati da informazioni su sesso anale e fellatio, che trovano ripugnanti. Se si cerca di sottrarli a questo scempio, in Germania si rischia di perdere la patria potestà. 5) Ultimo, ma non ultimo: l’indifferenziato come ideologia di libertà, il decostruzionismo, negare la differenza tra uomo e donna serve a negare quella tra adulto e bambino. Spiega Joseph Nicolosi come il decostruzionismo, l’agenda gay, l’antispecismo, l’animalismo si intreccino e si sostengano reciprocamente. Michel Foucalt, omosessuale, fondatore del decostruzionismo, voleva addirittura decostruire la differenza fra la vita e la morte. In Tunisia ebbe rapporti con bimbi poveri e li contagiò di Aids. Qualche considerazione sui punti 2 e 4. Quando non c’è più un uomo, quando il padre è morto, o se ne è andato, o è stato mandato via, in una di queste disastrose evenienze, aumenta il livello di ansia dei figli, a volte cominciano gli attacchi di panico. Noi femmine il territorio non lo sappiamo difendere, non lo sappiamo difendere perché non è compito nostro, e quando il padre non c’è più i figli stanno svegli di notte, perché gli orchi esistono, non è vero che non esistono, non è vero che si fermano a parole. I pedofili hanno la capacità incredibile di localizzare il bambino che non ha un padre che lo difenda con tutta la sua ferocia. In effetti i
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Le persone pre-puberi o appena puberi, essendo immature, non sono fisiologicamente in grado di trarre un vero piacere dalle attività erotiche
grandi paladini della pedofilia, i firmatari del Manifesto a favore della pedofilia, citati sopra, hanno avuto come primo scopo l’abbattimento dell’autorità paterna, perché prima bisogna levare di torno il padre. Perché se non abbatti il padre, alle pudenda del bambino non ci arrivi. Prima occorre trasformare le donne in vittime e i maschi in carnefici, poi hai mano libera non solo sui bambini, ma su tutti. Dove la famiglia sia annientata, il potere dello Stato (maiuscolo, il nuovo Dio) è assoluto. Lo Stato decide che il tuo bimbo malato deve morire e che il tuo bimbo sano deve essere indottrinato in mostruose lezioni di cosiddetta educazione sessuale. Torniamo al branco di gentiluomini e gentildonne che hanno firmato il famoso Manifesto della pedofilia, tutti icone della sinistra. Sono “libertari”. Tutti quanti hanno dichiarato, chiarito e sottoscritto che deve esserci il consenso. Quindi chiariamo che l’abuso sessuale del bambino è ritenuto essere hard o soft a seconda che ci sia o non ci sia il “consenso”. In effetti poi si scopre che i paladini dell’abuso su minore soft, cioè con consenso, andavano nei bordelli per bambini nelle Filippine, in Tunisia e in Thailandia, dove il consenso è estorto a scudisciate. La distinzione è una burla. È sempre una burla. Come accidenti si fa a ottenere il consenso di una bambina a un rapporto sessuale doloroso - con un adulto, quando non con un vecchio? Perché a un/una tizio/a ancora privo di ormoni sessuali dovrebbe fregare qualcosa
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Gabriel Matzneff (nato il 12 agosto 1936) è «uno dei maggiori scrittori della letteratura francese contemporanea», secondo Giampiero Mughini (Huffpost, 25/05/2021). Vincitore di vari premi, nonostante i suoi libri non abbiano mai avuto successo tra il grande pubblico, ha sempre descritto e difeso apertamente e impunemente le sue attività pedofile e il turismo sessuale che praticava, finché Vanessa Springora ha pubblicato a sua volta un libro in cui racconta la relazione tra lei, allora quattordicenne, e Matzneff, cinquantenne. L’onda del #Metoo ha così travolto il pedofilo, che oggi non ha più una casa editrice disposta a pubblicarlo, salvo la nostra Liberilibri. Scrive ancora Mughini, della risposta alla Springora contenuta nel «bellissimo racconto lungo di Matzneff, Vanessavirus, che è stato pubblicato in Francia l’anno scorso in 200 copie, sottoscritte tutte a un prezzo speciale dagli amici di Matneff, quorum ego. [...] Quell’amore per lui è stato intenso, niente affatto un gioco. Un amore completo, e completo da tutt’e due le parti. Una relazione piena, matura. Altro che “un abuso sessuale” com’è scritto nell’articolo di qualche semianalfabeta che vedo riprodotto su Internet».
Orco in un’illustrazione di Gustave Doré
Anche il teorico della pedofilia è un orco, perché spinge altri a farlo abbattendo l’unica barriera che protegge il bambino: il senso di colpa
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di fare sesso? Il consenso si ottiene grazie all’imitazione. Il cervello umano, e in particolare quello dei bambini, è ricco di neuroni specchio. Noi impariamo tutto mediante imitazione. Un bambino impara tutto mediante imitazione: impara la lingua, come ci si muove nella società, impara a leggere e scrivere. Occorrono quindi programmi falsamente educativi che ipersessualizzano l’infanzia. La ipersessualizzazione ha due vantaggi: crea un’enorme insicurezza nel bambino, ed è su quella insicurezza che il pedofilo soft riesce a infilarsi, e permette che il pedofilo faccia profferte di atti folli che, però, essendo stati spiegati a scuola, sembrano normali. L’Unicef promuove i cosiddetti diritti del bambino. Insieme alla distruzione dell’autorità paterna e alle lezioni di cosiddetta educazione sessuale durante le quali si spiega che l’atto erotico è
assolutamente banale, come mangiare una merendina. Quando il bambino si troverà di fronte adulti con il pene fuori dalle braghe che vuole fare le stesse cose delle figurine del suo libro, saprà che non c’è niente di strano. Peter Newell, ex consulente dell’Unicef, compì abusi su minori e successivamente implementò la Convenzione dei diritti del bambino, sponsorizzando negli Stati membri l’idea di “autodeterminazione” dei piccoli che oggi ne permette la sessualizzazione precoce. Se i libri pornografici (ma “artistici”) che la Benetton, tramite il Comune di Fiumicino, ha fatto avere qualche mese fa a una scuola di bambini piccoli sono stati un errore di cui la Benetton si è scusata, libri pornografici di “educazione” sessuale girano per le scuole da parecchi anni. A tutti ricordiamo l’evangelica già citata macina al collo.
