DALLA BAIA DI ASSAB ALL'A.F.I.S. STORIA. DELLA COLONIZZAZIONE ITALIANA IN AFRICA ORIENTALE

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3.2. Dalla disfatta di Adua alla Grande Guerra. Riprendiamo ora il filo del discorso che abbiamo abbandonato con Crispi presunto vincitore della battaglia coloniale in Eritrea e Menelik presunto sconfitto. Abbiamo visto che il 1° gennaio 1890 con l’istituzione della Colonia Eritrea, l’Italia otteneva finalmente una colonia e poteva sedersi al tavolo delle potenze colonizzatrici europee. La partita con Menelik sembrava per il momento giunta ad un punto fermo ma il territorio etiopico restava nelle mire dei colonizzatori italiani. Esamineremo ora il periodo ed i fatti che portarono alla battaglia di Adua ed al successivo turbolento periodo che si concluse con l’avvento della prima guerra mondiale. Per rifarci alla parte finale del primo paragrafo dove abbiamo visto gli scarsi risultati dell’opera missionaria in Somalia, vogliamo buttare l’occhio alla situazione religiosa in Abissinia; la questione era qui molto diversa dal punto di vista spirituale poiché l’Etiopia era di religione cristiana fin dal IV secolo d.C., e questa situazione era vista positivamente sia dalle gerarchie cattoliche che da quelle protestanti che intravedevano la possibilità di utilizzare l’Abissinia come corridoio preferenziale per la cristianizzazione dell’intera Africa nera. Se da un lato vi era un chiaro conflitto tra le istanze universalistiche del messaggio cristiano e le aspirazioni egemoniche e discriminatorie dei vari colonialismi, oltre alla posizione anticapitalista ed anti industriale della chiesa, dall’altro l’Abissinia diventò una specie di laboratorio sperimentale in cui testare delle inedite relazioni tra Stato e Chiesa. In Eritrea questo laboratorio sperimenterà questi nuovi rapporti nel settore dell’istruzione pubblica. Il sogno di porta verso l’Africa nera svanirà presto quando i missionari si renderanno conto che il cristianesimo ortodosso etiope, centralissimo come religione e ideologia di stato, si rivelerà ostile alla penetrazione missionaria. A ciò segue quindi un brusco cambiamento di considerazione della popolazione locale che passa dal ricevere commenti entusiastici a subirne di sprezzanti e malevoli. Inoltre a fronte di un invito alla tolleranza ed alla comprensione delle differenze culturali dato dalle autorità missionarie, si ha un arroccamento nelle certezze della superiorità europea. Vi è una totale condanna della religiosità indigena in tutte le sue manifestazioni, e all’Islam viene riservata una condanna violenta e senza appello. Nelle testimonianze missionarie vi è anche una vera e propria ossessione per la sessualità che viene vista solo come sregolatezza e frenesia. La figura della donna viene divisa in due: donna e femmina dove la donna è essere etereo, bianca e cristiana mentre la femmina è primordiale e selvaggia quindi nera. Naturalmente il punto importante di questo discorso è che il ruolo svolto dai missionari nella formazione dell’immaginario europeo relativo all’Africa ed agli africani fu fondamentale.268 Torniamo ora alla parte politica del nostro capitolo. Una delle problematiche che subito si presentarono fu la scelta dell’amministrazione che si intendeva impiantare in colonia e cioè un modello di governo coloniale che fosse _________________________ 268 U.Chelati Dirar, Fra Cam e Sem. L’immagine dell’«Africa Italiana» nella letteratura missionaria (1857 – 1895), Nel nome della razza. Il razzismo nella storia d’Italia (1870-1945), Il Mulino, Bologna, 1999, Pag. 183-200.


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