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le battaglie carsiche

A Cusroza nel 1848 caddero 270 so ldari piemonresi (497 furono i fcriri) e a Novara 578 (co n 1.405 fer i ri) , a Cunaro n e e Montanara cad d ero 166 studenri e insegnanti roscani (5 08 i feriti). Nella lunga ed epica difesa di Venez ia si eb bero 31 O morti e 686 feriri , in guella ancor pi\1 epica di Roma 651 morti e 686 fer iti. San Mart in o nel 1859 costò ai piemonresi 691 morr i c 4 830 fer it i ( m a quasi 13.000 furono i m ort i c feriri fra n cesi). Calalafìmi ebbe 30 morti e in rutta l' impresa dci M ill e cad d ero so l o 68 vo lonrari, menrrc a Bezzecca (1866) Garib ald i ebbe 121 morti e 266 feriti. Compl essivamenre le tre guerre d'Indipendenza cosrarono la v i ra a 6.262 italiani , mentre quasi 20.000 rim asero fe riti. Ben diverse furono le perdire che l'eserc i ro d eg li Hoh enzo llcrn subì per compiere l'unificazione dell a n az ion e tedesca. Nella sola battaglia di Koniggratz (S adowa) il 3luglio 1866 i prussiani e bb ero 1.9 35 morri c 6.959 fer i ti; in quella di GravelotteSa inr Privar del 18 agosto 18 7 0 ebbero 9 .000 cad uri e 18 .000 fer ici.

Si trattava di battaglie in cui si scontravano 200 -3 00 .000 u omini, mentre i combarrimemi italiani furono sempre nell'ordine di decine d i miglia ia di combane n ri Turravia la cararreristica del processo unitario che porrò so tro un unico retto rutti gli ital iani (con escl u sione dei 900.000 rrcntini, fr iulani , g iuli ani, triestini, fiumani e po lesani) fu ch'esso n on sarebbe stato possibile senza l'ap p orto dei "civil i" di fede repubblicana, animati da un sen so patriottico ch'essi intendevano esten d ere alle classi conradine, e che li portò a pagare di persona.

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Il p a triotti smo-valore morale de ll a nuova Iralia fu dunque viss uto da questi g i ovani civili (e senz'altro dai militari piemontesi che avevano farro g iuram e nco aJ re) come imperat ivo catego ri co, al di Jà di ogni calco lo di conve nien za e tale da dare un se n so alla l oro vira. S i potrebbe quasi dire che fu combatte n do ch'essi provarono la gioia della responsab ili tà, quella responsabilità che N irri portava in a u ge: "Qu ando turri avranno il se ntim enro del loro dovere, il senso della loro responsabilità, quando sopranutto avremo com battuto l'ignora n za, non avre m o più bisogn o di e roi " Faceva presr.o a dire così Nitti, ma la realtà storica era che solo nel 1872 lo Staro si era dotato di una legge s ull ' is truzione pubbli ca obbligatoria e c h e i 9/1 O degli italiani v ivevano senza i diritti di cirradina n za

A livel lo sociologìco, l'insieme di quest i val ori normacivi sentiri come propri d a questi parrioci costituisce ciò che viene in genere chiam aro ethos di un g ruppo. Letica è un insieme d'immagini simbolich e, di valo ri morali che , tradotTi in comportamenti , danno origine ai costum i di un popolo facendone un 'e ntità sto ri ca cu l cural m e nrc caratter izzata, allo stesso modo come la memoria srorica costituisce il fondamenro dell' auroidentità di un popolo.

Qu es ta auco ide n t ità si ch iama ethnos, e il racconto d e ll e avventure, dell a sto ria , delle gesta si chi amerebbe epos Ovvero si ch iama epos quando le rea ltà concrete so n o tras figura re in s imboli nei q u ali si tramanda la tr adizione normativa e id entitaria. Il g u aio è che se n za il racconto scorico è molro difficile una rrasfìgurazione in s imboli. La base è quindi la coscienza s torica.

L'amore per la parria di quegli italiani che rappresenrarono una forre componcme della base dello stt1tu nascenti risorgimenrale era dunque l'amore per una repubb l ica democratica contro i suo i ne m ici: l'a ur ocra7.ia asburgica, la mancanza di l ibenà e di autono m ia, l'ineguaglianza. Non c'è infarti confronro tra i combatrimenri delle poche decine di migliaia di parriori dd Risorgimento (o dci 3-400 morri per le " grandi" bauaglie ) , e quelli che per tre anni c mezzo sostennero q uesri "se m p l ici".

