DALLA BAIA DI ASSAB ALL'A.F.I.S. STORIA. DELLA COLONIZZAZIONE ITALIANA IN AFRICA ORIENTALE

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delle donne indigene; c) richieste di prestiti a indigeni benestanti; d) modo sguaiato di vivere e di vestire che è in contrasto stridente al modo col quale si comportano e vestono gl’indigeni”393 […] Al contrario di queste critiche vi erano molte testimonianze che asserivano che quando non vi erano motivi di attrito tra le due comunità la vita trascorreva abbastanza tranquillamente. Naturalmente dobbiamo sempre tenere presente la mentalità dell’epoca e le dottrine pseudo-scientifiche che imbottivano le teste dei coloni e che portavano a considerare gli indigeni sempre con uno sguardo perlomeno paternalistico. Come ho accennato nell’introduzione di quest’opera, considero la conquista dell’Etiopia più come un’occupazione militare che non come una vera e propria colonizzazione (dovuta allo scarso tempo a disposizione, neanche cinque anni ed alla disorganizzazione con la quale il territorio venne occupato), ma non posso negare che lo sforzo del regime, soprattutto dal punto di vista economico, e le speranze con cui molti connazionali partirono verso l’Africa Orientale, confermino una volontà di occupazione stabile che terminò con l’invasione britannica durante la seconda guerra mondiale. Certo è che il bilancio di quell’esperienza fu per molti italiani decisamente negativa, sia dal punto di vista del lavoro che da quello della vita in colonia, ridotti a vivere in realtà estremamente lontane da quelle della madrepatria (soprattutto per quanto riguarda le abitazioni); chi non riuscì a sfruttare l’iniziale fiume di denaro che pervenne in colonia fu costretto ad arrabattarsi ed a vivere di espedienti od a uniformarsi al modo di vivere degli indigeni. Non furono pochi, quindi, coloro che al rientro in Italia commentarono la loro esperienza con un “maledetta l’Africa ed il giorno che ci sono venuto”.

4.3. La catastrofe.

Il 10 giugno 1940, dopo 9 mesi e mezzo di cosiddetta non-belligeranza, l’Italia entrò in guerra al fianco della Germania nazista. Il paese si unì al conflitto senza avere minimamente colmato il gap industriale e militare con l’alleato tedesco.394 La Germania poteva contare su un complesso industriale di prim’ordine, secondo solo a quello degli Stati Uniti, sul possesso di diverse materie prime (tranne il petrolio ed il ferro che venivano però garantiti dall’alleanza con la Romania il primo e dagli accordi con la neutrale Svezia il secondo), sul possesso di armamenti all’avanguardia e di una élite di scienziati alcuni dei quali sarebbero diventati ben noti al termine della guerra e non tutti per la loro adesione al ________________________________ 393

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E. Ertola, In terra d’Africa – Gli italiani che colonizzarono l’impero, Laterza, Bari, 2017, Pag. 153.

Secondo le stime più ottimistiche l’Italia sarebbe riuscita ad avvicinare la forza militare tedesca del 1939 solo nel 1943 e secondo quelle più realistiche non prima del 1945.


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