2. Una rivoluzione basata sulla responsabilità individuale Con una serie di articoli di fondo pubblicati nel settembre 1944, Levi dichiarava quali erano per lui il significato della lotta di resistenza, gli obiettivi dell’antifascismo e il progetto per una nuova Italia democratica. Levi ripartiva dal programma che aveva elaborato tra gli anni Venti e gli anni Trenta, prima accanto a Piero Gobetti, poi nel gruppo “Giustizia e Libertà”, e i cui principi-guida erano: l’autonomia, intesa come pratica di libertà individuale che si esprime in una società basata sui principi dell’autogoverno e della democrazia diretta; il rifiuto di ogni centralismo, per cui lo Stato deve essere solo somma dei poteri esercitati a livello locale; di conseguenza, il rifiuto di ogni ipotesi di restaurazione dello Stato pre-fascista, perché quello è stata la culla del fascismo. In particolare riemergevano quegli scambi di idee che l’avevano portato a scrivere con Leone Ginzburg Il concetto di autonomia nel programma di “G. L.”, nel 193219. Durante gli anni della guerra Levi affinò la sua riflessione. La sua analisi della crisi politica e culturale seguita alla prima guerra mondiale s’era fissata sin dal 1940 nel saggio Paura della libertà, che resterà inedito fino al 1946, e aveva preso ancora nuova forma in alcune pagine del Cristo si è fermato a Eboli, che – scritto tra il dicembre 1943 e la primavera del 1944 – rimase in attesa di pubblicazione fino alla seconda metà del 1945. Ora, nei suoi articoli sulla “NdP” riprendeva, anticipava, sviluppava ulteriormente i principi fondamentali del programma. L’autonomia è intesa come pratica di libertà individuale esercitata in una società che si regge su forme di democrazia diretta e partecipativa. Lo Stato perde tutto il suo carattere autoritario e paternalistico, diventa la somma dei poteri esercitati a livello locale, e la garanzia del loro libero esercizio. Proprio per realizzare questi obiettivi, era da rifiutare ogni tentativo di restaurazione dello Stato liberale pre-fascista, da cui il fascismo aveva preso le mosse. Tutto questo diventava possibile grazie all’esperienza della lotta antifascista che Levi interpretava come il primo passo di una più ampia rivoluzione. Il 3 settembre, la “NdP” pubblicava un commento al messaggio indirizzato dal primo ministro inglese Winston Churchill “al popolo italiano”. Levi cominciava con l’elogio delle “molte parti degne della genialità del grande statista”, di cui si
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L’articolo apparve in “Quaderni di GL”, I serie, n. 4, 1932, pp. 6-12, si trova ora in Levi, Scritti politici cit., 72-80. Sui rapporti tra Levi e Ginzburg, cfr. infra, cap. 9, par. 1.
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