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Inaugurazione dell’Asilo infantile

La prematura scomparsa del presidente, cav. Carlo Cova, ha avuto come effetto il rinvio di un anno dell’apertura dell’Asilo infantile.

Come si legge sull’antico registro dei verbali, sarà il Comitato del 7 maggio 1911 a deliberare - oltre alla spesa di 1.000 Lire per l’impianto di acqua potabile - che l’inaugurazione dell’Asilo abbia luogo il giorno 4 giugno 1911 in occasione della ricorrenza della “Festa dello Statuto”.

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Si propone anche che il regolare funzionamento dell’Asilo abbia inizio subito dopo la festa, martedì 6 giugno.

Come detto, si dà incarico al nuovo Presidente, Gaetano Cozzi, di occuparsi di tutto quanto concerne l’accoglienza delle suore che sono state concesse dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, e il cui arrivo è previsto due giorni dopo la festa dell’Ascensione, sabato 27 maggio 1911. Si tratta di due suore insegnanti: Suor Edvige Teresa e Suor Pia Bertolini, e di una suora di S. Marta in aiuto.

Quella domenica, quarantanove giorni dopo la Pasqua, la Chiesa festeggiava la Pentecoste, mentre l’Italia civile e la municipalità novatese, oltre all’inaugurazione dell’Asilo, festeggiava lo Statuto, cioè la festa dell’Unità d’Italia.

Per questo motivo al centro del palco, dietro il tavolo delle autorità, fu posizionata una grande fotografia del baffuto sovrano Vittorio Emanuele III contornata da due tricolori sabaudi.

La Festa dello Statuto cadeva nella prima domenica di giugno ed era stata voluta dalla monarchia nel 1861, “imponendo” al clero anche le celebrazioni religiose. Questa imposizione non era piaciuta alla Chiesa che aveva reagito duramente ordinando ai propri prelati e parroci di non prestare funzioni religiose. Gli echi di quella contesa sono ancora vivi a Novate e in tutta Italia, ancor di più in un anno come questo, in cui la prima domenica di giugno coincide con l’importante festività religiosa di Pentecoste che ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e Maria Vergine radunati nel Cenacolo. E’ ovvio che, stante la coincidenza con la Pentecoste, le celebrazioni religiose vanno mantenute ma, data la coincidenza con la ricorrenza civile, è improbabile l’arrivo di un prelato per evitare che la sua presenza possa essere interpretata come sottomissione alle disposizioni del Re riguardo ai festeggiamenti per lo Statuto.

Monsignor Casanova che aveva presieduto la benedizione della posa della prima pietra e che tanto si era prodigato nell’interesse dell’erigendo asilo, non potrà intervenire alla cerimonia essendo egli morto il 19 febbraio 1911 lasciando vacante il suo incarico presso l’Istituto dei Sordomuti di Milano di cui era vicerettore. Ai suoi funerali sono stati inviati, in rappresentanza del “Comitato per l’asilo”, i signori Piero Galimberti e Giacomo Testori, quest’ultimo in qualità di vicepresidente.

Diversamente hanno deciso di fare molte autorità politiche altolocate di Milano che, ovviamente, preferiscono essere presenti alle più importanti celebrazioni civili cittadine piuttosto che presenziare in un paesino di provincia. Non abbiamo certezza infatti della presenza dell’Eccellentissimo Panizzardi Conte Comm. Carlo, senatore del Regno e Prefetto della Provincia di Milano in rappresentanza del Governo, che invece aveva assistito di persona alla posa della prima pietra.

Anche per questo motivo il parroco, don Francesco Bianchi, accettatò volentieri di presiedere la cerimonia di benedizione per l’apertura del nuovo asilo.

Insomma, la Novate civile prende “due piccioni con una fava”: festeggia lo Statuto e inaugura il nuovo Asilo, adempiendo appieno proprio a quanto auspicato nelle disposizioni del Ministero dell’Interno là dove si dice: “… Finalmente non mancherà mai occasione di consacrare la Festa con alcuna beneficenza onde la ricorrenza del Re e della Patria si associ alle consolazioni dei poveri e degli afflitti…”.

