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le medaglie d ' oro a Redipuglia e Oslavia
Se si dovesse fare un rapporto t ra le decorazioni conferite alla truppa c agli ufficiali subalternì - fino a l grado dì capitano, quindi quasi semp re a ufficiali dì complemento- si vedrebbe c he i 2/3 delle d eco raz ion i furono dare a ufficial i subalrern i c so lo una minima pan e alla rruppa , c io nono s tanre ci furon o so rrufficiali e ram i che, decorati dì medag l ia d'oro, enrrarono nella leggenda: G iuli o Zanon, Giovanni Cucchiari, Edmondo Mazzuoli, Torquato Cardelli, Severino Merli, Cosranrino Palmicri, Alfonso Samoggia, Enrico lòri, Emilio Bianchi, Vincenzo Forte, Bia gio Lammoglia, G iuseppe Mariani, Raimondo Sc inru , Giulio Vo lp e, Luigi Bevilacqua, E nnio Bucchi , Giuseppe De Ca rl i, Fedele Piras, Elia Ro ss i Passavanri, Ciro Scianna, Att i lio Verdirosi, Gian Luigi Zucchi c furo n o raffigurati s ulla "Domenica del Cor ri e re" o nei dipinti del dopoguerra.
Sul fronte dell'Isonzo ci furono delle brigare che furono distrurre più di una volta, ma che non fi gura n o ancora nei libri di resto delle scuole della repubblica per quella rirrosia sroriografìca che da almeno tre decenni considera morire in battaglia privo di rilevanza cul turale.
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Sul Ca rso di Comeno, a Po d Korìt e, il renenre d ella Mili z ia rerriroriale dì Ponted era G iova nni Gronchi, aiuta nrc maggiore di ban:aglione, rimase co nruso a una gamba mentre incitava gli uomini all'attacco assieme al comandanre del battaglione, ma restò in prima linea e quando una parte della linea arretrò "per l'infuriare dd bombardamenro, riconduceva al fuoco i dispersi [vale a dire gli sbandati ] dando in tutta l'azione bella prova di co raggio Pod Korirc, 23-26 magg io 1917", meritandosi la m edag li a d i bron zo.
F u so lo co nru so ( m a poi meritò una m edag li a d 'arge nto , un 'a ltra di bronzo c due croci al va lor rniliatre), c poté poi diventare segretario generale della carrolica Confederazione itaJiana dei lavoratori nel 1920 e poi presidcme della Repubbli ca. Ma almeno sei dei menbri della Costituente erano eroi di guerra sul fronte dell'lsonw. l Granatieri di Sardegna, la Sassari e lo Catanzaro l granat ier i di Sardegna si distinguevano dagli a lrri reparti di fanter ia per l' alrezza c la prestanza fisica. "Truppe scelre", antesignane d ei reparti d'assalro nell'es rate 1917, fì n dall'inizio d ella guerra furono utili zzare nella conquista delle posizioni più mi c idi ali. Qucsri assalri portarono aJ la disrru cio n e della brigara almeno in d u e battag l ie d e l 19 16 e in d u e n el 19 17, facendo del la br igata la pi ì.t dc co rara d e lla guerra: le bandi e re d c i reggim emi e bb e ro una meda glia d 'o ro c una d 'ar ge nro per c iasc una e b e n l l furono le med ag lie d'oro individu a li , 352 d'argento e 658 di bronzo, a fronte di 6. '537 morti, di cu i 231 ufficiali, e 13.485 ferici: uno dei miri dell'orgoglio italiano assie me alla Sassari e agli ardiri.
La Sassari, che fu la brigata più decorata dci tre anni e me zzo di guerra, il 15 1u c il 152° ebbero c iascuno due medaglie d 'o ro. Le m edaglie i nd i vid u aJ i furono: 9 m edaglie d'oro, 286 d 'a rge nro e 4 17 di bron zo, ebbe però 3.864 rnorri e 18 000 feriti e 5 c itazioni nel Bollett ino del Com ando Su pre mo; la CatanZtlro c he fu la brigara a cura di Lorenzo Cadeddu
Paolo
Gaspari
Giorgio
Seccia
Cimiterino di Granati eri caduti a Osl avia.
Il fante de lla Casale Giovanni Cucchiari di Macerata, caduto sul Podgora il 24 giugno 191 5, medaglia d'oro.
Emilio Lussu e Alfredo Graziani con Maria Teresa Guerrato Nardi ni e le sue nipoti a Bassano (Collezione Caneva).
Carlo Castelnovo delle Lanze , ventiduenne sottotenente del Genova cavalleria.
"carsica" sterminata per tre volte con oltre 2.000 morti, 11.800 feriti e 2.000 dispersi , ebbe il 14 1° reggimenro decoraro co n la medaglia d ' oro e il142o con quella d ' argenro, ebbe tre medaglie d ' oro e 152 d ' argenro. Divenne famosa per la ribellione di un paio di compagnie a Sanra Maria la Longa nell'estate del 191 7 e per la segue me c immotivata decimazion e, m a in realtà fu una delle brigate piLt valorose. Sul Carso nel 1915, l'avanzamento della linea italiana tra Bosco Cappucc io e la Sella di San Mani no, durante l a seconda battaglia deli'Isonzo combattuta rra il25 luglio e il 23 agosro, fu pagaro dai sardi della Sassari con la perdita di 13 morti e 54 feriti tra gli uffi ciali, mentre quelle dei soldati ammontarono a 374 morti e 1.902 feriti e a 77 dispersi.
È sraro scritto c h e la vera virror ia della Sassari durante la quarta offensiva deii ' Isonzo fu qu esta res is t enza ad un bombardamento di violenza inaudita, senza comare il freddo intenso e la pioggia in sistente che provocarono diversi casi di asside ram ento tra trupp e già provare dalle difficoltà di rifornimento: "In uno contro dieci, la tri n cea battuta in pieno da granare austriache di rutti i calibri c h e avevano perfettamente inquadrato il riro, i so ldati sardi ressero all ' urto di reggimenti freschi e numerosi, moltiplicandosi nel la resistenza, esegue ndo con folle ardire delle sortite per avere il dominio moral e sul nemico".
" Le truppe sono in lin ea da otto giorni e non conservano più nienre d'umano -scrisse nelle sue m e mori e Leonardo Morzo , descrivendo quella fase drammatica - Le basse trincee sono coperte di fango rosso nel quale i soldati affondano le gambe. l piedi so no congelati e non possono più essere contenu ti nelle scarpe: i fanti ragliano le coperte e se ne fasciano i piedi legandole con fi lo di ferro e con spago: le fasce non reggono piLt; i volti dei so lda ti sono a n ch'ess i tinti di rosso".
Nei terribili momenti d ella quarta offensiva deli'Isonzo, i mul atticri in servizio tra Cas telnuovo e il fronte, ca nr avano malinconicamente risalendo in linea: "Pro defendcr sa patria italian a Distrutta s'este la Sardigna intrea".
La serie di barragli e combattute tra "F rasch e", "Razzi" s ul San Michele costò all a Sassari 18 morti e 50 feriti agli ufficiali, mentre era i ranghi dei so ldati si contarono 191 morti, 1.325 feriri e 128 dispersi.
La Sassari è entrata però nel miro per il libro di Emilio Lussu Un anno sull'Altipiano, da cui Francesco Rosì s'is pirò per il film Uomini contro, non condiviso da Lussu stesso, ma è indubbio che il magg ior sac rific io lo fece sul Carso. Non potendo proporre la biografia militare delle centinaia di decorati s ul fro n te dell'Isonzo, racconteremo almeno le vicende dei cittadini decorati di medaglia d'oro.
Carlo Castelnovo delle Lanze e le sciabole a Po z zuol o
Carl o era nato il 9 marzo 1895 a San Paolo Belsico (Caserta) figlio di Enr ico dci conti di Torrazza , rorinese, capitano dei Lancieri di Vercelli, e di Costanza d ei marchesi Filiasi. Dopo le scuole elementari fu allievo del Co llegio Marisri di Roma, poi del Liceo "Ca rlo Alberro" di Moncal ieri e nel 1913 entrò all'Accademia di Moden a. Ne l 1915 ne uscì come sottorenente di caval le ria e fu assegnatO ai Lancieri di Vercelli Fre qu entò la scuo la di cavalleria di Pinero lo dal di cem bre 1915 al febbraio 1916. Promosso tenente i l 5 maggio 1916, dieci giorni dopo parr eci pò alle azioni sulle colline di Monfalcone del reggimento appiedaro. Si trattava tuttavia di una vi w di trincea alla quale non era stato addestrato e in cui i reggimenti di cavalleria appiedata raramente venivano incaricati di azioni offensive . Per queste ragioni nel maggio 1917 chiese di essere assegnato a una compagnia mitraglieri e fu assegnato a llo squadro ne mitraglieri di Genova cavalleria comandato dal capitano Giancarlo
T icc hioni. Genwa faceva parte con i l 5o Novara d e ll a li br iga ta comandata da l generale Giorgio Emo Capodilista che era stata richiamata s ul fronte dcll ' lsonzo il 24 orrobre 191 7 a ca usa dell'offensiva austro tedesca. Giunta a Pozzuolo nel pom eriggio del 29 onobre, la H brigata aveva il co mpite di trarte n e re l'avanzata del nemi co nel caso avesse c ompiuro una conversione a sud per andare a colpire il fian co sinistro della 3' armata del duca d ' Aosta che si stava ritirando verso il Ta<>liamenro b per passare s ui ponti d i Madr isio e Lat isana Schierato alle barricare est di Pozzuolo con una mitragliatrice posrata allo sbocco per Terenzano e una aJ sec ondo piano di una casa, la sua sezione si trovò a sostenere n e lla prima martina del 30 un attacco del Ili battaglione bosniaco della VII brigata da montagna della 1• divisione austro ungarica del fcldmarescialJo Metzger in marcia verso Mortegliano. 11 comandante del Hl barragliene desistette dall'entrare
Le m ooagHc d'oro d i Redipuglia e Osi a, ia l. P. Gaspari, !.:t b.maglin Mi gmtiluonmn Poz.uwlo ,. Monrgliana il JO ortobre 1917, Gasparo, Udone 20U. nel paese, ma su biro dopo il l battaglione Fcldjager della Bosnia Erzegovina della X brigata da monragna del generale Kofron - 60> divisione dd feldmaresciallo Ludwig Goiginger- sferrò un attacco, anch'esso respinto. Poche ore dopo fu la volra del I battaglione del 25° reggimento del colonnello Keller della 11 7"' divisione slcsiana della 14• austro germanica del gen. Orto von Bclow 1 • Poco dopo mezzogiorno, i l ve n ciduenne renenre, mcmrc cercava di corregge re il ciro d i u na de ll e sue m i uagliauici, fu colpiro da u n proierr i k che, raccontò il tenence Cesare Bianchini vicino alla mirragliacrice di Cmelnovo, ferì i l sergeme Garavaglia al polso c Castelnovo all'inguine; poco dopo Bianchini stesso fu feriro alla spalla sinistra c il maggiore Ghirroni prel.e il suo moscherro e continuò a sparare.
