PINK BASKET N.32

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SARA CRUDO LE AZZURRE GIULIA MONICA KATHRIN RESS BLESSING AJIBOYE AKRONOS MONCALIERI

NOV 2021

32


NOVEMBRE 2021

SETT 2021

N.32

in questo numero 1 EDITORIALE 411

3 inside A1

Miracolo salvezza

9 Infografica 11 Focus

L’Italia del futuro

17 cover story

L’ora di Sara

23 inside A2

Mucchio selvaggio

29 Primo piano

Make it happen

33 ORIZZONTI

Tam Tam Blessing

39 storie

Ecco Ress la roccia

45 PALLA E PSICHE

L’ ansia è la causa di ansia negli atleti

REDAZIONE Silvia Gottardi,

Giulia Arturi, Francesco Velluzzi, Simone Fulciniti, Massimo Mattacheo, Laura Fois, Manuel Beck, Eduardo Lubrano, Alice Buffoni

INFOGRAFICA Federica Pozzecco PROGETTO GRAFICO Linda Ronzoni/ Meccano Floreal

IMPAGINAZIONE Grazia Cupolillo/ Meccano Floreal

FOTO DI Marco Brioschi, Marco Magosso, Alessandro Catellani, Roberto Liberi, Brixia Basket, Tam Tam Asd, FIBA, MantovAgricoltura PINK BASKET è un periodico di proprietà di Silvia Gottardi


editoriale

411 DI silvia gottardi Il canale 411 non si vede. Io non lo vedo, tanti non lo vedono. La pallavolo femminile si vede su RaiSport e su Sky, il calcio femminile su La7. Il basket femminile non si vede. Che fare? Sinceramente non lo so. Non sono una tecnica, non so un bel niente di digitale terrestre, di parabole e decoder. Però ne so un bel po’ di comunicazione e marketing digitale. Facendola molto breve, la storia si può riassumere così: se nessuno ti vede, anche se fai un sacco di belle cose, non esisti. La pallacanestro femminile, quindi, possiamo tranquillamente dire che al momento non esiste. Almeno per il pubblico al di fuori della nostra solita cerchia. Negli anni scorsi in TV c’eravamo: Sportitalia prima e MS Channel poi. Quest’ultimo onestamente come qualità non era il massimo, ma potenzialmente era visibile a tutti. Questo canale 411 di Lega Basket Femminile, invece, pare abbia bisogno di requisiti incomprensibili per funzionare. Il risultato è che lo vedono in quattro gatti, per tutti gli altri - me compresa - c’è solo una schermata blu. Ma vi dirò una cosa: chisssenefrega della TV, o meglio, chissenefrega di essere in TV così. È chiaro che si tratta ancora del mezzo di comunicazione che offre più visibilità in Italia, ma se non si hanno un appeal o un budget adeguati, meglio lasciar perdere. La TV è per i brand (o prodotti) mainstream, chi ha un prodotto di nicchia, come il nostro, è meglio che usi altri canali per comunicare. Oggi il mondo è smart, ovvero connesso ad internet. La TV, intesa in senso classico, ha già perso la battaglia contro lo streaming. In generale, tutta la comunicazione è cambiata da quando sono arrivati gli smartphones e i social. Il futuro della comunicazione, ma anche il presente, ce lo abbiamo in mano tutti i giorni, tutto il giorno: è il mobile. In uno studio di settore, il 52% degli utenti hanno dichiarato che il cellulare conosce più cose di noi che noi stessi. E allora lo ripeto: chissenefrega della televisione, a maggior ragione se non si vede come il canale 411. Meglio lavorare sul mobile e sullo streaming, cosa che per altro LBF ha già cominciato a fare, ma probabilmente con una strategia poco a fuoco. Anche perché uno dei nostri target di riferimento sono le ragazzine, quelle che vogliamo convincere a venire in palestra a giocare, e che vivono online! Non vi tedierò con cose come SEO, SEA, KPI, VTR e mille altre sigle proprie del mondo digitale. Vi basti sapere che una buona strategia media digitale riesce a intercettare il pubblico in target in maniera molto più efficace della televisione (o anche della carta stampata), e costa infinitamente meno. Cambiamo strategia, è ora di farci vedere!


ERICA REGGIANI LA SUA OTTIMA PRESTAZIONE NON BASTA PER PORTARE A CASA I 2PT CONTRO SASSARI. FINO AD ORA SONO 2 LE VITTORIE IN CAMPIONATO PER MONCALIERI.


inside A1

Voglia di salvezza

L’AKRONOS MONCALIERI IN 5 ANNI È PASSATA DALLA SERIE C ALLA A1. ALLA GUIDA UN PRESIDENTE JUVENTINO E UN COACH GRANATA, CHE PERÒ IN FATTO DI BASKET VANNO MOLTO D’ACCORDO, E ORA CERCANO UN ALTRO MIRACOLO: LA SALVEZZA

Di Francesco Velluzzi

M

etti una sera a cena uno sfegatato tifoso juven-

tino e un profondo sostenitore granata. Non sarà facile farli andare d’accordo. Perché uno gli rinfaccerà che il derby non lo vincono mai e che la differenza di scudetti è abissale, l’altro gli spiegherà che a Torino i veri torinesi hanno il cuore granata. Eppure da cinque anni tra Alessandro Cerrato, presidente dell’Akronos Moncalieri e Paolo Terzolo che ne è l’allenatore c’è un rapporto importante. Insieme hanno preso per mano un gruppo che cinque anni fa era in serie C e ai primi di ottobre ha aperto le porte, da protagonista, all’Opening Day (in presenza), classico vernissage di inizio stagione del basket femminile che apre la stagione e in cui tutte le squadre del campionato si ritrovano per la prima giornata di campionato nello stesso palasport. Moncalieri ha voluto festeggiare così lo storico traguardo della promozione in A1 alla quale aveva già strizzato l’occhio quando scoppiò la prima pandemia e tutta l’Italia si chiuse in casa e lo sport di conse-

guenza. Proprio il basket femminile chiuse i battenti tra i primissimi. Ma Moncalieri, allora, veleggiava senza problemi in testa alla classifica con enormi probabilità di promozione. Ha dovuto solo rinviare l’appuntamento al quale è arrivato con lo stesso allenatore che aveva conquistato la A2 e che oggi prova in qualunque modo a costruire il miracolo salvezza. Non sarà facile, ma l’Akronos vuole e deve provarci. Finora due partite, all’esordio con l’altra neo promossa, Faenza e con la più titolata Costa Masnaga è riuscita a vincerle e non è una cosa da poco.

Il Club Moncalieri sta alle porte di Torino, Alessandro

Cerrato, 45 anni, un’azienda familiare nel campo dei tabacchi, vive in Val Di Susa: “Vicino alla Tav”, sorride lui che parlerebbe della Juve tutto il giorno. Quando non pensa al basket, che l’ha catturato quando a cinque anni vide la prima partita dell’Auxilium. La famiglia Cerrato al basket torinese qualcosa ha dato con Casimiro che ne fu il general manager. “Il basket


inside A1

PROMOZIONE GIUGNO 2021: MONCALIERI VINCE A MILANO E VOLA IN A1. LO ZOCCOLO DURO DEL GRUPPO È ORA PROTAGONISTA IN A1.

ce l’ho nel sangue da quando ero piccolo e a casa è ancora pane quotidiano. Il 25 giugno sposerò, dopo 14 anni di convivenza, Ketty che è anche la nostra vice presidente e addetta agli arbitri. Condividiamo pure la stessa passione calcistica. Insomma, siamo in sintonia su tutto”. E con questo spirito mandano avanti la squadra di basket femminile dove stanno attenti a non fare mai il passo più lungo della gamba: “Abbiamo preso tre straniere per le quali non spendiamo cifre folli, abbiamo cominciato a fare arrivare delle ragazze non piemontesi, se ci salveremo fare-

mo qualche passetto in più, ma non c’è nessuna intenzione di fare la collezione di figurine”. Cerrato ha le idee chiare. Va al sodo, è concreto. A Moncalieri ha la gestione del palasport e sta lavorando per costruire una società affiancata da partner appassionati. “Ne abbiamo aggiunti parecchi, il Comune ci è molto vicino. Innanzitutto col sindaco Paolo Montagna che ha sostenuto l’Opening Day credendoci per primo. Essere supportati dalle istituzioni è fondamentale”.

Assolutamente. Come costruire una squadra che si


faccia valere. “La A2 l’abbiamo dominata, siamo arrivati a vincere 16 partite di fila. Ai playoff abbiamo battuto Alpo e Sanga, soffrendo in semifinale. Ci siamo arrivati con parecchie ragazze piemontesi e anche Reggiani ormai è una di noi. Berrad è trevigiana, ma piemontese d’adozione. Salvini, Bevolo, Cordola, la capitana Giacomelli sono tutti prodotti locali. E pure Katshitshi la consideriamo assolutamente una ragazza di Moncalieri. Le straniere sono una croata, una brasiliana e una americana. Nella passata stagione avevamo Trehub, croata. Con lei

abbiamo vinto il campionato. In questa stagione abbiamo puntato su Miletic che era già stata in Italia a Battipaglia. Un tre-quattro che combatte. Poi c’è la guardia brasiliana Taina Paixao e quindi l’americana Williams che in Italia non era mai stata. In quintetto giocano solitamente loro tre, più Reggiani e Toffolo o Katshishi. Presto recupereremo bene anche il play Arianna Landi. In lei crediamo molto. Ma il nostro vero aiuto può arrivare dal pubblico che, prima della pandemia, era numeroso e rumoroso. Avevamo 400 persone fisse che si facevano sentire eccome. Molte

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inside A1 famiglie, le ragazze del settore giovanile, abbiamo creato sul territorio un bel rapporto con la gente. Ora ne vengono circa 200 e non vediamo l’ora che la capienza possa essere aumentata e ci siano 600 persone che urlano. Il fattore campo per Moncalieri deve essere davvero molto importante. Abbiamo il Pala Einaudi in gestione per 20 anni. Credo che la società stia crescendo, ma stiamo crescendo tutti. Lo abbiamo fatto insieme, costruendo un buon gruppo che si trova anche fuori. Vedo che le ragazze, che vivono tutte a Moncalieri, cominciano a conoscersi e stanno bene tutte quante anche fuori dal campo. Dobbiamo riuscire a diventare gruppo anche in campo perché il massimo campionato non perdona e noi dobbiamo riuscire a vincere almeno sei-sette partite. Possiamo farcela anche perché il bello è che dalle mie giocatrici sento sempre dire “Mi sono sentita a casa, mi sento in un ambiente familiare”. Per noi vengono sempre prima le persone e

dere più rimbalzi. Questa è la chiave per riuscire a centrare un obiettivo che non è affatto impossibile per noi”. Terzolo vive di pallacanestro, è single e finora non è stato sfiorato dall’idea di innamorarsi di una sua giocatrice. “So che può succedere e in tanti casi è successo. Ma non ho per il momento preso in considerazione questa possibilità. Anche se non puoi mai dire che non accadrà mai. Perché nello sport si crea sicuramente una certa complicità”. Terzolo si è adattato a vivere in altra maniera la relazione con un campionato che lui stesso non aveva mai fatto. Tutta un’altra situazione che lo affascina. “Parlo in inglese con le giocatrici straniere. Anche se Miletic, la croata, l’italiano lo capisce bene. Il gruppo mi sembra unito, stiamo lavorando tanto su questo aspetto che era il più complicato avendo inserito alcune giocatrici nuove nel telaio molto piemontese. Io ho allenato nella maschile, ma dal punto di vista tecnico e tattico non vedo particolari differenze nel lavoro che viene

“Per noi vengono sempre prima le persone, poi le cestiste. Una pizza insieme è più importante di tante altre cose. La passione gioca un ruolo assolutamente fondamentale”. Alessandro Cerrato poi le cestiste. Una pizza insieme è più importante di tante altre cose. Anche perché tutte sanno che i soldi sono pochi e in questo ambiente non diventano certo ricche. La passione gioca un ruolo assolutamente fondamentale”.

svolto in palestra”. Terzolo questa squadra l’ha accompagnata fino alla A1, e ora vuol mettere un altro tassello con la salvezza, che varrebbe veramente oro a Moncalieri.

