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Ordine del giorno Grandi
Trascrizioni – Verbale B 163
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Polverelli parla per fatto personale De Marsico5 Ciano con citazioni precise di circostanze e di documenti prova che la Germania, dalla dichiarazione di guerra in poi, ha agito sempre con totale noncuranza dei suoi doveri di lealtà verso l’Italia alleata. E’ stata la Germania che ha voluto e provocato, nell’agosto 1939, lo scoppio di questa guerra che Mussolini aveva cercato di evitare. Particolarmente grave è stato il comportamento del Governo nazista nella duplice occasione dell’attacco alla Francia e al Belgio (maggio 1940) e della dichiarazione di guerra alla Russia (giugno 1941). Nell’una e nell’altra circostanza il Governo italiano ricevette soltanto un preavviso di qualche ora. Farinacci presenta e legge un altro ordine del giorno. Espone varie considerazioni sulle cause politiche e militari della situazione attuale criticando anche l’azione svolta negli ultimi anni dal Partito.
9bis
L’ordine del giorno Farinacci concorda sostanzialmente con i concetti dell’altro ordine del giorno letto dal camerata Grandi, con queste due varianti principali: 1° riferimento preciso all’alleanza tedesca e alla necessità del suo rispetto, fino all’eventuale creazione del comando unico nelle mani dei tedeschi; 2° attribuzione al Re, non dell’intera iniziativa di decisione, anche politica, secondo la formula dell’ordine del giorno Grandi, ma dei soli poteri militari.
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Mussolini interviene per dichiarare che questa serie di critiche al Partito non è da lui approvata. Non bisogna dimenticare tutto ciò che il fascismo ha fatto in ventun anni. Ormai ci si vergogna di indossare la camicia nera. Se si vuole, si può dichiarare questa sera stessa che la Rivoluzione è finita. Il ritorno allo Statuto Albertino, oltre ad essere un anacronismo, darebbe luogo al rinascere dei vecchi partiti6 .
5 Il nome è inserito tra due righe entro un riquadro e barrato con un tratto leggero di matita blu. 6 Seguono otto fogli manoscritti di altra mano e su carta di diverso colore, non numerati, il primo dei quali è incollato al foglio 10.
164 Verbali della riunione del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio 1943
[foglio manoscritto non numerato, incollato al foglio 10]
Federzoni afferma che con l’ordine del giorno Grandi si vuol far finire l’ormai intollerabile equivoco delle masse travestite in camicia nera. Si è insistito talmente per tre anni nel dire che questa è una guerra fascista, che il partito è andato pubblicando le statistiche dei suoi caduti e feriti, come se anche i morti per interessare dovessero avere la tessera. Ora il falso mito della guerra fascista ha accelerato il distacco fra il paese e il fascismo, e molti Italiani hanno pensato che soltanto coloro che si suppone abbiano voluto questa guerra abbiano il dovere di farla. Mussolini ha dichiarato che nessuna guerra è mai stata popolare. Ciò non è affatto vero. Popolare fu la stessa prima guerra d’Africa, nonostante “la sobillazione demagogica che culminò nelle calunnie lanciate contro il nostro Esercito da quell’Enrico Ferri che tu, duce, volesti fare senatore”. Popolarissima fu la guerra di Libia, primo slancio della volontà d’Italia di là dal suo mare; “di tale guerra tu serbi forse un ricordo impreciso perché allora eri dall’altra parte della barricata, provocando le dimostrazioni di piazza e incitasti le donne
[secondo foglio manoscritto non numerato]
a impedire le partenze dei treni militari sdraiandosi sui binari”. E’ strano, poi, che proprio Mussolini voglia contestare l’imponenza del movimento interventista degli anni 1914-15, nel quale ebbe – viceversa – tanta parte. La verità è che, quando si parla della popolarità d’una guerra, bisogna sempre riferirsi al sentimento di un’”élite”, ossia all’influenza degli elementi direttivi, che possono illuminare e guidare le masse. Ora stavolta tale influenza è mancata, anche perché si è fatto tutto il possibile per impedire che l’Italia avesse ancora un’”élite”, vale a dire un gruppo socialmente, moralmente e intellettualmente dotato dell’autorità necessaria per influire sul paese. Il regime in ventun anni ha raggiunto molti obiettivi singoli, ma è fallito in uno dei punti essenziali: mentre con la propaganda spingeva continuamente alla guerra, a qualsiasi guerra, esso non ha provveduto alla preparazione spirituale e materiale della nazione, e non poteva provvedervi, perché tale preparazione presupponeva
[terzo foglio manoscritto non numerato]
come prima necessaria condizione l’unità degli animi. Per contro, la politica del partito, principalmente negli ultimi otto o dieci anni, ha mirato sopra tutto a