Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche
ASPETTI DELLA SANITÀ NELLE PREALPI VENETE
Convegno Nazionale 26 maggio 2012 Biblioteca Civica di Vittorio Veneto con il Patrocinio di Città di Vittorio Veneto – Assessorato alla Cultura
Il Lazzaretto di Conegliano Relazione presentata al Convegno da Luisa BOTTEON La storia del Lazzaretto di Conegliano intreccia per più di mezzo millennio le vicende sanitarie, religiose, politiche ed economiche della città. Nato in epoca medioevale come lebbrosario legato alla chiesa di san Lazzaro, con l’annessione della città al territorio della Serenissima, sarà gestito dai Padri Crociferi provenienti da Venezia. Dall’inizio del XVI secolo il Lazzaretto assumerà la funzione di luogo di cura e contumacia per i malati di peste, sotto la direzione della Congregazione dei Battuti. Era costituito dalla chiesa di San Lazzaro con annesso l’Ospizio, e posto tra il Monticano e il cimitero di San Martino. Nel corso del XIX secolo, in epoca di epidemie di colera, il vecchio Lazzaretto verrà utilizzato come ricovero per famiglie indigenti, per poi essere abbattuto nella metà del secolo; al suo posto ci sarà il Foro Boario. Per far fronte alle epidemie di colera saranno allestiti luoghi di ricovero provvisori, ogni volta in parti diverse della città. Nel 1885 un nuovo Lazzaretto troverà sede stabile in una casa colonica, sulla strada per Campolongo, dove rimase fino alla metà del XX secolo. Il lazzaretto da lebbra e la chiesa di San Lazzaro Il Lazzaretto di Conegliano ha origini remote. Già prima dell’anno Mille la città è interessata dal passaggio dei pellegrini romei e palmieri1 attraverso la vicina via ungarica2. 1
I Romei erano i pellegrini diretti a Roma, mentre i Palmieri erano quelli che si dirigevano in Terra Santa. Il nome sembra derivare dal fatto che a partire dal XI secolo, chi tornava da Gerusalemme portava con sé la palma, simbolo della fermezza della fede. Roma, il Santo Sepolcro (fino a tutto il Duecento), Assisi e Vienne rimasero per tutto il Medioevo al centro dei favori dei pellegrini del Veneto. cfr. A. Rigon, I percorsi della fede e l’esperienza della carità nel Veneto medievale, Monselice, 2002. Per quanto riguarda Conegliano, a proposito dei luoghi di ricovero per pellegrini, il Botteon scrive: “da codici cartacei e da pergamene conobbi essere stati aperti istituti pii di ricovero anche in Conegliano avanti il secolo XIII” e cita l’Ospitale di S. Antonio e di S. Salvatore, Ca’ di Dio poi Ospitale di S. Caterina, l’Ospizio di San Zuanne (Giovanni), e appunto il Lazzaretto. Cfr. V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo, Conegliano 1904, p. 21 221
Con l’arrivo della lebbra, in seguito ai pellegrinaggi in Terra Santa, si rese necessario trovare un luogo in cui curare e isolare questi malati3. La malattia più temibile nel Medioevo, in quanto ritenuta inguaribile, era appunto la lebbra che si diffuse con una certa rapidità preoccupando i responsabili della cosa pubblica, vescovi e ufficiali del comune. I primi a occuparsene furono gli ospedalieri di San Lazzaro, sorti a Gerusalemme dopo la prima crociata e diffusi velocemente in tutto l’occidente. Nel XIII secolo gli ospizi di san Lazzaro, posti sulle vie di traffico alla periferia delle città, da qualunque autorità dipendessero erano sinonimi di lebbrosario e iniziarono appunto a chiamarsi lazzaretti4. Il lazzaretto di Conegliano fu costruito, insieme alla chiesa di San Lazzaro (ecclesia Sancti Laçari malexanorum, hospitale Domus Santi Laçeri), in un’epoca sconosciuta, posto vicino alla chiesa di San Marti-