La passione che lui, grande ammiratore di Massimilia-

una guardia-ala di 23 anni, che all’Akronos è di casa. Lei deve trainare le altre piemontesi e le straniere per cercare di centrare un’impresa che sarebbe straordinaria per lo staff del presidente Cerrato. Che, così, potrà sposarsi decisamente più tranquillo e potrà programmare un futuro più luminoso per il suo Club: “Akronos ci dà un contributo significativo, possiamo dire che ormai fa parte della nostra Società, ma tutti i partner che abbiamo sono del territorio e questo è un aspetto che conta. Il grosso dei nostri finanziatori arriva dal mondo dell’elettronica, ma ora vogliamo incrementare anche nel settore del food e dell’alberghiero. Lavorando bene in questa direzione, potremmo inserire qualche elemento di valore in più nella prossima stagione, per continuare a crescere come stiamo facendo”. Finora solo la brasiliana Da Paixao viaggia a una media di 13 punti a partita. Occorre un contributo maggiore da parte di tutte e tre le straniere. Reggiani (autrice di una super prestazione nella disfatta di Sassari), Toffolo, Katshitshi, Giacomelli e Landi, che sta tornando a farsi sentire in cabina di pilotaggio, il loro dovere lo stanno facendo in pieno. Serve un passettino in più per arrivare al traguardo finale.

no Allegri ha per la Juventus. Da dove manderebbe via alcuni giocatori che non ritiene da Juve. Quando parli con lui di calcio, scopri non solo un tifoso, ma anche un grande competente. Per questo motivo, dopo aver seguito da bambino una squadra che ha come imperativo categorico quello di vincere, al suo allenatore del basket chiede “di diventare più cinico. È un ragazzo di 30 anni, molto preparato, che vive di basket ed è con noi da cinque anni. Siamo cresciuti insieme. Lui è super maniacale, cura ogni dettaglio, prepara al meglio le partite, ma è chiaro che tutto questo per vincere contro squadre che hanno molta più esperienza di noi non può più bastare”.

Il coach Ne è convinto lo stesso Paolo Terzolo, torine-

se, fede granata pura, che sta studiando il modo per venirne a capo e riuscire a vincere qualche partita in più. La lezione di Sassari è servita. “Per vincere dobbiamo imparare a fare cose diverse dalle nostre avversarie. Non possiamo fare le stesse cose. Occorre mettere molta più energia. Dobbiamo sempre giocare di squadra e lasciare da parte ogni tipo di individualismo. Bisogna lottare su ogni palla e pren-

Il gruppo italiano è guidato dalla capitana Claire Giacomelli ,


LYDIE KATSHITSHI CONGOLESE CLASSE 1998, A TUTTI GLI EFFETTI ADOTTATA DA MONCALIERI, DI CUI VESTE LA MAGLIA DA 4 STAGIONI.

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DEBUTTANTE MATILDE VILLA, GIOVANISSIMA STELLA DI COSTA MASNAGA, HA FATTO IL SUO ESORDIO IN NAZIONALE CONTRO IL LUSSEMBURGO: PER LEI 4 PUNTI E 2 ASSIST NELLA GARA.


focus

L’ITALIA DEL FUTURO

LA NAZIONALE HA INIZIATO IL PERCORSO DI QUALIFICAZIONE A EUROBASKET WOMEN 2023 CON DUE VITTORIE CONTRO SLOVACCHIA E LUSSEMBURGO. TRA VOLTI NOTI E DEBUTTI, IL CT LINO LARDO HA AVUTO RISPOSTE IMPORTANTI DALLE GIOCATRICI IMPIEGATE NELLE DUE GARE SEGNANDO LA STRADA DA PERCORRERE NEL FUTURO PROSSIMO

DI MASSIMO MATTACHEO

U

n grande inizio per l’Italia nelle qualificazioni a Eu-

robasket Women 2023 che si disputerà in Slovenia ed Israele. Questo il verdetto del campo nelle prime due gare contro Slovacchia e Lussemburgo. Tante indicazioni positive per il CT Lino Lardo, un gruppo coeso e allargato, il debutto di Matilde Villa e la conferma dello zoccolo duro che ha trascinato la Nazionale nel corso degli ultimi anni. Due partite diverse nel loro svolgimento ma identiche nel risultato finale: vittoria dell’Italia. Nella gara inaugurale giocata sul campo della Slovacchia, le Azzurre hanno messo in campo una grande resilienza, uno spirito di sacrificio e una voglia di non arrendersi di fronte alle difficoltà. Il 56-43 della terza sirena per la Slovacchia poteva sembrare decisivo per le sorti dell’incontro, ma – grazie alle giocate di Romeo e Zandalasini – l’Italia ha prima accorciato il gap e poi operato il sorpasso nelle battute conclusive dell’incontro, imponendosi con il punteggio di 66-69. Tutta un’altra storia invece nella prima casalinga,

giocata davanti a 1400 spettatori a Faenza, che l’Italbasket ha condotto fin dalla palla a due in modo autorevole e convincente vincendo con il punteggio di 8248. Nota di rilievo, il debutto in Nazionale maggiore di Matilde Villa, stellina della Limonta Costa Masnaga, che compirà 17 anni il prossimo 9 dicembre.

E proprio Villa racconta in esclusiva a Pink Basket le emo-

zioni del debutto in maglia Azzurra, all’interno di un gruppo formato da giocatrici che si trova di fronte ogni settimana in Serie A1: “Giocare in Nazionale è un desiderio che avevo sin da quando ho iniziato a giocare a pallacanestro, scendere in campo per la prima volta con la Nazionale è stata sicuramente un’esperienza unica e indimenticabile. Le mie sensazioni? Ero molto agitata sia prima del raduno che prima del mio esordio contro il Lussemburgo: mi sono trovata insieme a giocatrici di altissimo livello e di esperienza e tanta gente che applaudiva. Però credo non potessi sognare un debutto migliore”.


focus

L’inserimento di Matilde nel gruppo Azzurro è l’ennesima

testimonianza tangibile di quanto il CT Lardo stia provando a creare un roster giovane di giocatrici che possono rappresentare sia il presente sia il futuro della Nazionale. Affiancate ad atlete di esperienza, come Zandalasini, Bestagno, Romeo e Carangelo, le giovani rampanti hanno dato risposte convincenti. A sottolinearlo è stato proprio il Commissario Tecnico al termine della gara contro il Lussemburgo: “La squadra ha dimostrato grande maturità nonostante in campo ci fossero diverse esordienti. La vittoria in

Slovacchia è stata importante, mentre in casa siamo cresciute nel corso della gara dopo un avvio in cui ci ha un po’ frenato la tensione di giocare nuovamente di fronte al nostro pubblico”.

Scendere nuovamente in campo con il sostegno dei tifosi, in

casa, oltre un anno e mezzo dopo l’ultima volta è un aspetto che Lino Lardo ha voluto enfatizzare: “L’accoglienza e il calore di Faenza sono stati straordinari e per me, che ero alla prima gara da Commissario Tecnico in Italia, è stata davvero una emozione da brividi. Abbiamo vinto le prime due partite amplian-


GIOIA LA FELICITÀ DELL’ITALIA AL TERMINE DELLA RIMONTA VINCENTE NELLA PRIMA GARA DI QUALIFICAZIONE A EUROBASKET 2023, CONTRO LA SLOVACCHIA.

do il gruppo di atlete a disposizione, raggiungendo quindi gli obiettivi che ci eravamo prefissati per questa prima finestra di qualificazione”. Il doppio impegno ravvicinato ha consentito a tutte le atlete convocate di dare il proprio contributo ai successi ottenuti: in particolare Sara Madera ha brillato nella gara contro il Lussemburgo, pareggiando il proprio career high (16 punti) in Nazionale, mentre contro la Slovacchia le prestazioni di Romeo, Bestagno e Zandalasini (52 punti in tre sui 69 totali delle Azzurre) hanno guidato la squadra a una preziosa vittoria. Ma in questa finestra di qualificazioni sono tanti gli

aspetti positivi da sottolineare: il ritorno in maglia Italbasket di Marzia Tagliamento, grande protagonista anche con la maglia di Ragusa in questo primo scorcio di campionato, e naturalmente il debutto di Matilde Villa. Forse una delle giocatrici più attese, per la sua precocità e la capacità di impattare il campionato di Serie A1 nelle ultime due stagioni. Matilde parla con l’emozione della sua giovane età, ma anche con la sicurezza di una veterana riferendosi al suo esordio contro il Lussemburgo, bagnato dai primi punti (4) messi a referto con la maglia dell’Italia: “Sinceramente mi aspettavo di scendere

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focus in campo, dal momento in cui sono stata convocata. Credo di essermi presentata al raduno con la mentalità giusta, le mie compagne mi hanno supportato dicendomi di stare tranquilla e di entrare in campo facendo quello che mi riusciva meglio. E poi, indubbiamente, avere al fianco giocatrici come Zandalasini e Romeo ti facilita molto quando sei sul parquet”.

Non solo Romeo, ma anche Carangelo, Attura e Verona (altra

esordiente in Azzurro) sono atlete da cui Villa può prendere esempio per il prosieguo del suo percorso con la maglia dell’Italia. Sicuramente, trovarle come avversarie nel campionato di Serie A1 “mi permette

che avrei se giocassi in una squadra di vertice. Sicuramente a Costa posso prendermi molti più tiri di quanto non faccia in Nazionale: questo mi consente di fare esperienza e di giocare tanti minuti, che credo sia un aspetto molto importante alla mia età”.