Da: Tutto quello che non hai mai osato chiedere di Zep, i.e. Philippe Chappuis! & Héléne Bruller – Mondadori, Milano 2006.
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«Educazione sessuale come pornografia» Francesca Romana Poleggi
«L’educazione sessuale può essere classificata come pornografia, in certi contesti», lo dice anche l’Unicef L’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, ha pubblicato alla fine della scorsa primavera un documento intitolato Digital Age Assurance Tools and Children’s Rights Online across the Globe (Strumenti di garanzia nell’era digitale e diritti dei bambini online in tutto il mondo), che ha destato un certo scalpore - ed è stato quindi ritirato e corretto - perché sosteneva che la pornografia non è poi così dannosa per i bambini. Siamo andati quindi a leggere il documento emendato che parla della pornografia a p. 35 e seguenti. L’Unicef spiega che «diversi tipi di rischi e danni sono stati collegati all’esposizione dei bambini alla pornografia». Alcune ricerche, infatti, associano l’accesso alla pornografia in giovane età a scarsa salute mentale, atteggiamenti sessisti, tendenza all’oggettivazione delle donne, tendenza all’aggressione sessuale e altri esiti negativi. E fin qui, va bene. Ma poi dice che alcuni bambini sembra siano danneggiati dall’esposizione ad alcuni tipi di pornografia, «ma lo studio dell’UE Kids Online del 2020 ha confrontato i risultati di un sondaggio fatto in 19 Paesi europei e ha scoperto che, nella maggior parte dei Paesi, la maggior
parte dei bambini che hanno visto immagini sessuali online non ne sono stati né turbati, né gratificati». Una tale affermazione si commenta da sé. Ma c’è dell’altro. L’Unicef tiene a spiegare che la visione di materiale pornografico è illegale per adulti e bambini in molti Paesi dell’Asia, Africa ed Europa Centrale (Paesi mussulmani), ma dove non lo è molti considerano opportuno introdurre una verifica obbligatoria dell’età per chi vuol vedere materiale pornografico. Sulla qualcosa dovremmo essere tutti perfettamente d’accordo. Invece, per l’Unicef la cosa pone una serie di problemi, in quanto il termine “pornografia” è inteso in modo molto differente dalle diverse giurisdizioni, e quindi le leggi sulla censura del porno e il controllo dell’età possono violare i diritti umani e ledere la privacy. Quanto alla privacy, gli strumenti per controllare l’età degli internauti che si stanno - lentamente - implementando in diversi Paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Germania e Australia, incontrano molti ostacoli a livello legislativo e politico. Del resto, già nel 2017, l’allora Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e protezione del diritto di libertà di opinione e di espressione, David Kaye, si era detto preoccupato che le disposizioni sulla verifica dell’età dei naviganti del web possano
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dare ai governi l’accesso a informazioni private sulle abitudini dei cittadini. Sembra poi che per l’Unicef tali cautele siano praticamente inutili, perché possono servire a impedire l’accesso alla pornografia commerciale, sui siti a pagamento, ma non a quella che gira comunque libera e senza controllo tramite, principalmente, i social media e le App di messaggistica. Quanto ai diritti umani, dice l’Unicef, i limiti alla pornografia potrebbero comportare la criminalizzazione dei contenuti Lgbtqi+ e dei programmi di educazione sessuale, che secondo loro è diventata un “diritto umano” (notare come evolvono i “diritti umani” per questi maître à penser: il diritto alla vita non conta più; ma il “diritto all’educazione sessuale”, quello sì, è un diritto inviolabile dell’uomo!): «L’educazione sessuale, comprensiva delle risorse per l’educazione Lgbtq, può essere classificata come pornografia in alcuni contesti». E quindi sarebbe necessaria un’estrema attenzione per evitare di escludere i minori da informazioni sul sesso e sulla salute riproduttiva online. È perciò chiaro e lampante ciò che andiamo denunciando da anni: il confine tra educazione sessuale e porno può essere molto sfumato. Ne sanno bene qualcosa quei genitori che si sono trovati a fronteggiare certi progetti implementati nelle scuole dei figli. Sappiamo fin troppo bene come “l’educazione” sessuale viene intesa dal mainstream: la chiamano Cse, Comprehensive Sexual Education, cioè Educazione sessuale completa, o globale, Antonio Morra, creatore del blog “Noi siamo la rivoluzione”, ha scritto Pornotossina, e Pornolescenza, che trattano l’argomento della pornodipendenza. È esperto di marketing e comunicazione. Ha vissuto egli stesso per 10 anni l’esperienza della dipendenza dal porno e ha impiegato due anni per liberarsene. Ora offre sostegno e recupero a chi vuole uscirne. Ci ha detto che il porno (che è spesso violento ed estremo)
e promuove in modo plateale la sessualizzazione precoce dei bambini, lede la dignità e la salute psico-fisica dei minori (e li rende facili prede degli orchi). Tra i numerosi - purtroppo - esempi possibili, potete leggerne un paio a p. 6 e 7. Un altro è riportato dal New York Post di qualche settimana fa: è stato proposto un disegno di legge nello Stato di New York dalla senatrice Samra
nei bambini produce grossi traumi. Oltre al rischio di sviluppare una forte abitudine, o addirittura una dipendenza, i ragazzi sono portati alla svalutazione del matrimonio e ogni relazione responsabile e a sposare la pratica dell’hook-up, cioè del “rimorchio” di perfetti sconosciuti al fine di fare sesso senza creare alcun legame: «Servono programmi di prevenzione per genitori che devono essere edotti su come usare il parental control e sicuramente bisogna trovare modi efficaci per verificare l’età degli utenti online».
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È un dato di fatto: si spaccia per “educazione sessuale” materiale che può essere considerato pornografico. In questo articolo si parla di casi americani. Ma il nostro dossier raccoglie centinaia di esempi italiani: l’ideologia che sottende questa minaccia all’innocenza dei nostri bambini pervade la politica e le istituzioni nazionali e internazionali.
