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Intervento di De Vecchi

Trascrizioni – Verbale B 165

dividere gli Italiani. Esempio tipico, la stolta campagna antiborghese, scatenata alla vigilia di una guerra che, per poter essere accettata dalla nazione, avrebbe dovuto anzi tutto affratellare i ceti sociali. Ci si illudeva forse di guadagnare al fascismo, con quelle insensate denigrazioni, il favore delle correnti operaie? Risolvere la formula storica della “nazione proletaria” in un pericoloso sofisma, che equivaleva a un programma di proletarizzazione di tutto il popolo italiano, servì soltanto a mettere in apprensione e in diffidenza questo modesto, laborioso, patriottico ceto medio, che non è una classe chiusa o privilegiata, ma il complesso di valori tecnici e morali che praticamente regge la vita del paese. Dalla borghesia si traggono infatti i quadri delle forze armate e di ogni altro settore dell’attività nazionale: sopra tutto dalla media e anche piccola borghesia. Si pensi allo stato d’animo dei giovani ufficiali di com-

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[quarto foglio manoscritto non numerato]

plemento, i quali col loro entusiasmo erano stati uno dei maggiori coefficienti della nostra vittoria nella prima guerra mondiale. Stavolta sono partiti per i vari fronti portando un’inquietudine nel cuore, prodotta dal vilipendio e dalle sia pur vuote minaccie contro il gruppo sociale donde essi uscivano, e sentendo anche, come è umano, l’angosciosa incertezza del domani, se Dio concederà loro di ritornare. Ora bisogna tener presente che quei giovani stanno a diretto contatto con la massa dei combattenti. Il così detto “morale” dei soldati è il morale dei loro comandanti di compagnia e di plotone. Quale entusiasmo, stavolta, hanno potuto essi trasfondere? Si sono battuti valorosamente, moltissimi sono caduti da prodi, per sentimento dell’onore e del dovere; ma la fede che arde e che trascina, quella che fa affrontare con serenità l’olocausto, stavolta, non ci poteva essere. Quando si impegna un paese in una guerra, non bisogna costringere i combattenti a distinguere fra il regime politico che l’ha dichiarata, e che si può non amare, e

[quinto foglio manoscritto non numerato]

la patria che si deve amare e per cui ogni sacrificio è necessario e santo. Su un paese in guerra deve alzarsi un’unica bandiera: quella della patria. Stavolta si è preteso condurre il popolo al cimento parlandogli di rivoluzione anziché di patria, di partito anziché di Stato, di fascismo anziché d’Italia. Anche i fini concreti di una guerra, per essere compresi e sentiti, non avrebbero dovuto essere quelli di un partito, ma nazionali, come avvenne nel 1915. Giacché

166 Verbali della riunione del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio 1943

si trattava di chiamare l’intero popolo alla lotta e al sacrificio, il partito totalitario avrebbe dovuto cedere il posto alla concordia operante di tutte le energie migliori del popolo stesso. Sopra tutto occorrevano anime, non tessere. Così come si è fatto, si è ottenuto l’unico risultato di mettere in evidenza l’effettivo isolamento del fascismo nel paese. Invano si è cercato di mascherare questo fenomeno con le grandiose manifestazioni obbligatorie. Al contrario esse, come tutto il rituale affaticante del partito, hanno aumentato l’impressione irrimedia-

[sesto foglio manoscritto non numerato]

bile di sazietà e di stanchezza. Adesso, dinanzi alle più gravi prove che ci aspettano, è urgente creare finalmente l’unione di tutti gli Italiani. Ciò non può farsi che su le basi istituzionali, richiamando alle loro funzioni e alle loro responsabilità tutti gli organi dello Stato. E’ inutile svalutare il ritorno allo Statuto come un’ipotesi anacronistica. Sì, noi invochiamo il ritorno allo Statuto, in ciò che questo ha di più vitale e attuale: il principio dello Stato di tutti gli Italiani senza distinzioni di partito. Del resto anche le leggi fasciste che hanno modificato la Carta albertina sono cadute in rapida desuetudine. Perfino questo Gran Consiglio non fu più riconvocato dal 7 dicembre 1939, ossia dalla solenne riconferma della non-belligeranza dell’Italia. Ma principalmente, per ridare fiducia e unità alla nazione, è indispensabile fare appello alle forze vive e sane senza pregiudiziali esclusioni. Solo formando un tale blocco spirituale potremo resistere o almeno cadere con onore.

[settimo foglio manoscritto non numerato]

Con la nostra iniziativa noi non abbiamo agito a cuor leggero. Ne intendiamo tutta la responsabilità e non ci nascondiamo la gravità delle possibili conseguenze per il regime e anche per noi stessi. Ma ciò ha poca importanza quando si sente di avere un alto dovere da compiere verso la Patria7 . Scorza propone un rinvio a domani sera. Grandi si oppone: “Per la Carta del Lavoro, Duce, ci tenesti qui fino all’alba. Data l’importanza straordinaria del problema di cui noi si discute, propongo che la

7 La frase è seguita da un lungo tratto di penna orizzontale che chiude questa parte. Al di sotto sono stati scritti e cancellati: “Bignardi” e “Bastianini”.

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