La Nazionale, dopo i primi due importanti successi ottenuti nella finestra inaugurale di qualificazione a Eurobasket Women 2023, tornerà in campo il prossimo anno, a novembre, per affrontare Svizzera e Slovacchia (entrambe le gare si disputeranno in Italia), prima di chiudere il girone di qualificazione sui campi di Lussemburgo e nuovamente Svizzera (incontri

“Ero molto agitata sia prima del raduno che prima della partita contro il Lussemburgo. Ma non potevo sognare un debutto migliore, insieme a giocatrici di altissimo livello e con tanta gente che applaudiva”. Matilde Villa di averle come punti di riferimento da cui prendere spunto per il modo in cui interpretano il ruolo” mentre averle come compagne di squadra in Nazionale è altrettanto importante perché “con il loro esempio e la loro esperienza, mi aiutano a rendere più semplice tutto quello che posso fare. Per me è una fortuna potere condividere il percorso con giocatrici che hanno giocato così tanti anni ad alto livello”.

Nel rinnovato gruppo dell’Italbasket femminile, diverse

sono le giocatrici giovani che hanno deciso di alzare l’asticella andando a giocare in squadre di vertice. Non è questo ancora il caso di Matilde Villa, che ha deciso di rimanere a Costa Masnaga per continuare nel proprio percorso di crescita, fatto di tanti allenamenti individuali e di squadra. La scelta che ha compiuto la pone di fronte a un ruolo diverso tra Club e Nazionale. È la stessa Matilde a descriverlo, sottolineando come “a Costa Masnaga sicuramente sono una delle leader offensive, mi posso prendere più tiri ed essere maggiormente aggressiva in attacco. In Nazionale, invece, giocando al fianco di atlete di talento ed esperienza, posso migliorare nell’organizzazione del gioco capendo quando è il momento di passare la palla a una compagna piuttosto che a un’altra in base ai momenti delle partite”. Sulla scelta di rimanere a Costa Masnaga, squadra che le ha permesso di raggiungere la Nazionale, Villa ha le idee molto chiare: “Sono in un Club che mi permette di accrescere la consapevolezza e la fiducia nei miei mezzi, avendo maggiori possibilità di commettere errori e di imparare rispetto a quelle

che si disputeranno in trasferta a febbraio 2023). Queste due finestre rappresentano una nuova occasione per il CT Lino Lardo di costruire un roster fatto di esperienza e gioventù, prerogativa che l’allenatore ligure ha avuto fin dal suo insediamento sulla panchina Azzurra. Per Matilde Villa, brillante stellina della nostra Serie A1 (viaggia a oltre 16 punti di media nel primo scorcio del torneo, ndr) i prossimi impegni della Nazionale saranno occasioni per provare a entrare in pianta stabile all’interno del gruppo che si sta formando e che scenderà in campo nelle prossime manifestazioni internazionali. Anche in questo caso, la giovane playmaker sembra avere le idee molto chiare: “Spero che la prima chiamata ricevuta sia solo un punto di partenza del mio percorso con la maglia dell’Italia. Sicuramente è uno stimolo importante per cercare di migliorare nel mio ruolo, nell’organizzazione del gioco e nel compiere le scelte giuste. Mi piacerebbe davvero molto compiere un passo dopo l’altro per entrare nel giro della Nazionale con continuità, per cui cercherò di farmi trovare pronta ogni qual volta verrò chiamata in causa”.

Parole, convinzioni e certezze di una sedicenne in rampa

di lancio. Che, come la Nazionale, vuole essere sempre più protagonista nel prossimo futuro. Nel segno di una gioventù e di una freschezza che devono essere il punto di partenza per provare a ottenere risultati importanti in tutte le competizioni internazionali cui parteciperà. Con la sfrontatezza e la convinzione di potersi togliere grandi soddisfazioni.


DECISIVA NICOLE ROMEO È STATA LA MIGLIORE GIOCATRICE DELLA GARA VINTA SUL CAMPO DELLA SLOVACCHIA: PER LEI 19 PUNTI E I LIBERI DECISIVI PER IL SUCCESSO.

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SARA CRUDO LIGURE, CLASSE 1995, ESORDISCE IN A2 A 15 ANNI CON LA SPEZIA E IN A1 CA 19 CON PARMA. PER LEI ANCHE UN’ESPERIENZA ALL’ESTERO CON MONACO (FRANCIA).


cover story

L’ORA DI SARA

LA GIOCATRICE CHE TUTTI VORREBBERO AVERE. POTENTE, DINAMICA, DETERMINATA AD OTTENERE GLI OBIETTIVI PREFISSATI. DOPO AVER GIROVAGATO PER UN PO’ SEMBRA AVER TROVATO A SESTO SAN GIOVANNI LA PIAZZA IDEALE PER RENDERE AL MEGLIO. E NEL FRATTEMPO SOGNA L’EUROLEGA

Di Simone Fulciniti

G

rinta, applicazione, talento e fisico d’acciaio. Queste

sono le virtù che fanno di lei una delle cestiste più quotate nel panorama nazionale. Sara Crudo, ligure, classe 1995, dopo anni di brillante gavetta, è finalmente giunta all’atteso momento della consacrazione, sancita dalla convocazione in nazionale maggiore per le sfide in terra Slovacca e al Palabubani di Faenza, entrambe vinte dalle azzurre. Il suo obiettivo è vincere il più possibile con l’attuale casacca del Geas Sesto San Giovanni, e per il futuro punta a disputare l’Eurolega. Un sogno che potrebbe diventare presto realtà, data la mentalità, considerati i mezzi a disposizione. E pensare che agli inizi non era interessata al basket più di tanto. «Mi piacevano gli sport in generale. Ai tempi delle elementari, per esempio giocavo a calcio, in porta e in attacco. E facevo anche nuoto. Il basket l’ho approcciato a scuola, nell’intervallo, e nelle ore di educazione fisica, quando arrivavano allenatori da Bordighera per far conoscere ai ragaz-

zini questo sport, attraverso mini corsi. Ho iniziato ad appassionarmi: giocavo sempre coi maschi mai con le bimbe. Ma nel frattempo salivo sugli alberi, facevo palla prigioniera, ero super dinamica». Tuttavia il talento per la palla spicchi è piuttosto evidente.«Un giorno una persona mi venne a chiedere di provare in una squadra femminile Under 13, Ospedaletti. Non mi piacque: ero abituata a giocare coi maschi. Poi cominciò a piacermi sempre di più».

Sara gioca bene, è alta, fisicamente sovrasta le altre. Con

quella che definisce “una squadretta” arriva alla finale regionale. E giunge la chiamata in Azzurrina, ma non solo. «Mi sono messa in evidenza, e mi hanno contattata da La Spezia, B d’eccellenza, che al tempo era una categoria importante». E c’è un allenatore che da subito la prende sotto l’ala protettrice. «Iniziai ad allenarmi con Maurizio Scanzani. Un allenatore vincente. Occhi di ghiaccio e cadenza romana. Avevo 14 anni, ero intimorita dalla nuova


cover story

realtà. Facevo parte della prima squadra, ma, tra junior e senior, disputavo sette campionati». L’impatto è fortissimo. «Scanzani mi insegnò tutto tatticamente, tecnicamente, sul lavoro fisico, e nel frattempo andavo a scuola. Rimasi tre stagioni: promozione, campionati ottimi in A2, e successi nella Coppa Italia di categoria. Stavamo per vincere un campionato, ma fummo superate da Alcamo che al tempo era un Club molto forte, proprio allo scadere». Poi Scanzani si sposta in direzione Libertas Bologna. E Sara lo segue. «Cominciai da titolare in A2. Mesi molto belli, con grandi esperienze. Dopo due anni lui mi chiese di fare una scelta: “O vai in A1, o provi

GEAS SARA HA GIRATO TANTO PRIMA DI ARRIVARE AL GEAS, CLUB NEL QUALE STA ESPRIMENDO AL MEGLIO IL SUO POTENZIALE. QUESTA È LA SUA TERZA STAGIONE AGLI ORDINI DI COACH CINZIA ZANOTTI.

la carta americana”. Un’ex giocatrice del coach, Cynthia Cooper, avrebbe potuto aiutarla a trovare collocazione oltreoceano, in qualche Università prestigiosa. Ma lei preferisce restare in Italia: si trasferisce a Parma in serie A1, in cerca di nuove avventure. In terra emiliana resta solo un anno, il tempo di arrivare alla salvezza con coach Mauro Procaccini. Un periodo complicato, il primo da sola (fino a quel momento la madre e le sorelle l’avevano seguita). Arrivano due belle stagioni a Vigarano: Sara gioca sempre meglio, le belle prestazioni si susseguono. Ma una vecchia noia si ripresenta all’improvviso. «Un infortunio alla spalla, subito tempo prima: alla fine sono stata co-


stretta a operarmi. Un infortunio gestito non bene da chi di dovere, ma me la sono cavata scegliendo la modalità meno invasiva con l’aiuto di un dottore importante. Ero stanca dell’Italia e ho ceduto alle lusinghe di una società francese di seconda serie; un modo per cambiare aria e recuperare».

A Monaco però la vita non è facile. Con Sara c’è Alessia

Cabrini, che dopo un po’ rinuncia e rientra in Italia. «Io volevo dimostrare di potercela fare nonostante tutto: volevo si ricredessero sul mio valore, smettessero di prendermi in giro simulando la testata di Zidane a Materazzi. Dopo Natale la situazione

è migliorata. Hanno capito che ero tosta. Vivere a Monaco è figo: mi divertivo e quando vincevamo ero soddisfatta». La situazione iniziale si ribalta. Ora Monaco punta su di lei, e date le sue prestazioni vuole confermarla. Sara accetterebbe pure, se la Reyer Venezia non le proponesse un contratto. «Impossibile dire di no. Mi avevano cercato anche in passato, ma avevo preferito proseguire il percorso con Scanzani. Una società che mi aveva sempre affascinato, specie quando alle finali nazionali giovanili perdevo costantemente contro di loro».

L’entusiasmo iniziale, dura poco. «Avevo 23 anni, non

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cover story toccavo mai il campo. Una situazione che mi mise in uno contro uno con me stessa. L’allenatore (Liberalotto, ndr) non mi vedeva, neanche se mi allenavo bene. Facevamo campionato e Eurocup». Niente da fare nonostante un impegno incalcolabile. «A fine allenamento restavo in palestra due ore in più, perché desideravo migliorare, pur sapendo che non avrei mai giocato. Una condizione che mentalmente ti uccide. Era la Venezia di Carangelo, Jolene Anderson, Bestagno, Gorini, LaToya Sanders. Abbiamo perso 3 a 2 contro Ragusa in semifinale play off, dopo essere state in vantaggio 2-0. Ho fatto passi importanti, da un punto di vista fisico. Mi chiesero di restare, ma non era il caso. Dovevo tornare a giocare. Rimpiangerò per sempre il fatto che il coach non mi abbia mai provato in campo». Una stagione di allenamenti di alto livello «è stato intenso, ma perdi l’abitudine al campo. Se riguardo indietro ci può stare. Un quadro

re nel gruppo delle 12 che vanno all’europeo. Non è presunzione, ma ambizione». Una soddisfazione colossale pochi mesi dopo il grave infortunio. «Quando mi sono fatta male stavo giocando benissimo. Non ci potevo credere. E soprattutto non lo accettavo. L’ho vissuta male. La prima settimana un dolore terribile, poi ci si è messo anche il Covid. A Milano ho svolto un super lavoro di fisioterapia». Ed ecco la luce. «Quando ho iniziato a “corricchiare” è stata una soddisfazione assoluta. Prima ho cominciato a camminare, poi a pedalare sulla cyclette. Ma nell’istante in cui sono salita sul tapis roulant, ho provato sensazioni uniche. Sono molto sensibile».