Nella raccolta di Ducali del XIV secolo, c’è la trascrizione di un documento del 15 marzo 1368 in cui il Podestà Giacomo Moro ordina che sia soddisfatto ad alcuni pellegrini d’Ungheria, a quali mentre dormivano nell’Ospitale furon rubbati i cavalli. L’Ospitale citato era probabilmente Ca’ di Dio. AMVC busta 562, art. 4 n. 16. 2 L’esistenza della strada Ungarica o Ungaresca, o meglio del suo tratto che attraversava il territorio trevigiano, compare a partire dal 1120: la strada Ungarica costituisce uno degli elementi del paesaggio nominati per circoscrivere l’insieme delle proprietà che il 2 Giugno Rambaldo di Treviso, Valfredo di Colfosco, Ermanno di Ceneda e Gabriele di Guecello da Montaner donano all’ospedale di Santa Maria del Piave, costruito in località Talpone. Il tratto trevigiano era importantissimo, non solo per la meta finale del suo percorso (raggiungere la laguna ed il mercato di Venezia passando per Treviso), ma perché nel territorio di Conegliano si congiungeva con la strada di Alemagna per poi convergere al guado del Piave e di qui in città. Il tratto cittadino dell’Ungaresca va identificato con la via regia, ricordata nel diploma di Federico I del 1164 ed in altri documenti trevigiani, che passava accanto alla Loggia dei Cavalieri: quasi tutti i forestieri, si dice in un’addizione agli Statuti del 1314, transitavano per la via regalis, chiamata in altri contesti documentari via publica Hungaresca. Analogamente a quanto capitava per altre strade, con il nome di ungaresca non si indicava un unico percorso. Nel territorio di Conegliano esistevano almeno due diverse ungaresche una alta o pedemontana che passava per Sacile, e una più bassa che passava per Mareno e Vazzola. Cfr. G. Cagnin, Vie di comunicazione tra Veneto Orientale e Friuli, in D. Gallo, F. Rossetto, Per terre e per acque. Vie di comunicazioni nel Veneto dal Medioevo alla prima età moderna, Monselice 2003, pp.119-164. Va segnalato anche lo studio di A. Vital, Di un’Ongaresca nel distretto di Conegliano, «Archivio Veneto» Nuova Serie Anno XXI, 1911, pp. 496-516, ora in: Francesco Scarpis (a cura di), Adolfo Vital Opere, Conegliano 2009. 3 V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo, Conegliano 1904, p. 32. 4 L. Pesce, Gli Statuti (1486) del Lazzaretto di Treviso composti dal Rolandello in: Archivio Veneto, 112, 1979, pp. 36-37. 222
no, al di là del fiume Monticano, in un luogo quindi sufficientemente lontano dal centro della città. Il lebbrosario5 costituiva uno spazio opposto alla città, un recinto di individui contagiosi e pericolosi, ma non altamente patogeni, con un tasso di pericolosità non elevato, però irrecuperabili, e come tali segregati in permanenza dal consorzio dei sani, nonché organizzati stabilmente in modo autonomo6. La prima attestazione di un luogo di cura per lebbrosi, vicino alla chiesa di San Martino è costituita da un testamento del 4 Agosto 1215, conservato nell’Archivio di Stato di Treviso, in cui donna Belisor, moglie di Enrico Rosso lascia 4 soldi per la manutenzione dell’edificio sacro e 20 per i lebbrosi7; la chiesa di san Lazzaro invece viene citata per la prima volta nel 12778; nelle visite pastorali del Vescovo di Ceneda, si parla della chiesa soltanto