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Dalla Grotta Guattari del Circeo nuove scoperte sui Neanderthal
Durante un lavoro di ricerca condotto dalla Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio di Frosinone e Latina e dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” sono emersi dei reperti fossili attribuibili a nove individui di uomo di Neanderthal. Il ritrovamento, avvenuto all’interno della Grotta Guattari al Circeo, sito preistorico del Lazio tra i più importanti al mondo per la storia dell’uomo, ha portato alla luce otto individui risalenti a un periodo compreso tra i 50mila e i 68mila anni fa, e uno, il più antico, databile tra i 100mila e i 90mila anni fa.
«Una scoperta straordinaria di cui parlerà tutto il mondo – dice Dario Franceschini, ministro della Cultura – perché arricchisce le ricerche sull’uomo di Neanderthal. È il frutto del lavoro della nostra Soprintendenza insieme alle Università e agli enti di ricerca, davvero una cosa eccezionale». Gli scavi hanno fatto emergere migliaia di reperti ossei di animali che aiutano a costruire un’idea più precisa di quale fosse la biodiversità animale, vegetale e climatica dell’epoca. Oltre a resti di iena, le indagini hanno individuato reperti associabili ad animali come l’uro, un grande bovino estinto, rinoceronte, elefante del cervo gigante (Megaloceros), orso delle caverne e cavalli selvatici.
Le ricerche, alle quali stanno prendendo parte anche istituti ed enti di ricerca come Cnr, Università di Pisa e Università di Roma “Sapienza”, stanno spaziando in aree della Grotta mai studiate finora, come quella del “laghetto”, caratterizzata dalla presenza di acqua nei mesi invernali, nella quale sono state rinvenute calotte craniche, frammenti occipitali e di cranio, resti di mandibola, denti e femori. «Con questa campagna di scavo – spiega Mauro Rubini, direttore del servizio di antropologia della Soprintendenza - abbiamo trovato numerosi in-
* Consigliere tesoriere dell’Onb, delegato nazionale per le regioni Emilia Romagna e Marche.
© ValerioMei/shutterstock.com
Il ministro della Cultura, Dario Franceschini: «scoperta straordinaria di cui parlerà tutto il mondo che arricchisce le ricerche sull’Uomo di Neanderthal»
di Pietro Sapia*
dividui, una scoperta che permetterà di gettare una luce importante sulla storia del popolamento dell’Italia. L’uomo di Neanderthal è una tappa fondamentale dell’evoluzione umana, rappresenta il vertice di una specie ed è la prima società umana di cui possiamo parlare».
Saranno le analisi biologiche e genetiche a ricostruire l’habitat faunistico e floristico in cui vivevano i nostri predecessori e a far luce sull’alimentazione dei Neanderthal e delle specie animali che con lui coesistevano. «Sono tutti individui adulti – ha rilevato Francesco Di Mario, funzionario archeologo della Soprintendenza per le province di Frosinone e Latina e direttore dei lavori di scavo e fruizione della grotta Guattari – tranne uno forse in età giovanile. È una rappresentazione soddisfacente di una popolazione che doveva essere abbastanza numerosa in zona. Stiamo portando avanti gli studi e le analisi, non solo genetiche, con tecniche molto più avanzate rispetto ai tempi di Blanc, capaci di rivelare molte informazioni». Mario Rolfo, docente di archeologia preistorica dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata, spiega come «lo studio geologico e sedimentologico di questo deposito ci farà capire i cambiamenti climatici intervenuti tra 120 mila e 60 mila anni fa, attraverso lo studio delle specie animali e dei pollini, permettendoci di ricostruire la storia del Circeo e della pianura pontina».
Il lavoro di ricerca ha coinvolto anche gli spazi esterni alla Grotta, dove sono state scoperte stratigrafie e paleosuperfici risalenti a un periodo che va tra i 60mila e i 125mila anni fa e che riportano momenti di vita quotidiana dei neanderthaliani.