Brouk: in ossequio agli standard di “educazione sessuale completa” del Sexuality Information and Education Council degli Stati Uniti (Siecus), per «prevenire violenza e bullismo», ai bambini di 5 anni bisogna insegnare che cos’è l’identità di genere [cioè che essere maschi o femmine è irrilevante, ndR], ai bambini di 8 anni che esistono farmaci che bloccano la pubertà, a 11 anni bisogna insegnare il sesso vaginale, orale e anale, e l’uso di preservativi e altri metodi contraccettivi. Si legge nella proposta che «l’educazione sessuale dovrebbe evitare approcci “cisnormativi” ed “eteronormativi” [cioè non bisogna parlare
di maschi e femmine naturalmente attratti gli uni verso le altre al fine di generare, ndR], ma deve mirare a rafforzare la capacità dei giovani di sfidare gli stereotipi dannosi ed essere inclusiva di un’ampia gamma di punti di vista e popolazioni senza stigmatizzare alcun gruppo». Inutile dire che i minori, nel prendere le loro decisioni in caso di gravidanza o di “cambiamento di sesso”, devono essere liberi di non consultare i genitori. È ovvio che i giovani formati a certe “scuole” saranno più facilmente attratti dalla pornografia. E infatti ne fruiscono sempre di più, giovani sempre più giovani. Questo è anche causa dell’incremento della violenza sessuale nelle scuole, tra gli studenti. Perché la pornografia insegna ai ragazzi che le donne vogliono che “tutto” sia fatto loro, anche quando dicono «No». Il porno impedisce a ragazzi e uomini di integrare l’empatia nella loro sessualità. Smettono di vedere le donne come esseri umani. I ragazzi abbandonano lo sport, inventando scuse per non passare il tempo in famiglia e con gli amici,
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stanno svegli tutta la notte. Inevitabile un calo del rendimento scolastico: il porno succhia via la vita. Il porno è corrosivo delle relazioni. Il porno è male, fa male, e può fare molto male. I ragazzini che crescono in una società ipersessualizzata hanno meno possibilità di avere amicizie sane, fidanzamenti e matrimoni duraturi. La concupiscenza da sempre spinge gli esseri umani all’uso del corpo proprio e altrui al solo scopo di trarne piacere orgasmico. Fino a qualche decennio fa, però, certe cose si facevano e si guardavano di nascosto: un po’ di sano senso di colpa aiutava a darsi una calmata e magari a capire che il piacere sessuale fine a se stesso è effimero e - alla lunga - non soddisfa affatto. Dalla “liberazione sessuale” in poi, e soprattutto da quando «non c’è più religione» - come diceva mia nonna - il sesso è diventato un idolo al quale sacrificare la dignità propria e altrui e persino l’autenticità dei rapporti umani e dei sentimenti. L’“educazione sessuale completa” fa da apripista a questa concezione disumanizzata del sesso e all’oggettivizzazione del corpo umano. Dobbiamo quindi vigilare, smascherare e combattere la serpeggiante mentalità “progressista” tesa a sdoganare il “diritto al sesso”, il porno, la prostituzione e ogni perversione, in nome della “libertà” e dell’auto-determinazione. L’“educazione sessuale completa” è figlia di quella pseudo-cultura che ha demolito a poco a poco il “comune senso del pudore” e ha imbevuto di riferimenti sessuali espliciti la Tv, il cinema, i giornali: persino i cartoni animati e gli spettacoli per bambini. Siamo inermi dinanzi alla “pornografia soft” cui siamo esposti fin da piccoli, da decenni. Con una sorta di lavaggio del cervello abbiamo acquisito - e i nostri bambini acquisiscono - nella sfera della “normalità” malizia e nudità, che preparano il terreno al culto del dio sesso e quindi a rapporti sessuali precoci, alla fame di trasgressione. E chi non si ferma in tempo cade facilmente preda delle perversioni. Perversioni che ormai da tempo l’ideologia gender si adopera a sdoganare e a normalizzare. Scopo finale? La distruzione totale della dignità dell’essere umano. Non possiamo permettere all’industria del sesso di crescere i nostri figli. Anche a costo di essere additati al pubblico ludibrio come “bacchettoni”,
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“integralisti” o sessuofobici. Proteggere l’innocenza è una lotta impari dei genitori e degli educatori di buona volontà contro tv, telefonini e tablet e spesso, purtroppo, la scuola non aiuta, anzi, rema contro. Il dialogo, la testimonianza e l’esempio in casa sono il miglior firewall che si possa realizzare per i dispositivi elettronici dei figli. Non bisogna mai stancarsi di parlare con i bambini e i ragazzi. E parlando con loro ci si rende conto che i giovani sanno che questa pseudo-cultura è tossica per loro, per i loro amici, per le loro relazioni e per la possibilità di realizzarsi nella vita. I ragazzi desiderano amore autentico e relazioni sane. Sono interessati al significato, allo scopo e all’etica delle relazioni intime. Bisogna aiutarli, educarli (da e-ducere, tirare fuori) a elaborare i sani, buoni sentimenti che la natura ha messo nel loro intimo, accanto all’istinto animale. L’essere umano, in quanto tale, sa di poter dominare e controllare l’istinto: è questa la sua vera libertà, che gli conferisce somma dignità.
Sul sito italiano dell’Unicef appare questo disclaimer: «Comprendiamo che il linguaggio utilizzato possa aver condotto a un’interpretazione errata e abbiamo preso provvedimenti per chiarire il significato in una versione aggiornata del documento, che è già stato ritirato dal sito dell’UNICEF». Non ci sembra una questione di interpretazione. Comunque il documento emendato on line non si trova più.