Sara è cosciente di vivere una fase fondamentale. «I miei

punti di forza sono i rimbalzi e una grande energia, e sì, aggiungo anche la difesa. Devo migliorare il tiro. Ci sto lavorando molto, anche su quello da

Facciamo tanti sacrifici e dovremmo essere considerate anche noi professioniste. Dovremmo essere poste sullo stesso piano degli uomini, perché l’impegno che mettiamo nel lavoro è lo stesso. che ti accende il cervello e ti fa apprezzare quanto sia bello giocare. Lì sono cresciuta e sono diventata quella di oggi». Il resto è attualità, il cui nome è Geas. «All’inizio ero spiazzata, dovevo riprendere il ritmo della partita. Cinzia Zanotti, la coach, è brava, ti mette a tuo agio, ti dà le giuste possibilità. Mi trovo bene, sono al terzo anno e vorrei vincere con loro, arrivare ai play off e dare fastidio alle squadre più forti». Il primo anno una partita memorabile. «Battemmo Ragusa, in quel periodo fortissima. 92-86 il risultato, è la partita che ricordo con maggiore piacere nella mia carriera. Giocai bene e la soddisfazione di battere una corazzata del genere, trascinata da Hamby fu indescrivibile».

Capitolo nazionale: dopo le convocazioni giovanili

(europei under 16 a Cagliari, under 18 in Croazia e under 20 a Udine) finalmente arriva l’occasione in prima squadra. «La chiamata era già arrivata l’anno scorso ma ero infortunata. Anche quest’anno, per la verità, avevo problemi alla caviglia ma ho stretto i denti. In Slovacchia, una figata: eravamo sotto di 16 e non avevo messo piede in campo. Poi sono entrata, dopo 30 minuti, e non mi hanno più tolto: abbiamo vinto. Stracontenta». Ma l’emozione più grande a Faenza. «Ho percepito sensazioni uniche mentre cantavo l’inno. Ho ripercorso mentalmente tutta la carriera e mi sono detta “ce l’hai fatta”. Vorrei poter esserci sempre, cerco di lavorare tutti i giorni per arrivare al massimo. Il prossimo obiettivo? Entra-

tre. Devo crescere come continuità, e sul lavoro di piedi». Quindi svela il segreto della felicità. «Fare sempre quello che ti senti di fare, in qualsiasi circostanza». La pasta e la pizza sono i suoi piatti preferiti, e ricorda con nostalgia un viaggio fatto in Spagna coi genitori in tempi lontani «l’ultimo fatto insieme, dopo non siamo più riusciti». L’ultimo libro letto “Amabili resti”, il romanzo di Alice Sebold. Il paese da visitare assolutamente è la Grecia. Una ragazza ottimista che vede il bicchiere sempre mezzo pieno, e ha anche un sogno ricorrente «ma non si può raccontare».

Nel percorso di giocatrici ne ha incontrate tante. «Le più

forti? Una volta con la nazionale giovanile affrontammo l’Australia e c’era una certa Liz Cambage. In tempi più recenti sono rimasta impressionata da Diamond DeShields». Ci sarà occasione di ritrovarla presto da avversaria coi colori di Schio. Il futuro sicuramente nell’azienda di papà che commercia in frutta e verdura. «Se non fossi diventata una giocatrice probabilmente sarei già lì a lavorare. Mi piace molto». Infine, per gioco, Sara racconta cosa farebbe indossando i panni del presidente della Lega Basket Femminile. «Proverei con tutte le forze a dare più visibilità al nostro mondo. Lotterei in questo senso. Facciamo tanti sacrifici e non dovremmo essere considerate non professioniste. Dovremmo essere poste sullo stesso piano dei professionisti perché l’impegno che mettiamo nel lavoro è lo stesso».


AZZURRA SARA È GIUNTA AL MOMENTO DELLA CONSACRAZIONE, SANCITA DALLA CONVOCAZIONE IN NAZIONALE PER LE SFIDE VS SLOVACCHIA E LUSSEMBURGO (EUROBASKET 2023 QUALIFIERS) .

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Mucchio selvaggio È QUELLO DEL GIRONE SUD, DOVE DOPO 7 GIORNATE NESSUNO È IMBATTUTO

E NESSUNO È A ZERO. VALORI GIÀ PIÙ DEFINITI AL NORD. PRESTAZIONI INDIVIDUALI NOTEVOLI E FINALI DI PARTITA “FOLLI” SONO NOTE LIETE, I PRIMI DUE RINVII PER COVID E GLI IMMANCABILI INFORTUNI UN PO’ MENO

di manuel beck

S

uperato il primo quarto di stagione (scriviamo dopo i

recuperi del 24 novembre), si comincia a puntare al primo traguardo intermedio, la lotta per i primi 4 posti a fine andata in ognuno dei due gironi, che qualificano alla Coppa Italia. Si è già ristretto il novero delle aspiranti al Nord, dove Castelnuovo, Crema e Brescia sono imbattute alla vigilia dell’8° turno, mentre hanno perso un paio di giri, ma restano in corsa, Milano e Udine, raggiunte da Alpo. A far da cerniera tra le 6 in fuga e il resto del gruppo – chiuso in fondo dalle matricole Torino e Treviso, ancora a secco – c’è Mantova. Al Sud invece la situazione è fluida, e i risultati si contraddicono tra un turno e l’altro. Valdarno (la favorita), La Spezia, Firenze e Savona (la sorpresa) finora meglio delle altre, ma nessuna è imbattuta. Poi 9 squadre in un fazzoletto di 4 punti; è rimasta sul fondo Battipaglia ma non è a zero e almeno in casa se la gioca sempre. Nelle graduatorie individuali, Marta Verona è l’unica sopra i 20 punti di media (22,3), con Marta Rossini secon-

da a 19; tante le rimbalziste oltre quota 10 a partita, con Cerino, l’eterna Dacic ed El Habbab in vetta quasi alla pari intorno ai 13; netta la supremazia della 16enne Zanardi negli assist (7 per gara). Si sono registrati i primi rinvii; se hanno fatto piacere quelli per convocazione di straniere nelle rispettive nazionali, a conferma del valore del campionato, quelli di Crema-Mantova e Udine-Torino, per casi di Covid nei gruppi-squadra cremasco e friulano, li avremmo ovviamente evitati volentieri. C’è un problema arbitrale? Ha lanciato il sasso nello stagno Franz Pinotti, coach del Sanga, durante la puntata del 17 novembre di “BasketTiAmo”, il magazine settimanale della televisione via web Trip-Tv, per la quale è analista sul girone Nord: «Il sistema arbitrale non funziona: ci sono troppe persone poco competenti e poco preparate. Si passa da un permissivismo assurdo ai fischi a caso. Chi in serie A spende migliaia di euro e tanta passione non si merita questo livello».


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GIRONE NORD // Dopo 7 giornate a punteggio pieno Castelnuovo, Crema e Brescia. In salita Alpo che batte all’overtime Milano, sconfitta anche da Mantova dopo 4 epici supplementari. Sbloccata Vicenza. A Treviso si è dimessa coach Martinello Castelnuovo - Ha completato un “settebello” di vittorie iniziali senza macchia, soprattutto grazie al muro difensivo (47 punti subiti di media). Ha rischiato a Carugate, cavandosela in volata (Rulli 19+16 rimbalzi, V. Gatti 18+11), e in parte anche a Bolzano sponda BC (troppe palle perse) ma ha dominato contro un cliente ostico come Mantova e anche con Ponzano nella sfida in panchina tra ex-azzurre, Zara e Zimerle. Crema - Le sono bastati pochi minuti per demolire Vicenza e Carugate, mentre al primo test importante, con Udine, ha preso il largo nel 3° quarto dopo i primi due alla pari. Tra le tante cifre stagionali impressionanti, spiccano il 55% da 2 e i quasi 15 recuperi: in entrambe le voci è leader dell’intera A2. Le “spine” arrivano dall’infortunio di Leonardi (crociato), che stava piacendo, da qualche problema di minore entità per D’Alie e da una positività al Covid che le è costata un rinvio. Brescia - Tutto alla grande. Ha dominato con le due Bolzano e superato bene anche il primo big match, contro Udine (69-55), muovendo le torri, soprattutto Turmel (25 punti comprese due triple dall’alto del suo 1.99), che si completa bene con la combattente Scarsi. Carlotta Zanardi continua a sfiorare triple doppie: dopo 6 partite ha medie di 13,7 punti, 9 rimbalzi e 7 assist. Alpo - Un ottimo mese, 4 su 4 nonostante alcune assenze. La vittoria più importante è quella a Milano, 7581 dopo un supplementare: spreca un +8 negli ultimi 2’45” dei regolamentari ma resta lucida con una gran Mancinelli (20 punti e 15 rimbalzi) e Packovski (17). Corsara anche in casa di Pall. Bolzano, stavolta con Vitari (19) top scorer, mentre nel sofferto successo su Treviso lo è stata Marangoni. Milano - Giocare 5 supplementari in due partite senza portare a casa nulla è frustrante, ma sia con Alpo sia con Mantova ha rimesso in piedi situazioni compromesse. Bastava che Madonna segnasse allo scadere del 40’ con Alpo, o che Beretta dopo la tripla del pareggio nel terzo supplementare a Mantova, subendo anche fallo, trasformasse l’aggiuntivo (58’ in campo per l’ala milanese), e sarebbe stata un’altra storia. Vinto poi il derby con Carugate. Udine - Anche per le friulane due sconfitte dopo il poker iniziale, subendo break nel 3° quarto. Le avversarie erano Brescia e Crema, quindi nulla di grave. Non sta avendo molti punti nelle mani, nonostante Blasigh, Turel, Missanelli e Molnar intorno ai 10 di media. Un caso-Covid nel gruppo squadra le è costato un rinvio, ma il peggio è aver perso la giovane Elena Giordano per infortunio al crociato.