2. Pao la d i Colloredo Mels, Prigiomem L'IJlonMrra. Il diario di tmtl croaro.rsiun a Udine dopo Cnpormo, ·' d i'[ Rka rd i Ji Ncrro, Gaspari, Ud in e 2016.
Lo schieramento dei r eggimenti Genova e Novara a Pozzuolo il 30 ottobre e quello dei reggimenti aus tro germanici che li circondarono.
Le frecc e indicano le cariche della cavall eria di Sezann e, Lajolo e Campari.
Carlo è colpito da pallottola esplosiva all'inguine- raccontò qualche anno dopo Cesco Tomasclli ne Gli "ultimi" di Caporetto - "memre curvo su un'arma della sua sezione ne controllava il tiro. Solo quando le forze gli vengono meno acconsente ad allomanarsi: sorretto da ll a sua ordinanza, si avv ia dolorando al posro di m ed icaz io n e dopo aver incita to i suoi gialli mitraglieri, che non vedrà mai p i tl, a per la gloria del re e per l'onore del Genova. 11 posro di med icazione è sulla piazza, al pianterreno di una • casa ove, ironia del caso, c'era una bortega di macellaio. l feriti sono distesi dapperrutto. Nelle alrre case le; donne Messe si sono trasformate in infermiere. Le cucine odorano di polenta e di tintura di iodio. Ogni tanto compare sulla soglia un uomo barcollante che si comprime la ferita con le mani rosse di sangue: geme, nomina i suoi cari lontani, supp l ica di essere soccorso. Nella casa di Caterina Tosoni, ch'è l'ulrima del paese su ll a srrada d i Carpeneto, dirimperro a ll a fil a n da, fa n ti c mi t ragl ie ri si sono asse rragliati in una d isperata difesa. La scala che conduce al piano superiore è tutta rigara di sangue: di là salgono quelli che fanno fuoco dalle finestre c s'incontrano o inciampano nei feriti c nei moribondi che sono caduti riversi ai piedi dei davanzali. C'è in quella casa una soave creatura che passa da una stanza all'altra sui feriti con bende inzuppare d'acqua c co n p ietose parole. Cecilia Tosoni non ha che d iciassette a nni , m a i m o rib o n di che la ve d o n o come aurave rso u n velo l' apostrofano co l no m e d i mamma, ramo sembra materna la sua esperienza del dolore, tanto paiono sapienr i le sue dita nel gesto di scoprire la piaga c sedarne il bruciore"
Dipinto del pittore Luigi Bront sull'episodio del capitello " Quo Vadis?" dell'estrema difesa dei mitraglieri.
Il dipinto del conte Luigi Tommaseo Ponzetta sull'episodio del su i cidio del maggiore Ghittoni, comandante il Il gruppo di squadroni del Genova, nella piazza di Pozzuolo (MSACAP).
Ricoverato nella villa Masotti, sede del comando della brigata, alla fine della battaglia fu trasportato a Udine accompagnato dall ' uffic ia le m ed ico Miche le Pavon e: " Pe r v ia ci ragg iun se la se ra . Lo ntano, gl i i ncend i in dicava n o la città, dense colonne di fumo l'avvolgevano Gi u ngemmo alle prime case. Erano tutte deserte, le fìnesrre aperre, le porre sfasciare. Entrammo in città. Al posto di guardia fu m- mo fennati e da due accompagnati fino all'ospedale del Seminario. Ricordo l'impressione penosa che ci destò quel giro notturno per la città invasa. Una luce diffusa rischiarava scialbamente d'inrorno. Un acre odore di fumo si diffondeva dalle case incendiate, le cui luci rosse si rispecchiavano nei palani più alti, sui campanili. Di quando in quando, per le vie, passavano carri pieni di soldati tedeschi ubbriachi, che urlavano le loro canzoni.
] Giungemmo all'ospedale del Seminario. Alla luce guizzante delle candele c i apparve il corrile ingombro di ambulanze, di carri pieni di feriti, quasi tutti italiani. Nell'inrerno dell'ospeda le lo stesso. Dappcrrurro vi erano feriti, nelle scale, nei corridoi, nelle camerate, per terra, sui letti, sulle barelle e ovunque era un unico gemito VII. d'angoscia, un lamcmo doloroso, una richie sta d'aiuro. Co l dottor Signor e co n i ferici del mio reggimento, e ntrai nella came ra di medicazione. Trovammo un capitano, il dorror Loi e il tenente Dc Michelis inrcmi a medicare. Una semplice presentazione, un saluto e cominciammo anche noi l'opera nostra. Cos ì rra sco rse la norte. Come trascorse non so, meccanicamente cu ravamo le ferite che ci si presentavano. Poi sfiniri, ci addormenrammo in un angolo. Col nuovo giorno, alla luce viva, la realtà ci apparve ancora più interamente e più dolorosa. Quasi ottocenro feriti erano in ospedale, fra quelli rimasti perchè inrrasponabili e quelli nuovi sopraggiunti. E ve n'erano da vari giorni senza cure. Girai per le sale. Caria vi era am morbara dalle esalaz ioni di tanre piaghe puru leme. Ovunque un coro si levava invocante soccorso, chiedente un sorso d'acqua, un rozzo di pane. Bisognava provvedere Più di tutto occorreva medicare i più bisognosi". c::::1 La crocerossina Costanza Roberri di Castelvero1 , maritata con il marchese Paolo di Co lloredo Mels, apparteneva a una famig li a piemontese che aveva dato in quella guerra fior fiore di eroi. Due suoi nipoti erano morri sul Carso, ma lei stessa aveva avuro il bisnonno Renaro, cornetta (scmorcnente) porrastendardo del reggimenro lo dragoni, il Genova, nel combattimento del Bricc hcno nel 1796 contro i francesi, che era entrato nel mito per aver continuaro a combattere, dopo ave r rotto la scia bola, con l'asra dello stendardo
Mappa tedesca d e ll'attacco del 30 ottobre p er tagl i are l a ritirata della 3 a armata verso Latis an a .
Copertin a del libro di Eugenio Buc ci di Santafiora e la carica d e ll o squadrone Lajolo come lancia. Quando Costanza venne a sapere che c'era un giovane ufficiale del Genova gravemente ferito al Seminario, Ici con la figlia Paola andarono rutti i giorni portando cibo ai feriù, assistendo il vcnriduenne tenente dei mitraglieri che morì alla fine di novembre . Al nlllerale de l l o di cemb re il comandante austr iaco d ella Piazza di Udine fece rendere da un picchetto g li onori militari. Fu dccoraro di medaglia d'argento che fu commutata in medaglia d'oro al valore militare alla memoria nell'agosto 1921 con questa moti vazione: "Appiedaro con la sua sezio ne mitragliatrici per la difesa ad oltranza di uno sbarramento importantissimo a protezione di nostre co lonne di fanteria e carreggi in ritirata , dirigeva con calma c coraggio ammirevoli il riro dell e sue armi e col preciso fuoco di esse, opportunamente sposta ndole, resisteva per nove ore agli assalti del nemico in forze, fattos i baldan zoso per pre cedenti successi ottenuti. Ferito a ll' inguine da pallotrola esp losiva, mentre curvo su di un'arma ne contro llava iJ tiro, conscio perfettamente della missione di sac rificio affidata al suo reparto, con alùssimo sentimento ddl'onor mi litare e co n grande amo r di Patria chiedeva di resistere, fìno alla morte che semiva prossima, fra i suoi mitraglieri di cui esaltava con vibrate c nobi li parole l' eroismo. Pozzuo lo del Friuli , 30 orwbre 1917".
Con suo testamento aveva legato 400 lire al proprio squadrone mitraglieri perché fossero distribuire fra i dragoni più bisognosi.(P. G.)
Ettore Laiolo con Romolo contro le Schwarzlose
Era nato a Vinchio d'Asti il 20 settembre 1889 da Giovanni Battista, ufficiale superiore degli alpini, e da Carolina Monti. Insieme ai frate lli Oresre e Aristide fu educaro agli studi e al lo sport, compresa l'equitazione. Nel1909 enrrò nella Scuola Militare di Modena da cui uscì, nel novembre del 1911, sorrorenenre di cavalleria assegnaw al reggimenro CavaLleggeri di Monferrato di stanza a Lodi. Promosso tenente nel novembre del 1914, su sua richiesta fu inviato in Cirenaica dove assunse U comando del4o squadro n e Savari, i cavalieri lib ic i. Fu rimpatriato solo ne l giugno del 1917 con la promozione al grado di capitano nel reggimento Genova Cavalleria che si rrovava a Castiglione delle Stiviere (Mantova) per un campo di istruzione. Qui assunse il comando del 4 ° squadrone che era staro del fratel lo Oreste, cadutO sul Carso di Monfalcone ill7 settembre dell916.
