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Tumori: scoperto il pezzo che ne spiega la crescita
Glioblastoma al microscopio.
© Anna Durinikova/shutterstock.com
Lo squilibrio tra le proteine Ambra1 e Ciclina D causa la proliferazione delle cellule tumorali: ora nuove prospettive terapeutiche e nuove possibilità di cura
Come proliferano le cellule tumorali? Lo spiega la scoperta dei ricercatori dell’ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell’Università di Roma Tor Vergata che, in collaborazione con altri Centri di ricerca europei e statunitensi, hanno individuato il tassello mancante con cui dare risposta al quesito iniziale, descrivendo per la prima volta il rapporto tra due particolari proteine, Ambra1 e Ciclina D. Quando questo legame è sbilanciato, si innesca il processo tumorale. Nel corso delle loro ricerche, gli studiosi hanno notato che in caso di assenza o di scarsa quantità di Ambra1, la Ciclina D non viene distrutta come dovrebbe e, di conseguenza, finisce per accumularsi. Proprio a causa di questo accumulo, le cellule iniziano a dividersi a velocità incontrollata, il DNA si danneggia e ha così luogo la formazione di masse tumorali. Lo squilibrio dei livelli delle proteine Ambra1 e Ciclina D è stato osservato in molti tipi di tumore fra cui l’adenocarcinoma polmonare, il sarcoma e il glioblastoma. La scoperta di questo meccanismo, hanno spiegato i ricercatori, spalanca la strada ad importanti prospettive terapeutico.
Lo studio del Bambino Gesu, infatti, descrive anche la sperimentazione di una terapia per i tumori basati sullo squilibrio di Ambra1 e Ciclina D. Dal momento che ad oggi non risultano disponibili farmaci capaci di agire in maniera diretta sulle due proteine per ripristinare la giusta quantità necessaria ad evitare l’accumulo di una delle due, gli studiosi hanno individuato una soluzione alternativa che sfrutta uno dei punti deboli delle cellule tumorali: ovvero il sistema di riparazione. La grande velocità con cui le cellule cancerose si dividono genera una serie di errori nel loro DNA che sono man mano corretti da un sistema di enzimi (presente in tutte le cellule del corpo umano) che permette loro di sopravvivere e proliferare. Se il processo di riparazione viene però inibito, le cellule tumorali malate accumulano così tanti difetti da incorrere nell’autodistruzione. La terapia descritta dal Bambin Gesù prevede un mix di farmaci specifici - chiamati inibitori del sistema di riparo - ed è stata sperimentata con successo su modelli cellulari e animali. Il risultato è che il tumore è regredito ed è aumentata la sopravvivenza.
La ricerca, dunque, suggerisce che questa strategia di cura, già impiegata per il trattamento di alcuni tipi di tumore dell’uomo, potrà essere destinata anche ai pazienti con la combinazione Ambra1-Ciclina D alterata. Altri due studi internazionali, condotti negli Stati Uniti - precisamente a New York e a San Francisco -, pur muovendo da punti di partenza differenti, hanno confermato i risultati della ricerca che ha visto protagonisti i centri romani e sono arrivati alla stessa conclusione: Ambra1 controlla Ciclina D. I tre studi, dato l’importante valore scientifico della scoperta, sono stati pubblicati in sequenza sullo stesso numero della prestigiosa rivista “Nature”, punto di riferimento in ambito scientifico. (D. E.).