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Violenze sessuali tra minorenni Elisabetta De Luca
Il facile accesso alla pornografia online sta alimentando casi di molestie sessuali nelle scuole I minori fruiscono di pornografia in modo indiretto e diretto. L’accesso diretto al porno tramite telefonini e tablet è sempre più facile e alla portata di tutti. Tanto più aumenta il numero di minori che consumano pornografia, tanto più aumentano i casi di violenza sessuale tra gli stessi minori, anche nelle scuole. E ciò non sorprende affatto, se pensiamo al torbido sfrecciare di una vera e propria macchina del sesso sempre più feroce, violenta e distruttiva, infinitamente ostile al mondo e alla morale cristiani, come se sdoganare certi comportamenti esplicitamente spinti si fosse trasformato da tabù in obbligo, da assurdità a necessità. Il sesso è ovunque, dappertutto e intorno a noi: non risparmia la scuola, lo spettacolo, l’intrattenimento, i film, la musica e gli spot pubblicitari. Ogni aspetto della nostra quotidianità è scandito da richiami e riferimenti più o meno sessualmente espliciti che non risparmiano nessuno, bambini compresi. È generalmente considerato un atteggiamento progressista introdurre alle attitudini sessuali sin dalla più tenera età, come se sin dai primissimi anni scolastici sia necessario e persino giusto iniziare i più piccoli alle pratiche sessuali, ritenendolo così utile da diventare persino un insegnamento imprescindibile, salutare, un vero e proprio segno di civiltà, una preziosa conquista sociale del nuovo secolo. È in corso un preciso piano di distruzione
dell’integrità morale e sociale delle nuove generazioni, come se confonderli e deviarli fosse ormai divenuto un atto di ordinaria amministrazione. Non sembrano esserci più freni, né inibizioni nell’insegnamento delle nuovissime e più disparate teorie gender e dell’innovativo alfabeto Lgbtqi+, che neutralizza e annienta qualunque identità in nome di un distruttivo e patetico crogiolo. L’ultima e geniale trovata sembra essere un dispositivo dalla forma fallica da montare sulle mutandine delle bambine (piccole) per far provare loro l’ebbrezza di possedere un pene. È un’atrocità che si consuma lentamente, nel silenzio e nella tacita approvazione di un mondo che non riesce a ribellarsi e che ritiene un segno di civiltà e progresso sdoganare terapie ormonali e di transizione sessuale nonostante non si sia nemmeno ancora raggiunta la pubertà. Un mondo che normalizza l’anormale, il sesso promiscuo con uomini, donne, oggetti, animali, finanche la pedofilia. Un mondo che ritiene che evoluzione significhi vestirsi allo stesso modo, nullificando le differenze biologiche e naturali che - ci piaccia o no - intercorrono tra i due sessi. Un mondo che ritiene una forma di progresso instillare confusione alle menti più fragili durante l’infanzia e l’adolescenza, facendo germinare errori spesso irreversibili e senza ritorno. Un mondo che insegna cosa sia il sesso alle scuole elementari, che scorge bellezza nella pornografia e che non ha più bisogno del valore della castità. Un mondo che confonde la blasfemia con la lungimiranza, il buonsenso con la chiusura, la follia con il progresso. Un mondo che ha cercato di lottare per distinguersi ma che non ha fatto altro che rendere tutti troppo uguali e irrecuperabilmente mediocri.
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Legalizzare il sesso con minori Manuela Antonacci
Women’s Caucus: una rosa di associazioni chiedono la depenalizzazione del sesso con i minori e della prostituzione Nel 2020, in occasione del venticinquesimo anniversario della IV Conferenza mondiale sulle donne, 200 Ong hanno firmato una dichiarazione definita “femminista” (che, come vedremo tra poco, di femminista ha ben poco) che chiede l’abolizione delle leggi che vietano il sesso con o tra adolescenti, e anche la depenalizzazione totale della prostituzione. L’iniziativa è partita dalla Women’s Caucus, un comitato di deputati e senatori statunitensi, in prevalenza democratici, insieme a circa 200 organizzazioni sedicenti femministe, network e collettivi che promuovono l’uguaglianza di genere e opera a margine delle Nazioni Unite. La Women’s Caucus (che è sponsorizzata tra gli altri anche da Bill Gates), si avvale anche di un sostegno non da poco, quello dell’International Women’s Health Commission (Iwhc) sul cui sito web è ospitata l’incredibile dichiarazione in questione e che si gloria, nel suo ultimo report finanziario, di citare tra i suoi donatori più importanti,
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L’Ilga (International lesbian, gay, bisexual, trans and intersex association), la più grande rete globale Lgbtqia (...), ha aderito alla dichiarazione della Women’s Caucus (che chiede di abbassare l’età del consenso sessuale per le/i minori). Premesso - a margine - che Ilga ha recentemente anche chiesto l’espulsione dalla rete di Arcilesbica per le sue posizioni “gender critical”, in Italia l’età per il consenso è già molto bassa: 14 anni. Nel Regno unito è 16; negli Usa, con qualche differenza tra i vari Stati federati, è prevalentemente 18 anni. Il documento internazionale pubblicato anche da Ilga propone - al punto 14 - di «eliminare tutte le leggi che puniscono o criminalizzano le relazioni omosessuali, l’affermazione di genere […] o che limitano l’esercizio dell’autonomia del corpo, incluse le leggi che limitano il consenso legale degli adolescenti». Alcuni esponenti dell’Ilga hanno rilasciato alla stampa dichiarazioni di smentita. Ma non ci risulta sia stata pubblicata una presa di posizione ufficiale rispetto al contenuto dell’art. 14 summenzionato, che è ancora presente sul suo sito nel momento in cui andiamo in stampa. Solo alcune associazioni Lgb (cioè critiche nei confronti dei “T” cioè dei trans) e le associazioni femministe si sono dissociate da questa proposta. «Mai, in nessun luogo al mondo, nessun gruppo o associazione femminista ha iscritto nelle proprie agende politiche la richiesta di abbassare l’età del consenso sessuale dei minori. Questa richiesta può piacere ai predatori sessuali, non alle femministe. L’abbassamento dell’età del consenso sessuale dei minori non può essere quindi definito un obiettivo femminista e ascritto alle femministe. Obiettivo femminista, semmai - sempre più urgente - è proteggere i corpi delle bambine e dei bambini che le donne hanno messo al mondo da abusi sessuali, farmacologici e chirurgici e dall’indottrinamento pressante da parte dei transattivisti queer che in tutto il mondo occidentale chiedono di poter entrare nelle scuole, e sempre più spesso ci entrano già comodamente, Italia compresa, per svolgere il loro lavoro di propaganda confusiva sull’identità di genere, sull’utero in affitto ecc.», scrive Marina Terragni sul portale Radfem. E chiede alle tante organizzazioni italiane che fanno parte dell’Ilga (tra cui Arcigay, Agedo, Rete Lenford, Circolo Mario Mieli, Famiglie Arcobaleno, Omphalos) di chiarire se condividono questo obiettivo o invece ne prendono le distanze.