Il capitano Ettore Lajolo comandante del 4 ° squadrone del Genova che, finit e le munizioni, comatndò la carica per consentire il ripiegamento della brigata. Fu sepolto a Red ipuglia
Il capitano Lajolo con il suo squadrone prima della carica; dipinto di Tommaseo (Museo Storico dell'arma della cavalleria di Pinerolo).
Il 2 L onobre 1917 il reggimento, mentre si trova a Pravisdomini di Pordenone ricevette l'ordine di trasferirsi a Noale (Venezia) nei cosiddetti "quartieri invernali".
Durame il trasferimenro, il giorno 25, mentre aveva raggiunto Treviso giunse il contrordine di rientrare a Pravisdom i ni dove giunse la sera del 26. La rorrura del fro n te a Caporerro indusse il capo dello Stato Maggiore, il generale Luig i Cadorna, a usare le brigate di cavalleria per rallenrare l'eventuale avanzata nem ica in pianura per consentire il ripiegamenco del grosso della 2• e de ll a 3" armata. In realtà, dopo la battaglia di Cividale del 27 ottobre che avrebbe dovuto trattenere il nemico nelle Prealpi Giul ie e che invece si concl u se nel pomeriggio del 27, la situazione si evolvette così rapidamente che i reparti si ritirarono avendo il nemico a poche ore di m arcia Fu così che il marrino del 29 ottobre il TV corpo d ' armata in ripiegamenro prese sorto il s uo comando la l a div isione di cavalleria de l generale Pietro Filippini che aveva a i suo i ord i ni la l " bri gata del generale Annibale Gatti, subito incaricato di occupare Pasian Schiavonesco (oggi BasiJiano) e la 2 • brigata del generale Giorgio Emo Capodilista incaricata di occupare Pozzuolo per proteggere evenruali tentativi nemici di ragliare le vie di ripi cgamento del la 3 " armata del duca d'Aosta. Uno scacco militare a l membro di Casa Savoia investiro di un così decisivo Comando- l'armata del Carso- poteva indebolire l'immagine della monarchia. Per rendere più breve la carena di comando la 2• armata fu divisa in tre serrori: ala sinisrra del generale Erna verso Ragog na -San Daniele, il cen u:o del generale Petitti di Rorero c l'a la destra del generale fcrrero in collcgamenro con la 3 • armata . Fu così che già nella mattinata del29 la t • divisione di cavalleria passò agli ordini dell'ala destra della 2• armata e cioé nel 11 co rpo d'armata del generale AJbricci.
La sera de l 29 il generale E m o Capo di li sta stabi lì il suo posto comando a Po zzuolo presso la villa Masotti, in piazza Julia, all'imbocco della strada per Udine, mentre il comando dd Genova si sistemò in una casa vicino al Municipio di Pozzuolo nella s tessa piazza. Emo affidò al Genova il controllo della metà orienrale del paese per le provenienze da Udine, Sarnmarclenchia e Lavariano, al Novara la metà occidentale per le provenienze da Carpenero, Sanra Maria di Sdaunicco e Mortegliano: in sostanza il compiro di prima linea sarebbe spcrraro al Genova. Nonostame i v iolemi sc rosci di piogg ia le eruppe e re ssero barricare e allestirono le difese recuperando dalle abitazioni abbandonate rurro quanro potesse tornare lllile.
Lo schieramento degli squadroni del Genova il mattino del 30 ottobre. La carica del capitano Lajolo delle 5 del pomeriggio con i superstiti del 4 ° squadrone si pronunciò dentro il paese, verso est.
La difesa della br igata Emo avrebbe dovuro resistere almeno lì no alle ore 18,30 del 30 otrobre.
I cavalli sellat i vennero raccolci nei cortili interni delle case e i lancieri e i dragoni si appostarono negli ultimi piani, sulle barricate con moschetti e mitragliatrici respingendo i primi tentativi nemici di entrare in guel formidabile incrocio di strade che era il centro di Pozzuolo, dal momento che la marcia per i campi era impossibile a cau sa del terreno reso fangoso dalle pioggie incessami degli ultimi giorni.
Il colonnello Francesco Bel lorri comandava il Genova, ma d e i 5 squadroni poteva contare quel giorno solo su tre: il l o del capitano Eugenio Pisceria, il2o del capitano luigi Montagnani e il 4 o de l capita no Errore Lajo lo oltre allo squadrone mitraglieri per complessivi 32 ufficiali, 549 tra so ttuffìciali e dragoni con 549 quadrupedi. Novara del colonnello Carlo Campari disponeva, in vece, di 30 ufficiali, 350 sortuflìciali e dragoni con 355 cavalli.
Del Genova faceva parte un sergenre, Elia Rossi di una modesta fàmiglia di Temi , orfano di entrambi i genirori ed encraro in guerra da soldaro se mplice , che era stato rra i difensori della quota 144 sul Carso di Monfàlcone nei combattimenri dove era caduw Oreste Lajo lo , frate llo maggiore di Ettore . Una sc heggia l'aveva colpito portandogli via un pezzo del volto, ed egli rappresentava per il capitano del 4o squadrone il ricordo quotidiano del fratello morto in barraglia quando lui era ancora il Libia.
Il colonnello Francesco Bellotti comandante del Genova.
La carica del 4 ° squadrone Genova in una tavola cons e rvata al Museo dell'arma della cavalleria a Pinerolo
È furente, Bellotti . .Lordine del tenente colonnel lo Giuseppe Virulli, capo di S.M. del generale Agosti n o Ravelli che aveva vo l uro l'i n tero squadrone di Lampugna.ni , il ) 0 , per guarnire il comando della 7" divisione. Del resto Ravelli era un volpone e non si sarebbe mai farro sorpren d ere dalle rapide manovre del nemico; con uno squadrone di cavalleria poteva scandagliare il territorio e avere una copertura in caso di rapida fuga. Così facendo aveva però lasciato Bellorri con rre soli squadroni a presidiare un perimetro d i un paio di chi lometri che avrebbe dovuro essere tenuto da 2 .000 fucili e lui aveva dovuto fare il conro della serva per liberare dal serviz io ai caval]j di ogni "circo lo" nei vari accanwnamemi uno o due dragoni c poter così recuperare una dozz in a di moschetti
Sulla strada per Udine e su quella per Sam m ardenchia c'erano i dragoni del 4 o squadrone di Lajolo e le m i rragl iarrici dello squadrone di Ticchioni.
Il 2 ° squad rone del Genova del capitano Luigi Monragnani con i ploroni dai tenenre Carlo Spino la, Arr igo Ivancich e dai sotto tenenti Armando Armano e Camillo Botta, in turco ci rca 80 moschetci.
Bellorri mia "fòra-fora" perché alle 11 inizia il primo attacco, respinto dalle 2 mitragliatrici di Castelnovo: una agl i sbocchi di Terenza n o e un a entro LUla casa alla periferia e da quelle del tenente Della Bianca agl i sbarra m e nti delle st rade di Sammarcl enchia- Lavariano.
1l 4 o squadrone de l capi tano Lajolo aveva uno dci compiti più impegnarivi, quello di proteggere gli accessi dalla pane di Sammardenchia e di Lavariano co n le 2 mitragliatrici del rencm e Della Bianca. Nelle barri care verso Sam marden chia c'erano anche la 4J compagnia del Il/25 " Bergamo, memre verso Lavariano c ' era la 5' compagnia del II/25 ° del capitano Falugi, la 6 • era con il ) 0 squadrone di Novara del capitano Sezanne sulla barricata per Mortegliano.
Tl primo forre attacco si pronunciò verso le Il proprio dalla parte difesa dai mitraglieri del Genova verso Sammardenchia l luoghi della battaglia di Pozzuolo. Esisrono varie versioni su dove si sia verificato iJ primo sfondamento, ma è ce rro che avve nne quasi contemporaneamente da nord, dove attaccava la
Il comandante della X brigata- con la II avanguardia della 60• divisione del feldmaresciallo Goiginger - demandò all'attacco prima il l battagl ion e di Feldja ger bosniaci e il battaglione del 21 o reggimento fanteria "Craf von Abensperg und Traun" c, subito dopo, anche il IV battaglione di Feldjager della Bosnia Erz.egovina. l bosniaci erano considerati tra i migliori combattenti dell'imperia! regio eserciro. Non è un caso quindi c he agli unici due battaglioni di Feldjager bosniaci della X brigata da montagna fosse affidaco il compico di scardinare la difesa del nodo stradale di Pozzuolo. J robustissimi Jager avanzarono trasporrandosi sulle spalle le mirragliacrici leggere Schwarszfose.
Alle due del pomeriggio la fanteria ger mani ca, sostenuta da arm i auwmatichc, rinnova l'assalw dalla parre di Tcrenzano.
Genova non cede e, a cosco di forti perdite, con il fuoco delle mitragliatrici c co n contr:uracchi alla baionetta cos tringe g li assalirori a ripiegare.
Tra i primi a cadere fu proprio il principe del Sacro Romano Impero tenente Ludovico Guardino Carlo Rospigliosi Gioeni in un contranacco. Poco dopo il vcmiduenne rcnente Carlo Castelnovo conte della Torrazza, mentre ce rcava di co rregg ere il ciro di una del le sue mitragliatrici, fu colpito da un proiettile che, dopo aver frarrurato il polso di un mirragliere, lo ferì all'inguine e alla spina dorsale. Alle 4 c mezza le squadre d'assalro dei Feldjager bosniaci occupano le prime case dello sbocco verso Sammardenchia. "Le nostre perdite si fànno sempre più gravi", sc ri sse poi il generale Emo, "le armi sono promamenre ritirate dal comandante dello squadrone mitraglieri capitano Ticchioni c piazzate sulla strada dietro una seconda barricata. Tutti g li uomini col m oschetto alla mano sono impegnati".
