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In Vaticano, scoperta una nuova opera di Raffaello
In Vaticano, scoperta una nuova opera di Raffaello Si tratta delle Allegorie “Giustizia” e “Cortesia”, realizzate cinque secoli fa
Nel Salone di Costantino della Città del Vaticano sono state scoperte “Giustizia e Cortesia”, due figure femminili dipinte a olio riconducibili all’ultima opera incompiuta e realizzata oltre cinque secoli fa da Raffaello all’interno della Santa Sede.
L’incarico gli era stato assegnato tra il 1518 e il 1519 da Leone X Medici, che voleva decorare la sala del Palazzo Apostolico destinata ai banchetti e ai ricevimenti con le autorità politiche. Un’operazione enorme, da realizzare in un salone lungo diciotto metri, largo dodici e alto tredici, dove il pittore decise di sperimentare la tecnica dell’olio su muro, tipica della pittura su tavola. Sulle pareti dovevano essere riprodotti dei finti arazzi raffiguranti episodi importanti della vita di Costantino, come la Visione della Croce o Adlocutio e la Battaglia di Ponte Milvio. Con la prematura scomparsa dell’artista, i lavori furono affidati a Giulio Romano, Giovan Francesco Penni e ad altri collaboratori della scuola di Raffaello, che terminarono l’opera con la più sicura tecnica dell’affresco.
L’attribuzione dell’opera all’artista non è stata semplice, poiché le colle e gli interventi di restauro avvenuti nel corso dei secoli ne avevano alterato i colori. La lunga e complessa ristrutturazione delle pareti, condotta dai Musei Vaticani con la collaborazione dei Patrons of the Arts in the Vatican Museum, ha evidenziato elementi riconducibili allo stile di Raffaello, come la scelta dei colori tipici della stagione del manierismo, o come la tecnica pittorica adottata, quella a tempera grassa e ad olio, che mette in risalto le trasparenze e le sfumature che caratterizzano il suo stile. Sotto le due Allegorie, inoltre, sono stati rinvenuti dei chiodi, che avevano la funzione di ancorare alla parete la colofonia, ossia la pece greca stesa a caldo e poi ricoperta con un sottile strano di intonachino bianco, che aveva l’intento di riprodurre le caratteristiche di una tavola e di garantire di poter eseguire la pittura ad olio con maggiore sicurezza.
«Il riconoscimento dello stile, della tecnica, dell’attitudine alla sperimentazione proprie del genio di Raffaello Sanzio, corroborato dal riscontro delle fonti storiche e dei risultati delle analisi scientifiche, hanno portato ad attribuire al Divin Pittore le allegorie della Iustitia e della Comitas, le uniche due figure femminili dipinte ad olio tra gli affreschi del Salone di Costantino in Vaticano» fa sapere Vatican News.
«I lavori di conservazione e pulitura condotti dal 2015 su tre pareti del grande ambiente - prosegue la nota della mezzi d’informazioni della Santa Sede - consentono infatti di cogliere nuovi dettagli dell’intero ciclo pittorico, ma soprattutto di godere appieno della sensazionale scoperta che sarebbe stata al centro di un convegno internazionale programmato in Vaticano per lo scorso 20 aprile nell’ambito del cinquecentenario della scomparsa del grande pittore. L’emergenza legata al coronavirus ha impedito lo svolgimento del simposio, ma l’ormai prossima riapertura dei Musei Vaticani consentirà di ammirare quelle che probabilmente sono le ultime testimonianze artistiche lasciate dall’Urbinate».
La scelta dei colori tipici del manierismo e la tecnica utilizzata hanno permesso di attribuire il lavoro all’artista
di Pietro Sapia * * Consigliere tesoriere dell’Onb, delegato nazionale per le regioni Emilia Romagna e Marche.