
5 minute read
Smart working, un alleato per la salute dell’ambiente
SMART WORKING, UN ALLEATO PER LA SALUTE DELL’AMBIENTE L’Enea registra come il telelavoro nella Pubblica Amministrazione abbia evitato 8mila tonnellate di CO2 in un anno
Il lavoro agile ha ridotto la mobilità di circa un’ora e mezza a persona, per un risparmio di 4 mln di euro
Il lavoro è cavavoglie, raccontavano i Toscani, e per l’Enea non solo valorizza le persone, ma dà una grossa mano alla sostenibilità ambientale urbana. In che modo? Basta leggere attentamente le pagine dell’indagine nazionale “Il tempo dello Smart Working. La PA tra conciliazione, valorizzazione del lavoro e dell’ambiente” durata più di un anno. Allo studio hanno aderito, con oltre 5.500 persone, ventinove amministrazioni pubbliche che, già prima della pandemia, avevano fatto partire il lavoro agile a distanza. È stato anche realizzato un sondaggio, su base volontaria, scelto dal 60% del totale coinvolto, costituito per il 76% da donne e il 24% da uomini.
«Viene presentata - raccontano Marina Penna e Bruna Felici, due delle ricercatrici Enea che hanno curato l’analisi - una stima del potenziale di mitigazione di consumi ed emissioni inquinanti conseguibili attraverso il lavoro a distanza e l’innovazione organizzativa, ponendoli in relazione con gli effetti generati: dallo sviluppo urbano all’efficientamento della Pubblica amministrazione, al welfare fino alle tematiche di genere».
Lo smart working ha diminuito la mobilità quotidiana del campione esaminato di circa un’ora e mezza in media a persona. Sono quattro i milioni di euro non spesi in carburante, mentre i chilometri risparmiati arrivano a 46 milioni. Dati rilevanti solo pensando alla Capitale che, secondo l’Inrix 2018 Global Traffic Scorecard, con quattrocentomila persone tra ministeri e amministrazioni centrali e locali è la seconda al mondo per ore trascorse in auto, il doppio di New York, il 12% in più di Londra, il 70% in più di Berlino, il 95% in più di Madrid. Il beneficio, quindi, è duplice: più tempo libero e meno traffico, con un taglio di emissioni e inquinanti che Enea stima in di Gianpaolo Palazzo
ottomila tonnellate di CO2, 1,75 t di PM10 e 17,9 t di ossidi d’azoto.
«Del resto - aggiunge Marina Penna - le conclusioni dell’ultimo rapporto dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico n.d.r.) sono piuttosto chiare quando sostiene che saremo in grado di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C, rispetto ai livelli preindustriali, solo se mettiamo in atto modifiche senza precedenti delle nostre abitudini in tutti gli ambiti della società, quali l’energia, il territorio e gli ecosistemi, le città e le infrastrutture, nonché l’industria».
Con il lavoro a distanza, la mobilità quotidiana si svolge, nella metà dei casi, in zone vicine alle abitazioni dei dipendenti pubblici, il 39% nel quartiere di residenza, mentre l’8% in luoghi più lontani. Coloro che si muovono nel proprio rione, usano, per la maggior parte, la bicicletta o vanno a piedi. Per spostamenti più lunghi, viene preferita l’automobile, piuttosto che il mezzo pubblico, anche per recarsi a pochi chilometri dal proprio appartamento. Solo il 15% delle persone intervistate sceglie bus, treni, metro o tram quando occorra raggiungere aree molto fuori mano.

© Dean Drobot/www.shutterstock.com

Nel settore sanitario le strutture che avevano investito su una rete di assistenza per pazienti con malattie croniche, capace d’intervenire anche da remoto, hanno dimostrato il valore aggiunto nell’abilità di tutelare contatti e cure. «Per uscire dall’emergenza sanitaria meglio di come ci siamo entrati, lo smart working andrà compreso, mantenuto, potenziato e reso più efficace. Soprattutto nelle grandi città - sottolinea Marina Penna - in assenza di misure, si prospetta un massiccio ricorso al mezzo privato che offre una percezione di sicurezza dal contagio. O p p o r t u n a m e n t e governato a livello territoriale, il ricorso allo smart working consentirebbe, infatti, di moderare e modulare la domanda di spostamenti casa-lavoro in modo coordinato con la programmazione del trasporto pubblico locale, operazione particolarmente utile nelle fasi 2 e 3 dell’emergenza Covid-19, in cui dovremo trovare gli adattamenti per convivere con il coronavirus». © G-stock studio/www.shutterstock.com
Guardando alla dimensione personale, il tempo “liberato” dagli spostamenti quotidiani ci lascia sviluppare relazioni sociali e dà più spazio all’affettività, alla cura di sé e delle proprie passioni. Chi, invece, deve gestire gravi situazioni personali o familiari percepisce il tempo “liberato” come momento per l’accudimento, cui si aggiunge un senso d’isolamento per la mancanza di dialogo con i colleghi. Per questo gruppo di persone, il lavoro a distanza ha una natura ambivalente: da un lato limita le tensioni e appiana alcune difficoltà quotidiane, dall’altro non offre opportunità all’individuo per riacquistare spazi di libertà o di benessere, anche minimi.
Il passaggio da un’organizzazione “orologio” a una “organismo”, per usare la metafora del sociologo Federico Butera, andrà, dunque, calibrato in modo da non lasciare indietro nessuno. «Non c’è dubbio - conclude Bruna Felici - che il lavoro agile sia in grado di migliorare la qualità dell’ambiente delle nostre città, la vivibilità di aree urbane decongestionate dal traffico e anche la rivitalizzazione di quartieri periferici che sono normalmente svuotati dal pendolarismo lavorativo verso le aree degli uffici e delle amministrazioni centrali, come accade, ad esempio, a Roma».
Allo studio hanno aderito 29 amministrazioni pubbliche, per un totale di circa 5500 persone
I dati sulla mobilità
Una stima approssimativa, estesa a tutti i dipendenti intervistati, del valore medio per le percorrenze giornaliere in auto o con altro mezzo motorizzato dà come risultato circa 29,8 km evitati a persona in ogni giorno di telelavoro e 18,6 nel lavoro agile. Prendendo in considerazione le percorrenze annuali, sono stati in media risparmiati 3.700 km per dipendente in un anno di telelavoro e 780 in quello agile. La differenza nei dati è legata alle caratteristiche organizzative. Il numero di giorni di telelavoro oscilla fra due e quattro alla settimana, mentre nel lavoro agile tra i tre e i cinque al mese. Inoltre, il telelavoro è risultato “a regime” con circa dieci mesi/anno per dipendente, laddove il lavoro agile è in fase di adozione con circa sette mesi/anno e una crescita, in media, del 148% (2015 - 2018). Nel valutare le potenziali ricadute ambientali delle due forme si deve tener presente che il numero di telelavoratori nella Pubblica amministrazione tende ad essere fra il 5 e il 10% dell’organico.