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La funzione della Vitamina D sul nostro organismo

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SCIENZE

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Conosciuta per favorire l’assorbimento di calcio e fosforo a livello intestinale, aumentare il riassorbimento osseo e la capacità del paratormone di riassorbire calcio a livello renale

di Emanuele Rondina

Con l’arrivo della bella stagione passeggiare all’aria aperta fa bene al nostro organismo anche per la produzione di una vitamina–ormone, la vitamina D.

E’ proprio il sole infatti che ci permette di formare il 90% della vitamina D, questo avviene attraverso la reazione biochimica che avviene nella nostra cute tra i raggi UV e il deidrocolesterolo (una molecola che si trova sulla pelle derivate dal colesterolo).

Come si forma la vitamina D?

La vitamina D non viene formata immediatamente, ma la prima molecola che si forma a partire dalla reazione tra deidrocolesterolo e raggi UV e’ un composto intermedio e instabile chiamato previtamina D3. Tale molecola intermedia, nell’arco di 48 ore si converte spontaneamente in un composto termodinamicamente più stabile chiamato Vitamina D3 o colecalciferolo. La vitamina D3 sintetizzata a livello cutaneo, similmente a quella di origine alimentare, deve essere attivata, prima a livello epatico e poi a livello renale, in 1,25-(OH)2-colecalciferolo. Tale molecola, di fatto è un ormone biologicamente attivo.

Perché è importante e cosa comporta la sua mancanza?

L’ormone–vitamina D, è conosciuta per favorire l’assorbimento di calcio e fosforo a livello intestinale, aumentare il riassorbimento osseo e aumentare la capacità del paratormone di riassorbire calcio a livello renale.

Queste azioni comportano un incremento delle concentrazioni di calcio nel sangue che inducono la liberazione di calcitonina da parte delle cellule parafollicolari della tiroide, favorendo il deposito di calcio nell’osso.

Inoltre esiste una azione diretta della vitamina D sul tessuto osseo che si esplica attraverso l’interazione con i recettori per la vitamina D3 espressi dagli osteoblasti. E stato osservato che la vitamina D promuove la sintesi di alcune proteine, soprattutto l’osteocalcina, fondamentali per i meccanismi omeostatici (stabilità della concentrazione in calcio nelle ossa).

La vitamina D3, è riconosciuta dal suo recettore presente sugli osteoblasti attraverso la 1,25-diidrossivitamina D plasmatica e il VDR, stimolando l’espressione di RANKL che indice la maturazione del preosteoclasto in osteoclasto maturo. L’osteoclasto maturo rimuove il calcio e il fosforo dall’osso, mantenendo i livelli necessari di calcio e fosforo nel sangue per permettere la formazione di nuovo tessuto, ed è proprio tale equilibrio tra, la formazione di nuovo tessuto osseo e la distruzione del vecchio, a fare in modo che non ci sia uno sbilanciamento verso la perdita di massa ossea.

Per le donne, avere una carenza di questa vitamina-ormone è molto più frequente rispetto agli uomini e molte non sanno di vivere in questa condizione se non solo in tarda età. Proprio perché sono più esposte a una carenza di vitamina D le donne (in età fertile), hanno una pelle del 20% meno spessa rispetto all’uomo (l’ispessimento è generato dal testosterone) per favorire la trasformazione del colesterolo cutaneo in vitamina–ormone D sotto l’azione dei raggi solari.

Oltre a queste importanti funzioni per mantenere sane e forti le nostre ossa, è importante sapere che tale molecola entra all’interno di ogni cellula, dove agisce direttamente sul DNA, attivando almeno 200 geni, responsabili delle sue azioni nel metabolismo cellulare.

L’ormone–vitamina D entra all’interno di ogni cellula, dove agisce direttamente sul DNA, attivando almeno 200 geni, responsabili delle sue azioni nel metabolismo cellulare, pertanto è davvero riduttivo guardare all’ormone-vitamina D limitando la sua azione sulle ossa.

