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La Chiesa e i suoi Pastori

Abbiamo visto come la storia di questo Asilo si intersechi con quella delle istituzioni civili novatesi, ma altrettanto significativo è il suo rapporto con la parrocchia ed i suoi parroci che da sempre hanno fatto parte del Consiglio Direttivo.

Tralasciando i 17 parroci che dal 1500 al 1892 si sono alternati nella cura delle anime novatesi e dei quali poco o nulla sappiamo se non le date in cui hanno retto la Chiesa Madre, raccontiamo qualcosa a partire da don Francesco Bianchi che ha svolto il suo ministero a Novate proprio in quel fecondo periodo in cui alcuni suoi illustri parrocchiani, frequentatori e non della chiesa, hanno collaborato con le istituzioni civili per la nascita dell’Asilo infantile.

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Don Francesco Bianchi

(parroco dal 1893 al 1927)

Nato a Castellazzo il 15 maggio 1854 e ordinato sacerdote il 23 settembre 1876, fu coadiutore a Novate dal 1° ottobre 1876 al giugno 1885. In seguito fu trasferito a Milano, a “S. Giorgio al Palazzo”, poi Coadiutore d’Ufficio nella Metropolitana fino al 1893. Morto il parroco Longhi, ricordando la bontà del Bianchi la popolazione lo richiese come parroco e l’Arcivescovo Mons. Calabiana lo concesse. Il 30 aprile 1893 fece il suo trionfale ingresso. Con chiara previsione delle necessità dei tempi e del luogo, si diede con zelo ammirevole al governo e alla direzione del suo gregge. Coltivò la pietà nel popolo con un profondo senso di fede, non trascurò la gioventù dando vita agli oratori seguendo l’esempio di don Giovanni Bosco. Iniziò col radunare i ragazzi nell’antico “oratorio” San Giuseppe (quello visitato dal card. Borromeo

1951 - Novate Milanese - La prima messa di un novello sacerdote conterraneo, don Carlo Pogliani, andava sicuramente festeggiata in pompa magna con la presenza della banda. La banda S. Ceciclia, da poco rinata dalle ceneri della vecchia “Filarmonica” cittadina è subito presente per allietare la festa. Tra i presenti che sfilano in via Madonnina riconosciamo:

papi parroci coadiutori

nel 1573 e attualmente atrio di accesso al campanile). Con l’aiuto amorevole di sua sorella Matilde organizzò le prime lezioni di catechismo in cui la buona “sciura Mitilda” impartiva, ai vivaci e ruspanti ragazzi di allora, nozioni di dottrina cristiana e insegnamenti di buona educazione.

Di fronte ai tanti pericoli dei tempi organizzò la parrocchia con sodalizi religiosi e associazioni fiorenti.

Pastore attento al bene dei propri parrocchiani non mancò di intervenire presso le istituzioni in favore dei più poveri, non sottraendosi alle contese civili e plaudendo alle istituzioni, come dono della Provvidenza, quando queste agivano per il meglio o fustigandole quando riteneva agissero, per interessi di parte, contro la Chiesa ed il bene dei credenti.

Nonostante alcuni dissapori col “Comitato pro Erigendo Asilo”, fu lui ad avere il privilegio di benedire il primo asilo infantile di Novate Milanese durante la festa d’inaugurazione del 4 giugno 1911.

Morì dopo trent’anni di indefesso lavoro pastorale senza aver avuto la soddisfazione di vedere la Chiesa ampliata di cui ne aveva visto la grande necessità dettata dall’aumento della popolazione. Predispose alcuni fondi, ma il peso della realizzazione di tale opera cadde sulle spalle del suo successore, don Arturo Galbiati.

DON ARTURO

(parroco dal 31 luglio 1927 al 27 marzo1960)