niente meno che la Open Society Foundation, di George Soros, che avrebbe versato, tra il 2018 e il 2019, ben 100.000 dollari e che, per non farsi mancare niente, finanzia anche diverse organizzazioni che vogliono la depenalizzazione completa del porno e la sostituzione dei diritti basati sul sesso, con quelli basati sull’identità di genere. Nel caso specifico del documento in questione, si chiede una riduzione del limite legale per i rapporti sessuali con i minorenni. Non solo, alla faccia della dichiarazione “femminista”, per quanto riguarda violenze come le mutilazioni genitali femminili e la violenza domestica e sessuale per mano del partner, si chiede di «sostituire le leggi punitive con interventi sociali completi». E c’è davvero poco da meravigliarsi, se si
pensa che, ormai, con la scusa del “love is love”, ogni male e perversione vengono giustificati, nel solco di un melenso sentimentalismo di facciata che sta gradualmente portando, o vorrebbe portare, la società verso la china della depenalizzazione della pedofilia. Una vera e propria fissa, quella dell’abbassamento del limite legale dell’età per i rapporti coi minori, che i radicali, in tutto il mondo, perseguono, in ogni modo e con ogni mezzo. In particolare, come ben sappiamo, anche attraverso la diffusione di corsi di pseudo-educazione sessuale (pensiamo agli Standard per l’Educazione Sessuale in Europa, dell’Oms) che vorrebbero abituare i più piccoli a considerare, certi approcci, “normali”. Sotto la bandiera della libertà, dell’emancipazione e dei diritti si fornisce di fatto carne fresca ai pedofili.
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L’abbassamento dei limiti di età per il consenso e in genere per la maggiore età è a torto considerato da alcuni una “conquista”, una sorta di emancipazione per i giovani. In realtà le norme che sanciscono l’“incapacità di agire” dei minorenni sono norme poste a tutela degli stessi: se il loro consenso non ha valore legale, i minori più difficilmente possono essere raggirati, più difficilmente personaggi senza scrupoli possono approfittarsi della loro oggettiva e naturale inesperienza nelle questioni della vita.
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Se “love is love”, anche l’incesto “is love” Giuliano Guzzo
Sono sempre più frequenti le questioni relative all’incesto, che dipingono i rapporti sessuali tra consanguinei con un occhio fondamentalmente benevolo. Film, casi di cronaca, questioni di diritto... con un lento lavorio puntano allo sdoganamento dell’incesto. Del resto, dal 1 gennaio 2013 è entrata in vigore qui in Italia la legge 219 del 10 dicembre 2012 che ha eliminato le residue distinzioni tra figli legittimi e figli naturali e, affermando il principio dell’unicità dello status giuridico dei figli, ha consentito anche il riconoscimento dei figli incestuosi. Nell’interesse del minore, per carità... Correva l’anno 2007 quando su Time Magazine comparve una domanda spiazzante: «Bisognerebbe legalizzare l’incesto?». Molti, c’è da immaginare, allora avranno pensato a una provocazione, ma in questo strano 2021 ci ha pensato la cronaca a gettare sotto una nuova luce, rivestendola di profezia, quella domanda. Sì, perché non molto tempo addietro il New York Post ha riportato un fatto sconvolgente: il caso di un padre intenzionato a sposare il figlio, tanto da formulare una richiesta - presentata in modo ufficiale in data 1 aprile - per far dichiarare «incostituzionali» le vigenti leggi
sull’incesto del suo Stato. «Attraverso il legame duraturo del matrimonio, due persone, qualunque sia la relazione che potrebbero altrimenti avere tra loro, possono trovare un maggiore livello di espressione, intimità e spiritualità», è l’argomento portato dal ricorrente che, da quanto è dato capire, vorrebbe convolare a nozze con un figlio adulto. Ora, essendo la fonte della notizia un giornale serio e con oltre 120 anni di storia, c’è da temere che sia tutto vero. Anche perché l’argomento dell’aspirante sposo - che definisce il tutto una mera questione di «autonomia
Un padre vuole sposare suo figlio: è una mera questione di «autonomia individuale». È coerente con la cultura dominante secondo cui tutto ciò che è materialmente possibile, è anche bene sia riconosciuto come legale
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individuale» - suona terribilmente coerente con la cultura dominante e col tormentone dei “nuovi diritti”, secondo cui tutto ciò che è materialmente possibile, è anche bene sia riconosciuto come legale. Che esito avrà quindi questa causa? Al momento non è dato saperlo. Quel che però colpisce è che simili situazioni parrebbero meno rare di quanto si pensi. Sylvia Law, docente universitaria di diritto, ha in proposito evidenziato al New York Post che «sono noti», infatti, casi di genitori che, separati dai figli quando questi ultimi erano piccolissimi, li ritrovano dopo decenni con la possibilità che nascano «relazioni romantiche». La richiesta di legalizzare l’incesto, dunque, non sarebbe più una cosa così lunare, e presto potremmo vederla apertamente formulata non solo negli Stati Uniti, ma un po’ in tutto l’Occidente. Se ciò avvenisse, non sarebbe che una nuova, drammatica tappa di quella che Gilbert Keith Chesterton aveva definito la «lunga marcia della distruzione intellettuale» e che, a ben vedere, in questo caso è anche distruzione della famiglia e, evidentemente, dei diritti di un bambino a crescere con padre e madre. D’accordo, ma come si è arrivati a questo punto? Uno spunto di straordinaria lucidità, per provare a rispondere a tale quesito, lo aveva dato il compianto Mario Palmaro (1968–2014), il grande bioeticista pro-life italiano, allorquando ebbe a evidenziare: «Se siamo arrivati a un passo dall’incesto come diritto, ciò si deve a un errore originario: la tendenza a combattere il progressismo e il relativismo semplicemente seguendolo con qualche mese o qualche anno di ritardo». «Si sceglie cioè di cedere qualche cosa, di mediare, di difendere la verità solo in parte», aggiungeva Palmaro, «sperando di vincere sul piano politico. Il risultato è che, dopo quarant’anni, la cultura della morte e del nichilismo ha vinto tutte le sue battaglie». Che dire? Purtroppo il ragionamento non fa una grinza. Questo significa che, se vogliamo fermare l’incesto come nuova frontiera dei “nuovi diritti”, quale rischia di delinearsi all’orizzonte, non possiamo permetterci il lusso di denunciarne solamente l’inaccettabilità. Dobbiamo cioè spingerci oltre,
Ci sono decine e decine di film volti a sdoganare l’incesto. The Dreamers, del 2003, è un film d’autore, di Bernardo Bertolucci, che descrive il menage a trois di un fratello, una sorella e un amico comune, sullo sfondo delle contestazioni sessantottine di Parigi e con una sorta di benedizione dei genitori.