a partire dal 15489. I lasciti testamentari a favore del lazzaretto prima della peste La pergamena più antica in cui si cita il Lazzaretto conservata nell’Archivio Municipale di Conegliano, risale invece al 4 Dicembre 1307 e si riferisce ad un lascito testamentario di Donna Costanza, figlia di 5 Il lebbrosario era uno spazio chiuso, recintato ma non sbarrato, e senza la connotazione di anti-città, anzi dotato di luoghi di lavoro, di vita associata, di culto e di sepoltura nel quale era possibile vivere un’intera vita da “diversi” ed emarginati. Anche se costituiva un vero e proprio confino, offriva una certa tranquillità di esistenza e di sicurezza, I lebbrosi potevano passeggiare fuori dal recinto e, sia pure per poche ore, era loro consentito l’accesso in città per la questua o per la spesa, a condizione però di vestire l’insegna dei lebbrosi e di segnalare continuamente il proprio passaggio col rumore dei campanelli. Non potevano assolutamente né mangiare né dormire in città, e tantomeno mescolarsi ai sani in taverne o in altri luoghi. Dovevano accedere in chiesa solo in assenza di funzioni religiose, e fermarsi sulla porta, in alcuni casi vi erano delle panche speciali per loro. I lebbrosi che non rispettavano le regole ricevevano pene che andavano dalla berlina al vitto a pane e acqua, e talora rischiavano la pena capitale. L’espulsione dal lebbrosario, era pari a una condanna a vivere isolatissimo una vita randagia piena di pericoli e stenti in luoghi irraggiungibili. La vita nei lebbrosari in Italia si estinse praticamente lungo il XVI secolo, per la graduale scomparsa della malattia in forma endemica. 6 G. Cosmacini, Storia della Medicina e della sanità in Italia Bari, 1987. 7 G. Tomasi, La Diocesi di Ceneda Chiese e uomini dalle origini al 1586, Vittorio Veneto, 1998, vol.1, p. 214. 8 G. Tomasi, La Diocesi di Ceneda Chiese e uomini dalle origini al 1586, Vittorio Veneto, 1998, vol.1, p. 207. 9 ADVV busta 1 fasc. II – 6. Atti visita R.do Giovanni Francesco de Rubeis vicario di Serravalle e del M. Michiele dalla Torre Vescovo di Ceneda dal 14 agosto 1547 al 27 luglio 1548 p. 32. A proposito della chiesa di San Lazzaro si dice solo qui fuit ordinis cruciferorum.
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Lazzario e moglie del nobile Rizzardo Coderta in favore dei lebbrosi di San Lazzaro10. La donna lascia un pezzo di terra in meglarinis rectam per Ruggerum Benarium de Coneglano, leprosis S. Lazzari de Coneglano.11
Particolare del testamento di Costanza del 1307 in cui si citano i leprosis sancti Lazari de Coneglano - AMVC busta 532, pacco CXCIV, pergamena 2, (4 dicembre 1307)
Si riporta la lista dei lasciti testamentari a favore del Lazzaretto di Conegliano dal 1307 al 1483 così come risulta nel libro di don Vincenzo Botteon: Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo (Conegliano 1904, pp. 73-110), integrato con informazioni tratte da documenti d’archivio (AMVC busta 565 tit. gen. C Art. 4 n. 35 - Catalogo e copie delle pergamene esistenti nell’Archivio di Conegliano nel secolo XVIII) segnalati con * Dopo il 1483 non compaiono più lasciti diretti al Lazzaretto: dal 1519 infatti il Lazzaretto con tutti i suoi beni sarà gestito della Congregazione di Santa Maria dei Battuti. 