Don Arturo Galbiati nacque il 30 marzo 1882 a Cisliano, un piccolo paese della Bassa Abbiatese posto al centro di una vasta zona agricola compresa tra Baggio, Magenta e Abbiategrasso. Fu una vera primavera per gli umili e generosi genitori, poiché Iddio aveva messo a dura prova quella casa: su sette figlioli ben quattro nacquero sordomuti. La buona mamma pregava il Signore che si degnasse di concederle figli sani: glieli avrebbe offerti, se Dio avesse gradito, ben volentieri per il suo santo servizio. E così la fede dei genitori strappò al Signore questa grazia. Don Arturo crebbe nella sana vita dei campi. Conobbe presto la fatica, il sudore, i sacrifici d’una famiglia dove le bocche da sfamare erano molte e le possibilità di guadagno poche. Dal caldo affetto dei pii genitori imparò la fede in Dio, fede robusta, temprata nel dolore, il senso del dovere senza badare a sacrifici, la fiducia nella provvidenza divina. E veramente la provvidenza aiutò la sua famiglia: i fratelli sordomuti furono tutti educati in Istituti gratuitamente. Nel 1897 don Arturo entrò nel seminario di S. Giuseppe a Monza per iniziare il lungo tirocinio di preparazione al sacerdozio. Aveva quindici anni e fino all’ultimo giorno aveva incallito le sue mani sudando sulla pialla nel duro mestiere di falegname che il padre svolgeva nei periodi morti dell’anno. In seminario si distinse subito per la serietà e la tenacia con cui prendeva ogni cosa. La preparazione al sacerdozio fu lunga e difficile: occorse, accanto alla grazia di Dio, una volontà e una costanza non comuni. In quegli anni poi serpeggiava nelle file cattoliche la tremenda eresia del modernismo, che mieteva vittime anche tra i giovani chierici e tra gli stessi sacerdoti.

Don Arturo si trovò spinto ancor più a radicare la fede ricevuta dai genitori nello studio del dogma così da mettere un fondamento granitico di preghiera e di scienza al suo edificio spirituale.

Accanto alla prova della scienza, Dio pose anche quella della vita del mondo. Oggi i chierici in base al Concordato possono evitare il servizio militare, ma prima del 1929 per essi non v’era eccezione. Fu così che nel 1904-1905 don Arturo fece il suo anno di vita militare.

Chi sa che cosa è la caserma, può capire quale prova morale essa rappresenti per un seminarista vissuto e cresciuto nella santità del seminario. Non mancò poi nel suo tirocinio l’esperienza educativa: per ben tre anni fu prefetto per i ragazzi nel collegio di Seregno, e poi dei chierici in seminario. Tutti ne ricordano la serietà, il senso della disciplina e del dovere.

Finché, completo d’una accurata preparazione intellettuale, morale, spirituale, poté salire l’altare del sacerdozio il 5 giugno 1909. Il 1° luglio era a Meda come coadiutore dell’oratorio femminile. Nel 1911 egli dovette sobbarcarsi il gravoso peso di coadiuvare i due oratori, rimasti vacanti per la simultanea partenza dei due assistenti, don Ballerio e don Schieppati, destinati altrove.

Nel 1913 lo si vide a capo del Comitato per i grandi festeggiamenti del centenario del Taumaturgo SS. Crocifisso. Nel 1914 fu l’anima della campagna elettorale a Meda per la conquista del Comune: risultò una grande vittoria perché, per la prima volta, furono eletti 15 consiglieri Popolari su 20. Durante la Grande Guerra fu cappellano militare dell’ospedale “Carlo Cattaneo” di Milano, pur sempre non trascurando il suo impegno in parrocchia. Terminato il Primo Conflitto Mondiale ritornò al suo posto di lavoro a Meda dove tanto c’era da rifare.

Nel maggio 1923, a Meda, venne a mancare il buon parroco Trabattoni e don Arturo, nominato vicario, tenne degnamente il posto assegnatogli fino al marzo 1924, epoca in cui subentrò il nuovo parroco, don Francesco Corti. Restando al suo posto di coadiutore e assistente dell’oratorio femminile profuse tutta la sua fede di sacerdote per il bene della gioventù fino al 1927, quando fu nominato parroco di Novate Milanese. Nell’estate di quell’anno raggiunse la nuova sede accompagnato dai suoi parrocchiani medesi esultanti, giunti a Novate in numero così grande da stupire gli stessi novatesi. Così il popolo cattolico di Meda fu riconoscente a don Arturo per tutto ciò che aveva fatto. Il 31 luglio 1927 segnò una svolta deci-

Nelle immagini, due momenti dei solenni funerali per la morte di don Arturo Galbiati. A destra, sul pulpito, la commemorazione da parte di don Giovanni Zibetti.

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siva nella sua vita. Prendendo possesso della parrocchia di Novate si accinse al nuovo compito affidatogli con slancio giovanile unito ad un senso realistico delle cose.

