CARLO LEVIA AFIRENZE E LA FIRENZE DI CARLO LEVI (1941-1945)

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2. Carlo Levi è libero Scalpiccio, battimani, voci che diventano canto: la sera del 25 luglio Levi è svegliato “nel primo sonno (in carcere ci si deve addormentare presto)”. Tutti i rumori, anche i più comuni e insignificanti, sembrano importantissimi in prigione, in quello strano mondo dove il prigioniero isolato è costretto al silenzio e quasi a dimenticarsi del suono della voce; e per il quale perciò ogni suono, ogni voce, anche la più lontana e confusa, evoca una immagine, e acquista il rilievo dell’attenzione, dell’attesa, della immaginazione.

La sorpresa è tale da non rendersi conto che si tratta di una folla che si avvicina al carcere; pensa che i rumori vengano da dentro, che ci sia una rivolta dei prigionieri, magari quei “trecento antifascisti sloveni, gente semplice, fiera e coraggiosa, che, ogni sera, al suono della campanella del silenzio, intonavano da tutte le loro celle una canzone antifascista e continuavano a cantare, malgrado le urla dei guardiani, mentre da tutte le altre celle, da tutta la prigione, li accompagnavano, in coro sempre più numeroso, tutti i prigionieri”23. Questi “antifascisti sloveni” erano già noti. Ai primi di marzo 1943 era giunta al ministero degli interni una segnalazione da Firenze, da una “persona degna di fede e non reclusa”, secondo cui tanto nel carcere penale che giudiziario di Firenze i reclusi di nazionalità balcaniche tengono un contegno spavaldo contro tutti compreso gli agenti sparlano continuamente del Fascismo e dell’Italia e dicono che quando sortiranno saranno sempre in ogni momento contro il Fascismo.

23

Levi, 25 luglio cit.; su questo si veda anche la testimonianza di Aldo Braibanti, all’epoca poco più che ventenne, detenuto alle Murate dopo essere stato espulso dall’università: “Voglio ricordare solo l’entusiasmo febbrile che colse i prigionieri politici la notte del 25 luglio, e il canto dell’“Internazionale” col quale ci salutò all’uscita del carcere un gruppo di ragazzi jugoslavi, che purtroppo eravamo costretti a lasciare in una prigione ormai assurda. La festa gioiosa che ci accolse all’uscita, anche nel nome di quei ragazzi, si trasformò in poche ore per noi in uno spirito nuovo di organizzazione e di preparazione” (I compagni di Firenze cit., p. 92, la testimonianza è alle pp. 83-104). Braibanti entrò nel “Fronte della Gioventù” di Firenze, in seguito aderì al Partito comunista; fu arrestato di nuovo dai repubblichini e detenuto anche a “Villa Triste”.

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3. Elenco delle opere citate

17min
pages 287-298

1. Fonti

8min
pages 277-283

2. Scritti e opere di Carlo Levi

4min
pages 284-286

4. Dalla “Nazione del Popolo” all’“Italia Libera” di Roma

11min
pages 266-271

Epilogo

8min
pages 272-275

governo

8min
pages 261-265

2. “Caro compagno, ci rivolgiamo ancora una volta a te”

12min
pages 254-260

3. Questioni che si intrecciano: le rovine “materiali e morali” di Firenze

36min
pages 229-245

2. Giovani, uomini e donne: i rapporti tra i sessi e le generazioni

45min
pages 210-228

3. Contro il “mito di Roma”

8min
pages 193-197

2. Una rivoluzione basata sulla responsabilità individuale

26min
pages 180-192

4. Una tarda primavera

27min
pages 141-151

3. Quando finisce la battaglia?

5min
pages 168-170

3. Clandestini in cerca di rifugio

27min
pages 129-140

2. Donne e uomini nella città occupata

32min
pages 115-128

2. Donne per strada senz’armi, uomini senz’armi a casa

9min
pages 162-167

3. Tra Firenze e Torino

24min
pages 96-107

2. Carlo Levi è libero

11min
pages 90-95

3. Viaggi, bombardamenti e un rifugio in piazzale Donatello

14min
pages 39-45

2. Malgrado tutto: gli studi e i progetti in corso

8min
pages 50-53

3. L’imputazione

16min
pages 72-79

2. Al carcere delle Murate, Firenze

18min
pages 63-71

2. Un atelier a Firenze

14min
pages 33-38

Introduzione

54min
pages 6-27

Elenco delle abbreviazioni

1min
page 5

3. Conseguenze sulle vite dei fratelli Levi

12min
pages 54-59
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