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BREVI

LA BIOLOGIA IN BREVE

Novità e anticipazioni dal mondo scientifico

a cura di Rino Dazzo

INNOVAZIONE Cervello: scoperta la molecola che aiuta la memoria

Nel cervello umano è presente una molecola anti-età che aiuta a conservare intatte la memoria e le funzioni cognitive. L’hanno scoperta i neuroscienziati del Mit, autori di uno studio che potrebbe rivelarsi cruciale nella lotta alla demenza senile e all’Alzheimer. L’enzima Hdac1 (questo il nome della molecola) è infatti decisivo nella riparazione degli errori che si accumulano col passare degli anni nel Dna dei neuroni. La sua efficacia diminuisce con l’avanzare dell’età e di malattie come l’Alzheimer, ma è possibile potenziarlo. I ricercatori del Mit hanno provato a disattivarlo nei topi e hanno notato come gli stessi hanno manifestato problemi di memoria e di orientamento. Utilizzando un vecchio farmaco, l’exifone, i sintomi sono scomparsi. Piccola controindicazione: l’exifone era stato ritirato dal mercato per la sua tossicità al fegato, ora bisognerà studiare un farmaco simile.

AMBIENTE La matematica per prevedere lo sviluppo delle piante

Prevedere con precisione la crescita di un vegetale e il suo comportamento è più facile. I ricercatori del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza, coordinati da Sabrina Sabatini e in collaborazione con gli studiosi dell’Università di Utrecht, hanno realizzato un modello computazionale capace di riprodurre con esattezza le fasi di crescita di una particolare radice, quella della Arabidopsis thaliana. Nel loro studio hanno integrato evidenze sperimentali e biologia computazionale, identificando alcuni dei circuiti molecolari essenziali nella crescita della radice e sviluppando un programma in grado di predire il comportamento della pianta in vivo e in varie condizioni ambientali. Per la realizzazione del modello è stato fondamentale individuare i network attivi nel differenziamento cellulare e il ruolo degli ormoni.

RICERCA Distrofia, individuate le cellule “scudo” dei muscoli

Con la loro attività impediscono la formazione di grasso che, infiltrandosi tra i tessuti muscolari, indebolisce i movimenti: sono le cellule ‘scudo’ dei muscoli e a scoprirle è stato un team internazionale composto anche da studiosi italiani del Laboratorio di cellule staminali del Centro Dino Ferrari del Policlinico di Milano, diretto da Yvan Torrente. Queste cellule sono presenti in modo massiccio nei muscoli sani mentre sono quasi totalmente assenti in quelli distrofici e questo dettaglio potrebbe rivelarsi essenziale nell’individuazione di un trattamento efficace per la distrofia muscolare. Il team, in particolare, studia da anni i meccanismi alla base della distrofia di Duchenne, la più grave tra le distrofie: aver identificato le cellule in grado di regolare la formazione di grasso nel muscolo scheletrico apre la strada a nuove metodologie di contrasto alla degenerazione dei tessuti.

© Alejandro_Munoz/www.shutterstock.com

BIODIVERSITÀ Api, una specie su dieci in Europa è a rischio estinzione

Sono essenziali nel 75% delle colture agrarie, quelle che necessitano di impollinazione, eppure sono a rischio estinzione e non si fa ancora abbastanza per provare a scongiurare questa eventualità. Lo dimostrano i dati, impietosi e preoccupanti: una specie su dieci di api e farfalle europee è a rischio scomparsa, mentre una specie su tre vede la sua popolazione in costante declino. Inoltre, secondo uno studio dell’Università di Berna, la morte di api europee è aumentata fino al 40% negli ultimi anni, soprattutto d’inverno. Lo scorso 20 maggio si è celebrata la Giornata mondiale delle api, istituita nel 2017 dall’Onu per sensibilizzare sull’importanza di questi insetti, e per l’occasione l’Ispra ha pubblicato il Quaderno ‘Il declino delle api e degli altri impollinatori’ contenente le risposte alle domande più frequenti, dati, informazioni e concetti sulle politiche da attuare per salvarle.

© Freedom Studio/www.shutterstock.com

ONCOLOGIA Tumore al seno, ecco l’algoritmo che indica rischi e terapie

Un algoritmo in grado di calcolare il rischio di metastasi per le donne con tumore al seno e di orientare gli oncologi nella scelta della terapia più appropriata: lo hanno messo a punto i ricercatori dello Ieo (Istituto Europeo di Oncologia) di Milano, sotto l’egida di Pier Paolo di Fiore e Salvatore Pece e con il contributo della Fondazione Airc. Il sistema si basa su una combinazione di dati genetici come StemPrinter, un set di geni costituenti la firma molecolare del tumore, e clinici come lo stato dei linfonodi e la dimensione del cancro. Il modello, testato su più di 1800 pazienti dell’Istituto, si è rivelato in grado di stimare il rischio di recidive fino a dieci anni, un lasso più ampio rispetto ai parametri utilizzati comunemente nella pratica clinica, ed è anche il primo vero strumento capace di indicare il numero esatto e il grado di aggressività delle cellule staminali del tumore.

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