e soprattutto, tornare prima che sia troppo tardi a riaffermare tutti quei diritti che, negli ultimi decenni, abbiamo lasciato che fossero messi tra parentesi; primi fra tutti il diritto alla vita di ogni nascituro e quello, sempre legato ai bambini, di poter avere un padre e una madre e, conseguentemente, di essere protetti da forme di sessualizzazione precoce o devianza di qualsivoglia natura. Va insomma riscoperto l’ordine morale attraverso una nuova valorizzazione della famiglia, «cellula fondamentale di una società» che, nella misura in cui la mette fra parentesi, inevitabilmente finisce con l’ammalarsi. Altrimenti, e dispiace apparire così pessimisti, davvero lo sdoganamento dell’incesto sarà solo una questione di tempo.
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I pro life e i vaccini Tommaso Scandroglio
Un appello all’unità, nonostante su certe questioni ci siano prese di posizione molto diverse Ci risiamo. Ennesimo scontro all’interno del mondo pro life al calor bianco. Questa volta il pomo della discordia sono i vaccini “contro” il Covid-19. Da una parte c’è la fazione contraria all’uso dei vaccini provenienti da feti abortiti perché mancano le circostanze legittimanti. Dall’altra abbiamo la fazione favorevole al loro uso perché tali circostanze sono presenti. Le scomuniche spesso sono incrociate. I primi tacciano i secondi di essere cripto-abortisti, di fare il gioco del nemico, di non aver compreso che l’aborto è un malum in se, con cui è vietata qualsiasi forma di collaborazione, di sollevare questioni di lana caprina sulla pelle dei bambini. I secondi li accusano di non comprendere un’acca di morale, di essere ideologi alla rovescia, di ragionare più di pancia che con la testa, di non essere fedeli al Magistero, di essere colpevoli di moltissimi morti per Covid. Una realtà relativamente piccola come quella dei pro-life è dunque capace di grandi conflitti interiori. È «l’aiuola
che ci fa tanto feroci», per dirla con Dante. C’è da ritenere, con fondata ragionevolezza, che il peggior cancro in seno alla galassia italiana dei pro-life e pro-family sia la divisione. È ormai da decenni che il virus della mormorazione, dello scontro privato o pubblico, dall’alterco spinto quasi all’insulto è diventato pandemico ed è stato la causa di sdegnate scissioni, di orgogliose prese di distanza, di porte sbattute in faccia verso coloro i quali, un minuto prima, erano stati amici con cui si son fatti insieme convegni, libri e marce. Spesso, spessissimo poi tutto questo accade per questioni bagatellari (non è il caso dei vaccini). Veri e propri litigi da cortile, pettegolezzi però stillanti veleno. Infatti il discrimen, ogni volta, non è tanto la vexata quaestio di turno: oggi tocca ai vaccini, ieri è toccato alla Marcia per la vita, o alla campagna Uno di noi. Il nervo scoperto non è mai l’oggetto della controversia, ma i soggetti
Una realtà relativamente piccola come quella dei pro life è capace di grandi conflitti interiori. È «l’aiuola che ci fa tanto feroci», per dirla con Dante
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coinvolti nella controversia. Il punto è la superbia. Sempre più spesso manca l’umiltà di ascoltare veramente l’altro e, anche quando l’interlocutore rimanesse nelle sue posizioni, difetta la capacità di superare questa differenza di vedute al fine di conservare i rapporti di amicizia, o di stima, o comunque di buon vicinato, indispensabili per trovarsi nuovamente uniti su altre battaglie. Questo accade perché si vuole dimostrare in ogni modo e con ogni mezzo che si ha ragione e l’altro torto. Ma anche Nostro Signore non è sempre “riuscito” a convincere gli altri. In realtà si vuole difendere la propria persona, non la propria tesi. Sentirsi dire che si ha torto configura sempre un gravissimo atto di lesa maestà, intollerabile, imperdonabile, urticante, degno solo di scomunica, perché tutti noi, ai nostri occhi, siamo sempre migliori degli altri, anzi siamo i migliori. Il giudizio critico sulle idee viene non di rado percepito come giudizio critico sull’intera persona. E così la controversia che verte sui principi o sulle strategie, da un piano oggettivo trascende sul piano soggettivo. Se sul primo piano non bisogna fare sconti - non dobbiamo di certo mentire per compiacere l’altro -, sul secondo piano occorre sempre ricordarsi che val più la carità di qualsiasi altra cosa. Principio ben noto: cercare la verità, ma nella carità. E tutto questo presenta un conto anche sul piano operativo: è il personalismo esasperato a mietere insuccessi uno dietro l’altro nelle campagne pro-life. E intanto il Diavolo, che letteralmente vuol dire «divisore», se la ride. Cosa fare per evitare questa guerra fratricida, per evitare così tante vittime del fuoco amico? Per chi si occupa di certe tematiche in modo pubblico - social compresi -, se è possibile, bisognerebbe trattare dei temi caldi senza fare nomi e cognomi e bandendo sberleffi e toni intrisi di acida ironia. Se non fosse possibile omettere nomi e cognomi, citare la persona che ha detto e fatto qualcosa da noi non condiviso, ma, subito dopo aver fatto ciò, che le nostre parole riguardino sempre il tema oggetto della controversia e null’altro. Per tutti e sempre: evidenziare anche gli aspetti positivi della tesi che si avversa e ancor
Il nervo scoperto non è mai l’oggetto della controversia, ma i soggetti coinvolti nella controversia. Il punto è la superbia prima, se possibile, tacere. Sì, tacere. Quando si nota che il nostro interlocutore ormai si è arroccato su una posizione inamovibile, quando gli animi si accendono oltre il dovuto, quando si percepiscono i primi scricchiolii che potrebbero mandare in frantumi un rapporto di amicizia e stima, tacere o cambiare discorso. Infine prediligere una prospettiva di ampio respiro. Se il nostro punto di osservazione diventerà l’eternità che ci aspetta e la gloria infinita di Dio, oppure - ma è dire la stessa cosa seppur a rovescio - l’abisso nel nostro peccato e l’infima consistenza del nostro essere, tutto riacquisterà la sua dimensione reale. Per grazia di Dio siamo chiamati a volare alto, più in alto della minutaglia polemica che spesso avvelena i nostri cuori. Allora sta a noi scegliere: aquile o polli da cortile?