Le battaglie dd RisorgimentO dura ro n o sempre poche ore c la possibilità d'essere colpiti era cstremamenrc esigua. Al massimo si poteva passare qualche noue all'addiaccio, inrorno al fuoco di bivacco o in ricoveri di fortuna. Nella Grande Guerra la migliore chana per sopravvivere era quella di vivere sottOterra, perché in superficie - data la potenza d ei nuovi ca n non i e delle armi auromatiche a ti ro rapido - si andava inconrro a morte cena. l mrn i i talian i di prima linea var iavano dai l O ai 25 giorni e le rrincce, essendo in zone rocciose, erano nieme più che solchi rra le rocce, per cui si viveva all ' aperto a un centinaio di metri dal nemico. soffrendo sempre la sere c ricevendo cibo solo di notte. Come si è detto, per 29 mesi g li itali a n i andarono p e rcnncmcnre all'attacco in inferiorità di posizione (dal basso verso l'alro), di fuoco, di addesuamemo e di ran ica. I:aspenariva di vira di un fante in quell'inferno era di poche decine di ore. Se fra il 1848 e il 1860 morirono in barraglia 6.200 italiani, nel solo arracco con i gas sul mome San Michele, il29 giugno 1916, morirono in poche ore o l tre 2.900 soldati (l 1.000 q uelli fuor i combatt i mento) .

La lapide nella dolina d e lle Caverne al cap. Gallerani " rimpianto da chi lo conobbe".

Una compagnia di rincalzo in attesa di uscire all'attacco.

La mappa che rileva il contributo italiano nella guerra degli All eati è chiaro dalla lunghezza dei fronti strategici europei nel maggio 191 S. Come si vede quello itali a no e ra per la gran parte montano in cui lo schieramento era molto rado, mentre solo sull'lsonzo e rano schi e rati i due t e rzi d e ll' ese rcito.

In quella guerra ci furono brigare co me la Sassari, la Catanzaro c la Salerno che ebbero oltre l 0 000 rra mort i c feriti. Brigare di S. 500 uomini che quando "scendevano a riposo" dalle trincee avevano non pitl di 1.200-1.500 fucili.

Lo storico Rosario Romeo scrisse che "furono chiamati ad affrontare una prova nella quale idee e sentimenti, conv i nzioni e politiche, rapporti dell'individuo con la collettività. egoismi individuali c spirito di solidarietà furono sottoposti a tensioni da cui uscirono profondamente modificati e rinnovati. [ ... ] I più accertarono la guerra con la forza della rassegnazione c del senso dd dovere che fa della Grande Guerra il momento in cui il popolo italiano di la mllSsima prova di coesione civile di tutta la sua storia".

Questo giudizio di uno dei maggiori srorici italiani si coniugherebbe con quella definizione del senso dell 'onore dara da Lucien febvre - ''il semi mento sociale che faci lita i doveri verso la società c ivil e c la sorro mi ss ionc degli interessi particolari all'interesse co mun e"- che per Em ili o Gentile dovrebbe stare alla base dell'orgoglio d 'ess ere italiani e che fu perce pita dagli italiani che co m batterono e vin sero quella terr ibi le guerra co mr o il n emico di rurro il Ri sorgimento, coniugando l'id ea di nazione con l'idea di lib ertà e di t:mancipazione Fu quel lo il momento stori co dove g li italiani trova ro n o- per usa re le parole di Ernesr Renan - "la grande solidar ietà cost iruita dal sent ime nt o dei sacrifici co mpiuti " . Nacque così la consapevolezza della propria coesione identitaria p er cost ruire un se nso civico diffuso cememato dal pitJ grande sacrificio collettivo pagato dalle famig lie di tutte le regioni italiane. Avrebbe dovuto chiamarsi lV Guerr;l d'T ndìpcndema- c per un po' di anni così venne chiamata -, ma all'anagrafe della swria venne registrata come 1• guerra mondiale. Fu essa a portare la piena consapevolcua del 'diritto ai diritti'. Si porrebbe dire che dall ' orgoglio "s ilenzioso" di quella prova di fora e di tenacia

STRATEGICA GEHER AlE

'"l teatro d•lla guerT.t

•l MotJg •o 1915

!)ca la l 6ilOO.O OO nacque il senso di sé e si allargò alle masse contadine il senso di patria com une.