I novatesi cattolici però non sono meno contenti dei socialisti

festa di inaugurazione dell’Asilo infantile

Nella foto grande a lato, la cerimonia d’inaugurazione dell’Asilo Infantile di Novate Milanese, avvenuta il 4 giugno 1911 in concomitanza con la Festa dello Statuto. Il regolare funzionamento dell’Asilo avrà luogo a partire dal giorno 6 dello stesso mese. Nelle foto sopra, una serie di volti presenti alla festa. Molti di questi li avevamo già notati nella festa privata di Villa Venino.

festa di inaugurazione dell’Asilo infantile poiché anch’essi prendono “due piccioni con una fava” inaugurando il nuovo asilo proprio nel giorno di Pentecoste e Dio sa quanto le anime innocenti di tutti quei bimbi che lo frequenteranno abbiano bisogno di quello spirito di amore e di sapienza che si festeggia oggi, proprio per far nascere domani un Paese socialmente più concorde e meno conflittuale. Compiamo però un passo indietro leggendo cosa diceva quella famosa circolare del 1861 con la quale il Ministero dell’Interno dava istruzione ai Comuni sulla realizzazione della Festa nazionale dello Statuto (o festa dell’Unità d’Italia) per coinvolgere il più possibile la popolazione e organizzare sontuosi spettacoli e divertimenti alla quale la Curia di Milano rispose immediatamente decidendo di non prestare funzioni religiose.

“Ministero dell’Interno

Circolare N.39 Torino addi 6 maggio 1861

Oggetto: Festa nazionale dello Statuto. Con decreto d’jeri S.M. il Re ha approvato la legge da me proposta e accettata dal Senato e dalla Camera dei Deputati per la quale è stabilita nella prima domenica di Giugno una festa nazionale commemorativa dell’Unità d’Italia e dello Statuto del Regno. Essendo questa festa posta a carico dei municipi, sarà opportuno che io ne svolga brevemente il concetto o dia alcune istruzioni circa il modo di eseguirla. E primieramente la S.V. prenderà gli opportuni accordi coll’autorità Governativa per tutto ciò che concerne questa solennità. Appresso Ella rivolgerà avviso cortese all’autorità Ecclesiastica, affinché piacerà ad essa celebrare con rito religioso il grande evento che fa di tutti i popoli d’Italia una sola famiglia sotto l’impero della Monarchia Costituzionale di Vittorio Emanuele II e suoi successori.

Il Governo di S.M. confida che tutti i Vescovi o Parroci aderiranno di buon grado a tale invito, e dimostreranno anche in questa occasione la carità cittadina. In tal caso avrà luogo la festa religiosa con una messa accompagnata dal canto dell’Inno Ambrosiano. Alla qualora l’autorità Ecclesiastica non credesse di poter aderire a siffatto invito, il Governo di S.M. deplorando l’illusione nella quale taluno si troverebbe, vuole nullameno che si rispettino scrupolosamente i sentimenti della sua conferenza e quindi la S.V. non insisterà ulteriormente a tal fine. Bensì, ove fosse nel territorio del Comune qualche Chiesa di patronato municipale e alcun sacerdote disposto a celebrarsi la presente solennità, Ella potrà suppLire in tal guisa al difetto dell’autorità Gerarchica Ecclesiastica.

Ad ogni modo poi, abbia o non abbia luogo la funzione religiosa, non mancherà la parte civile della Festa.

Il Governo lascia interamente libera la scelta dei modi al Comune, ma non può fare a meno di raccomandare vivamente alla S.V. di scegliere quelle forme che più siano atte a dare ai popoli idea adeguata del grande avvenimento che con questa festa si ricorda e che più valga ad ispirare seri pensieri e generosi sentimenti.