Mantova - La maratona vincente contro Milano, 74-72, dopo 4 overtime di prodezze e follie, può far decollare la sua stagione. Monumentale Llorente (31 punti, 14 rimbalzi, 46 di valutazione; stravinto il duello con Vida), momento-top la tripla dall’angolo di Bottazzi per agguantare il secondo supplementare. Un collettivo che maschera i suoi limiti con la combattività. Vittoria anche su BC Bolzano, con 5/8 da 3 per Monica, tenendo Ovner ad appena 5 punti. Ponzano - Per ora è nel gruppone di medio-bassa classifica, senza infamia né lode; ha mancato di poco il colpo con Udine, ma vinto bene con BC Bolzano (22 di Van der Keijl). Ha preso Zecchin da Treviso. Vicenza - Il calendario, spietato all’inizio, ha concesso tregua ed è arrivata una doppietta su Torino (in rimonta) e su Treviso, in entrambi i casi con “ventello” di Villarruel. Ha ceduto Fietta al Geas. Pall. Bolzano - Non ha ancora ingranato, nonostante il potenziale da playoff di cui tuttora la accreditiamo. Miccio e compagne alternano minuti buoni, in cui giocano alla pari anche con Brescia e Alpo, a lunghi blackout che stavano costando pure un passo falso grave con Treviso (12 punti segnati nei primi 20’), questo però evitato con un sofferto 39-36. Carugate - Ha affrontato 3 “big” di fila, giocandosela fino all’ultimo tiro (out la tripla del supplementare) con Castelnuovo (22 di Tulonen) e quasi altrettanto con Milano: da -13 al sorpasso, con 18 di Diotti, cedendo nel finale. Poi ha messo fieno in cascina nel recupero con Torino Teen: super Tulonen (30 punti, 40 di valutazione). BC Bolzano - In perdurante assenza di Fall sta arrancando. L’occasione persa è soprattutto con Ponzano; onorevole la sconfitta con Castelnuovo (Ovner 24) ma col rimpianto di aver sprecato troppo al tiro. Dipende molto da Ovner in attacco e ha poche alternative quando la svedese viene francobollata. Treviso - Ha sfiorato la prima vittoria, ma contro la Pall. Bolzano dopo il +11 all’intervallo ha segnato appena 13 punti negli ultimi due quarti. Si è dimessa coach Martinello; se la prima uscita con il suo successore Filippo Rossi non ha risolto gli stenti offensivi (-31 con Vicenza), alla seconda è andata vicina all’impresa con Alpo, perdendo di 1 (Moravcikova 18+12 rimbalzi). Torino Teen - L’inserimento di Salvini, out nelle prime giornate, l’ha resa subito competitiva (21+9 rimbalzi contro Vicenza per l’ex oro europeo U18), anche se non è bastato a cancellare lo zero nella casella-vittorie. A Carugate cede nel finale


CARLOTTA RAINIS CLASSE 1997, FRIULANA, È AL SECONDO ANNO IN MAGLIA BRIXIA. QUEST’ANNO VIAGGIA A 10,5PT DI MEDIA.

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LAURA REANI L’ALA VERONESE DEL 1996 È AL PRIMO ANNO A FIRENZE DOPO DIVERSE STAGIONI DA PROTAGONISTA IN SQUADRE CHE HANNO GIOCATO CAMPIONATI DI ALTISSIMA QUALITÀ.


GIRONE SUD // Valdarno si conferma la più forte ma ha trovato disco rosso da La Spezia, a sua volta fermata da Umbertide. Tutte battono tutte, spesso all’ultimo tiro. Sorprende Civitanova, competitiva Matelica S.G. Valdarno - Non ha ancora preso il largo in classifica, ma dà l’impressione di poterlo fare, a medio-lungo termine. Dopo la caduta a La Spezia (nonostante 22 punti di Pulk e 15 rimbalzi di Tibè) ha demolito Patti e Savona con Isabella Olajide top scorer entrambe le volte. Sta emergendo anche la ’99 Alice Milani, 11 punti di media in un collettivo con tante punte. La Spezia - Un mese molto vicino ad essere perfetto. In casa, dove ha ritrovato il suo abbondante pubblico, si è esaltata con Valdarno (67-57 con 20 di Templari) e ha dominato Capri (22+18 rimbalzi per Cerino). In trasferta ha segnato 88 punti a Patti. Unico passo falso a Umbertide, in volata, nonostante il 58% da 2. Bella alternanza di protagoniste fra cui tre “millennials”: Castellani sempre in doppia cifra nelle ultime 4 partite; N’Guessan e Colognesi una volta a testa sopra i 20 punti. Firenze - L’impresa-thrilling a Umbertide (59-60 con Marta Rossini, 24 punti, che guadagna un fallo a pochi centesimi dalla fine sul meno 1 e trasforma entrambi i liberi) corona un’ascesa iniziata dopo l’occasione persa a Savona, inanellando 3 vittorie tra cui il derby con la Nico. Contro Battipaglia 23 punti di Poggio; sempre in doppia cifra Reani. Savona - Quando ha battuto Firenze, grazie a un grande 3° quarto e al “doppio 17” (punti e rimbalzi) di Tyutyundzheva, si è trovata addirittura in testa da sola, clamoroso per una debuttante. Poi due rinvii di fila le hanno tolto gas: con Valdarno ha segnato solo 36 punti, a Civitanova ha ceduto negli ultimi minuti. Umbertide - Un mese di partite sul filo. Di volata ferisce a Cagliari (17 di Pompei) e soprattutto con La Spezia (82-79, Cabrini 15 e stoppata di Baldi su Serpellini allo scadere); ma di volata perisce a Patti (nonostante 20 di Stroscio) e con Firenze, in entrambi i casi commettendo il fallo decisivo allo scadere. Nell’arco della stagione l’organico lungo sarà probabilmente una chiave, per ora no. Vigarano - A parte il passo falso con Cagliari è risalita bene dopo l’inizio sofferto. Ha maltrattato Capri, allungato forte nell’ultimo quarto a Selargius e piegato Matelica, che si sta dimostrando cliente ostico. Sorrentino sempre in doppia cifra; Cicic, Coser e Perini hanno prodotto un “ventello” a testa. Cus Cagliari - Nonostante sia sempre senza Striulli, ha ingranato con due vittorie di fila, che sarebbero state tre se l’impresa con Umbertide non fosse sfumata nel finale; colpo riuscito invece a Vigarano (19 di Prosperi, 12+14 rimbalzi di Ljubenovic) e poi a segno anche in casa con Civitanova (Cecili 18).

Civitanova - Passo falso solo a Cagliari, per il resto bella tripletta su Nico (77-70 con 22 punti e 38 di valutazione per Gonçalves), Battipaglia (rimontando nella ripresa) e Savona (minibreak negli ultimi 4 minuti, con 19 di Bocola e 15 di Paoletti) nonostante la stagione di Savatteri sia durata appena due partite (crociato). Selargius - Nella riffa di partite equilibrate le toccano due stop, con Capri e Vigarano, nel secondo caso senza Zitkova ed El Habbab. Piegando Battipaglia evita di perdere troppo terreno in attesa di tornare al completo. Cutrupi, anche a rimbalzo, e Ceccarelli le più produttive in questo periodo; cresce il contributo di Mura. Patti - Dopo il -34 incassato da Valdarno si regala un’impresa con Umbertide, 59-57 con un 6-0 negli ultimi 20 secondi tutto firmato da Verona (23 punti); l’ala è in stato di grazia, ma i suoi 32 punti con 5/6 da 3, supportati da Micovic e una Gualtieri in crescita, non bastano contro la potenza di fuoco di La Spezia. Ultim’ora: ha preso Botteghi da Pall. Bolzano. Matelica - Ha festeggiato i suoi primi punti in A2 travolgendo Battipaglia e bissando con la Nico grazie al 5/5 da 3 di Gramaccioni, ad altre 4 in doppia cifra guidate da Gonzalez, e a una gran difesa su Giangrasso. Cede poi a Vigarano ma si conferma competitiva. È prima in tutto il campionato per rimbalzi offensivi. Nico Ponte B. - Dopo un periodo di magra, che la vede perdere con Civitanova, Firenze e Matelica, nessuna delle quali era fuori portata, si rilancia in trasferta con Capri. Sta segnando un po’ meno Giangrasso dopo un ottobre “torrido” ma in compenso è salita Bacchini e anche la giovane Mattera si sta facendo sentire. Capri - Bene con Selargius (62-58 con 15 di Bovenzi e 14 di Dacic), ma è l’unica vittoria nelle ultime gare: sconfitte nette a Vigarano e Spezia, e ci possono stare, un po’ meno lo stop interno con la Nico, nonostante il fatturato delle lunghe (Manfrè e Dacic 32 punti e 19 rimbalzi in coppia). Anche Rios e Maggi vanno spesso in doppia cifra, la panchina però è corta. Ha siglato un accordo con Napoli maschile per giocare al PalaBarbuto, cornice di prestigio. Battipaglia - Un mese senza vittorie: combatte ma cede più volte nel finale dopo aver coltivato vantaggi (soprattutto con Matelica e Civitanova, avversarie dirette). Ha ingaggiato la lunga greca Gerostergiou, in uscita da Patti, che si fa sentire a rimbalzo ma non risolve le carenze offensive, nonostante la 2004 Jessica Milani stia spesso affiancando in doppia cifra la top scorer e unica veterana Potolicchio.

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GIULIA MONICA PARMIGIANA, CLASSE 1987. DALLA HIGH SCHOOL IN USA ALLA NOSTRA SERIE A1: UNA CARRIERA CHE LE È VALSA IL SOPRANNOME DI “MISS PROMOZIONE”.


primo piano

MAKE IT HAPPEN

DA PARMA ALLA HIGH SCHOOL IN USA, FINO A MANTOVA. GIULIA MONICA È UNA GRANDE REALIZZATRICE CHE FA DELLA PROFESSIONALITÀ, DELLA CONCENTRAZIONE E DELLA COMPETITIVITÀ LE SUE ARMI VINCENTI. FUORI DAL CAMPO DUE LAUREE, UN LAVORO A TEMPO PIENO E UN GRANDE AMORE. VI RACCONTIAMO LA SUA STORIA

Di Laura Fois

I

l fuoco dentro non si spegne e mai si spegnerà nelle

giocatrici che hanno la mentalità competitiva e l’attenzione ai dettagli. Neanche quando il basket giocato finirà. Perché è linfa vitale, adrenalina necessaria, motore del quotidiano. Giulia Monica ha il fuoco dentro. Bastano degli audio via Whatsapp per capirlo. «Continuo ad arrivare per prima in palestra. Il giorno della partita mi alzo presto, ho la mia routine. Ho tatuata una frase di Michael Jordan: make it happen. Quella che dice: alcuni aspettano che le cose accadano, altri le fanno accadere».