1307 Decembre 4 - Donna Costanza del fu Lazzario, detto Lonatti del Castelvecchio di Conegliano e moglie del nob. Rizzardo Coderta lasciò un pezzo di terra “leprosis Sancti Lazzari de Coneglano” [1308 maggio 22 - Il Tomasi segnala il testamento di Rubeo da Catania abitante alle Cerche di Conegliano in cui fa un lascito anche agli ammalati di San Lazzaro in: G. Tomasi La Diocesi di Ceneda Chiese e uomini dalle origini al 1586, Vittorio Veneto 1998, vol.1, p. 217] 1323 Giugno 30 - Giacobino del fu Tiso di Conegliano – nel suo testamento lasciò un legato in denaro al “Lazzaretto” 1325 Luglio 23 - Don Adalpretto Rettore della Chiesa di San Martino di Colle – lasciò alla Scuola dei Battuti un pezzo di terra nella Pieve di Feletto e un altro pezzo di terra posta in Marcorà coll’obbligo di una officiatura anniversaria per l’anima sua, e colla dispensa del rimanente delle rendite ai poveri del “Lazzaretto” 1337 penultimo… - Nicolò falegname di Conegliano – lasciò alcuni legati al “Lazzaretto” 10 Le località intitolate a S. Lazzaro o a S. Maddalena – spesso in prossimità delle antiche mura cittadine o degli scali marittimi – ricordano generalmente l’esistenza di lebbrosari. L’ordine ospedaliero e cavalleresco così denominato, originariamente presieduto da un lebbroso, aveva come principale intento la cura di tali infermi, ma a seguito della progressiva scomparsa di quel morbo, venne incrementata l’assistenza ospedaliera generica cfr. G. Palmero, Le strutture ospitaliere intemelie nel basso medioevo L’Ordine del Tempio ed altri fenomeni di religiosità assistenziale in: "Intemelion" - Cultura e Territorio, Quaderno annuale di Studi Storici, n. 6, 2000. 11 AMVC busta 532, pacco CXCIV, pergamena 2. V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo, Conegliano, 1904, p. 33.
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1338 Marzo 26 - Francesco del fu Bettino della Fratta del castello di Conegliano – nel suo testamento lasciò al “Lazzaretto” una chiusa in S. Maria di Feletto della quantità di campi due circa 1338 Luglio 4 - Donna Primavera vedova di Giacomo del Borgo di Conegliano – volendo visitare il santuario di San Francesco d’Assisi fece il suo testamento e dispose vari legati in denaro a beneficio del “Lazzaretto” 1338 Novembre … - Donna Bonaventura del fu Guecello e moglie di Paolo calzolaio di Conegliano - nel suo testamento lasciò soldi due agl’infermi del “Lazzaretto” 1340 Gennaio 20 - Fulcherio del fu Lorenzo nobile dei Scotti di Conegliano – nel suo testamento lasciò dieci piccoli agli infermi del “Lazzaretto” 1345 Decembre 16 - Enrico del fu Domenico di Vigonovo del Friuli – lasciò ai poveri del “Lazzaretto” due soldi *1346 Febbraio 12 …Zardini di Conegliano, vende a Facio proveniente da Sacile ed ora sta a san Lazzaro, facente per gli infemi di detto luogo, una pezza di terra giacente sotto San Martino nel regolato di Campolongo *1346 marzo 31 - Suddetto Facio per gli infermi di san Lazzaro entra in possesso di detta terra 1347 Settembre 30 - Benvenuto, detto Piter, del fu Ettore notajo di Conegliano – Lasciò agli infermi del “Lazzaretto” cinque soldi 1349 Maggio 10 - Giulia figlia di mastro Giovanni fabbro ferraio di Conegliano – lasciò agli infermi del “Lazzaretto” dieci soldi *1350 Giugno 25 - Nob. Marco Quirino Podestà di Conegliano lascia una pezza di terra a Vazzola agli infermi di san Lazzaro 1356 Maggio 15 - Francesca de Scotti di Conegliano – nel suo testamento lasciò un legato in denaro al “Lazzaretto” 1363 Gennaio 16 - Nicolò notajo del fu Domenico Galla sartore