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Vaccini etici e non Paolo Gulisano
Una riflessione sui vaccini per Covid e le linee cellulari provenienti da feti abortiti con il noto scrittore, che è anche medico immunologo In occasione dell’epidemia di Covid-19 stiamo assistendo a un ulteriore dibattito: quello sulla liceità morale dei vaccini. In effetti, si tratta di un dibattito limitato al mondo cattolico, e forse a una parte di esso. Per quanto riguarda la maggioranza, non ci si pone nessun tipo di problema. Basta guardare i media ufficiali della Conferenza Episcopale Italiana, il quotidiano Avvenire e TV2000, per rendersi conto che il vaccino è «luce e speranza» (riprendendo le parole pronunciate a Natale da papa Francesco), è la soluzione al problema della pandemia, è ciò che potrà farci ritornare alla vita di prima, e tutti gli altri luoghi comuni che vengono ossessivamente ripetuti dal pensiero mainstream. Eppure le questioni etiche in gioco non sono indifferenti: si tratta dell’utilizzo di cellule umane ottenute da feti abortiti. E questo riguarda tutti i vaccini attualmente utilizzati. Dato che su questo aspetto molte volte si sono lette informazioni discordanti e anche approssi-
La produzione di vaccini a partire da cellule umane non è affatto una scelta obbligata. Anzi
mative, andiamo ad analizzarli nello specifico. I vaccini a vettori virali, AstraZeneca, Johnson & Johnson e Sputnik V sono stati prodotti utilizzando linee cellulari fetali. Queste cellule sono utilizzate nello sviluppo, nella progettazione, nella produzione e nella successiva sperimentazione dei vaccini. I vaccini stessi contengono inoltre dei cosiddetti “detriti” cellulari fetali. I vaccini a mRNA, ovvero RNA messaggero, Pfizer e Moderna, utilizzano linee cellulari fetali per la progettazione e lo sviluppo di vaccini e per i successivi test sui lotti, definiti batch testing. Non usano le linee cellulari di bambini abortiti per la produzione cellulare dei vaccini, tuttavia anche se non sono i sottoprodotti diretti delle cellule fetali, la produzione include la modifica della proteina Spike, la codifica sequenziale dei frammenti di RNA messaggero, l’espressione di pseudovirus e la neutralizzazione. Ebbene, tutti questi passaggi necessari per arrivare alla realizzazione del vaccino hanno utilizzato cellule fetali abortite. L’eventuale produzione del vaccino stesso comporta la replicazione della sequenza di RNA messaggero e il suo incapsulamento in determinati lipidi. Se è vero che il passaggio finale non utilizza linee cellulari fetali, ogni passo fino a quest’ultimo punto lo ha fatto. I vaccini come quelli di Pfizer e Moderna dipendono quindi fortemente dalle linee cellulari fetali. Si noti che l’obiezione a questi vaccini non
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è che siano prodotti concreti derivati da cellule fetali. L’uso diretto del tessuto umano non è di per sé discutibile, basti pensare alla donazione di organi. L’obiezione è all’uso sistematico dei corpi e dei tessuti di persone innocenti che sono state uccise. Moralmente non c’è differenza tra tutti i vaccini sopra menzionati: sono tutti ugualmente cattivi. C’è inoltre un aspetto di tipo medico-scientifico che non è stato preso in considerazione tra coloro che si sono fatti paladini della liceità morale di queste vaccinazioni: la produzione di vaccini a partire da cellule umane non è affatto una scelta obbligata. Anzi. Esistono in commercio decine di vaccini contro numerose malattie, ma solo due sono stati realizzati utilizzando linee cellulari da essere umani abortiti: il vaccino anti Epatite A, che peraltro non è obbligatorio per nessuno e si effettua solo per soggetti a rischio di contrarre questa malat-
Sono in via di realizzazione alcuni vaccini, anche di importanti multinazionali, che utilizzano tecniche tradizionali eticamente compatibili. Ma sinora la fretta, a causa dell’emergenza, ha giustificato la gigantesca sperimentazione di massa con i mezzi più… economici
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tia a seguito di viaggi in zone endemiche o per particolari stili di vita (esiste una trasmissione sessuale oltre che per via alimentare), e il vaccino quadrivalente Morbillo-Parotite-Rosolia-Varicella, che in Italia è obbligatorio per i bambini e viene effettuato poco dopo l’anno di età. Questi sono i vaccini ottenuti con utilizzo di cellule umane. Tutti gli altri vengono preparati su altre colture. Perché questa scelta delle cellule umane? Per questioni di vantaggi economici. Pochissime voci si sono levate negli anni scorsi, quando questi due vaccini sono stati realizzati, per protestare contro questa scelta che non era assolutamente obbligata. Voci provenienti soprattutto dagli Stati Uniti, dove esiste una parte non irrilevante dell’episcopato e una parte ancora maggiore del laicato molto sensibile a questi temi. Quanti genitori - cattolici e non -, in Italia, sanno, quando portano i loro bambini a fare la vaccinazione anti MPRV, che quel vaccino (che, tra parentesi, è uno di quelli che dà più reazioni) è stato ottenuto con cellule di esseri umani abortiti? E quanti sanno che anche in questo caso esiste una soluzione alternativa, pur nel rispetto dell’obbligo vaccinale? I genitori infatti potrebbero richiedere che venga effettuata una vaccinazione anti Morbillo-Parotite-Rosolia e disgiuntamente una vaccinazione anti Varicella. Una scelta possibile. Poche voci, soffocate dal pensiero unico ufficiale, hanno cercato di far conoscere questa realtà. Cos’hanno da dire in merito i fautori della liceità di questo tipo di vaccinazioni, non solo anti Covid? Le tecniche che utilizzano cellule umane non sono assolutamente una scelta obbligata. Lo dimostra tutta la storia della vaccinologia, e lo dimostra che sono in via di realizzazione alcuni vaccini, anche di importanti multinazionali che utilizzano tecniche tradizionali eticamente compatibili. Ma i vaccini che sono stati finora autorizzati sono tutti prodotti con cellule umane. Non si poteva aspettare? Certamente sì. Ma la motivazione per accettare l’inaccettabile è stata l’emergenza. Il mantra «solo il vaccino ci può salvare» è stato ossessivamente ripetuto, fino a diventare “a qualsiasi costo”. Facendo in fretta, proce-