Il tenente Cesare Bian c hini è vicino alla mitragliatrice di Cas telnovo quando la pallottola ferisce il sergente Garavaglia al polso e Castelnovo all'inguine; poco dopo è feriro eg li stesso alla spalla sin istra e il maggiore Chirroni pren d e il s uo rnoscheno e cont inua a sparare. Arriva intanto Ticchioni e prende il posro dei feriti sull'arma per continuare il fuoco. Sono le 16 e 30 c anche i tedeschi cominciano a penetrare in paese dalla pane di Terent.ano. Ticchioni fa cogliere le armi dalle fìnestre e le porta in srrada, dietro la seco nda barri ca ta, turri g l i uomini c he erano riusciri a ripiegare sparano con i moschecri.
Non c'è un momento da perdere. Bellotti corre dal capitano Sez.:1.nne del Novara perché, avendo turri gli uomini in se lla , spazzasse il nemi co con un 'azione irruenre. "Senza esitare un momenco e con ammirevole slan cio'', racconterà Bellorri, "alla cesta del suo squadrone, si genava risolut amente per la strada del paese, caricando i primi clementi che vi erano penetrati. Egli venn e fe rito, ma per il mom e nto quell 'az ione servì a impressionare c a crarrenere i n cerro il n emico".
233" brigata della 117J divisione tedesca, e da est-sud-est, da Lavariano e Sammardenchia, dove anaccava la 60 • divisione ausrro ungarica. Sono ormai le 5 del pomeriggio. l nemici avanzano appoggiati dalle mitragliatrici menrre i difensori hanno flnito le munizioni. Dopo qualche decina di minud arriva anche al 4° squadrone del Genova del capitano Lajolo l'ordine di rimontare a cavallo e di ripiegare su Mortegliano. Lajolo ha dovuro sostenere sulle barricare delle strada verso Lavariano e per Sammarde n c hi a la pressione molro forte della 60' divisione austriaca. È dalla parte opposta della "via di tùga'' verso Sdaunicco. Tn mezzo al paese ci sono alcu ni micraglieri tedeschi che battOno al le spalle da mezz'ora le difese i raliane a nord e a est; per evirarli potrebbe prendere una strad in a che aggira la c hi esa e arrivare, co n un po ' di fortuna a ll o sbocco per Mortegliano renmo d a Sezanne.
In sostanza il capitano Ticchioni, comandante dello squadrone mitraglieri, prima che le sue armi venissero rese inoffensive riuscì a ritirarle sulla seconda linea difensiva predisposta verso il centro dell'abitato grazie alla seconda carica eseguita dalla tre n t ina di sciabole del capita n o Sezanne in direzione da sud verso nord-est che riuscirono sì a travolgere le mitragliatrici nemiche posrare al cimitero e a co l pire sul 6anco un battaglione bosniaco provenicnre da Sa m ardenchia, ma lo squadrone fu quasi del tutt o annientato
Il dipinto del tabernacolo d e l Quo vadis? che ancor oggi porta i segni delle pallottole .
Tavola ingle se della carica del Genova a Pozzuolo.
Alle 17 g li austriaci dalla srrada di Terenzano hanno quasi raggiunw la piazza Julia e lo squadrone mitragliatrici di Genova è ridotto con una sola arma in grado di funzionare e che barre gli assalitor i dalla posizione davant i alla cappe! lena del " Quo Vadis?".
.Larma è azionata dallo stesso maggiore Chittoni, comandante del n Gruppo Squadroni e da pochi dragoni rimasti con lui nonostante il generale Emo gli avesse inviatO una staffetta con l'ordine di ripiegare. Conscio che quell'arma era l'unica in grado di arresrare l'awersario G hi rro ni n on ripiega, fa fuoco con rurro il munizion amenro di cui dispone poi, imbracciatO un moschettO continua a sparare sino a quando, esaurite nuovamente le m unizioni, con i suoi pochi uomini conuarracca a co lpi di baionetta. Gravemente ferito impugna la pisto la e, dopo averla scaricata sugli assali tori, riserva per sé l'uhimo col p o. I pochi superst iti vicini a lui lo udirono mormorare! V ivo non m i avranno ". rl 4° che ha combatwto per l'intera giornara allo sbocco per Lavariano s ubend o pesanti perdire. alle 17 .30 riceve l' ordine di montare a cavallo c riunirsi al resto del reggimento passando all'esterno dd centro abitaro in quanto per raggiungere il punto di radunata avrebbero dovuto attraversare amp i rratti barruti dalle mirra g l iarrici nemiche.
A protezione d egli sq u adroni che lasciarono Pozzuolo verso le 5 e m ezza rim ase il 4 ° di N01Jara che già due volte, in quel gio rno, aveva car icare i l nemico .
11 l o squadrone di Genova aveva p erso quasi ttmi i quadrupedi, U 2 ° squadrone rimane tagliato fuori durame uno degli ultim i assalti n em i ci, i s up erstiti dello sq u adro ne mi trag lieri se n za più arman1ento attraversando l'intero paese raggiu ngono la strada per Santa Ma ri a di Scla uni cco.
Lajolo ha 27 anni c viene da una famiglia astigiana di soldati. F . in sella a Romolo, il cavallo con cui ha vinto vari concorsi ippici e ha intorno forse una venrina di cavalieri in sella: "G iovanorri , parla Genova: il 4° squadrone non scappa, ma s i calca l'elmcno e arracca!" Ciò detro parre per primo conrro le mitragliatrici che falciano cavalli e cavalieri. Cadono 13 uomini e Il cavalli.
Il ten ente Cesare Bianchini del 4° sq uadron e di Laj o lo, che era stato ferito alla spalla poco dopo il capitano, era sraro a cavallo dai compagni benché gli mancassero le forz.e e "avviaro verso Monegliano", egli racconta: "Fui raggiunto da gruppi d i cavalieri essendo Pozz u o l o preso dal nemico. Nel tentativo di rompere l'accerchiamento il cavallo c he montavo fu ucciso. Speravo raggiungere col favore della norre le nosrre linee, ma uno stupido incidente e un'estrema debolezza fecero sì che foss i fano prigioniero"
In pochi minuti lo squadrone è completamente falciato dall'infernale fuoco delle armi automatiche.
Verso le 18 i l generaJe Emo e il co lo nnello Bellorri, comandante del Genova, seg uid dai pochi superstiti dei due reggimenri muovono verso
Sanra Maria di claunicco che raggiungono alle 18.30.
TI co lon n ello Campari del Novara fu invece cost rerro a uscire verso Monegliano a Sud e quindi a caricare a sua volta i mitraglieri austriaci che occupavano quel trarro di strada. Tu(ro il coman d o della brigata Bergamo, del generale Pietro Balbi asseragliaro nella Filanda, fu farro prigioniero. Le perdite in ufficiali della brigata di fanteria Bergamo e della 2• brigata di cavalleria s i equ i valse ro: Felice Fossa, Aldo Merelli, G uglielm o Benizio, AJessandro Campanella e Giovanni Barrisca Akardi e del pari cinque furono gli uffi ciali della 2• brigata di cavalleria caduti: Ghirroni, Lajolo, Lombardi, Rospig lio si Pallavicini e Castelnovo delle Lanze con due medaglie d'oro - Lajolo e Castelnovo - e rre d'argento, mentre per i caduri della Berga mo so lo Fossa ebbe una medaglia d 'argenro; nessun altra medaglia per i fanti della Bagamo portati al fuoco, ma che non seppero conrrastare valorosamente la suprem az ia di fuo co e di num ero del n em ico In realtà la banaglia di Pozzuolo passò alla storia come manifestazione del valore della cavalleria, simboleggiata da tre cariche di un c inqu anrina di sc iabole co mro le mitragliatr ic i, in seguico allo sfondamento a Caporetro che per lungo tempo fu considerare causata dalla fanteria.
Etrore Lajolo e Ca rlo Casreno vo e ntrarono cosl neU 'e mpireo glor io so della cavalleria che non si fermò neanche cont ro l'arma che aveva decretaro la sua fine.
Tavol a di Achill e Beltram e su lle carich e di Pozzuolo in un a cop e rtin a della "Domenica d el Corriere" del novembre 1917 .
Emidio Spinucci , fiorentino , comandante del r reggim e nto Granatieri , ferito gravemente il 24 maggio 191 7 a quota 219; una medaglia d'argento e una di bronzo.
Il 30 ottobre 1917 giunto al tramonto nei pressi di Flambro si accorse che l'abitato era già stato occupato dal nemico. Senza pensarci su si pose alla testa di alcuni reparti di granatieri lanciandosi all'assalto e incitando gli uomini a seguirlo. Mentre si accingeva a caricare l'avversario, cadde colpito da una pallottola in piena fronte.