di Conegliano – lasciò dieci soldi al “Lazzaretto” 1371 Agosto 9 - Mastro Artico sartore figlio di Giacomo da Collalbrigo – lasciò al “Lazzaretto” dieci soldi 1372 Aprile 28 - Donna Berta del fu Odorico de Portis Tedesco, e vedova di Pietro de Berta di Conegliano – lasciò al “Lazzaretto” dieci soldi 1373 Ottobre 1 - Mastro Zanusso fabbro figlio del fu Almerico delle Cerche di S. Antonio – nel suo testamento lasciò al “Lazzaretto” cinque soldi 1374 Agosto 22 - Don Matteo de Berta del fu Pietro da Conegliano, Rettore della chiesa di San Vendemiano – lasciò cinque soldi al “Lazzaretto” 1378 Luglio 12 - Michele del fu Giovanni da Mareno calzolajo – lascia ai poveri del “Lazzaretto” tre soldi 1378 Novembre 2 - Donna Bianca del fu Bettino da Campolongo e moglie di Tiziano calzolaio – lasciò cinque soldi al “Lazzaretto” 1386 Gennaio 10 - Donna Luca del fu Daniele Borsatino e moglie di Bartolomeo detto Botte di Conegliano – lasciò soldi quattro al “Lazzaretto” 1408 Maggio 3 - Donna Benedetta moglie di Enrico cappellajo nelle Cerche di S. Antonio – lasciò al Lazzaretto soldi cinque 1483 Agosto 2 - Francesco di Mariano notajo del fu Pasqualino lasciò erede della metà dei suoi beni, eccettuati alcuni legati alle Chiese di Conegliano, gli ospitali di “S. Lazzaro”, di S. Zuanne, della Ca’ di Dio.
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Nel 1313 un altro documento12 cita il monastero di San Martino in cui vengono nominati i poveri di San Lazzaro, ovvero l’ospizio-lazzaretto13 con la chiesa annessa. Ne L’historia di Conegliano di Carlo Marcatelli, in riferimento all’anno 1317 si parla del trasferimento del Mercà di S. Lazzaro dalla piazza antistante la chiesa al Mosile,14 come Luoco più spatioso di quello era il Prà avanti la chiesa di San Lazzaro, ove prima si faceva, et si dice la Fiera di Lazaro, perché si fa la Domenica di Lazaro […]. Si dice anche che era stata riservato alla chiesa di San Lazzaro il dazio della muda del mercato, facendo esplicito riferimento ad un Prior che gestiva il lazzaretto e agli infermi: essendo Coneglianesi molto pietosi, ordinarono che il Dazio della Muda della Fiera di San Lazzaro fosse dato al Prior della casa degl’infermi di San Lazzaro [infirmis Sancti Lazari15] di Conegliano per la Luminaria, et Cere16. 12
AMVC busta 487 art. 9. Per avere un’idea sulla probabile struttura architettonica del lazzaretto, come scrive Palmero, per il basso medioevo, si deve prendere atto che generalmente l’architettura ospedaliera non si discosta dai canoni costruttivi dei coevi e corrispondenti edifici religiosi, fino a confondersi con essi, specialmente quanto alle dimensioni. La loro struttura materiale era affine a quella della cultura architettonica religiosa dominante (romanica o gotica che fosse): più legata quindi alle tradizioni costruttive locali che ai dettami scaturiti all’interno di un determinato ordine ospitaliero. Tuttavia il tipo più diffuso era quello a “sala”, per tutto simile a quello delle chiese ad una o tre navate, e che ricorda – nel caso ad un’unica navata – l’architettura cosiddetta a fienile (adottata dagli ordini mendicanti e in particolare dai Francescani). Questo modello rispondeva principalmente a due esigenze: l’accoglienza di un alto numero di ospiti e soprattutto la possibilità di beneficiare sia dell’assistenza materiale che dell’ufficio divino. «Da qui la necessità di una perfetta visibilità