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Redipuglia luogo della memoria d ' Europa

C'è un interrogativo che sarebbe necessario porsi, nel parlare oggi del Sacrario di Redipuglia, dedicato ai caduti della 3" armata. È stato d avvero questo luogo un luogo della memoria di tutti gli italiani? Oppure: quando lo è diventato? Può rappresentare un luogo della memoria di turri gli europei?

Il Sacrario di Redipuglia è, innanzi wrro, un segno forre , ben riconoscibile e individuabile per il s uo stagliarsi s ulla pianura isontina e sul paesaggio carsico che lo c irconda: è il segno forre di una guerra, la Grande Guerra, che qui in Carso ha avuto uno dei s uoi luoghi più emb lematici. Il grande complesso monumenrale ha infar t i oggi, e può u l reriormenre acquistare, il senso di un segno costr uttivo s ul re rrirorio: segno che rimanda a un evento chiave della storia del Novecento, la Prima guerra mondiale; ammonimenro e richiamo agli orrori di una guerra in cu i s i bruciarono generazioni di europei: non a caso è dalla fìn e del conflitto che entrò nell'uso comune il termine generazione, quando ci si accorse che una generazione a l m e no era lerrera lmente scomparsa.

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Se per indicare la Galizia, relativamente al conflitto, è invalso l'uso del ter min e "cimitero delle nazioni" (o dei popoli), altretranro si porrebbe dire del Carso, dove la guerra fu particolarmente aspra: qui, in pochi chilometri quadrati di estensione, si trovarono a combattere italiani, austriaci, sloveni, croati, bo emi, bosniaci , ungheresi qui , uomini giovani e meno giovani ebbero spezzata l a propria vita in uno scenario carancrizzato da orrori senza fìn e Redipuglia è luogo che rimanda a tutto quesro; è luogo c he davvero può rappresentare - e in effetti rappresenta - la memoria d i un'E uropa ormai pacifìcata, ma che per raggiungere l'obiettivo di una s u a progressiva e sempre più ampia un ilìcazione ha attraversato g l i orrori dd Novecento, aperto appumo dal primo conflitto mondiale. A proposito di Europa, di interrogativi che un luogo come questo può sollevare quando si tratti di ill ustrarne l e caratteristic h e, qualche anno fa ho avuto l'o ccasione d i accogl iere a Redipugl ia per una visita del complesso, una delegazion e croata di insegnanti di swria proveni e nte da Fiwne (un'altro luogo ricco di memorie e di quali memorie); è stata una grande emozione. Intanto, dovevo cercare di rrovare il timbro più corretto per narrare que l luogo e la sua storia, nonché i suoi mo l tep li ci significati; e, soprattu t to, pe rchè ni pote di un so ldato ital iano, i nconrravo i nipoti di soldati di un Paese che aveva t radizionalmenre rapp resentato il nerbo del mu l t i naz.ionaJe esercito degl i Asburgo: si pensi alla commossa immag i ne poet ica del "croato" elaborata dal Giusti di

Sam'Ambrogio o a quella, assai meno romamica, dello Stuparich di Ritomerttnno. I:in co nrro con questi colleghi mi ha fornito anche degli alrri spunr i di riAessione: al termine della Grande guerra venivano inlàni occupati dei rerrirori nei quali si concenrravano diverse comunità nazionali, in particolare sloveni e croati se ci volgiamo alla Ven ez ia Giulia: occorreva perciò, in que ste zo ne , porre un suggel lo di iralianità, e in questo senso si diede impulso a un'intensa opera di monumemalizzazione che precedette l'awcmo, pur precoce, del fascismo. Le aurorirà italiane sapevano di muoversi su un te r reno co mpli cato, anche se di quel terreno e di quel mondo - in particolare del mondo slavo - non tutro era conosciuro. ln questa zona, del resto, gli organi amministrativi del Govcrnaroraro militare c poi quelli del Co m m issariato civile per la Venez ia Giu lia dovettero fronre gg iare il problema dei caduti sorto diverse spec ie , a partire dalle numerose richieste di rraslazione e trasporto ai luoghi d'origine delle salme di soldari morti al fronte. Allo stesso modo, si dovette provvedere al rimpatrio delle salme di so ldati ausrroungarici ch e avevano combattuto nelle terre redente e di quelle dci giuliani caduti nelle file dell'esercita asburgico . Si Lrattava inoltre, e fu lo sforzo più consistente, di re!>tituire alla vira e alle arrivirà produttive un terrirorio largan1cnte segnato dalla presenza della guerra

Lap ide sul San Michel e per i caduti italiani e ungheresi.