Le d o d ic i battagl ie d e ll' l sonz o

La lungh ezza del frome italiano dalla Svizzera all ' Adriatico era di circa 620 km, ramo quanto quello franco belga che andava dalla Svizzera aii'Arlanrico. Il fronrc italiano era però esclusivamenrc monrano, co n l'eccezione della zona carsica costituita da vari altipiani con un'a ltezza media di 150-2 00 metri e quindi in grado di essere rearro di combanimenri per runo l'anno.

Lo srercoripo che idemifìcava il Piave e il Grappa come luogo dell'epica degli italiani in guerra era finora a ncorato all ' interpretazione che, essendo la sconfitta di Caporerro causata dalla stanchezza morale e da una latente viltà, sul Piave e sul Grappa i so ldati italiani riscattarono la loro fierezza. Essendo ormai appuraco che a Caporetto gli italiani combatterono valorosamcme, non ci furono "fug he", né ranromeno "crisi morali" 1 c che la sconfina fu determin:ua esclusivamenre dalla 1.uperiorità numerica, di fuoco c di tattica dell'avversario - unita a svariati errori del Comando Supremo e di alcuni genera l i, la funzione consolatoria e di ri -

Cormons abilitazione della difesa del Piave, viene a cadere rispeno all'immane sacrificio pagaro dai cittadini-soldati nelle undici terribili offemivc sull'lsonzo.

TI Piave c il Grappa rapprese nreranno sempre il mom ento in cui, essendo chiamati a difenders i da un' invasione nemica, il senr im enro patriottico di fronte all'invasio ne nemica si estese anche a quelle classi popolari che fino ad allora erano srare avulse dalla vira dello Stato Ma l'epica dei cirradini in gue rra fu in quei 29 mesi di furibondi e infiniti assal ti sul fronre dell'lsonzo e partico larmente sul Carso. Fu sul Carso che si perdcrre una generazione di italiani, non s ulle "faci li" due banag lie difensive del Piave.

Le grandi innovazioni tecnologiche rappresemate dai nuovi potenti cannoni a tiro rapido, dalle mitrag l iatrici (l'esercito entrò in guerra con appena 520 mirr·agliarrici) e dai lanciabombe avvantaggiavano infatti l'eserciro schieraro a difesa che con pochi uomini ben addestrati poteva infliggere al nemico perdite enormi, come do cumentato dalle carneficine di inglesi e francesi sul fronte occidentale e, appu n to, degl i italiani sul Carso. Non c'è infatti n essun Comune italiano c he non abbia tra i suoi caduti almeno una dozzina dei suoi cittadin i morti sul Carso per ferire o malattie.

Quando i l 25 maggio iniziò il primo sbalzo verso il confine, sui 600 km del fronte si fronteggiavano in prima linea 195 battag li oni italiani (un battaglione era di 1.000 uomini) e 137 ausuo ungheresi (un battaglione circa 1.300 uomini), che c rebbero nelle serrimane seguenti a 221. A fine maggio del '15 il periodo favorevo le a un ipotetico sfo ndamentO italiano era orma i sfumato e la g u erra divenne di logoramenro.

Nel 1915 si ebbero ben quattro banaglie deii' Isonzo.

La prima durò dal 23 giugno al 7 luglio e cos tò 2.100 morti, 13.000 feriti c circa 2.200 dispersi.

La seconda dal 18 luglio al 3 agosto fu assai piì.t cruema e gli italiani eb bero 6.285 morti, 30.667 feriti c 4.897 dispersi, La t erza dal 18 onobre al 4 novembre causò perdite ancora più considerevoli:

L'av a nzat a n e ll a l oab a ttagl i a d e ll ' l son zo n e l maggi o 191 7.

La trincea italiana vista dalla trincea austriaca di Quota 208 nel Carso di Comeno dietro i reticolati {Archivio M. Juren).

208 l 0.833 morti, 45.330 feriti, 12.000 dispersi tra gli italiani e 6.642 morti, 20.467 feri t i e 5.31 O dispersi rra gli austro ungheresi.

La quarta durò dal 10 novembre al 2 dicembre e costò agli italiani 7.471 morti , 34.128 feriti e 7.530 dispersi.

Le battaglie del 1916 furono piLI brevi proprio per evitare perdite eccessive in reiterati aTtacchi pri v i di costrutw canico-srrategico.

La quinta banaglia durò infatti all'l l al 15 marzo. Poi ci fu l'offensiva austriaca n e l Tremino in giugno, la Strajèxpedition.