dendo con una gigantesca sperimentazione di massa, senza aspettare qualche mese in più per avere vaccini più efficaci, più sicuri e senza utilizzo di cellule provenienti da feti abortiti. Inoltre, è ormai iniziata, vista la produzione di centinaia di milioni di dosi di vaccini per il Covid, una vera e propria caccia a nuove linee cellulari fetali. L’assenza di obiezioni e opposizioni consentirebbe a questa “industria” di continuare ad agire in modo incontrollato e incontrastato, con nuove linee cellulari prese da bambini abortiti. Occorre dunque che gli esponenti della cultura della Vita facciano pressione sulle autorità politiche e sui sistemi sanitari per rendere disponibili vaccini etici, facendo ricorso, se necessario, all’obiezione di coscienza per i vaccini derivati dall’aborto (ovvero rifiutare queste vaccinazioni), opponendosi con ogni mezzo ai vaccini derivati dall’aborto.
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In cineteca
Segnaliamo in questa pagina film che trasmettono almeno in parte messaggi valoriali positivi e stimolano il senso critico rispetto ai disvalori che vanno di moda. Questo non implica l’approvazione o la promozione globale da parte di Pro Vita & Famiglia di tutti i film recensiti.
Dracula Untold Produzione: Stati Uniti Anno: 2014 Durata: 92’ Genere: Fantasy Regia: Gary Shore Nel XV secolo, Vlad Drăculea, principe di Valacchia e Transilvania, soldato d’elite, chiamato “Vlad l’Impalatore, Figlio del Drago”, dopo aver massacrato migliaia di persone si converte e abbandona il suo passato. Ora governa in pace con sua moglie e suo figlio. Durante un’esplorazione viene attaccato da una creatura demoniaca, un vampiro, e la scampa per un pelo. Durante la festa di Pasqua un contingente ottomano arriva al castello e non si accontenta del solito tributo in denaro che Vlad offre per mantenere la pace, bensì vuole 1.000 ragazzi da addestrare come giannizzeri. Vlad si offre al posto dei ragazzi, ma il sultano gli chiede anche suo figlio. Pensando a una guerra imminente, Vlad torna alla grotta del vampiro per chiedergli aiuto. Questi gli offre un po’ del suo sangue, che gli darà immensi poteri. Se poi resisterà all’intenso bisogno di bere sangue umano per tre giorni, tornerà a essere umano. Vlad accetta e sconfigge tutti gli ottomani da solo. Prosegue in modo avvincente la lotta tra Vlad e i suoi e il perfido sultano, con alternarsi di colpi di scena che non vogliamo anticipare. Non tutti sanno che Vlad III è un personaggio storico vissuto nel Quattrocento, membro della Casa dei Drăculești, principe di Valacchia, venerato come eroe popolare in Romania per
aver protetto la popolazione dagli attacchi degli Ottomani che davvero rapivano i bambini per farne dei giannizzeri. Lo stesso Vlad era stato un giannizzero prima della conversione. Il film in questione è un buon fantasy che rispolvera questa storia poco conosciuta e mette in luce un altro aspetto dell’eterno conflitto tra Islam e Cristiani. Purtroppo, la pellicola ha una caduta di stile nel finale, quando evidentemente il regista cerca un escamotage per poter un domani girare un sequel.
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In biblioteca Interviste impossibili
Tommaso Scandroglio Edizioni Il Timone
Il giornalista Max Minimum, che scrive per il quotidiano ll Cretino, intervista Vito Privacy, Chiara Verità, la signora Libertà, Neutrella Inclusività, l’archistar Ellegìbiti, Monica Lisa Bellezza, il dott. Ateismo, la contessa Ortodossia, la signora Coscienza, la signora Superbia, i gemelli Fake e News Van Ballasten, Casimiro Destino, Divina Provvidenza, la Costituzione, il Favoritismo, Beppe Realtà, la signorina Onni Scienza, l’Egualitarismo, il Cavalier Buon Senso e tanti altri personaggi famosi e meno famosi, scardinando luoghi comuni, ridicolizzando il politicamente corretto, il perbenismo, il moralismo imperante.
Agar e Sara, madri nella fede
Simona Riccardi Paoline
Una lettura romanzata delle note vicende bibliche che portano alla nascita di Ismaele e Isacco. Le voci narranti sono quelle di Sara, la moglie legittima, bellissima, ma sterile e ormai avanti negli anni; e Agar, la schiava egiziana, ribelle, orgogliosa, ma costretta a “prestare l’utero” e cedere il figlio alla sua padrona, finché non nasce Isacco. Le due, con Abramo, pur nella loro diversità, intraprendono un viaggio che le condurrà a trovare in Dio la risposta alle proprie inquietudini e a divenire “attuatrici” della promessa.
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Dal 1962 approfondimenti, inchieste, notizie e molto altro. Scoprilo in edicola tutti i mercoledì Diretto da Maurizio Belpietro