L a m a ppa d e lle nazionalità ch e componevano l 'impero austro ungarico (Aussme). llal14n1 """"l e della morre: si rese perciò necessario"honifìcare" il territorio occupaw da cimiteri militari- 17 nel solo territorio di Monfalcone, 2 1 in quello di Ronchi- o pitt semplicemente da sepolrure provvisorie per raccogliere i caduti in spaz i determinati. Recuperi e riesumazioni di sa lme erano iniziare sin dalla fine delle ostilità quando erano stati urilizzari, oltre che unirà militari, anche prigionieri di guerra; con il decreto legge 29 gennaio 1920, tuttavia, il compito fu affidato al ministero della Guerra e piLJ precisamenre a lla Direz ione generale di Sanità militare. Nacque così a Udine un Ufficio centrale per le cure e le onoranze alle salme dei caduti in guerra (COSCG) che poté avvalersi di "l O compagnie di lavoratori, 22 sezioni di disinfestazione, 5 sez. carreggio, 4 squadre automobilistiche" per un tOtale di 95 ufficiali , 2 7 cappellani , 3350 uomini di truppa, 650 quadrupedi, l 05 automezzi " , mentre si organizzarono " laboratori di falegnami , fabbri , cementisti". ln ranro fervo re di anività, nel quadro di questa opera pietosa nonché del progetto di monumenralizzazione del rerrirorio, nacque il grande complesso monurn.enrale di Colle Sant' Elia - cimitero degli lnvirti della 3 • armata- inaugurato il24 maggio 1923 con una grande cerimonia pubblica, alla presenza di Mussolini e del duca d ' Aosta che pronunciò il discorso ufficiale apparso ai cronisti dell'epoca lU1 "colloquio solenne, prodigioso, sicché il rito acquistava carattere sovrumano". Rispetto al nuovo complesso sorto negli anni Trenta, il cimitero conservava una dimensione più umana e raccolta della morte, anche se ovviamente si rratrava della morte sul campo. I visitatori del sito potevano infarti vedere "non alberi , non fìori , non viali coperti di gh iaia: non sulle tombe i consueti simbo li cristiani della pace in legno, in cemento o in marmo; ma te rreno aspro e roccioso, con qualche rado srerpo o ciuffo d'erba , stinta e magra; sovra ogni rumulo un cimelio di guerra, l\mo diverso dall ' altro; fucili e baionette composte in croce, affusti di cannone e di mitragliatrici , bombarde, proiettili di ogni calibro, scudi , elmetti, bossoli, turri i simboli del grande e var io valore del popolo nostro; tutte le armi di offesa e di difesa; rutti gli ordigni che ricordano gli aspri cimenti; turri gli oggetti che il soldaro ebbe in torno a sé nell'ora dell ' arresa, della battaglia, del la morte. Disposto sull e pendici di quota 44 del Colle Sant'Elia, Il cimitero degli Tnvirri s i proponeva i n effetti come una sorta di m ome del P urgatorio, sulle cui cornici era110 disposte le rombe dei caduti (30.000, di cui olrre 24 .000 ignoti), ciascuna delle quali contrassegnata da un 'epigrafe di ascendenza letteraria "a lca' ' o elaborata dalla fantasia di G iannino Anrona Traversi, nobiluorno brianzolo già commediografo di successo; durante la guerra egli aveva promosso l'istituzione delle Case del soldato, per votarsi poi alla pietosa opera di recupero delle salme dci caduti e alla realizzazione di cimiteri militari. E certo, da quei "giron i" doveva promanare una notevole forza di suggestione, in un clima in cui l'inclinazione verso il soprannaturale era alimentata dallo stato di lurro e di arresa di tante famiglie ch e andava in qualche misura olrre i valori che si intese assegnare a quei simu lacri di morte. Del resto, la retorica, il gusro del parer ic o apparre n cvano ancora largamente al la cultura e al senrire comune dell'epoca, come testimoniano le tante lacrime versate da donne e uomini nelle diverse cerimonie di inaugurazione di c imi teri, co me quella del Sant'Elia, o di ritorno degli eroi a partire naturalmente dalla enorme manifestazione di massa e di lutto di massa che fu la cerimon ia dell'inumazion e del Milite ig n oro.