Emidio Spinucci il destino di un veterano
Emidio Sp in ucc i, figlio di Paolo e di Filomena Palmieri, naro nel 1870 a F irenze, baffi all'umbertina, aveva parreciparo alla campagna d'Mrica del 1895-96 da tenente, e da capita no alla guerra italo-turca nel 1912 per rientrare in Italia nel 1913, ma poi era ritornato in Tripolirania nel 1914 in ragione della sua conoscenza della lingua araba. Nel marzo 1915 era ritornato in ltalia e all'entrata in guerra, comandante di una compagnia dellll battaglione del l " reggimento Granatieri del maggiore Pietro Manfredi, aveva parreciparo al primo scontro sulle alture di Monfalcone a sud di Sclz 1'8 e il9 giugno Manfredi era rimasto ucciso e il suo posto era stato preso dal tenenre colonnello Stefano D ' Onofrio. Fino ad allora la sua carriera era stata modesta: aveva 45 anni ed era ancora capitano. Il 23 giugno alla brigata fu asseg nato il settore tra quota 121 e quota 85 a esr di Monfalcone in quella che sarebbe stata la prima banaglia dcll'lsonzo Non partecipò all'assalto del 30 giugno che dimostrò, se ce ne fosse stato bisogno, che quelle quote era no imprendibili seguendo la tattica tradizionale perchè il 23 fu ferito all'occhio. l n agosto fu finalmente promosso maggiore e, dato che in quei primi m esi ci fu un'ecatombe di ufficiali di carriera, appena uscire dall'ospedale nel maggio 1916 tornò al fronre con il grado di te n ente colonnel lo al comando dellll battaglione del 220° reggimento della Se/e comandata dal generale Alfredo Taranto. Si rrarrava di una brigata formatas i nel marzo 1916 e che era stata mandata a parare l' offensiva austriaca nel serto re di Val Posina nell'altopiano di Tonezza: era stato un massacro di ufficiali superiori: il 29 maggio era stato ferito il renemc colonnello Carlo Giordana comandante dell/220°, il 31 erano caduti sul campo il tenenre colo nn ello veneziano Giovanni Barrisca van Axel Castelli comandante del I/219 ° ed erano rimasti gravemente feriti i comandami del II e IIT banaglione del220 ", per di piì.1, il Priaforà era caduto e il l o giugno i reparti del 220o a .Balzan-Costa Perlo n a, decimati s'erano ritirati precipitosamente scopre ndo tutto il fianco destro dello schieramenro; il disastro s'era evitaro per un soffio, ma con i supersitiri del reggimento s'era potuto ri costi tuire un piccolo battaglione. Fu a quel punto che arrivò il neo tenenre colonnello Spinucci. È l' unico tenente colonnello comandante di battaglione esse ndo rutti gli altri affidati a capitani. il generale Taranro gli affida quindi un ruo lo operativo nel tenrarivo, già il 9 giugno, di rioccupare parre delle posizioni perdmc. l renrativi s i susseguono e il lll/220° passa in ris erva delia 27• divisione. Spinucci co m batté per due mesi senza so l uz.ione di conrinuità nella Val Posina, in Vallarsa, al Colle Xomo e sul Monte Novegno merirandosi una medaglia di bronzo. Nel settembre 1916, dopo che la brigata rra il 7 e il1 4 agosto era stata annientata - 3.550 perdite tra cui 116 ufficiali - e si trovava a Ja lmicco per ri cost ituirsi , gli ven ne affidato il comando del I/1o Granatieri. Passò tutto l'inverno ad addestrare i rimpiazzi e all'approssimarsi della Decima battaglia dell' Isonzo (12 maggio-8 giugno) da Castions delle Mure e Srrassoldo si trasferì a Boneri, sul Carso di Comeno, per attaccare verso Fornaza. Nel pomer iggio del 23 maggio i granatieri del I barragliene e i fanti d e l 114° Mantot;a prendono la prima la sci letta tra quota 241 e 245, quind i la conresissima quota 235 nella zona del Carso di Comeno che si chiama Fornaza, t ra Jarniano e Selo, con un violento assa lro alla baio n e rra, spingendosi poi verso sud-est sulla selletta di quota 2 19, mentre il 113° prende a nord le guore 238 e 24 1. Nella notte su l 24 gli Sturm battaiLLonen contrattaccano in forze e riescono a riprendere le trincee, compresa quota 241, per cui all'alba i due reggimenti Granatieri , in sieme alle brigare Padova c Mantova, attaccano sotro un terrificante fuoco di Minmwerfèr c canno ni e riconquistano ruue le posizioni, cauurando anche 450 pr igionieri c 8 mitragliatrici. Due picco li nuclei del 2" reggimento granatieri di Albenani, comandati dal sottotenenre Barbera e dal tenente Borsello, decidono di spingersi dalle pendici di quota 235 all'inscguimenro degli austriaci: l' attacco di sorpresa gli va bene perché riescono a conquistare la successiva quota 219 e a fare prigionieri i difènsori delle trincee del Fonino. Nel pomeriggio dello stesso 24 i granatieri hanno l'ordine di conquistare cio. Cartaceo iniz.ia alle 20, partendo da quora 219, rna la prima ondara viene falciata da un violentissimo fuoco di mirragliarrici e di Minenwerfer provenienti dal fianco sinistro degli assalitori, ossia da quota 241, che credevano tenuta dal 2 ° reggimcmo. Gli austriaci, infatti, verso sera erano riusciti a prend e re di sorpresa, avanzando sotto la traiettoria delle proprie arriglierie, la quota 241, strappandola ai granatieri del2 o reggimento del co lonnello Dogliorri. Purrroppo la manina dopo, accanto all/2° che deve lavare l'onta d'aver perso la posizione, toccò alli l o delt e ncnre colonnello Spinucci la ri co nquista della quota: catturano 4 mitragliatrici e un centinaio di ungheresi. Meno bene va agli altri due battaglioni del l o reggimento. Alle 6 e venti dd 25 attaccano alla baionetta partendo da quota 219, ma per due volte le mitragliatrici austriache li falciano. A se ra tentano di nuovo, ma g li ungheresi non si fanno sorprendere. Le perdite nei giorni 24 e 25 sono 2.277 uomini fuori combanimenro di cu i 75 ufficiali
La difesa del nodo di Talmassons-Fiambro nella ritirata di Caporetto, il 30 ottobre 1917 da parte de lla brigata Granatieri d i Sardegn a (AUSSME) .
1919. La chiesetta di San Giovanni Battista sulla Napoleonica tra Codroipo e Palmanova nei pressi del bivio per Flambro.
Quel 24 maggio 1917 caddero il tenenrc Zacchei Enrico di Roma, il capitano C i ro Urbinati di Ravenna e il tenenre med ico Giorgio Reiss Romoli, triestino.
Alla bandiera del l o reggimenw fù data la medaglia d ' oro: "Con grandi sacrifici di sangue e con insignì atti di valore scrisse nel Tremino fulgide pagine di storia, conrrastando per più giorni, sulla fronte M. Ccngio-Cesuna, il passo al nemico che tentava di sboccare nella pianura Vicentina (22 maggio - 3 giugno 1916). ''Sanguinosamente conquistò formidab ili posizioni nemiche, d ifendendone con tenacia sovrumana il possesso, pur con forze assottigliare dalla lotta. Ritirato dalla prima linea solo da pochi giorni, nuovamente vi accorreva per respingere un riuscito minaccioso conrrattacco nemico, e ginandosi ancora nella lotta con abnegazione sublime, riconguistava definitivamente, i n mischie convulse, le rormenrate posizioni. Nell'intera campagna rinverdì di novella gloria le fìere tradizioni dei Granatieri di Sardegna. (Carso: Regione Fornaza, guora 235-219, 23 maggio 1917".
E anche al tenente del 2° reggimento Vincenzo Rocco, da Torre Annunziata (Napoli) fu data la medaglia d'oro: "Costante e fulgido esempio di slancio, e di coraggio c di calma, a l comando di una compagnia circondata da ingenti forze nemiche più volte tèriro, non desisteva dall'incerare i suoi pochi superstiti alla resistenza ad ogni costo, tenendo salda la posizione affidata fìnché, colpiro a morte, cadde sul terreno che non aveva voluto cedere di un palmo A l tipiano Carsico, 24 maggio 1917". Spinucci fu ferire al braccio e meri rò la medaglia d'argento, nonché, a settembre, la promozione a co lonnello e i.l comando del 2o reggimento Granatieri prendendo il 12 settembre il posro del feriw tenente colonnello Nicolò Giacchi .
La chiesetta di San Giovanni di Fl ambro con la lapide dei Granatieri di Sardegna.
Non aveva quindi avuro modo d i cond ividere con gli uomini del2° regg imcnro che u n paio di settimane di ri poso a Bicinicco dove il 26 ottobre gli giunse l 'ordine di ripiegamenco. Per il fiorentino valse il detto che è sempre per caso che si segue il proprio d estino.
Dopo lo sfondamento di Caporetto, la brigata Granarieri, inquadrata n ella 4• d iv isione de l generale Giuseppe Paoli n i, aveva il compi t o di fungere da protezione al ripiegamento del la 3 • ar m ata. Rip iegando progress ivamente dalla lin ea del Torre il 29 otrobre era sc h ierata nel t ratto rra Lestizza e Sa n c'Andrat del Cormò r
Il tenente co lo nn ello Rosario Musarra che, già comandante del I battagli one del 2° granatier i, aveva preso il posro del co lonnello Anfossi feriro il 19 agosro a Lokva, non aveva alcuna pratica di battaglia ma n ovrata. Nelle prime ore del po m erigg io del 30 ottobre Musarra era arrivaro in auro a Flambro con il capitano medico Corradino Corcioni e il face nre fu n zione d'aiuranre maggiore in l" tenenre Gino Ruffìni . Mette il suo posro di comando a villa Berruzzi, in cenrro de l paese, senza pres t are m o l ta cura a predisporre un serv izio d i sicurezza inwrno al paese. Co- sicc.hè, quando qualche ora dopo, verso le 19, l'avanguardia di una colonna tedesca della 5o divisione del Brandeburgo comandata dalteneme Niemann, cercando una sede per il comando del reggimento decise di porre il comando proprio in quella bella villa, wtti gli uffì ciJii che era no con il coma ndo del l o rcgg imemo - Cordoni, l'aspirante medico Giuseppe Gareri, LI tenente addecro alle salmeric, il cappellano don Giovanni Rossi, il capitano Zanchi, gli aimami di sanità Trorci e Castaldi - si trovarono inasperraramenre circondati. Gino Ruffìni, racconta il renenre Lamberto Lepre, ufficiale addetto al comando del l 0 reggimento, esce dalla villa alle 19 e 45 quando era giunto l'o rdine di ripiegare verso L·ubana c si accorge c h e la villa è circondata.