Gli inizi, l’America e l’A1 Giulia inizia a giocare a otto

anni in una squadra di Parma, seguendo le orme del fratello, e si appassiona fin da subito. In quarta superiore parte in America per il programma Intercultura. La prima svolta, nella sua vita, avviene in un piccolo paesino dello stato di New York, vicino a Buffalo. L’America è davvero come nei film, e all’high school Giu-

lia non gioca solo a basket ma proprio con la squadra della scuola vince il campionato. Da lì il destino giocherà a ripetersi. L’anno successivo, al rientro in Italia, è una giocatrice di serie B e durante un’amichevole con il Basket Cavezzo viene notata. Avviene il grande salto in serie A1 proprio con Cavezzo, che sigilla la sua prima esperienza in ambito professionistico. «Ho sempre gestito la pallacanestro nel modo più professionale possibile, ma questo non mi ha impedito di laurearmi in economia e marketing prima e in civiltà, lingue straniere e moderne dopo. Mentre studiavo facevo anche dei lavoretti. Conciliare basket e lavoro non è sempre facile ma la passione è sempre stata così tanta che ha reso la stanchezza e la frenesia di tutti i giorni meno pesanti. La cosa più bella è che il basket è sempre stato un divertimento. Ho sempre espresso la felicità di giocare, dentro e fuori dal campo».

Il terremoto A Cavezzo resta diversi anni, altalenando


primo piano l’A1, l’A2 e la serie B, guadagnando sul campo le promozioni, fino a quando l’attività sportiva si interrompe per via del terremoto, nel maggio del 2012. «Le scosse sono state forti, ricordo ancora che mi trovavo a casa di un’amica. Sono stata testimone di come da un giorno all’altro sia cambiata la vita delle persone. Anche se lì non c’era niente che mi appartenesse, per sei anni Cavezzo è stata la mia casa e ci sarei rimasta ma il terremoto aveva distrutto il palazzetto».

Alpo e Mantova Le sue convivenze con la pallaca-

nestro sono sempre durature. Ad Alpo resta quattro anni e si conferma ‘miss promozione’: anche qui vince il campionato e dall’A3 fa il salto in A2. A Mantova, dove tuttora risiede, festeggia il sesto anno. Quest’ultima è stata «una scelta di vita, decisa col mio compagno, allenatore di basket. La pallacanestro è un argomento quotidiano». Il primo anno deve finire gli studi e si accontenta di giocare in serie minori, ma dice: «Il modo di affrontare la serie C

plementari! La stanchezza era parecchia ma non ci pensavo. Ho invece sempre creduto che avessimo più risorse. Sai quando guardi in faccia le avversarie e hai certe sensazioni? È andata esattamente così e abbiamo avuto la meglio contro una squadra più avanti di noi in classifica».

Chi è Giulia Monica «Una realizzatrice a cui piace far canestro, e che fa di tutto perché questo avvenga. Mi è sempre piaciuto tirare, ma anche far segnare le compagne. Andare a rimbalzo è un’altra delle mie caratteristiche. Negli anni, poi, ho notato di aver imparato a fare cose, giocando, che non facevo quando ero più giovane. È come avere qualcosa in più rispetto a prima. Sembra assurdo ma è così». Si chiama esperienza, e voglia di mettersi a disposizione sempre della pallacanestro. Soprattutto se si è «una persona molto competitiva e concentrata. Vivo le cose al massimo. Voglio vincere anche se gioco a carte». Ma non si vive solo di

«Continuo ad arrivare per prima in palestra. Il giorno della partita mi alzo presto, ho la mia routine. Ho tatuata una frase di Michael Jordan: make it happen. Quella che dice: alcuni aspettano che le cose accadano, altre le fanno accadere». è uguale a quello di affrontare una squadra di A2». Questa è la mentalità che fa la differenza. Ma nel basket non basta, deve esserci un atteggiamento di gruppo. «E noi lo siamo ancora. Con molte di quelle che hanno iniziato con me in serie C non immaginavamo che saremmo state subito promosse in A2. I playoff di B regionale restano tra i miei ricordi più belli. Partendo dalla semifinale: eravamo in svantaggio contro Lodi, una delle favorite, ma siamo riuscite a ribaltare lo svantaggio fino a vincere in casa loro la partita decisiva. La finale contro Milano ineguagliabile: la prima va a loro, la seconda, vinta da noi in casa, è stata la più emozionante perché il palazzetto era pieno e c’era un tifo incredibile. Gara 3, a Milano, viene decisa da noi. Che dire di questo gruppo ancora? Fa la differenza anche fuori dal campo. Parte del nucleo storico, quello della cavalcata per la promozione, è ancora qua».

Supplementari Il basket è imprevedibile, come la vita.

Ti può portare a giocare fino a quattro supplementari. Succede nella partita contro il Sanga Milano del 13 novembre. «Non avevo mai giocato quattro sup-

questo sport, se ci sono altre passioni. «Adoro cucinare e seguire un’alimentazione sana. Faccio una dieta bilanciata e sto attenta a ciò che mangio, ma senza grandi rinunce. Il giorno della partita mangio in un determinato modo e in generale mi sveglio presto la mattina».

E poi? «La pallacanestro è una delle mie passioni

più grandi, oltre a viaggiare e prendermi cura degli animali. Non ho mai pensato di focalizzarmi esclusivamente sulla palla a spicchi, ho tanti altri interessi. In tanti mi hanno chiesto di dare una mano in palestra con le ragazzine, ma non è una cosa che mi appartiene. La passione è per il basket giocato, mi piace concentrarmi sugli allenamenti, andare in palestra, vivere per questo finché dura. Per quanto posso, sono una persona tranquilla e disponibile, sicuramente non quella che consola tutti, ma che cerca sempre di dare una motivazione». La stessa che trovava naturale quando da piccola, prima di ogni partita, guardava una videocassetta che le avevano regalato: Come fly with me, con protagonista Michael Jordan.


NON SOLO BASKET GIULIA HA SAPUTO CONCILIARE EGREGIAMENTE LA CARRIERA CESTISTICA PRIMA CON LO STUDIO – BEN DUE LAUREE PER LEIED ORA CON IL LAVORO.

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BLESSING AJIBOYE 14 ANNI, NATA A POZZUOLI DA GENITORI NIGERIANI, VIVE A CASTEL VOLTURNO (CASERTA), UN MIX DI DEGRADO AMBIENTALE ED EMARGINAZIONE SOCIALE.


ORIZZONTI

tam Tam Blessing

BLESSING AJIBOYE È UNA QUATTORDICENNE DI ORIGINI NIGERIANE CHE ABITA A CASTEL VOLTURNO, UN POSTO DOVE VIVERE È TUTT’ALTRO CHE FACILE. GIOCA COME PLAYMAKER PER LA TAM TAM BASKET: PER LEI, COME PER TANTI RAGAZZI DI QUELLA ZONA, LA PALLACANESTRO È UNA “BENEDIZIONE”

Di Eduardo Lubrano

“W

estbrook, Harden, LeBron, Chris Paul, Steph Curry:

sono questi i giocatori che mi piacciono di più. No, idoli no, ma certamente loro sono quelli a cui guardo con maggior piacere. E posso dirti una cosa? Che dolore la morte di Kobe e di sua figlia! Quel giorno non doveva andare così!”. Parole e sentimenti di Blessing Ajiboye, 14 anni, nata a Pozzuoli da genitori nigeriani residenti e lavoratori in Italia da anni. Blessing, come centinaia di altri ragazzi con famiglie di provenienza nigeriana o ghanese vive a Castel Volturno (Caserta), uno dei paesi a più alta concentrazione camorristica d’Italia e dove la tensione sociale è elevata poiché qui gli immigrati sono più dei locali. Qui sono stati girati film inquietanti perché l’ambiente da solo è un set: una parte di Gomorra, Dogman, Il vizio della speranza, Perez, L’imbalsamatore, Mozzarella Story. Qui nella frazione di Ischitella, il 18 settembre 2008, sei immigrati africani furono massacrati dai killer

del clan dei Casalesi. Nessuno di loro risultò affiliato alla cosiddetta mafia nigeriana che gestisce lo spaccio di droga e il giro di prostituzione per conto della camorra. Gli autori della strage furono identificati da un sopravvissuto, un ragazzo ghanese che si finse morto. Ne nacque una rivolta clamorosa degli immigrati che per giorni tenne il paese col fiato sospeso e centinaia di forze dell’ordine impegnate. “Ma io sono nata a Pozzuoli perché mia mamma ha preferito andare lì a partorire piuttosto che da queste parti – dice Blessing, voce ancora da bambina ma già decisa e meravigliosamente addolcita da influenze napoletane nella cadenza ed in certe espressioni – aspetta che mi sposto che qui c’è troppa ammuina”.

La protagonista di questa storia gioca per la Tam Tam Basket,

la società fondata nel 2016 dall’ex giocatore di Serie A Massimo Antonelli - campione d’Italia con la Virtus Bologna nel 1976 - con l’obiettivo proprio di


ORIZZONTI

far giocare a basket ragazze e ragazzi provenienti da quelle famiglie di stranieri. Partito con un gruppetto di 15/16 ragazzi e ragazze, oggi ne ha circa 200. Aveva iniziato solo con uno o due allenamenti al mese, oggi ne fa tre a settimana, con diversi gruppi maschili e femminili. La trafila è stata lunga e difficile. Nessuno paga un euro perché molte famiglie non riescono nemmeno a comprare una canot-

tiera o delle scarpe per far giocare i figli. All’inizio della storia circa 250 persone si sono date da fare per aiutare a vario titolo e livello la Società, compreso il fatto di rimettere a posto il palazzetto dello sport di Castel Volturno per dare un luogo sicuro ed al coperto per il basket a questi ragazzi. Ed anche pagare un autista che con un piccolo bus accompagna a casa le ragazze – anche di 10/12 anni – dopo


TAM TAM BASKETBALL FONDATA NEL 2016 A CASTEL VOLTURNO DA MAX ANTONELLI, SI OCCUPA DI INCLUSIONE SOCIALE ATTRAVERSO LO SPORT. L’OBIETTIVO È GENERARE UN IMPATTO POSITIVO SULLA VITA DI RAGAZZI E RAGAZZE NATI IN ITALIA DA GENITORI EXTRACOMUNITARI.

gli allenamenti della sera perché non debbano farsi a piedi la via Domiziana, una delle più pericolose e mal frequentate della zona.

Ma torniamo a Blessing e al suo amore per la pallaca-

nestro. “Sì, è stato amore al primo rimbalzo, devo dire. Quando avevo 11 anni un amico mi ha chiesto se volevo andare ad un campo estivo organizzato

da Tam Tam. Ci sono andata, ho iniziato a giocare e mi è piaciuto moltissimo. Da quel momento guai a non giocare ogni giorno. Qui è anche un modo per non addormentarsi sui libri del liceo scientifico che frequento, e per distrazione”. Il gusto di stare con gli altri è una delle cose che sembra piacere di più a Blessing. “Sicuro. Giocare con amici ed amiche è certamente la cosa che mi piace di più. Per adesso

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ORIZZONTI sono stata bene a giocare con i maschi, ma finalmente tra poco (Natale, ndr) avremo una squadra tutta di ragazze ed allora mi divertirò ancora di più. Gioco playmaker, mi piace molto fare assist per gli altri, ma la felicità che provo quando faccio canestro è tantissima perché mi fa gasare. Tiro da 3? Sì ci provo, anche se il pallone per me è ancora un po’ pesante”.