Resse la parrocchia S. Gervaso e Protaso per 33 anni e se il linguaggio delle pietre è sempre eloquente, numerose sono le opere da lui lasciate:

-l’oratorio maschile nel 1949;

-l’innalzamento del campanile nel 1951;

-l’acquisto del nuovo organo nel 1958;

-la costruzione del cinema nel 1959;

-nel 1954 fa progettare dell’arch. don Enrico Villa, e poi realizzare dalla ditta Corsi, la nuova chiesa dedicata alla Sacra Famiglia che benedirà nel luglio 1959. Questa succursale della chiesa madre diverrà poi parrocchia l’8 gennaio 1961 quando sarà parroco don Carlo Prada.

Il primo ambito al quale don Arturo dedicò le sue cure fu certamente quello dell’Azione Cattolica, degli oratori; facilitò la nascita delle Acli, dei Coltivatori diretti, del corpo musicale S. Cecilia.

Una delle caratteristiche del Galbiati fu la sua personalità, una forza di spirito innata che si scorgeva anche dal portamento.

Nella sua vita si trovò molte volte in situazioni delicate, ma seppe sempre uscirne a testa alta come a Meda in qualità di viceparroco, a Bollate durante il Fascismo e nel dopoguerra, a Novate, con la Giunta socialista quando questa si opponeva al suo operato.

Allo stesso modo, e per lunghi anni, in qualità di consigliere dell’asilo infantile, fu animatore e sostenitore di questa opera mirabile che tanto aiuto dava alle famiglie novatesi preparando i giovani per il loro futuro di adulti. Non si arrese mai e portò sempre a termine i suoi progetti. Dopo una lunga malattia affrontata con edificante rassegnazione, la robusta fibra di don Arturo Galbiati cedette nella sera del 27 marzo 1960.

Don Carlo Prada

(parroco dal 1960 al 1995 all’8 settembre 1995).

Don Carlo Prada è nato a Cassina Nuova di Misinto vicino a Saronno. Entrato giovanissimo in Seminario ha compiuto i suoi studi a San Pietro di Seveso. Fu ordinato sacerdote da Sua Eminenza, il Cardinale Schuster, il 29 maggio 1943 e inviato a Milano quale coadiutore nella parrocchia di Santa Maria

Beltrade. Due anni dopo fu trasferito a San Magno di Legnano dove esplicò il suo ministero in vari rami dell’apostolato sacerdotale, soprattutto come assistente dell’oratorio maschile, poi del Centro Giovanile, degli Uomini Cattolici e delle Acli. Alla fine di aprile del 1960 sua Eminenza il Cardinale Montini lo destinava alla parrocchia di Novate Milanese quale successore di don Arturo Galbiati.

Settembre 1960: ingresso solenne a Novate Milanese del Parroco don Carlo Prada.

Così, attraverso le parole del novatese Carlo Demetrio Faroldi, lo accoglievano i novatesi: “[...] Vorrei avere l’ispirazione di un poeta, la saggezza di un teologo, l’armonia di Verdi e l’arte di Gassman, e tutto mettere in funzione del compito che sto per assolvere, chiudere come Presidente del Comitato Esecutivo, il ciclo dei festeggiamenti per il Suo ingresso, Rev.mo sig. Parroco. [...] Due cose mi sono state soprattutto impresse e che hanno un significato profondo: le lacrime di gioia di un vecchietto piccolo di persona, ma grande di cuore, le lacrime del suo buon papà; e l’espressione commossa della sua cara mamma: “ Che soddisfazion! Che sodisfazion! per el me don Carlo e per mi”. C’era in quelle lacrime ed in quelle parole l’oblio completo degli immensi sacrifici compiuti da un papà e da una mamma per dare a Dio un

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figlio Sacerdote... [...] Stasera però si spegneranno le luci, cesseranno i canti e i suoni, spariranno gli archi per le strade. Cosa resterà di tanta festa? Lei resterà, sig. Parroco, con la pienezza del Suo mandato di ambasciatore di Dio tra gli uomini, Lei con le sue preghiere, con l’affetto quotidiano del S. Sacrificio a Dio, con il ricordo e la preghiera per tutti, anche e soprattutto per quelli che non credono, i lontani dalla verità che purtroppo a Novate non sono pochi, né inattivi. Resterà Lei con le preoccupazioni e le ansie che accompagnano la vita di un Sacerdote che si consuma, gioisce e soffre, si dà tutto a tutti per guadagnare Cristo”.

