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In Israele si lavora al farmaco anti-covid

Negli ultimi mesi è diventato il paese simbolo dell’uscita dal tunnel del Covid, grazie a una massiccia campagna vaccinale che nei primi due mesi dall’inizio delle somministrazioni è riuscita a immunizzare con doppia dose l’85% degli individui di età superiore ai 60 anni, registrando – come evidenziato da uno studio pubblicato su Nature ad aprile (https://www.nature.com/articles/ s41591-021-01337-2#Abs1) - un calo del 77% circa dei casi, un calo del 45% della percentuale di test positivi, del 68% dei ricoveri e del 67% dei ricoveri gravi rispetto ai valori di picco. Ma Israele è anche ricerca: così, un gruppo di ricercatori del Sourasky Medical Center di Tel Aviv ha sperimentato un farmaco in grado di accelerare la ripresa di pazienti affetti da Covid-19.

La sostanza, ideata dal team del professor Nadir Arber e battezzata “EXO-CD24”, è stata somministrata a 30 pazienti le cui condizioni erano moderate o gravi – ricoverati ma non intubati -, e tutti e 30 si sono ripresi: 29 sono stati dimessi entro 3-5 giorni (il 30esimo ha solo avuto bisogno di qualche giorno in più). Il medicinale combatte la famigerata tempesta citochinica, una reazione immunitaria potenzialmente letale dell’infezione da coronavirus che si ritiene sia responsabile di gran parte dei decessi associati alla malattia. E lo fa usando gli esosomi, particelle minuscole (30130 nanometri) a forma di sacche che trasportano i materiali tra le cellule, per fornire la proteina CD24 (da qui il nome di EXO-CD24) ai polmoni.

Il farmaco, consistente in piccole palline contenenti un’elevata quantità della proteina, è stato somministrato per inalazione una volta al giorno per cinque giorni, e in questa prima fase non ha mostrato effetti collaterali. Il team israeliano ha fatto sì che cellule cresciute in laboratorio venissero “costrette”, tramite ingegneria genetica, a produrre esosomi che hanno sulla superficie molte molecole di CD24 e che vanno a finire nel liquido dove vivono queste cellule.

La proteina CD24 si trova sulla membrana di alcune cellule, ma anche degli esosomi prodotti dalle cellule del nostro organismo. È presente in alcune cellule del sistema immunitario, in particolare sui linfociti T, linfociti B, macrofagi e neutrofili, modificandone il comportamento. Assiste i linfociti T nel reagire contro i virus con l’enorme vantaggio di non determinare una risposta infiammatoria che danneggi le cellule dell’organismo e aiuta linfociti T, linfociti B, macrofagi e neutrofili ad aderire alle pareti dei capillari per andare nel tessuto dove c’è bisogno di loro. In pazienti Covid-19 in cui si sia sviluppata una polmonite – quando in sostanza si verifica la tempesta citochinica – la principale azione del farmaco israeliano è portare la proteina CD24 ai linfociti T che così lottano contro il virus senza fare troppi danni al polmone. Organo che riesce a raggiungere tramite aerosol che gli consente di depositarsi nell’albero respiratorio: mucose del naso, bronchi e polmoni. Ad oggi, la scoperta israeliana ha superato lo studio clinico di fase 1 ma già grandi aspettative sono riposte sulla fase 2 e sulla fase 3. (C. D. M.)

© PopTika/shutterstock.com

Si chiama EXO-CD24, viene somministrato per inalazione e finora non ha mostrato effetti collaterali. Su 30 pazienti, 29 sono stati dimessi in 3-5- giorni

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