Ove siano truppe stanziali avrà luogo una rassegna di esse e della Guardia Nazionale. Quando il Comune possa farlo, sarà bello similmente scegliere quel giorno per far pubbliche mostre di belle arti e d’industrie, e per dare esercizi letterari e drammatici.

Finalmente non mancherà mai occasione di consacrare la Festa con alcuna beneficenza onde la ricorrenza del Re e della Patria si associ alle consolazioni dei poveri e degli afflitti.

Il Municipio sceglierà quei modi di ricreazione che possono meglio acconciarsi agli onesti desideri dalle abitudini della popolazione, e la illuminazione degli Edifici pubblici chiuderà un giorno che ricorda l’evento più memorabile d’Italia per tutte le età venture.

Il Governo di S.M. mentre raccomanda al decoro della Festa nazionale non intende però di eccitare i municipi a spese troppo larghe massime in questi tempi nei quali i bisogni della patria esigono molti sacrifizi. A tal fine ha ristretto il termine della Festa entro un solo giorno.

A ciò contribuirà ancora la disposizione per la quale ogni altra festa, la cui spesa fosse obbligatoria a carico dei municipi, rimane soppressa.

Sarà bene, pertanto, che questi altri esercizi e sollazzi che solevano praticarsi in altri periodi dell’anno si riversino in quelli della festa nazionale.

festa di inaugurazione dell’Asilo infantile

E siccome questo grande evento che in ogni anno si vuol celebrare è come il compimento di tutti i fatti parziali che illustrano la storia italiana, il Governo di S.M. raccomanda soprattutto che si cessi da qualunque altra festa, ricordando antiche divisioni municipali, trionfi di parte, o vittorie parziali che non tornarono che a danno della intera nazione.

Tali sono le norme che il sottoscritto ha stimato di dover indicare alla S.V.. Se tutti i popoli civili, tanto antichi che moderni istituirono feste pubbliche a ricordanza perenne dei grandi avvenimenti propizi e gloriosi, nessun avvenimento meritava tanto di essere da noi celebrato quanto il presente, che riepiloga in se stesso le tre maggiori conquiste di un popolo, l’unità, l’indipendenza, la libertà.

Il Ministro Firmato M. Minghetti. Per copia conforme G. Vasti segretario”

Come detto, l’istituzione della Festa nazionale dello Statuto non ebbe il favore della Chiesa, che ordinò di non prestare funzioni religiose.

Torniamo al giorno della nostra grande festa.

Tutto era stato preparato a puntino: il palco per le autorità, il banco per la pesca di beneficenza, i ciclisti per la corsa dilettantistica, i podisti per la gara campestre e l’illuminazione degli edifici pubblici.

Alle 7 del mattino, cinque uomini vestiti a festa, giacca e camicia bianca senza cravatta, entrano in chiesa dalla porta laterale sinistra che dà accesso a quello che era il vecchio oratorio di San Giuseppe e che attualmente funge da atrio di accesso al campanile.

Si introducono in un piccolo vano grezzo di forma quadrangolare, piuttosto alto, si tolgono le giacche appendendole ad alcuni grossi chiodi conficcati nel muro.

Perchè questa lettera al clero è firmata da un Vescovo Vicario e non dal Cardinale di Milano?

Quelli in questione erano anni difficili per la Chiesa di Milano: proprio mentre era in atto la seconda guerra d’indipendenza, nel 1859, era morto l’Arcivescovo Bartolomeo Carlo Romilli e il beato Papa Pio IX ne aveva nominato il successore nella persona di mons. Paolo Angelo Ballerini, che incontrò la fiera opposizione del Governo Italiano. Così l’Arcivescovo eletto non poté mai prendere possesso della sua Sede e nominò suo Vicario Generale sede impedita, Mons. Carlo Caccia Dominioni, Vescovo ausiliare, ma il Governo Italiano lo considerò sempre e solo Vicario Capitolare sede vacante. A mons. Caccia Dominioni toccò di custodire l’unità della diocesi e di barcamenarsi con il Governo, subendone spesso le ire: più volte la polizia lo prelevò, per portarlo a Torino sotto inchiesta. Alle sue sofferenze, però, supplì sempre l’affetto della popolazione e di buona parte del clero.