La sesta battaglia durò dal 4 al 17 agosto , costò 51.200 soldati fuori combattimento (41.00 0 austro ungheresi), ma portò alla presa di Gorizia, una delle poche virrorie degli a ll eati in quel l'anno.

La serrima, o la prima delle tre Spallate che dopo i successi dei primi giorni dovevano essere imerrorre , durò dal 14 al 17 settembre, caddero

129 ufficiali e 2.658 soldati e tra feriti e dispersi furono 21.14 gli italiani fuori combanimenro; gli austriaci ebbero 2.500 morti, 12.500 feriti e 4.500 prigionieri: le perdite furono quasi uguali a comprova dei furibondi contrattacchi che cercarono di riprendere le trincee occupare dagli italiani.

Lottava dal 9 al 12 orrobre comporrò agli ausrro ungheresi perdite per 25.000 uomini, mentre gli italiani ebbero 138 ufficiali morti, 540 feriti e 104 dispersi, rra la truppa i rnoni accertat i furono 2.805, i feriti 15.592 e i dispersi 5.686, numeri non molro inferiori alle perdite francesi e inglesi sul fronte occidentale 2

Tavola di Achille Beltrame di un attacco di arditi ne l 19 18.

La nona, la terza spallara, durò dal 1o al4 novembre e fu la più impegnariva poiché impegnò 167 battaglioni della 3 • armata e 48 della 2 • contro 11 O della Isonzo Armee. I risultari furono ecce ll enti perché permisero un profonda avanzata oltre Castagnevizza. gli italiani eb bero 33.924 uomini fuori combarrimenro e gli austriaci 22.529. Era stato il duca d'Aosta a chiedere a Cadorna, che il 2 aveva già ordinaw di sospendere l'offensiva, di cominuarla e ciò aveva comportato perdite eccessive rispetto ai guadagni territoriali: esattamente il conrrario di ciò che si era srabiliw di fare con le Spallare-3 • Nel 19 l 7 la decima battaglia dell'lsonzo durò dal 12 maggio al 4 giugno: risultati parziali sul Carso, ma la conquista nel med io Isonzo del Kuk, del Vodice e del Monte Santo. Si trattò di u na battaglia senza precedenti, ma la tattica della d ifesa e lastica adottata dagli austriaci infl isse pesanti perdite: 111.794 italiani fuori combattimento, di cui 13.416 morri ua truppa e ufficiali, contro i 75.70 0 austro - ungheresi, di cui

7.300 morri 4

:Lundicesima battaglia dal 17 al 31 agosto fu la battaglia più grande fino ad allora mai combatrura dag li itali ani 5 - 5 .400 cannon i, 600 000 attaccanti- consentì la presa dell'Alropiano della Bai nsi zza rra Gorizia e T olmi no - l'un ica vi rroria degli alleati della guerra- e fu sul p un co d i sfondare il fronte, inducendo l'imperatore Carlo l a chiedere l'aiuco dell ' a.llcaro tedesco che, mandando in Italia sei rra le m ig l iori divis ioni, determinò lo sfondamento del fronte italiano a Tolmino nella dod icesima battaglia deJI 'Isonzo (24 orrobre - 9 novembre 1917). Tra tutti questi caduti, feriti e prigionieri ci furono decine d i italiani che, coragg iosi, compiro n o arri di valore consentendo ad altri di salvarsi o pe rmettendo di conquistare delle posiz ioni che sarebbero costate alrre vite. Costoro vennero decorat i.

Tri este-Italia.

"Italia: Una libera indipendente. Uni one insegnanti italiani comitato lombardo. Milano.

L'ITAltA ! una, libera. indipendente l ' 1\fPERO .\USTRO-UNO.\RICO:

Uu gettfe. .,,., llngu•• .,,.. fede per biW l 54101 figli : LIBERTÀ .

Qu.ttro rnzc, dnqve religioni, dod ld ling ue Otto n•zlonl/ltl ntto

Il g ro]O Un ico v i ncolo poli t i co : LA f OR CA

POPOLI\ZIOfCt'

38 1"\lUOtU ruTTI ITI\LII\Itl coel m1l 12 • UngMresi, ro • PoIKCIII, 5 • Czedll SIOVIchl. 8 • Runl (Rutettl) • Rumeni, 3 • Sloven l, CroltJ, Serbi 7 - lt..ll•nle d i veni, 2. Re llcionl C.ttollc., Gteco-Sdsnt. ProteWinte, ISfHIIIICI,

Croce di guerra al valor militare.

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