dell’altare, in un ambiente dove vivevano esclusivamente i ricoverati addossati alle pareti e dove lunghe file di giacigli si allineavano lungo le pareti». Nelle costruzioni più piccole invece non risulta marcata la differenza tra il volume cosiddetto del pellegrinaio (la sala) e la cappella vera e propria dove veniva officiata la funzione religiosa, la quale, a partire da una fase successiva, avrebbe subìto un’autonoma evoluzione come spazio a sé stante. Tanto è vero che di alcuni ospedali appartenenti a questa tipologia, spesso l’unica parte a noi pervenuta è appunto questo secondo volume. Cfr. G. Palmero, Le strutture ospitaliere intemelie nel basso medioevo. L’Ordine del Tempio ed altri fenomeni di religiosità assistenziale, in: "Intemelion" - Cultura e Territorio, Quaderno annuale di Studi Storici, n. 6, 2000. 14 Si trattava di un appezzamento comunale di 56 campi dove si tenevano ‘da antichissimo tempo’ anche le fiere di Sant’Antonio abate e quelle della fine di Ottobre che assumevano una grande importanza per tutta la regione. Cfr. A. Vital, Opere a cura di Francesco Scarpis, Conegliano, 2009, pp. 104, 474. 15 AMVC busta 487 tit. gen. H art. 1 - Copie dei primi libri delle reformazioni del magnifico Consiglio di Conegliano degli anni 1317 (…) 1378 – Tomo Primo p. 17. 13
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La gestione dei padri Crociferi Il 24 Aprile 133917 il sacerdote Aldrighetto, o Endrighetto, cede San Martino a frà Filippo dell’ordine di Santa Maria dei Crociferi di Venezia, consacrato al servizio dei poveri. Al beneficio il vescovo di Ceneda lega anche le chiese di San Lazzaro e di San Lorenzo18 con l’obbligo dell’assistenza ai malesanis e della cura delle anime. La collocazione dei Crociferi nel Veneto è sempre esterna alla cinta muraria cittadina, nelle vicinanze di un ponte o di una porta. I frati sono impegnati nell’accoglienza temporanea dei pellegrini, nell'assistenza che doveva essere invece continua, per i poveri e gli infermi ospiti residenti, posti in spazi separati, fino alle capacità ricettive. L'ospedale è sempre distinto dal convento anche se attiguo e questa caratteristica trova conferma anche nel caso di Conegliano19. Il Botteon ipotizzava che i Crociferi avessero gestito il Lazzaretto già prima del 1339, visto che un rettore, priore di un ordine ospedaliero, era presente fin dal 1319. Si trattava di fra Giacomo detto “Saraceno”, priore anche della chiesa di San Martino che il 12 Luglio 1319 diviene priore anche della chiesa di San Lazzaro. Come si è visto, la presenza di un priore in realtà era testimoniata fin dal 1317. Nelle copie settecentesche di testamenti del XIV secolo, risulta che nel 1346 fino al 1350 rivestiva la carica di procurator degli infermi di san Lazzaro, Facio da Sacile20. Dal 1352 è rettore dell’infermeria fra Claudio da Sacile, nel 1372 viene citato Castejono come priore e rettore della casa di San Lazzaro21 e dal 1389 al 1393 diviene priore Martino
