5 minute read

Il “silenzio assordante” del mare in quarantena

Next Article
ECM

ECM

Un biologo. Un fotografo. Un nuotatore subacqueo. Tutte queste cose insieme. O, più semplicemente, «un amante del mare che, dopo più di mille immersione, ancora riesce a provare una sensazione indescrivibile ogni volta che sono in profondità». Le foto di Pasquale Vassallo fanno ormai il giro del mondo da anni. In ogni parte del globo conoscono una delle tecniche più complicate, di cui lui è indiscutibilmente uno dei più bravi: lo split, ovvero la capacità di immortalare momenti, situazioni, animali marini, mostrando per metà il mondo sottomarino e per metà quello terrestre. «È una modalità che mi piace molto – racconta Vassallo, con un’incredibile umiltà – in questo modo riesco a far capire come ogni cosa sia sempre e comunque parte di un tutto».

In questa quarantena lei ha avuto la possibilità di immergersi nonostante il lockdown. Che “mare” ha trovato?

«Splendido. Attenzione, però: non vorrei essere frainteso. Per ripulire il mare ci vorrebbe una quarantena lunga quarant’anni. Ciò che però mi ha notevolmente sorpreso è la pulizia soprattutto da un punto di vista di inquinamento acustico».

Cioè?

«Sicuramente il mare era più pulito con lo stop alla produzione industriale e a quella dei ristoranti. Ma è “silenzio assordante” di alcuni luoghi a lasciare senza fiato. Le racconto un episodio».

Prego.

«In questo periodo ho fatto diverse immersioni nella variopinta Marina Corricella, a Procida, nell’area marina protetta “Regno di Nettuno”: la consistente riduzione dell’inquinamento acustico e del traffico da diporto, il mare delle isole di Ischia, Vivara e Procida si mostra in ottima salute. Sentivo solo il rumore degli uccelli, nessuna barca, nessun rumore “artificiale”. È stato meraviglioso. E questo spiega perché nelle ultime

IL “SILENZIO ASSORDANTE” DEL MARE IN QUARANTENA Intervista al fotoreporter Pasquale Vassallo, una vita tra mare, natura e biologia

settimane abbiamo letto di delfini che si sono avvicinati ai porti, di tonni ritrovati in posti in cui non si vedevano da anni. Gli animali, nel silenzio della natura, si sentono meno spaventati. Io per primo sono riuscito a fotografare in questi giorni il pesce luna: ero sulla motovedetta della Guardia costiera quando l’abbiamo visto. Sono subito sceso in acqua e l’ho immortalato. E mi creda: non è facile essendo un animale molto veloce e soprattutto molto sensibile ai rumori. Merito, come detto, della notevole riduzione dell’inquinamento acustico».

Lei ora sta lavorando in varie Aree Marine Protette. Quando decide di immergersi e, soprattutto, cosa pensa di trovare ogni volta?

«In realtà non so mai cosa posso trovare quando mi immergo. Certo: scelgo dei posti, degli orari determinati perché posso immaginare che ci sia questo pesce o questa situazio

Ciò che però mi ha sorpreso è la pulizia soprattutto da un punto di vista di inquinamento acustico

ne. Ma molto spesso capita che trovo decisamente altro, anche di inaspettato. E questa è la meraviglia che si nasconde nel mio lavoro e che mi spinge ad immergermi sempre».

Qual è l’obiettivo dei suoi scatti? Solo bellezza estetica o c’è dell’altro?

«Ovviamente non voglio fermarmi al mero scatto. Non c’è solo bellezza estetica. Provo sempre a documentare un evento. Ho realizzato diverse foto per documentare, ad esempio, la conservazione degli animali e la loro capacità di adeguarsi ad ambienti e situazioni nuove. Anche, paradossalmente, con l’inquinamento: ho spesso trovato infradito con granchi che depongono uova o molluschi che si riparano sfruttando le lattine. Ovviamente tutto questo non dovrebbe mai e poi mai accadere, ma è incredibile la capacità di questi animali di dare sempre una risposta».

Un approccio biologico, dunque.

© zoff/www.shutterstock.com

Se non fosse per i biologi, i fotografi come me non saprebbero cosa fotografano

«Assolutamente sì. Io ho sempre avuto la passione per la fotografia e per le immersioni, ma prima fotografavo ciò che mi piaceva, spesso non conoscendo a fondo il perché di quella situazione. Ora, invece, conosco ciò che fotografo ancor prima di scattare. Proprio questa volontà mi ha spinto a concludere gli studi in Biologia. In questo modo cerco di dare anche una valenza scientifica al mio lavoro, che prima mi mancava».

Però diciamo la verità: il suo lavoro fotografico arricchisce anche la conoscenza scientifica a sua volta…

«(ride) Le rispondo con le parole che mi disse una volta un mio professore di Biologia: “Se non fosse per i fotografi, noi biologi non conosceremmo molte cose di cui parliamo”. A me piace aggiungere, però, anche che se non fosse per i biologi, i fotografi come me non saprebbero cosa fotografano».

Crede che questo periodo di quarantena possa insegnarci qualcosa nel rapporto uomo-natura?

«Guardi, a me piace essere ottimista, lo sono sempre stato. E credo che l’uomo abbia già avuto prova di cosa voglia dire avere comportamenti diversi nel rapporto con la natura. Non guardiamo soltanto alle responsabilità delle grandi istituzioni, ma cominciamo da noi stessi, cominciamo dai nostri comportamenti: sono questi innanzitutto che devono cambiare. Se ancora non capiamo che, ad esempio, i cotton-fioc che usiamo per la nostra igiene personale, se buttati nel gabinetto finiscono in mare e creano enormi problemi agli animali, significa che c’è ancora tanto da fare. Da qui, da queste piccole e cattive abitudini, dobbiamo partire».

Ultima domanda: la prossima immersione quando è prevista?

«Domani, ovviamente». (C. G.)

Pasquale Vassallo.

Chi è

Fotografo subacqueo, laureato in produzioni marine presso l’Università di Napoli “Federico II”, studioso dell’ecosistema marino, Pasquale Vassallo nasce a Napoli nel 1970. Ha imparato sin da piccolo ad amare il mare e ad immergersi in apnea alla ricerca di polpi e ricci. Con il passare degli anni, la passione per il grande blu, si è evoluta in pura esplorazione del mondo sommerso. Le sue foto ed i suoi articoli sono stati pubblicati su importanti riviste nazionali e internazionali, tra queste: National Geographic, Tauchen, Dive Master, Discovery Magazine, Le Figarò, GeoMagazine e molte altre. Numerosi i premi e riconoscimenti in tutto il mondo, tra cui il prestigioso “Plongeur d’Or” nel 2011 di Marsiglia.

This article is from: