rifugiano a Firenze sotto falso nome; ci rimarranno fino alla fine del 194324. Alberto Levi, il fratello di Paola Olivetti e di Natalia Ginzburg, arriva con sua moglie Miranda e il figlio piccolo, tutti sotto falso nome; poco tempo prima i suoi suoceri erano stati presi dai tedeschi a Milano e deportati: di loro non si seppe più nulla. Si trasferisce a Firenze, da Trieste, la famiglia del poeta Umberto Saba. Dal novembre 1943 le cose cambiano, anche a Firenze cominciano i rastrellamenti25. Dopo la Liberazione, Eugenio Artom ricorderà: Intorno a noi arresti continui ci davano la sensazione di un cerchio che si stringeva sempre di più; era una ridda di notizie false, di allarmi, di incertezze, di timori, che mettevano a durissima prova i nervi […] il pericolo era reale, ma la costante sensazione di esso lo rendeva anche più pauroso26.
2. Donne e uomini nella città occupata La Resistenza fiorentina si organizza durante l’autunno del 1943. Gran parte delle energie sono ancora concentrate sulla propaganda, sulla stampa clandestina, sul soccorso a soldati italiani sbandati, a persone che devono entrare in clandestinità, tra cui molti giovani che si sottraggono ai bandi del nuovo stato fascista, a soldati angloamericani evasi dai campi di prigionia. Il Comitato dei partiti antifascisti si è trasformato in Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Ne fanno parte Partito comunista, Partito d’Azione, Democrazia cristiana, Partito socialista e Partito liberale. L’organizzazione è ancora fragile e ai primi di novembre 1943 è già colpita dai primi arresti, che coinvolgono il comando militare27. Il Partito d’Azione entra nella nuova fase clandestina ancora poco strutturato: dal convegno di Firenze era uscito con una fisionomia più simile a quella di un movimento che non a quella di un partito. Nella retata di novembre erano finiti due figure di spicco come Paolo Barile e Raffaello Ramat. Marco e la famiglia Ramat dovevano così rinnovare il rito delle visite in carcere ad appena un anno e mezzo di distanza. In quei 24
Sugli spostamenti di Bassani a Firenze e sulla sua amicizia con Manlio Cancogni, si veda Cronologia, a cura di R. Cotroneo, in Bassani, Opere cit., pp. LIX-XCII, in part. pp. LXIX-LXXI, e la bibliografia ivi citata; per questo periodo si vedano, tra le altre cose, le poesie dai toni autobiografici e il ricordo in forma di poscritto raccolto in Id., L’alba ai vetri, Einaudi, Torino 1963 (ora, con varianti nei titoli e nei testi in Id., Opere cit., passim). 25 Cfr. Francovich, La Resistenza a Firenze cit., p. 110. 26 Eugenio Artom, lettera del 9 dicembre 1944, citata da Pandolfi, Ebrei a Firenze cit., p. 73.
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