Con il suo entusiasmo contagioso Blessing è riuscita a portare anche il fratello di 10 anni ai campi estivi di Tam Tam “Ma a lui piace di più il calcio e credo che finirà lì, mentre mia sorella, quella di 12, non è interessata a giocare”. I genitori non riescono per mo-

zione italiana: 4 campionati giovanili consecutivi con almeno 14 iscrizioni a referto. Succede allora che Tam Tam si accorga di aver perso i referti delle gare di uno di questi anni. Le società con le quali ha giocato il campionato in questione a loro volta dicono di averli persi. E a quanto pare il Comitato Regionale Campania non può arrivare in aiuto perché la stanza dove erano conservati proprio quei documenti si è allagata. Tale e tanta è stata però la sollevazione del mondo del basket (e non solo) che anche quest’anno un intervento dall’alto ha sbloccato tutto. Dopo l’interessamento del presidente della Camera Roberto Fico e da quello del Coni, Giovanni Mala-

il basket mi piace perché mi fa sentire libera, non lo so spiegare a parole: ho amato questo sport all’improvviso ed è stata una cosa molto bella. tivi di lavoro ad andare alle partite, ma sono molto contenti che lei e le altre ragazze abbiano un posto sicuro e persone affidabili che offrono ai loro figli un’alternativa serena, in un posto dove la serenità non è proprio di casa. Nel periodo del lockdown, insieme alla fondazione Decathlon, Tam Tam ha montato 21 canestri in altrettanti luoghi fatiscenti della cittadina in modo che i ragazzi potessero almeno continuare a tirare.

Tra l’altro, recentemente, Tam Tam sembra aver vinto una

prima partita importante per questi ragazzi, che – va ricordato ancora una volta – sono nati in Italia, parlano italiano, frequentano le scuole italiane. Ma fino ai 18 anni non possono avere accesso alle pratiche per chiedere la cittadinanza italiana. Per cui la Federazione Italiana Pallacanestro nel 2017 e nel 2021 ha impedito in un primo tempo che Tam Tam partecipasse ai campionati giovanili. Motivazione: ogni squadra non può schierare più di due stranieri nei campionati giovanili. I sostenitori della causa di Tam Tam hanno lottato per affermare che, certo, le norme vanno rispettate, ma che in questo caso si tratta di un impegno sociale prima di tutto, e quindi meritevole di una deroga. Cosa puntualmente accaduta tanto quattro anni fa che quest’anno. Nel 2017 fu il Consiglio dei Ministri che varò la cosiddetta norma “Salva Tam Tam Basket” con la quale invitava il Coni e le Federazioni Sportive associate ad adeguarsi al mondo che cambia ed a garantire ai minorenni residenti in Italia il diritto a fare sport. Quest’anno la vicenda ha rischiato di trasformarsi in… sceneggiata napoletana. Perché ormai per 22 di quei ragazzi erano passati i famosi 4 anni di forma-

gò, il presidente nazionale Fip, Giovanni Petrucci, ha trovato insieme al suo staff di esperti il modo di inserire una deroga su misura per Tam Tam – per impedire che altre società che non hanno gli stessi sentimenti sociali ma più commerciali ne approfittino per riempire i propri roster di elementi d’importazione – e la promessa di mettere mano alla modifica del regolamento. Per esempio sulla scia di quello che accade nella pallavolo dove la regola impone che si può tesserare un giovane straniero se non è mai stato tesserato con una federazione straniera, a condizione che sia in possesso di certificazione di residenza in Italia rilasciata ai sensi delle norme vigenti (non un visto turistico, per intendersi).

Ma per chiudere, parola ancora a Blessing, la nostra play-

maker di Tam Tam . “ll basket mi piace perché mi fa sentire libera, non lo so spiegare a parole: ho amato questo sport all’improvviso, non so come è successo, è stata una cosa molto bella. Prima di giocare a basket facevo calcio e infatti al campo estivo di quest’estate mi dicevano che ero molto brava e mi chiedevano perché non facevo calcetto, ma io rispondevo che mi piaceva il basket! Questa risposta è venuta così all’improvviso e quando l’ho raccontato ai miei genitori sono stati d’accordo con me”. Ma Blessing è davvero brava a giocare a basket, tanto che ha già ricevuto le attenzioni di una importante società che le ha prospettato un possibile futuro lontano da Castel Volturno. “L’ho saputo – risponde lei – mi piacerebbe molto. Ma la cosa ancora mi mette un po’ di ansia. Non so che dire, aspettiamo. Intanto mi godo questo momento, quello che ho e la squadra femminile che sta arrivando qui”.


FUTURO GRAZIE AL SUO TALENTO, BLESSING HA SUSCITATO L’INTERESSE DI UN CLUB IMPORTANTE, E ORA SOGNA UN FUTURO DA PROFESSIONISTA LONTANO DA CASTEL VOLTURNO.

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SCHIO. DAL 2007 AL 2010 E POI ANCORA DAL 2013 AL 2018. 5 SCUDETTI, 4 COPPA ITALIA, 1 EUROCUP.


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ECCO RESS LA ROCCIA

“NON SONO MAI STATA LA GIOCATRICE DI PUNTA, MA IL COLLANTE, QUELLA DEL LAVORO CHE NON SI LEGGE SUI TABELLINI. DA MAMMA TI SPUNTANO SUPERPOTERI E DUE OCCHI IN PIÙ. IL PRIMO SCUDETTO A SCHIO È QUELLO CHE SENTO PIÙ MIO. ORA SONO ALLENATRICE E CONSIGLIERA FEDERALE: DEVO STUDIARE E CAPIRE”

Di Giulia arturi

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atti molto più che parole. Kathrin Ress, 36 anni, ci

risponde mentre è impegnata in un trasloco, gestisce i suoi due bambini (Mikol, 20 mesi e Sebastian, 11 anni), finalizza la chiusura dell’albergo di famiglia e pensa all’allenamento del pomeriggio delle sue piccole del minibasket. Il mondo di Kathrin Ress è soprattutto questo. Una “presenza”, come le sue montagne dell’Alto Adige. Una roccia, appunto. Concreta, indispensabile: la Nazionale, infortuni a parte, non ha mai fatto a meno di lei: 140 presenze, 1060 punti, 5 Europei giocati oltre a tutti quelli nelle Nazionali giovanili. In azzurro, ogni volta che è stata disponibile, la squadra era composta da lei e altre 11. Boston College, la WNBA, un’esperienza a Gran Canaria, e tanto Schio nella sua carriera. Con Tomas forma la coppia di fratelli più vincenti del basket italiano. Un collante in campo e fuori. Da una parte le statistiche, dall’altra tutto un mondo, il suo. Lasciato il basket giocato, nel 2019 si è occupata per due anni dell’hotel di famiglia, a Pochi di Salorno, un piccolis-

simo paese a 40km da Bolzano. “Ho fatto mille cose in una: a parte cucinare facevo tutto! Giocare significa avere una routine ben definita, andare in palestra, fare pesi, giocare. Era schematico. Poi è arrivato il bambino quindi quegli schemi sono saltati, e facendo la mamma atleta già avevo iniziato a fare mille cose in una volta sola. Mi ci sono ritrovata!”. E adesso il ritorno in palestra: proprio a Bolzano con un gruppo del minibasket, e in azzurro come assistente di Lucchesi nella Nazionale under18. “Torno all’obiettivo di partenza una volta smesso di giocare: fare l’allenatrice. Per ora ho preso un gruppetto del minibasket perché non avrei il tempo materiale per fare di più, tra il trasloco, la chiusura dell’hotel e la bimba ancora piccola, devo accontentarmi”. Rimanere nella pallacanestro è sempre stato un tuo obiettivo? “Non proprio, ho maturato questa decisione durante la mia carriera. Poi ho fatto il corso per allenatori,


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e mi è piaciuta l’idea. Anche per quello che ho studiato, la mia priorità era di lavorare con i bambini, sempre dal lato educativo, e lo sport è esattamente questo”.

il mio: dovevo studiare e allenarmi, quella era la strada che stavo seguendo. Come si suol dire: lasciato il nido, vai e cresci!”.

L’Alto Adige e i suoi campioni, da Thoeni a Sinner: Bolzano è sempre stata una delle province più “sportive” d’Italia. Come sei arrivata alla pallacanestro? “Come hai detto tu, nella nostra regione prevalgono gli sport individuali, a parte il solito calcio. E mio papà vista l’altezza dei figli e scartando il calcio ha indirizzato tutti verso il basket. E così alla fine anch’io, che avevo iniziato con la pallavolo, mi sono avviata su questa strada”.

A proposito di lasciare il nido, la tua scelta di andare in America all’epoca non era così diffusa come oggi. Sei stata quasi una pioniera. Come è maturata la decisione? “Mio fratello Tomas ha fatto da apripista. Per quel che mi riguarda, ho cominciato a pensare anch’io a questa opportunità e dopo una partita giocata contro la squadra del college dove poi sarei andata, Boston College, ho parlato con l’allenatrice che mi ha indirizzata verso una high school un po’ più piccolina dove avrei potuto imparare l’inglese, iniziare i primi approcci con il basket e capire l’ambiente per poi andare a giocare da loro”.

Durante le stagioni ti confrontavi spesso con tuo fratello Tomas? “Pochissimo a dire il vero. Ai tempi non c’era la stessa facilità di ora di parlarsi da lontano. Io il cellulare l’ho preso a Schio perché la famiglia presso cui abitavo voleva sapere a che ora tornavo a casa. La mia è sempre stata una famiglia diciamo un po’ ‘alla buona’: se chiamano vuol dire che c’è qualche problema, se no vuol dire che tutto va bene. Questo succedeva anche quando eravamo in America, un po’ anche per la maggiore difficoltà a comunicare. Li sentivo durante la stagione, volevano essere aggiornati su come andava, sui risultati delle partite. Ma i primi mesi capitava non ci sentissimo: i miei genitori erano impegnati, loro facevano il loro lavoro, io

E quella famosa vittoria contro Uconn? “Quell’anno abbiamo vinto la conference, quella era la semifinale. Una di quelle partite difficili da dimenticare, mi resterà per sempre nel cuore. Pensare che tra loro c’era tra le altre Diana Taurasi! E mi ricordo che alla finale il loro allenatore le aveva obbligate a venire a vedere la partita!”. Ti è servita quell’esperienza americana per il resto della tua carriera?


USA. DOPO UN ANNO DI HIGH SCHOOL L’ESPERIENZA A BOSTON COLLEGE, CON LA VITTORIA AL PRIMO ANNO DELLA BIG EAST CONFERENCE. NEL 2007 GIOCA CON LE MINNESOTA LYNX, IN WNBA.