Il sacrario di R e dipuglia con l e trincee cop e rte alla su a base .

Non era dunque un caso che il primo grande Sacrario militare italiano venisse realizzaro nella Venezia Giulia (che intanto era entra t a definitivamente a far parre del Regno d ' Tralia): esso cost ituiva un chiaro segno del sacrificio compiuto dagli italiani rutti per "redimere" queste terre, consacrate dal sangue dei caduti; esso infani. insieme ai molri monumenti che vennero realizzati, alla toponomastica, all'intirolazione di scuole e di altre istituzioni ricreative e formative escludeva dalla memoria colleniva quell a degli sloveni, dei croat i e anche degli ausrroicaliani che avevano combattuto con l'uniforme austroungarica (lo stesso accadeva contemporaneamente in Tremino per aumoiraliani e tirolesi di lingua tedesca). Nonostante le s ue spiccate caratteristiche, o forse proprio per ques te, il cimitero degli Tnvicri non fu risparmiato dalla volontà di Mussolini di realizzare grandi opere monumentali più consone allo spirito dell'epoca fascista; perciò, nel quadro della rea li zzazione di Sacrari della Grande guerra che andavano da l Passo del Tonale all'Adriatico, lu concepito il progetto del nuovo Sacrario di Redipuglia. Il nuovo commissario generale per le onoram.c ai caduti in guerra, generale Cei, ne affidò la progettazione aJI'architeno milanese Giovanni Greppi e al lo sc ultore G iannino Castigliani. l due, rra il 1932 e il 1935, avevano reaJizzaro il Sacrario di Monre Grappa, e poi sarebbero stati ali[Ori di quello di Caporerro e di quello di Bligny, c he ricordava il sacrificio del co rpo di spe dizione italiano in Francia. fn quel torno di anni, nascevano inoltre i aerari di Oslavia, del Leiren (Asiago), di Fagarè di Piave, di Poco!, di San Cand id o, del Passo del Tona lc. Del nuovo complesso monumemale di Redipuglia ha serino, anni or sono, Tvelise Orfeo: "progettata nel 1936, inaugurata nell938, la sca lin ata c h e sale al cielo non presenta p ià alcuna ca ratteristica che simboleggi la morre: vi si leggono ascesa, eroismo, valore, sacralirà, immortalità; e non si può escludere che si tratti di una memo ri a del fururo, in previs ione di un a nuova guerra, e che, imbiancando lerreralmenrc i sepolcri, renda a mascherare (o idealizzare) gli aspcni più tragici della precedente".

Tn effetti, l'inaugurazio n e avvenne nel settembre 1938, anno della visira di Mussolini nella Venezia Giulia, quando i venri di guerra soffiavano forti sull'Europa; alla fìne di quel mese ci fu la firma del Parto di Monaco che avre bb e spalancato a Hider le porre della Cecoslovacchia; di lì a un anno, la firma del parco d'acciaio c l'invasione deHa Polonia. Tnranto, proprio in quello stesso viaggio, Mussolini apriva a Trieste la guerra interna contro i " nemi ci" ebrei, preannunciando la promu lgazione delle leggi razziali. Così, questi cittadini iraliani, molti dei quali si erano sacrificati volon- l "Presente" della scalinata e , sotto, il cimitero austro ungarico a Fogli a no-R e di p uglia . rariameme sui campi di battaglia della Grande Guerra , venivano esclusi tra l'altro anche dalla memoria naziona le: credo peraltro sia soltanro un caso il farro che tra i corridoi del coevo Sacrario di Asiago , rra tante croci spicchi una stella di Oavid a comrassegnare la sepoltura di un soldato ebreo italiano caduto su quell' altipiano. Nuove esclusioni dunque, e sopraHurro l'esplicito inviro a combattere, cui si dichiarava promo, davanti alle wrnbe dei s uoi generali e del suo comandante, il duca d ' Aosta, l'esercito dei morti di Redipuglia. Ci avrebbero pensa w i figli di quei rnorri a combattere nuove battaglie che inRissero alrri lutti al Paese.