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N. Faldon, L’historia di Conegliano di Carlo Marcatelli, Vittorio Veneto, 1981, pp. 123-124. 17 Il 27 Marzo 1339 Conegliano aveva rinnovato con la Dominante il patto di sudditanza. 18 M. Baldissin, L. Caniato, La chiesa dei Santi Martino e Rosa in Conegliano, Conegliano, 1998, p.11. 19 L’Ordine dei Crociferi venne istituito nel 1160 da papa Alessandro III. La sede veneziana dell’Ordine avrà un ruolo di primo piano nell’attività dei Crociferi. Per quanto riguarda la loro storia e l’attività ospedaliera, si segnala in particolare lo studio di G.P. Pacini, I Crociferi e le comunità ospedaliere lungo le vie dei pellegrinaggi nel Veneto medioevale secoli XII-XIV in A. Rigon, I percorsi della fede e l’esperienza della carità nel Veneto medievale, Monselice, 2002, p.155-172. 20 AMVC busta 565 tit. gen. C Art. 4 n. 35. 21 AMVC busta 565 tit. gen. C Art. 4 n. 35. 227
Guadalto q. Pasqualino22, mentre nel 1392 era jurato dell’Ospital di San Lazzaro Paulo da Conegliano23. A partire dal 1325 i testamenti parlano di infermi o di poveri del Lazzaretto: scompare il riferimento diretto alla lebbra. Pauperes e infirmi, senza distinzione erano coloro che vivevano là dove la malattia era prodotta dalle stesse condizioni di vita. L’accoglienza e l’assistenza era data indistintamente a indigenti, malati o anche a coloro che avevano bisogno d’aiuto a causa delle ricorrenti carestie24. Dalla metà del XIV secolo, esaurita la presenza della lebbra, stava emergendo invece l’urgenza della peste25. Non vi sono molti documenti che ci parlino della gestione del Lazzaretto durante il periodo in cui era retto dai Crociferi (l’ordine sarà presente a Conegliano dal 1339 al 165626). C’è però una pergamena del 20 Agosto 145227 conservata nell’Archivio Municipale di Conegliano, che riporta l’inventario di tutti i beni immobili, livelli, decime e altri diritti spettanti a longo tempo citra Ecclesiae Sancti Lazzari. Sappiamo da questa che il Lazzaretto era diretto da due jurati scelti dal Consiglio comunale che ne aveva lo juspatronato. Il documento era stato esteso e fatto pubblicare (et proclamasse alta voce preconia super plateam burgi, quando maior populi adderat multitudo hora, modo et more solito) da due nobili28, tamquam jurati Sancti Lazzari de Coneglano. Si nomina una pezza di terra (extimationis duorum jugerum terre) coltivata a vite, prato e arativo vicina alla chiesa di San Lazzaro iacen22
G. Tomasi, La Diocesi di Ceneda Chiese e uomini dalle origini al 1586, Vittorio Veneto 1998, vol.1, p. 207. 23 AMVC busta 565 tit. gen. C Art. 4 n. 35. 24 G. Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia. Dalla peste nera ai nostri giorni, Bari, 2005, pp.50-51. 25 A proposito della peste del 1348 e delle sue conseguenze, in un documento del 22 settembre 1349 si parla di far seminar le terre desolate e di trattener gli abitanti fuggitivi per la fame (AMVC busta 562 n. 16). 26 La soppressione dell’ordine dei Crociferi fu voluta da papa Alessandro VII (il 28 aprile 1656) a motivo dello scarso numero cui erano ridotti. Per volere del Magnifico Consiglio di Conegliano il 17 luglio 1665 il Monastero e la Chiesa predetta di San Martino fu affidata a li Molto Reverendi Padri dell’Ordine di san Domenico dell’Osservanza. 27 AMVC Fondo Scuola S. Maria dei Battuti, busta X, pacco LXXVII - Inventario del Lazzaretto 1452 agosto 20. 28 La prima parte della pergamena risulta di difficile lettura. Il Botteon in proposito cita i nobili Giorgio De Quadrivio e Clemente Caronelli cfr. V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo, Conegliano 1904, p.33. 228
tis prope eclesiam Sancti Lazari con casa annessa domo murata et cohoperta, (il Lazzaretto), posta tra la via comune, la terra di un cittadino di Conegliano, il Monticano e il cimitero del monastero di San Martino.
