editoriale
BAMBINE O FENOMENI? DI silvia gottardi Fatto. Il 6 febbraio 2022 Kamila Valieva, 15 anni, ha fatto la storia del pattinaggio artistico diventando la prima donna ad aver effettuato un salto quadruplo alle Olimpiadi, regalando così la medaglia d’oro alla Russia nel pattinaggio di figura a squadre. La cerimonia di premiazione prevista per il 7 febbraio è stata però rinviata per motivi non del tutto chiari. Fatto. L’8 febbraio è stato ufficializzato l’esito di un test antidoping effettuato dalla giovane stella russa a dicembre 2021, che l’ha trovata positiva alla trimetazidina (una sostanza vietata dalla WADA). È arrivata immediatamente la sospensione dell’atleta, subito revocata il 9 febbraio, in virtù del fatto che Valieva è minorenne, quindi soggetta a regole diverse rispetto a quelle di un atleta adulto. Gli atleti sotto i 16 anni, infatti, sono maggiormente tutelati dalle regole anti-doping e, in genere, non sono ritenuti responsabili per l’assunzione di sostanze vietate. Fatto. Il 15 Febbraio la quindicenne di Kazan prende parte alla prova individuale piazzandosi momentaneamente al primo posto; in caso di un suo podio il CIO comunica che non ci sarebbe stata premiazione. Dopo due giorni, durante la seconda prova, Kamila cade più volte durante l’esercizio ed esce in lacrime dalla pista. Perde il vantaggio che aveva accumulato e si piazza solo al quarto posto. La grande favorita, la pattinatrice più forte del mondo, forse della storia, è schiacciata dalla pressione e dalle polemiche per il caso doping, e si trasforma in una quindicenne impaurita. Ora veniamo al punto della questione. Sorvoliamo sul doping (che tanto concordiamo tutti di esserne contro), sorvoliamo anche sul pasticcio che si è creato per il fatto che gli under 16 sono troppo giovani per essere squalificati (perché?), e focalizziamo la nostra attenzione su queste atlete bambine. Sì perché a 15 anni si è poco più che bambine. Franco Arturi ha scritto un interessante editoriale in merito sulla Gazzetta, auspicando l’interdizione per atleti di meno di 16 anni (meglio 17) per gare di questo livello. Secondo lui portare un’adolescente di 15 anni a gareggiare o vincere un’Olimpiade significa averla massacrata di lavoro fin da quando era una bambina di 10, 11 anni. Averla costretta ad ore e ore di allenamenti maniacali, ad una disciplina ferrea, a sacrifici enormi, rovinandone l’infanzia. Solitamente, quando si parla di atlete bambine, tutti pensano soprattutto alle ginnaste. Ma negli altri sport? Nel nostro basket ad esempio? Matilde Villa (2004) non aveva ancora 15 anni quando ha cominciato a stupirci con le sue magie a Costa, e ha esordito in Nazionale senior un mese prima di compierne 17. Carlotta Zanardi (2005) è stata una delle migliori giocatrici per punti e valutazione della passata stagione di A2. Anche io, nel mio piccolo, come del resto anche Laura Macchi o altre coetanee, a 14-15 anni ci allenavamo tutti i giorni (qualche volta anche facendo il doppio allenamento), giocavamo in prima squadra ed eravamo considerate “senior”. Che ricadute ci sono a livello psicologico e fisico? La ginnastica o il pattinaggio sono sicuramente discipline massacranti e usuranti, anche pericolose. La pal-