Il vecc hio cimitero sul Sant'Eli a.

Tavol a di Alfre do Ort e lli sull' " Illustrazione d el Pop o lo" del l O giugno 1923 sulla consacrazione del C im i te ro degli lnvitti d e lla J a armata sul colle Sant' Elia.

Tavola usata spesso dalle associzioni combattentistiche.

Con il rempo, con la fine del fascismo e la nascita dell ' Italia repubblicana , il Sacrario di Redipuglia finì per acquisire nuovi significati per diventare finalmente memoriale "di tutti g l i italiani " , anche se per anni le modalità della memoria e della celebrazione della Grande guerra rimasero ancorare a una visione "miricà' di un conAitro ammamaro da u n a lone di leggenda. Per decenni, generazioni di scolari ( et ego inter eos) si sono trovati davanti agl i scaloni del Sacrario per celebrare il ricordo di quei caduti che erano i loro/nostri nonni.

Con i l mutamento degli orizzonti sror iografìci (avvenuw in Tralia rra la fin e d egli anni Sessanta e l'ini zio degli anni Settanta) cambiarono anche le prospettive delle possibi l i interpretazioni c de i significati da amibuire al Sacrario di Redipuglia; frutto di quella stagione straordinaria di studi fu l' affermarsi di un' immagine molro più realist ica di quel conAirw, che teneva tra l'alrro conto " della storia dal basso" .

I corpi inumari nei gradoni di Redipuglia, al di là ovviamcme degli epi sodi di valore, tornavano ad essere protagonisti involontari del grande mas sacro. E Redipuglia sressa andò trasformando si: fu modificato e aggiornaro il museo posto davanti a l complesso rnonumentale, furono organizzati cicli di conferenze, nacquero iniziative di inconrr i internazionali di pace nel ricordo di caduti ch e andavano fàcendosi veicoli della comprensione reciproca di popoli che così ferocemente- e a più riprese- si erano combanuci, allora divisi ora in gran parre riuniti nell'Unione europea .

È ovviameme i mporrante che questo percorso di rinnovamenro non si inaridisca; è imporrante che alla rewrica che ha a lungo caranerizzaro la memoria di questo luogo -simbolo della Grande guerra, non se ne sostituisca un'altra art ico lata su una serie di principi che, benché largamente condivisibili, rischiano di d ivenire luoghi comuni (conoscere il passato per non ripetcrne gli errori, l uogo di guerra per la pace ecc.) quando non supportati da adegu ati perco rsi formativi.

Occorre volgersi alla sroria, mantenere la memoria di questo sito per ciò che è stato e ciò che h a rapprese n taw n el tempo, seg n o di guerra , innanzi runo, della guerra che aprì il drammatico Novecento europeo. Occorre davvero elaborare una storiografia e srrumenri didattic i cransnazionali, capaci di parlare a memorie e culture sror iche diverse, proprio nel momento in cui non mancano segnali di ripiegamento su se stessi di diversi Paesi europei, anche nell'an1biro de ll a ricerca storiografìca. Possa essere allora Redjpuglia, segno di conrraddizione, luogo capace d i raccogl iere e trasmettere memor ie diverse per l'ed ificazione di una casa comune europea, senza confini ma ricca del proprio passare, anche q u an d o questo sia staro così doloroso e laccranre. Vi sono tre croci su ll a so mmi tà del Sacrario : sono un segno di passione, di ingiustizia e di vi o lenza Passio n e, v io lenza , in giustiz ia accompagna n o ogni guerra guerra. D i questo dobbiamo ricord arci , e a farcelo ricordare il Sacrario d i Red ip u g li a può svolgere un ruolo fondamenrale.

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