“Al Venerabile Clero della Città e Diocesi di Milano. Con legge 5 corrente Maggio venne declarata l’istituzione di una festa nazionale da celebrarsi il giorno 2 prossimo Giugno, relativa all’Unità d’Italia. - Ad una tal festa fu riservato un carattere puramente politico e civile, e rispettando il sentimento religioso, il R. Governo non fa obbligo al Clero di concorrervi con alcun rito. - Tuttavia, a prevenire qualunque inconveniente, Noi ci troviamo in dovere di dichiarare a norma del Venerabile Clero, non potersi in questa occasione prestare alcuna funzione religiosa.

I MM. RR. Parroci, Proposti Parroci e Vicari Foranei comunicheranno al Clero da loro dipendente questa nostra disposizione, ed in seguito, nel caso che l’osservanza della medesima avesse incontrate difficoltà per parte di chicchessia, dovranno farne relazione a Noi.

Milano, dalla Curia Arcivescovile, li 16 Maggio 1861.

Carlo Caccia, Vescovo Vicario Gen. Capit”.

Ciascuno si sputa sulle rispettive mani e si dà una “fregata” simulando il gesto compiuto dai contadini quando devono imbracciare la “ranza” per tagliare il fieno.

Ognuno impugna poi una robusta fune di canapa e, dopo essersi scambiati un furtivo cenno convenzionale, volgono lo sguardo verso uno di loro che ha l’aria di essere il capo e attendono i suoi comandi. Lui prende un gran respiro e poi incomincia:

“Quinta! Terza! Quarta! Seconda! Prima!” A quei comandi, ciascuno spicca un salto aggrappandosi alla parte alta della propria fune chiamata per numero. Ogni corda fuoriesce da un buco del soffitto il cui contorno è numerato e dipinto di bianco. Ciascuno tira la propria fune, verso terra con tutto il proprio peso, lasciando che l’abbondanza che si crea si raggomitoli sul pavimento per poi srotolarsi e risalire verso il buco nel soffitto.

Sono cinque serpenti poderosi e agilissimi che fanno le spire a terra per poi ergersi paurosamente in verticale e infilarsi alternativamente in quelle tane numerate sul soffitto.

In riscontro a quella strana danza di cordame, le vecchie campane (quelle antecedenti il 1931) intonano un festoso e festa di inaugurazione dell’Asilo infantile fragoroso concerto, annunciando la Messa solenne delle otto mattutine.

La chiesa si va riempiendo di anziane, mamme e bambine, tutte portano sul capo un finissimo velo di pizzo bianco. Gli uomini, dal canto loro, meno numerosi delle donne, più anziani che giovani, entrano dalla porta di destra tenendo per mano i propri figlioli o nipotini, e si dispongono nella navata di destra - quella dalla parte di Sant Antonio - in opposizione alla navata sinistra dedicata alle donne, nella quale campeggia la statua della Madonna Immacolata.

Del fatto che sia un giorno speciale, e non per la Festa dello Statuto, se ne stanno accorgendo sia le donne che gli uomini perché in quel momento stanno entrando numerose persone che fanno parte della Lega dei Muratori, gente che non è avvezza a frequentare le chiese e che appartiene ad una cooperativa novatese di ispirazione socialista. Sono stati loro a dar man forte all’impresa edile “Ambrogio Corsi” per aiutarla a costruire il nuovo asilo prestando la propria manodopera, gratuitamente, la sera dopo il proprio orario di lavoro.