"Al le 19 circa - raccontò l'aspirante medico Gareri - mencrc sravo al posro di medicazione a Flambro, sentii due colpi di pisrola e voci che dicevano 'i tedeschi - i tedeschi'. Mi recai immcdirameme dal comandante del reggimento e ci vedemmo accerchiari da truppe nemiche che ci intimarono la resa. Cercammo di fuggire, ma fu invano perché da per mero ci vedemmo stretti in cerchio da baionerre c mitragliatrici".
In questo modo fu farro prigioniero il Comando del l o reggimento. Intanto il 2o reggimcmo di Spinucci si ritirava verso ' làlmasson incappando appumo a Flambro nell'avanguardia della colonna della 5• divisione del Brandeburgo composta dall'B o granatieri e dal I e Il barragliene del 52° che aveva canuraro la compagnia comando del l o reggimento. Si trattava forse di poco più di tma compagnia, ma i tedes c hi erano armaci con a lm eno una dozzina di micragliarri ci porrarili 08115 e alcuni lanciabo mbe. Occupati i punti dominanti dell'abitaro, erano in arresa sia il grosso della colonna di brandeburghesi del colonnello von Jena, sia eventuali arcacchi dagli italiani in ritirata.
Alle 10 di sera del 30 orcobre Spinucci aveva ordinam al capitano Enrico Andreini, comandante del I bauaglione, di preparJrsi a lasciare Lestizza per ripiegare in direzione di f lan1bro, Srerpo c Romans per poi proteggere il ponte di Madrisio Andrcini e ra un comandante ormai leggendario che aveva combarruro in Libia, sul monte San Michele e nelle battaglie sul Carso, meritandosi due medaglie d'argento. Che fosse ancora vivo dopo due anni di guerra nei granatieri poteva dipendere solo dalla sua buona stella. l grana[ieri del 2° reggimento partono da Lestizza alle l Oc 45 dopo esser stati in paese dal mattino de l 29, senza aver mai visto un nemico. È buio pesto e fa freddo, ma gli uomini hanno potuto mangiare e riposarsi. Ordine di marcia: in testa il III battaglione di Casabassa, il l e dietro il II di Magrì, ciascuno a una distanza di 200 metri dall'altro, pattuglie fianch eggianti, collegame nci co n cicl isti, ciascuna co mpagnia con la propria sezione mitragliatric i e pisrolc; formazione di marcia: per 4 . Fra le fila delle compagnie centrali del battaglione Andrei n i avanzano, proLeue, due auromobili, una del generale Paolini con il capo di S.M della 4 • divisione, il cenente colonnello Luigi Mercalli, e l'altra con il ge n erale Cattaneo e il tenente colonnel lo Dalmazzo . Intanto il battaglione di Casabassa è arrivato a 200 metri d a F lambro Sono le undici e mezzo, dalle fìnesrre delle case viene aperto il fuoco di una mirragliacrice e di fucili.
Villa Bertuzzi a Flambro dove fu catturato il comando d e l l o reggimento Granatieri la sera del 30 ottobre.
Le direttrici dell'avanzata d e ll a 200" e d e lla 26" division e, e dell e altre divisioni della 14" armata per cadere sul fianco della 3 " armata nella bassa pianura friulana l:aspiranre ufficiale Giuseppe Carovino della 3 J compagnia del tenente Cocco per sfuggire aJle raffiche si stende a riparo del la strada e vede cadere ferito l' aspirante Sartirana della sua compagnia; ventenne, di Alessandria, Sartirana scrisse che, ferito alle gambe vicino alla chiesetta di San Giovanni all'ini z io del combarrimeruo, fu trasportato nella stessa ove c' era il posto di medicazione del cappellano don Quadri e del maggiore Viale, e che in breve si riempì.
Le colonne austro tedesch e tra Pozzuolo e Codroipo il 30 ottobre.
Spinucci si fa avanti e grida: "Granacieri del l o cessare il fuoco, s iamo granatieri del 2°", ma le raffiche continuano e allora Spinucci chiama il maggiore Campolieti, comandame del I battaglione del l o reggimento che è col suo battaglione sulla destra della strada, e costui gli conferma che il paese è occupato da poche truppe tedesche. Spinucci a llora ordina a Campolieri d ' attaccare a desrra della strada e al maggiore Magrl d'attaccare alla sinistra. Magrì era entrato in guerra con il grado di renenre e s'era distinto nelle trincee di Monfalcone, e poi al Lenzuolo Bianco e poi sul Monte Cengio meritandosi i gradi di maggiore; mentre il battaglione del maggiore Casabassa e le mitragliarrici stanno di rincalzo, al battaglione Andreini l'onore di seguirlo nell'attacco lungo la strada. Passano pochi minuti , Spinucci non saggia la consistenza delle che ha davanti fidandosi di ciò che gli ha detto Campolieti. Sono pochi d ifensori , ma dispongono di mitragliatrici in buona posizione e alcuni pezzi d ' artiglieria. Il renenre lntimacelli, 2·' l iceo, rappresenrante di commercio a San Paolo del Bosco, medaglia d'argenw sul Veliki nel 1916, comandante della sezione pistole della 2 ' compagnia del tenente Rozzara, racconta che "tre volte attaccammo , ma fuoco fittissimo di mitragliatrici falciava gli uomini e non potemmo ragg i ungere le barricare nemiche".
Basaglia Penta
PASIAN SCHIAVONESCO
A mezzanorre Spinucci chiama Andreini - che con il maggiore Federico Magrì aveva avuro già un a medaglia d 'arge nt o- c g li o rd in a di o l t repassare il barcagllone di resra e arraccare immediatamence a fondo per aprire la st rada. Avanzano, ma, colpito da una mitragliatrice che spara da una fìnel.tra, Spinucci cade tra i primi e il s uo aimante maggiore, il tenente Latini, un eroe della brigata gra n atier i con b en tre medagl ie d 'a rge n to di cui una nel l' i n ferno di Oslavia e la terza con il cap itano Carlo Reina -, rimane ferito. Andrei n i ordina allora che le due miuagliarrici della compagnia di rincalzo si facessero scudo dietro due pezzi d'artiglieria abbandonati s ulla strada per poter appoggiare lo sbalzo che si apprestava a fare in un momento in cui le mitragliatrici avessero rallentato il tiro per non consumare troppe mlmizioni. Ma i tedeschi, se erano pochi, avevano avuto l'accortezza di porrarsi dietro le carrecre con le munizioni, e l'unica loro salvezza era quella di non permerrere agli italiani di arrivare vicini: "li fuoco n emico ricominciava violentiss imo- racconra Andrei n i - infliggendo perdite sanguinose: molti cadevano gridando dal mom entO che i germanici adoperavano e co i fucili e colle mitragliatrici pallottole esplosive che producevano ferite squarcianti e dolorosissime.
Dopo poco me n o di 20 metri di corsa ve locissima anche il sottoscritto era colp i to alta giumura della coscia destra da una pallotto la esplosiva che esplodeva uscendo dalla sommità della natica destra, ledendo il nervo sciatico, in conseguenza, per la co ntrazione muscolare avvenuta, il sorroscritto cadeva a terra in mezzo alla strada ri m anendo immobi l iz7.a to. Medicarosi sommariamente col pacchetto di medicazione, mandava allora, dopo che le compagnie si eran o fermate e avevano ancora aperro il fuoco di fucileria e mirragliatrci, a significare al coma ndante inrcri nale del reggimentO sig. Magrì, l' impossibilità di aprirsi la via da quella parte e a chiedere ordini in proposiro; ma la zona era scoperta e banurissima, il primo porta-ordini era colpito subito a morte, il secondo gravememe feriro, due ciclisti colpiti vicino al sorroscritro. Impossibile muoversi. Da un granatiere era intanto portata la no t izia che gli a l tri due b a t taglioni, raggiunta la via Napoleonica, seguivano la strada stessa per cerca.re altrove la via liberà'.
Erano feriti morralmeme i tenenti Mario Babrrocchi- venuro a combattere dall'Argenti n a- cd En ni o Ferrar i, i sotro tenenr i Mar io B r u n o, G iova n ni Chier ici, Augusro Maestri, Adolfo Murarore e Tommaso Srradaio li e ferito gravemenre il capitano Enrico Frascherri di Roma che morì in prigionia venri giorni dopo.
Magrì riuscì con i suoi uomini a entrare nel paese e il tenente piemontese Pasquale Lisso n e (due decorazion i sul Carso) porrò la sua compagn ia a ll e spalle dei tedesch i, c he dovettero diStogliere alcune mitragliatrici per concentrarle comro la nuova minaccia. Spinucci fu sepolro a Redipuglia. (P. G.)
Il sottot e n e nte parm e nse Gi ovanni Chierici caduto a Flamb r o a ss ie me a Spi nucci .