Le tappe e le realizzazioni di don Carlo Prada:

1961 - Si attiva presso il Card. G. B. Montini affinché la chiesa succursale della S. Famiglia venga eretta canonicamente a Parrocchia (8 gennaio).

1962 - SS. Missioni guidate dai Padri Passionisti (Missionipredicazione speciale per tutte le fasce d’età della popolazione e nei diversi luoghi: case, aziende oltreché in chiesa - n.d.a.).

1965 - Apertura della prima cappella dedicata a San Carlo in via Andrea Costa, in un caseggiato della cooperativa Casa Nostra, gettando le basi per la costituzione della nuova parrocchia.

1967 - Ampliamento del circolo del Lavoratore, Centro Sociale, detto il “Circulin”, con le sedi delle Cooperative e delle Associazioni (Pensionati - Acli).

1968 - Venticinquesimo di sacerdozio (maggio ’43 –maggio ’68).

1968 - Compimento ed inaugurazione del Centro Femminile: importante opera per l’educazione della gioventù.

1970 - Primo intervento sul tetto della chiesa: sostituzione delle tegole.

1971 - Visita pastorale del Card. Giovanni Colombo.

1972 - SS. Missioni con i padri Oblati di Rho.

1974 - Intervento sul vecchio salone teatro del Centro Femminile trasformato in palestra con relative attrezzature sportive e servizi.

1987 - Seconda sostituzione orditura del tetto della chiesa. Isolamento termico e copertura con tegole portoghesi.

1993 - Cinquantesimo di sacerdozio.

1994 - Inizio sistemazione Chiesa Parrocchiale con illuminazione e decorazione esterni ed interni.

DON UGO PROSERPIO (parroco dal 1995 al 2009).

Don Ugo Proserpio nasce a Carugo, Comune di circa 5000 abitanti in provincia di Como, il 25 gennaio 1933; il papà Antonio è artigiano falegname, la mamma Amalia Brambilla è casalinga. E’ il secondo di cinque figli maschi : il maggiore Emilio (nato nel 1931), più giovani di don Ugo sono Mario (1934), Luigi (nato nel 1941 e morto nel 1986) e Fabio (1944). Entra in seminario il 14 ottobre 1944. La sua vestizione avviene nel 1948; viene ordinato sacerdote il 28 giugno 1957 dal Cardinale Giovanni Battista Montini, giorno in cui celebra anche la sua prima Messa.

Dopo un anno di ministero all’Istituto Maria Immacolata, nel 1958 diventa coadiutore nella Parrocchia milanese di Santa Maria di Caravaggio, dove rimarrà per venticinque anni. Qui si occupa assiduamente dell’oratorio, che organizza come “Città dei ragazzi”, con tanto di sindaco e assessori periodicamente eletti dagli stessi ragazzi riuniti in assemblea.

A Santa Maria di Caravaggio don Ugo viene ricordato anche per la sua attenzione alla catechesi e alla carità (che con l’oratorio costituiscono i principi guida del suo ministero) e per l’organizzazione di gite e pellegrinaggi. Nel 1983 viene trasferito per un anno nella Parrocchia Gesù Maria e Giuseppe, sempre a Milano, dove è coadiutore.

Il 1° aprile 1984 viene nominato per la prima volta parroco e inviato a guidare la Parrocchia di San Silvestro in Ronchetto. Sul territorio di questa parrocchia esiste, già dal 1979, un’altra chiesa, sorta nei pressi di una zona residenziale densamente popolata; don Ugo svolge il suo ministero anche in questa chiesa, che il 13 luglio 1986 diventa parrocchia e viene intitolata a Santa Maria Ausiliatrice.

Il 22 luglio don Ugo diventa ufficialmente parroco di questa nuova Parrocchia e lascia la guida di San Silvestro in Ronchetto. Nel novembre 1995 viene destinato alla Parrocchia Santi Gervaso e Protaso di Novate Milanese. Incontra per la prima volta i suoi nuovi parrocchiani il 19 novembre 1995 e fa il suo ingresso ufficiale il 14 gennaio 1996. Lascia Novate nell’agosto 2009 al raggiungimento dell’età pensionabile.

25 maggio 1985 - Foto a lato - Il Cardinale Giovanni Colombo visita l’Asilo Infantile. Benedice le nuove aule e il busto col quale si dedica la rimodernata struttura a Papa Giovanni XXIII.

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