CARLO LEVIA AFIRENZE E LA FIRENZE DI CARLO LEVI (1941-1945)

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3. Contro il “mito di Roma” Tutto quello che scrive Levi sulla “NdP” fa pensare prima di tutto a un progetto di rinnovamento della politica, ossia a una revisione della sostanza e delle forme dell’impegno politico, un rapporto diverso tra militanza e vita quotidiana, e di conseguenza delle priorità e dei luoghi della politica. In questo senso, la polemica contro il governo centrale si volgeva in quella contro il luogo simbolico di quel potere: Roma. Come già ricordato, Levi descriveva in termini brutali il rapporto della capitale con il resto d’Italia: il Paese era diventato “una colonia di Roma, e le città erano governate da funzionari coloniali”40. Il tema era diventato ricorrente quanto la mobilitazione contro il prefetto, e del resto il legame andava nei due sensi: l’antifascismo doveva fare i conti tanto con le vecchie istituzioni quanto con la capitale di Mussolini, con la città incrostata della retorica imperiale. Il 25 settembre 1944, Carlo Furno faceva una proposta dal tono paradossale: traslocare il governo da Roma. Trasferire la capitale in una città piccola e modesta (non sarebbe opportuno, con tante che ne abbiamo, costruire una città nuova solo per farne la capitale: potrebbe benissimo servire a tal scopo, ad esempio, Perugia, oppure Aquila degli Abruzzi, o Urbino etc.) vorrà dire per noi italiani liberare dalla trappola romana la vita politica e morale del paese, decongestionare i ministeri, purificare l’ambiente burocratico e diplomatico. In una piccola città, simile a tante altre, lo Stato ritroverà, e magari troverà per la prima volta nella nostra storia, quell’ambiente di semplicità e di dignità che è indispensabile per far nascere nei cittadini la fiducia e la speranza.

“È necessario togliere a Roma il falso primato morale e politico sulle altre città italiane. È necessario spazzar via il mito di Roma”, concludeva: «“A Roma” fu il grido del Risorgimento; “via da Roma” dev’essere il nostro grido coraggioso di oggi, anche se qualcosa in gola lo fa uscire velato di mestizia»41. Tutti attingevano a un repertorio di immagini che richiama l’igienismo: su Roma grava una cappa di vecchia aria stagnante e insalubre, che nemmeno il “vento del Nord” sarebbe stato capace di spazzare via. “Un’atmosfera coloniale, levantina, come una 40 41

Levi, Rinascita del Comune cit. Furno, Il mito di Roma cit.

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3. Elenco delle opere citate

17min
pages 287-298

1. Fonti

8min
pages 277-283

2. Scritti e opere di Carlo Levi

4min
pages 284-286

4. Dalla “Nazione del Popolo” all’“Italia Libera” di Roma

11min
pages 266-271

Epilogo

8min
pages 272-275

governo

8min
pages 261-265

2. “Caro compagno, ci rivolgiamo ancora una volta a te”

12min
pages 254-260

3. Questioni che si intrecciano: le rovine “materiali e morali” di Firenze

36min
pages 229-245

2. Giovani, uomini e donne: i rapporti tra i sessi e le generazioni

45min
pages 210-228

3. Contro il “mito di Roma”

8min
pages 193-197

2. Una rivoluzione basata sulla responsabilità individuale

26min
pages 180-192

4. Una tarda primavera

27min
pages 141-151

3. Quando finisce la battaglia?

5min
pages 168-170

3. Clandestini in cerca di rifugio

27min
pages 129-140

2. Donne e uomini nella città occupata

32min
pages 115-128

2. Donne per strada senz’armi, uomini senz’armi a casa

9min
pages 162-167

3. Tra Firenze e Torino

24min
pages 96-107

2. Carlo Levi è libero

11min
pages 90-95

3. Viaggi, bombardamenti e un rifugio in piazzale Donatello

14min
pages 39-45

2. Malgrado tutto: gli studi e i progetti in corso

8min
pages 50-53

3. L’imputazione

16min
pages 72-79

2. Al carcere delle Murate, Firenze

18min
pages 63-71

2. Un atelier a Firenze

14min
pages 33-38

Introduzione

54min
pages 6-27

Elenco delle abbreviazioni

1min
page 5

3. Conseguenze sulle vite dei fratelli Levi

12min
pages 54-59
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