Il c appellano d e l r gra na tieri don Lu igi Quadri ch e ass i st e tt e i feriti n e lla chi ese tta di Flambro
L'ultima foto d i ltalo Ste gher nell'agosto 1917 (da F. Bugani , /t aio Stegher, memorie di guerra d i un giovane ufficiale 1915-1917 , U dine 20 16).
ltaio Stegher l' eroe della Bainsizza
ltalo era naro a Civitavecchia il 28 maggio 1894 da genirori marchigiani, il padre Vittorio insegnava francese n elle scuo le tecniche e Clot ild e Vespai e ra donne di una cena cultura che volle far continuare gli studi al figlio a Forlì, dove la famiglia s i e ra trasferita al seguiw d el padre, al liceo classico Ma eg li aveva altre mire e, dopo la licenza liceale, emrò nel 1912 nella Scuola militare d i Modena. Due an n i dopo ne uscì sottorenen te nell'] l o reggimento della b rigata Casale di stanza proprio nel la cirrà romagnola. Allo scoppio della guerra era in linea sul Monte Rosso , sul Batognica nell'alw Isonzo, per poco in quanto n el lug lio diventò tenente nel 120° reggimento dellla brigata Emilia e fu scelto dal maggiore Baldi come aiutante maggiore in seconda, anche lì per poco perché nel febbraio 1916 era poi passaw al comando di una compagnia del 208<> della Taro con il grado di capitano Nel mese di maggio del 19] 6 era con U suo reparro sulJ'Alropiano di Asiago. Partecipò alle operazioni difens ive volte ad arginare l'offensiva austriaca, la Strafexpedition. Nel Tremino, sullo Zugna, meritò la medaglia d'argento: rimasto feriro durante tm bo m bardamento , non volle sotuarsi al combattimento che raccontò nel suo diario : " Il mattino si inizia calmo e sereno. Che succederà quest'oggi? T miei soldati seguitano a lavo rare, a costruire ricoveri c trincee . Passa un aeroplano austriaco e scopre le nostre posizioni. Ho una batteria da montagna sulla mia destra, la quale spara rabbiosa e pertegola contro gli austriaci a Zugna Torta. Essa mi scatena un uragano di proiettili e di sassi sulle mie posizioni. li bombardamento quest'oggi si fà più violento ancora e più serraro. Poi cessa verso mezzogiorno. lo con i miei ufficiali sono al ricovero di una buona baracca blindata che salterà in aria solo se un 305 la prenderà in pieno. Stiamo tranquilli e rassegnati e ostentiamo calma e fiducia. Cantiamo e declamiamo vers i per ammazzare il tempo. Non s i può dormire. Alle 17 il bombardamento ricomincia terr ibil e impressionante come non m ai nei g io rn i precedenti. I l Biae na da sinisrra con i 305, il Ghello, il Finonchio, di fronte e sul fianco desrro a granate di medio calibro e a shrapnels, i quali scoppiano sopra i miei soldati. La s ituazione si fa difficile Ogni min u to sono 2 o 3 co lpi che arrivano sullo spazio di meno di un Krn 2 di superficie. Il momento è critico. I miei so ldat i muti e tremanti i n fon d o ai ricoveri aspett ano la morre. Anche noi l'aspettiamo. Alle 18 esco dal ricovero per rincuorare gli animi , vedere la djrezione dei tiri e se le ved ette fanno ugual mente il loro dovere Siccome il bombardamento è intensissimo, remo che d a u n momento all'altro cessi e si sferri l'assalro delle fanrerie . Do ordine alle truppe e agli ufficia li di tenersi pronti ad accorrere dai ricoveri alle t rincee pe r respingere evenrualmenre Lm attacco. Menrre sorveg lio e dirigo, una granata dj medio calibro m i passa sopra la testa criesco a distinguere ne t tamente il pro iett ile nella sua traietto ria. Essa scoppia a 20 metri da me. Sono investito da u na pioggia di sassi e di terra e gettaro a terra: u n a scheggia o un sasso m i batte v iolentemente sull'avambraccio sinistro poco più sopra al po lso. Sono ferito e contuso. Entro nel ricovero. TI s. ce n. C h ie ric i mi med ica. Il do lore è forre, ma io più di l u i. Sono calmo. Mi disinfett ano la ferita e me la fasciano Poco dopo le vedette danno il segnale d ' al lar me Ch ia mo i n li nea i due p loton i e faccio te n er pronti gl i altri Sono il primo ferito della compagnia. Corro al mio osservarorio col braccio al collo a dare ord ini I.:arracco non prosegu e. Se è p ossibile, il bo m bardame m o si fa p iù i ncenso, infernale. Dal fumo e dalla ter ra non vedo quasi pit t nul l a. Non si respira. Ogni tanto si è gettati a rcrra. Una granata incendia un deposiro di munizioni a poca distanza dalle mie linee. li pericolo cresce. Mi pare vedere i miei soldati vacillare c qualcuno fuggire Sono invece g li alpin i di u n plomne di ri n calzo che s i rit iran o ind iet ro per n o n esse re colpiti in pieno dallo scoppio. Un mio caporale sa lva la situazione, correndo a spegnere con copcrre l'incendio c ci riesce. Urli e lamenri dci fe r iti. Ilo la percezione che mezza mia compagnia sia massacrata: forrunatamente no n è vero. Anelo i l sop ragg iun gere d ell a n oue e g u ardo con an sia l'oro log io . Sono le 19,30. quanto durerà l'inferno? A poco a poco, dopo il tramonto, il bombardamemo cessa. Allora prendo le dispositioni per lo sgombro dei feriti e dci morti. Questi forrunatamente sono tre: uno della mia compagnia e due del la sez. mitragliatrici. Sgh iri n ghetti, così si chiama il povereno, ha av u to la testa schiacciata d avant i al sonorcneme C hi e ri ci mèntre usciva dal ricovero sul posto dove io sono stato ferito. Un tenemc (Parciani) delle mitragliatrici è svenuro dal colpo, Parrini è quasi inebetiro Vai mi segue impavido. AJie ore 2 1 g iun ge il col. Mode n a Guarda, osse rva, ispezio n a G li racconto la calma d ei miei uomini e degl i ufficiali. Egli approva i lavori farri fare da mc. Mi chiede informazioni della mia ferita . Prima di andar via mi stringe la mano elogiandomi e ripetendorni la consegna di rimanere ad ogni cosw. La norte passa quasi come rurre le altre. 21 m agg io 1 9 16-o re 17".
Nell'estate del 1917 la 1àro lasciò il Tremino e fu trasferita sul fronte del medio lsonzo; il 15 agosto si mosse: "Lo scopo è di avvicinarsi sempre più alla linea. Si dice che la grande offensiva stia per cominciare con grandiosità di mezzi", egli scrive, "And iamo a formare una nuova un ità destinata ad agire suii'Tsonzo a nord di Plava". Il19 agosro il208° inizia il movimento verso la linea della Bainsizza c la prova ormai prossima segna
La Ba insizza e i Lom a sud di Santa Lucia di Tolmino
L'offe nsiva italiana sulla Bainsizza e la quota 549 dove cadd e St egh e r il 24 agosto.
LI NEE RAGGIU NTE
- - - - - f9 Agosto 20 Il lo stato d'a nim o de i fa n t i: "Prepa razione mora le e mater ia le al •••••• co m banimento. La soli ta ansia e ince rtezza. Che cosa sarà di noi - -·fra qualche giorno! Sono un po' preoccupato". Qualche giorno dopo la brigata entra a far pane della 65 • divisione del generale L ui gi Pi rz io Bi ro li e d egli a n no ra : " 11 ma ni n o ri poso p e rché n el pomeriggio si pane per Doblar. Ore 15 adunata. Pass iamo avanti al T battaglione. La 7 ' compagnia ha la bandiera. Marcia faticosa al passo dj Zagradan : scendiamo poi ve rso il Kucli Alle 2 0 ragg i un g iam o il 207". M a rcia ad or ga n e tt o S ian1 o sa luta ti d a qualche innocua cannona ta Non andiamo piLJ a Doblar, ma in li n ea daJ Kucli all'lsonzo rilevando gli alpini. Tutta la notte in pie d i Frammischi arncnri So n o a posro so lo a ll e 4 del 21. Non c'è trin cea. So lo qu alche p icco l o posto e q ualc h e ri covererro. S iam o senza mangiare dalle li di ieri. 7.500 prigionieri . Fuoco d'infer- no. I.: offensiva pare proceda a grandi passi [ ... ] Mi raccapezzo un poco n ell a nuova posiz io n e. Ho d i f ro n te il fia n co s in istro d el la pos izione austriaca di Santa Lucia. Ass isto a ll a battaglia i n rutto i1 suo impressionante spettacolo, in runa la sua fragorosa grandezza. L'artiglieria nostra è imponente Accompagna p asso a passo la fa nreri a c h e avanza c sale qu as i se nza corn b a rrc re s ul le co lli n e a l di là dell' lsonzo. Questa n orre passe re m o anche noi I'Tsonzo . Ci prepar iamo. Siamo molto stanchi. Poi rimaniamo . Dormo tranq uill o turca la n otte".
XXN corpo d'armata del generale Caviglia sfonda il frome avversario , gli austro-ungarici sono in piena crisi. Il generale Boroevic ordina l'arretramento della linea fino al margine serrenrrionale dell ' altopiano eli Tcrnova e su quello orientale del vallone di Chiapovano. La via per Trieste sembra finalmeme aprirsi. La chiude invece Luigi Capello, comandante della 2 • armata, che ordina a Caviglia di sospendere l'azione, e al generale Van:w di proseguire sulla sinsirra per tencare di prendere Tolmino, non se la sente di avere sul fianco l' w1ica testa di ponte nemica al di qua dell'Isonzo. Purtroppo non gli riesce e da Santa Lucia di Tol mino da lì. a un mese e mezzo partirà in fatti la grande offensiva austro-tedesca.