“Sicuramente sì. Nei tempi in cui l’ho fatta io aveva un certo significato, forse ora la scelta di andare in America ha motivazioni diverse dalle mie di allora. Come è giusto che sia, per l’evolversi dei tempi, della pallacanestro stessa e della comunicazione che è diventata trasversale rendendo tutto un po’ più aperto, più vicino. È un’esperienza formativa a 360 gradi e non solo focalizzata sul lato sportivo, ma anche su quello accademico”. Nella tua lunga permanenza a Schio quali sono le compagne più forti con cui ti sei confrontata? “Partiamo dal presupposto che a Schio passano le giocatrici più forti…”. Certo, non a caso ci sei passata anche tu! “Sì, ma io per Schio non sono mai stata la giocatrice di punta ma quella più di contorno, che magari non spicca nelle statistiche ma che fa comunque sentire il suo peso facendo tutto quello che non si legge nei tabellini. Tornando alle più forti, tra le italiane Chicca Macchi è e resterà per il tipo di gioco la numero uno del nostro basket, poi Mascia ovviamente, e la stessa Betta Moro, un totem, un esempio: il prototipo della capitana, della giocatrice che ha sempre la situazione in mano”. Qual era il tuo ruolo in spogliatoio? “Forse non da ‘vocalist’, ma rifletteva un po’ il mio modo

di giocare: se c’era un buco da tappare in difesa lo tappavo, senza dire vado io. Se c’era da far girare la palla la facevo girare. Non sono mai stata una persona che aveva bisogno di evidenziare il suo operato, facevo e basta. Ho sempre cercato di essere il collante, dentro e fuori dal campo, senza perdermi troppo in chiacchiere”. La soddisfazione più grande che ti sei tolta a Schio? “Il primo scudetto appena tornata dall’America, forse perché è quello che ho sentito un po’ più mio come protagonista in campo”. In Spagna invece come è andata? È stata una bella esperienza di vita e sportiva? “Sì, quello a Gran Canaria è stato proprio un momento di cambiamento: ho vissuto la pallacanestro in modo un po’ più leggero. È vero, io ero la giocatrice straniera, ma avendo alle spalle l’America per me vivere all’estero non rappresentava niente di nuovo. Con una struttura societaria praticamente a conduzione familiare, era impressionante il lavoro che facevano sulle giovani, con un sistema strutturato. In Italia siamo più indietro, soprattutto proprio per l’impegno nel settore giovanile che poi deve essere proiettato verso la prima squadra. Ad esempio, ho visto crescere Astou Ndour (centro della Nazionale spagnola, ora a Venezia ndr) che si allenava con me”.

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storie In Italia com’è la situazione del settore giovanile? Le Nazionali ottengono spesso grandi risultati, ma poi sembra sempre mancare qualcosa. “Ci sono delle oasi felici che lavorano bene sul settore giovanile, che però sono lasciate un po’ a sé. Ad esempio, penso a Venezia che fa un gran lavoro di reclutamento e ha un ritorno, con delle ragazze ora protagoniste in prima squadra. E va benissimo, perché queste giocatrici crescono in un settore giovanile forte. Ma non deve esaurirsi tutto lì, nel raggruppare il talento da una parte sola. Serve un sistema e si parte sempre dal discorso della formazione degli istruttori, degli allenatori, delle società. Comunque, di grandi risultati con le giovanili anche a livello Nazionali ne abbiamo. Penso però manchi un ponte che traghetti alle realtà senior, portandoti dietro quella cosa in più, che arriva da un percorso nelle giovanili, che ti consente di esprimerti anche a livelli maggiori. Forse il fatto di aver accettato di entrare nel Consiglio Federale è stato un po’ mosso dalla curiosità personale (la stessa che mi ha spinto ora verso il minibasket) di vedere perché succede, e come si affrontano i vari problemi”. E cosa hai visto? “Ci sono molte idee, ma c’è ancora tanto da migliorare.

Cosa ti manca del campo? “Mi manca lo stare lì. Quelle piccole cose in cui hai successo. Quando tutta la preparazione dà i suoi frutti, quando le cose in campo vengono bene perché il lavoro fatto si conclude con i risultati voluti”. C’è un allenatore che ti ha cambiato la carriera? “Dico sempre i primi, che sono quelli che restano di più dietro le quinte. Quando ti trovi a pensare ‘caspita quando andavo in palestra quelle cose quante volte le ho sentite’. Ed è un bagaglio che mi sono poi portata dietro durante tutta la carriera. Sono magari anche quelli che mi hanno ‘massacrato’ di più per voler tirare fuori il possibile dalle giocatrici di più talento. I miei primi in Italia sono stati coach Scanzani e Serventi”. E cosa si impara dalle bimbe del minibasket? “Ho preso in mano il gruppo da due settimane, da pochissimo quindi. I bambini sono tra quelli che hanno sofferto di più in questi due anni e questo si nota. C’è tanto da fare e soprattutto c’è tanta voglia di fare, di imparare, di stare insieme. Il credo del minibasket di oggi è non dire tutto quello che succede, ma lasciare che arrivino alla soluzione. È difficile ed è una bella sfida. Bisogna lasciargli quello spazio per arrivarci da sole. Ci sono an-

Se c’era un buco da tappare in difesa lo tappavo, senza dire vado io. Ho sempre cercato di essere il collante, dentro e fuori dal campo, senza perdermi troppo in chiacchiere Io non ho una formazione ‘politica’, ma vengo dal campo, è un ruolo in cui ho da imparare, ma dove la mia esperienza da giocatrice ha un valore. Anche in questo senso serve trovare un ponte tra queste due realtà: le decisioni ai piani alti devono raggiungere la base, il campo, e incidere nella sostanza per un miglioramento”. Com’è stato tornare in campo dopo la maternità? “Ti ci butti e lo fai. È tutto work in progress per gestire una nuova realtà. Spesso Sebastian veniva in palestra con me, si è sempre adattato. Non si faceva sentire, poi ad un certo punto si avvertiva un profumo di cibo: era lui che cenava. E aveva tre anni. È un adattamento sia del bambino sia della mamma. Penso si sviluppino dei super poteri che non ti rendevi conto di avere (risata). E sicuramente anche un paio di occhi in più. Non solo è diversa la gestione del tempo, ma anche la prospettiva per me era un po’ cambiata. La parte ludica, della passione, quella non si perde mai, è la base: fai sport perché ti piace, con l’amore del gioco, le relazioni che si costruiscono e l’esperienza. Ma tutte quelle paranoie, quelle ansie che ogni atleta ha si sono un po’ diradate”.

che tante incertezze e tante insicurezze che questi due anni di Covid hanno lasciato. Privarsi delle esperienze che fai interagendo con altri bambini, andando fuori a giocare, si sente”. L’esperienza più bella in azzurro? “In un certo senso, dal punto di vista dei risultati, non l’ho mai fatta, ma allo stesso tempo sono state tutte le più belle. Ogni estate in azzurro, ogni Europeo, poi l’esperienza nello staff di Capobianco, e quella di commentare in televisione gli Europei. E ora tornerò in azzurro: andrò a fare l’assistente di Lucchesi nell’under 18, si comincia con due raduni e poi gli impegni estivi”. Quindi vice dell’under 18: tutta un’altra età rispetto al minibasket, tutta un’altra storia. “Torniamo al discorso di come si affronta il dopo: è l’età in cui sta finendo il basket dove sei bambina per iniziare a pensare a cosa c’è dopo, a come si ascolta e si affronta quella fase. Prendo questa occasione come una sorta di studio, per vedere, per cercare di capire perché non si riesce a fare quel salto. Vediamo come va!”.


AZZURRO. 140 PRESENZE, 1060 PUNTI, CINQUE EUROPEI. DOPO UN’ESPERIENZA NELLO STAFF DI CAPOBIANCO SARÀ ORA ASSISTENTE DI GIOVANNI LUCCHESI NELLA NAZIONALE UNDER18.

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L’ ANSIA È LA CauSA DI ANSIA NEGLI ATLETI DI ALICE BUFFONI - Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport No, non siamo andati in cortocircuito! Se ci riferiamo all’ansia con il termine più utilizzato in psicologia, e cioè Attivazione Psicofisiologica, il discorso fila, oltre a darle un significato molto meno preoccupante. L’attivazione è la condizione di energia che ci prepara a rispondere in modo efficace agli stimoli esterni e si percepisce attraverso le sensazioni corporee, con il cambiamento di alcuni parametri fisiologici, come ad esempio frequenza cardiaca, respirazione, temperatura, sudorazione, tensione muscolare. L’attivazione pre-gara può aumentare fino a portarci fuori soglia a causa di due condizioni oggettive, l’incertezza e l’importanza del risultato e per varie condizioni soggettive, ad esempio se sentiamo di non essere all’altezza della sfida, o se interpretiamo i cambiamenti fisiologici come qualcosa di negativo e minaccioso. Alla luce di ciò, saper leggere le sensazioni corporee e i cambiamenti fisiologici è determinante per imparare a regolare il livello di attivazione, ovvero, in parole povere, per gestire l’ansia. Cosa succede quando andiamo fuori soglia? Ci sentiamo agitati, possiamo tremare, avvertire tensione muscolare, non siamo reattivi agli stimoli dall’esterno, perdiamo il timing delle azioni, sembrando distratti o poco concentrati. Prima di arrivare a questo punto, il nostro corpo ci manda segnali molto chiari. La tensione inizia dalle mani, si comincia a strofinarle e a gesticolare. Anche i muscoli intorno alla bocca diventano tesi, ci mordiamo le labbra. L’attivazione poi si sposta nella zona toracica della respirazione, della parete addominale, per poi giungere alle gambe ed ai piedi. Una strategia immediata di regolazione è tenere in movimento il corpo. È proprio questo lo scopo del riscaldamento, preparare il corpo in modo graduale e controllato e scaricare l’attivazione in eccesso. Ma l’attivazione spesso muta, scendendo ad un livello più profondo e meno visibile dall’esterno, che coinvolge la muscolatura involontaria cioè tutti quegli organi che funzionano senza bisogno della nostra continua attenzione e volontà, ovvero il cuore, i polmoni, lo stomaco, l’intestino, la vescica, il sistema endocrino. In questo caso potremmo avere una nausea tale da vomitare o dover continuamente andare in bagno. È difficile recuperare in tempo da queste situazioni ma vi sono alcuni segnali che possono aiutare e uno di questi è incredibilmente lo sbadiglio. Se notiamo un nostro compagno che appare annoiato, rallentato, persino addormentato o che sbadiglia spesso nel pre-partita, è molto probabile che stia vivendo uno stato di forte ansia. Cosa possiamo fare? Possiamo coinvolgerlo più attivamente nel riscaldamento fisico, in modo da fornirgli delle vie di scarico fisico muscolare, ma anche farlo parlare, dandogli rinforzi positivi su quello che andrà a fare in campo. Imparare ad autoregolarsi implica una profonda conoscenza di sé, delle proprie emozioni e del proprio corpo. È un percorso a volte complicato, ma affascinante e di sicura crescita sportiva. La scelta migliore è farsi accompagnare in questo viaggio di scoperta da un professionista del settore, uno psicologo dello sport: può insegnarci le tecniche di autoregolazione e fornirci gli strumenti per farlo in autonomia, non solo sul campo, ma in ogni situazione della vita che potrebbe richiederlo!

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