La vitamina D interviene anche nel sistema immunitario, attivandolo, studi recenti hanno evidenziato come l’attivazione della vitamina D determina la produzione di una proteina battericida, la catelicidina, e funzioni paracrine di modulazione dei linfociti T e B.

In particolare nelle donne, più esposte a patologie autoimmunitarie, questa molecola, può essere considerata molto importante, inoltre, ha effetti sulle infezioni ridicendone il rischio.

Ecco spiegato anche perché, nei mesi autunnali e invernali, in carenza di vitamina–ormone D, una persona può ammalarsi di più e avere la sensazione di mancanza di energia.

Per quanto riguarda il cancro, la vitamina D sembra avere un effetto sull’adesione cellulare, sulla divisione cellulare e un effetto anti angiogenetico.

Studi sperimentali hanno dimostrato un effetto biologico indiretto della vitamina sui processi di lipogenesi, lipolisi e sulla distribuzione del grasso corporeo e nei soggetti che presentano basse concentrazioni della vitamina è comune l’iperparatiroidismo e la presenza di livelli elevati di ormone paratiroideo (paratormone PTH). Questa situazione sembra favorire indirettamente l’accumulo di grasso corporeo, in quanto predispone alla resistenza all’insulina e inibisce la lipolisi. Per concludere nel 2012 si è evidenziata la stretta relazione tra la carenza di questa molecola e l’insorgenza della sclerosi multipla.

Esiste un solo tipo di Vitamina D?

La vitamina D può essere di due tipi: • VITAMINA D3 o colecalciferolo: contenuta in piccola quantità in prodotti di origine animale ma per la maggior parte è prodotta nella cute umana dopo irradiazione ultravioletta a partire dal 7-deidro-colesterolo; • VITAMINA D2 o ergocalciferolo: presente solo nei vegetali e può esser assunta dall’uomo solo con la dieta.

Per attivare la produzione di vitamina D basta l’esposizione delle braccia e della gambe per 5-30 minuti (a seconda dell’ora della giornata, della stagione, della latitudine e della pigmentazione della cute) fra le 10 del mattino e le 3 del pomeriggio, due volte alla settimana.

Può essere assunta anche con il cibo?

La vitamina D3 oltre che dall’esposizione alla luce, deve essere in minima parte anche assorbita dal cibo.

In particolare le linee guida sull’alimentazione indicano che il fabbisogno giornaliero di vitamina D (RDI) proveniente dagli alimenti, è pari a 400 IU, ma molte organizzazioni sanitarie, raccomandano caldamente di assumere 600 IU di vitamina D al giorno.

Se invece non ci si espone sufficientemente alla luce solare, il fabbisogno giornaliero di vitamina D cresce fino a circa 1.000 IU al giorno. In particolare, la dose consigliata dall’Associazione per la Terapia delle Malattie Metaboliche e Cardiovascolari (AMEC) considera che un apporto giornaliero di vitamina “D” dalle 800 alle 1.000 UI sono una dose ragionevole per gli adulti per mantenere i suoi livelli > 32 ng/ mL (80 nmol/L). Gli alimenti che apportano tale vitamina sono (per 100gr):

• salmone fresco naturale - 600-1000 UI • salmone fresco allevato -100-250 UI • salmone in scatola - 300-600 UI • sardine in scatola - 300 UI • sgombro in scatola - 250 UI • tonno in scatola - 230 UI • olio di fegato di merluzzo (1 c) - 4001000 UI • funghi shiitake freschi - 100 UI D2 • funghi seccati al sole - 1.600 UI D2 • rosso d’uovo - 20 UI • esposizione alla luce del sole - 3.000 UI (30 min braccia e gambe)

Il salmone

E’ una grande fonte di vitamina D. Secondo le banche dati sui nutrienti, 100 grammi di apportano grandi quantitativi di vitamina D ma la concentrazione di questa vitamina-ormone può variare decisamente in virtù del confezionamento e della qualità del prodotto.

Uno studio, infatti, ha mostrato che il salmone pescato

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