La Taro il 24 agosro ha il compito di puntare sulla Quota 549 dell'altura del Vogercek per poi proseguire verso i Lom e To lmino, ma resta bloccata a mezz;t costa del Vogercek in un rerreno impervio, bersagliata dall'arriglieria. Il bosco molto fitto intralcia la marcia e il cotlegamenw: "Nulla ci n·attiene, nemmeno le mitragliatrici , ma il terreno è estremamente difficile, ripido, boscoso, intricaro. Marcerò anche la notte pur di raggiunger la quota 549", assicura il renenre colonnello Casini, comandante del 208°, al comando della làro. L'impresa riesce. Con un furioso assalto portato su un pendio ripidissimo, i fanti del 208 ° riescono ad arrivare fin sul cigli o della quota 549 occupando imorno alle 8 del martino una trincea austriaca a circa cento meui dalla cresca, catturando venricinque prigionieri e un ufficiale; un ora dopo è presa anche la cresca. Sregher e gli altri del reggimenro temano nel pomeriggio di guadagnare terreno sul pianoro della guora, ma non riescono ad anivare al ripido declivio settentrionale impediti dal violento fuoco nemico . Restano pertanto in una posizione molw scomoda: un piccolo saliente circondato su tre lari da avversari e una diffic il e via di ritirata Un contrattacco li avrebbe rigettati con facilità sulle posizioni di partenza. La notte truppe d ' assalto austriache tentano un'irruzione sul tratto tenuro dal II/208°. Alcuni indossano l'uniforme italiana e parlando la lingua, riescono a mescolarsi ai fanti del208 ° . Stegher è circondato di sorpresa, afferrato alle spalle e immobili zzato. Nel' impossibilità materiale di reagire r ifiuta di arrendersi c viene pugnalare al collo. Stessa sorte subisce il sottarenente Vittorio
Tenaglia che fino all'ultimo difende la sua mitragliatrice. Il giorno dopo, il 25 agosto, il corpo di Sregher è rinvenuto ai piedi di un albero , immerso nel suo sangue. Riconosciuti ancora frammisti agli altri, gli austriaci con indosso le uniformi italiane, sono immediatamente passati per le armi a causa "del la gravissima infrazione ag li usi di guerra perpetrata dal nemico".
A Stegher fu conFerita !:a medaglia d'oro alla memoria e nel 1932 fu costruita a Civitavecchia una caserma , oggi in disuso, intitolata al suo nome. Fu sepo l to a Oslavia. (Flavia Bugani c G. S.)
Il tenente colonnello degli alpini
Carlo Buffa di Perrero caduto davanti a Castagnevizza il 4 novembre 1916 al comando del 138° reggimento della Barletta.
Carlo Buffa di Perrero l' alpino sul Carso
Era nato a Torino il 20 dicembre 1867, da una nobile famiglia piemonrese, era rimasto orfano di entrambi i genitori e fu lo zio paterno, ufficiale dell'esercito, che gli fece da tutore e che lo avviò giovan issimo alla carriera militare. Allievo del Collegio militare di Milano, compì poi gli studi presso la Scuola militare di Modena uscendone nel l 887 sotto tenente assegnato al 50o Parma. Partecipò alla campagna in Africa orientale e quale ufficiale d'ordinanza de l Governatore militare e civile rimase in Eritrea per un paio d'anni. Rimpatriato, domandò di entrare a f:u parte del corpo degli alpini, sentendosi profondamente acrrarro dalla monragna. Aiucanre maggiore nel battaglione Aosta, compì nel 1899, primo negli annali dell'alpinismo italiano, la scalata dal versante ita li ano del Cervino e percorse privatamente tutta la fronriera facendosi conoscere, o ltre che per le qualità alpi nistiche, per la sua attività di studioso del sistema alpino con preziosi srudi. Promosso capitano nell903, partecipò al secondo periodo della can1pagna di Libia con il battaglione Fenestrelle del quale, per la marre del rirolare, assunse il comando portandolo al fuoco durame gli scontri del 27 luglio 1914 a Raulam, per questa azio ne ricevette un encomio so lenne. Rimparriaw e promosso maggiore nel r alpini, assunse il comando del battaglione Cadore che il 26 m aggio l 915 fu chiamata su biw al l'azione per rintuzzare un colpo di mano austriaco su Auronzo. Guidò poi il barragliene alla conquista deli ' Oberbachcr Spirz (Crode Fiscali n e), del Pu lpito (Kanzel) e dell'Einser (Cima Una).
Nell'autunno del '15 fu incaricato di gu idare ed egli condusse personalmente aJI'assalro la 67a e la 75a compagnia lungo una sonile cresca nevosa esposta al fuoco nemico. Co lpito, tamponò la ferira alla meglio senza però abbandonare il suo po sro di co mando. L'azione, colllinuara cruentamente per due giorni e infine coronata d a successo, gli valse la medag lia d'argento. Dopo un breve periodo di convalescenza, rientrò in servizio nello Stato Maggiore della divisione, ma per essere promosso tenente colonnello al comando del138 o Barletta schierata su l Carso in attesa dell'imminente nona battaglia dell'Jsonzo. ti 31 ottobre 19 16 inizia l::t s ua ultima a'l ione in un terreno che non g li è famigliare, tutt avia dal l al 4 novembre porta il suo reggimento fin quasi a Casragnevizza . Il 3 novembre i suoi fanti, olrrepassare alcune batterie da montagna abbandonare dagli austriaci, vogliono ponarle via ed egli si rivolge loro: "No, ragazzi; quelli delle retrov ie prendera nn o i canno ni morti; noi dobbiamo prendere i nemici vivi!". "Tri linii! Tri linii avimu prisu!", inneggiavano i fanti pugliesi della Barletta che coprivano il settore tra egeri e la strada Oparje selo - Kosranjevica. Partendo dalla Dolina di Terce nca l'ala sinist ra del loro sch iera mento era riuscito addirittura a far ca pitolar e i trinceramenti avversari arrivando al cospetto della linea 2a di Koscanjevica, la lin ea avanzaca del secondo s istema difensivo austro-ungarico sul Carso di Comcno. Mentre la colonna di destra rimaneva bloccata davanti alle difese nei pressi del quadriv io di quota 202, i lo ro commilitoni alla sinistra avevan o raggiunto la località Cave Ovest di Kosranjevica con il tenente colonnello alla loro resta.
Lo sfondamento aveva creato un pericoloso saliente a sellenrrione della strada Opar je selo -Kosta njevica , ma idon eo a essere sfruttato per un nu ovo sbalzo offensivo. cattarono invece i conrranacchi ausrro-ungarici sui rratti della linea italiana non anco ra consolidati a difesa e una scheggia di granara colpì in pieno il colon nello Buffa n ella none sul 5 nove mbre. Fu sepo lro nel cimicero m ili rare di Vizenrini, nel vallone di Doberdò, da dove, il 22 febbra io del 1922, la salma fu rraslaca a l cimitero di Cavour, rra la sua geme. (P. G. e G. S.)
Lo schieramento delle brig ate a lla fine della Nona Battaglia d e ll'lson zo o Terza Sp a ll ata ( 1-4 novembre 1916) . (AUSSME)
Il luogo dove cadde Buffa di Perrero e il cimitero a suo nom e n e l Vallon e di D evetaki.
Il tenente volterrano Guid o M aifreni caduto sulle Mel e tte il 4 dicembre 1917 .
Guido Maifreni dalle balze di Volterra ad Asiago
Maifreni era naro a Volterra il 23 gennaio 1894 da Anronio e Maria Srorace. f.requemò a Roma il collegio militare per passare nel scw:mbre 1912 alla scuola militare di Modena da cui uscì l'anno dopo con il grado di sergente allievo ufficiale, asseg naro al 6° rcggimemo bersaglieri; sotwtcncncc nel marzo 1914 nel r bersag l ieri, fu ammesso a frequcnrare un corso speciale alla Scuo la di Applicazione di e il 16 maggio 1915 fu assegnato all'So bersaglieri per partire poco dopo per la Val Travenanzes, in Cadore, per prestar servizio negli osservarori d'artiglieria nel seno re delle Tofane. Promosso tenente nell'aprile 1917 fu trasferito al 21 o bersaglieri suJl'lsonLO e, al comando della 6 compagnia, durame le operazioni di ripiegamenro al Piave, prese parte ai combattimenri difensivi del Passo deii'Auu..a, al Globocak e, come esrrema retroguardia della divisione Boriani, sul Torre il 28 e 29 ottobre 1917, durame la ritirata di Caporerro.
Ar turo Bi anc hini , eroica morte di un triestino (MCRR)
Il 30 otrobre s i distinse nella tenace resistenza a Mortegliano contro gli Jager bos niaci dd 111 battag lione c verso sera di quel l i degli a l tri due battag li oni d'assalto: i l l Vbarraglione del 53° fanteria Dankf e gli un gheresi del l V /25° fanteria Edler von Pokorny che con le torce incendiarono i fienili c le case di Monegliano dalle cui finestre gli italiani avevano inferto gravi perdite agli attaccami che ritennero che anche i civili avessero paneciparo alla difesa. Durame questa ritirata dal Torre al Tagliamento, per tre giorni, attraversò orro consecutivi contrassalti, l'ulrimo dei quali ponaro con gli ultimi undici bersaglieri superstiti. Per questa azione gli venne conferim la medaglia di bromo al valor militare. Passaro al 12o bersaglieri, assunse il comando della 2• compagnia del XXIII barrag l io n e sull'Altopiano di Asiago. TI 4 dicembre 1917 si profilò un'offensiva austriaca supportata da un imponente intervento delle aniglie ri e per avvolgere l'imero acrocoro delle Mclene con una potentissima cortina di fuoco. All'alba le banerie austriache aprirono il tiro anche con granate a gas asfissianti e iprite. Il bombardamento è così violemo che alcune trincee tenute dal 12" bersaglieri vennero letteralmente spianare causando gravissime perdite. Lanacco portato dai Kaiserjager della 32• brigata fu inconrcnibile c alcuni reparti italiani furono travolti. Il XXlll battaglione del 12° che nel corso della notte era stato fattO avvicinare ai roccioni di quota 1704 de lla Meletra Davanli, s i portò a ridosso de ll a linea dove si combaueva senza risparmio e lì il rencnre Maifreni, rcsosi conto che alcune unirà stavano per essere accerchiare, di sua iniziativa intervenne lanciandosi all'assalto e obbligando i Kaiserjager a retrocedere; ferito due volre, co ntinuà nell'azione finché fu co lpito in p ie n o petto da un a sc h eggia di granata.
Al margine della strada Ga1Jio-Fo7..a, al confine fra i due comuni sorge un monumento in suo ricordo. f-u sepolto a Redipuglia (G.S.)