Inoltre, dalla porta di destra, ad un certo punto entra in chiesa tutto il “Comitato pro Erigendo Asilo” e fra loro non vi sono solo assidui frequentatori di funzioni religiose, un paio per tutti Clemente Bonfanti e Santino Uboldi.

Oggi entra in chiesa perfino il sindaco che, se è vero che non è ancora socialista non è neppure un “paolotto”.

Lo vedono tutti, ma proprio tutti, perché si va a mettere su uno dei primi banchi appositamente addobbati di rosso, come si usa farsi nelle grandi feste.

Altrettanto fa la gentile signora del sindaco e le altre mogli dei componenti il Comitato.

Non si pensi però che le signore si siano collocate al fianco dei rispettivi mariti come si farebbe oggi. Niente affatto. Gli uomini da una parte, a destra, e le donne dall’altra, a sinistra.

Dalla porta sinistra, destinata alle donne, poco prima che incominci la Messa, però entrano anche tre scure figure mai viste prima a Novate Milanese. Il lievissimo brusio del chiacchiericcio che fino ad un attimo prima aveva riempito la navata di sinistra delle donne si zittisce a partire dal fondo. Mano a mano che queste tre ombre scure procedono lungo la navata verso il primo banco addobbato di rosso, il brusio cessa come se una secchiata di silenzio fosse stata lanciata dal fondo della chiesa verso l’altare.

In questo modo il silenzio è totale quando le tre suorine vestite di nero si inginocchiano sul banco addobbato a festa a loro riservato.

A quel punto riparte nuovamente un brusio che ripercorre la chiesa al contrario, dall’altare verso il fondo.

Il parroco, don Francesco Bianchi, che non sopporta l’indisciplina delle donne in chiesa, mette repentinamente il capo fuori dalla sacrestia e tanto basta, unitamente al suo sguardo severo, perché tutte tramutino subitamente il pettegolezzo in una nenia salmodiante che simula la recita del rosario.

La Messa è di quelle cantate, ma quest’oggi don Bianchi non la vuole fare tanto lunga perché sa che alle 10 ci sarà la cerimonia d’inaugurazione dell’asilo nella quale lui avrà il ruolo di autorità religiosa benedicente.

L’organo non c’è ancora a Novate, ma in compenso il coro è ben fornito di voci poderose – solo maschili perché non si addice che le donne accedano al coro dietro l’altare maggiore. Non si riesce subito ad individuare don Arturo Piazza, rivolto verso i cantori, intento appunto a dirigere il coro.

Di fronte a lui seduti ai vari scranni dell’antico coro ligneo che riveste ad anfiteatro l’abside, si vedono ben allineati tutti i cantanti: Isacco Moise, Giovanni Monti, Ercole Morandi, Gaetano Oliva, Pietro Orsaria, Andrea Picozzi, Guido Pioltelli, Umberto Pioltelli, Enrico Porro, Giuseppe Preatoni ed altri...

La predica di don Bianchi, questa volta, non è una di quelle infuocate contro i socialisti che mal gestiscono la Mutua del Bestiame o contro i frequentatori del Circolo Sempre Avanti dove si auspica che “assieme alla scomparsa dell’ignoranza cessi anche il regno del clericalismo e dell’oscurantismo”; no, oggi la chiesa è piena di credenti e di “pecorelle smarrite” che insieme si sono fortemente impegnate per il bene della comunità costruendo un nuovo asilo per venire incontro alle necessità di un sempre maggior numero di mamme che devono lavorare per contribuire al sostentamento della famiglia.

Oggi si parla solo dello Spirito Santo di Dio che, come 2000 anni fa, è sceso sugli uomini, ha illuminato le loro menti e ha aperto i loro cuori. E questi cuori hanno risposto con la generosità e con la sapienza e hanno reso possibile l’erezione di questa magnifica opera che si chiama Asilo infantile.

Alla fine della Messa, don Bianchi invita tutti a recarsi presso il nuovo Asilo, sul terreno del cav. Merlo, quello adiacente alla

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