Inventario di tutti i beni immobili, livelli, decime ed altri diritti spettanti alla chiesa di San Lazzaro - 1452 agosto 20 AMVC Fondo Scuola Santa Maria dei Battuti busta X pacco LXXVII
La pergamena è molto interessante (ha anche una bella miniatura con l’immagine di San Lazzaro), e descrive i numerosi beni immobili, terreni, decime e livelli posseduti dalla Chiesa di San Lazzaro non solo in città ma anche nelle ville di Vazzola, Bagnolo, Campolongo, Fossamerlo, Mareno e Colfosco. Nell’Archivio Municipale di Conegliano ci sono vari documenti di epoche diverse, che attestano l’affitto di terre o case della chiesa di San Lazzaro, tra le quali c’era lo stesso Lazzaretto, dato in locazione nei periodi in cui non c’erano epidemie. I più antichi si riferiscono al periodo tra il 1469 e la fine del 1480 e riportano, sotto il titolo Hospitalis sancti Lazari, gli affitti delle terre legate all’Ospitale; in alcuni casi il pagamento avveniva in natura, si parla anche di nove polastri e cento gambari. Viene citato in più parti Buffonello zurado de San Lazaro e Fili29 po Prior .
29 AMVC
busta 415 n. 1. 229
Elenco fitti Ospedale di San Lazzaro anni 1481-1482 - AMVC busta 415 n. 1
In un documento del 1500 risulta che fu concessa la casa già della chiesa di S. Lazzaro posta nella terra di Conegliano in Borghetto a donna Antonia Pasqual vedova con molti figli30. La prima attestazione del Lazzaretto usato per i malati di peste, risale al 1485. Nella “Cronachetta di Conegliano dall’anno 1403 al 1594” Marcatelli scrive che il 26 Lujo 1485 fù eletto Prior all’Hosp. di S. Lazzaro con l’obbligo d’ agiutar a portar gli Appestati31.
26 Lujo 1485: il Prior dell’Ospedal di san Lazzaro ha l’obbligo d’agiutar a portar gli Appestati AMVC busta 487 art 7 30
AMVC busta 487 art.7. Per l’affitto della casa del Lazzaretto, vedi anche AMVC busta 426 n.6. 31 AMVC busta 487 art.7. 230
La stessa cronachetta Marcatelli riporta che il 9 Febbraio 1487 è stata concessa a fra Steffano da Napoli la chiesa di San Lazzaro et la casa32. La Congregazione dei Battuti e il Lazzaretto tra il XVI e il XIX secolo Il compito dell’assistenza affidato ai Crociferi fu ad un certo punto disatteso. Ne sono prova gli appelli che i numerosi benefattori rivolsero a più riprese al Consiglio cittadino, in cui traspare la mancata accoglienza dei bisognosi e il cattivo uso delle rendite e dei lasciti33. Questo ha comportato la cessione del Lazzaretto alla Congregazione dei Battuti, già ipotizzata dal magnifico Consiglio nella seduta del 1 Marzo 1493 per parte presa del nobile Ercole Sbarra, jurato comunale di San Lazzaro; la cessione avviene propriamente nel 1519. Il primo documento si trova nella Conachetta che raccoglie informazioni tratte dai libri delle Reformazioni della Comunità di Conegliano e porta la data del 23 Maggio 151934. Si tratta di una parte presa che sia dato il governo di San Lazzaro alla scuola dei Battuti. Il motivo di questa decisione riguarda la gestione economica: e questo per ovviar all’inconvenientia et errori che si fanno o far si possono per li giurati di San Lazzaro con l’amministration dell’entrade di detta jureria, che vengono spese alcuna volta superfluamente et in fabriche non necessarie. La Scuola dei Battuti è tenuta a soccorrere i malati in caso di peste o altra malattia, facendo tutte le spese necessarie secondo delle disposizioni che saranno decise con condotta che detta scuola sia tenuta et in tutte l’occorrenze di peste et morbo, far tutte le spese occorrenti per detta causa secondo li Capitoli che saran fatti. Si prevede per il momento che essa Scuola sia obbligada ogni anno il giorno di San Lazzaro far dir 5 messe in essa chiesa secondo il consueto che sia tenuta provveder e soccorrer con tutti li mezzi possibili sì del viver delli maladi, infermi e di stabilire i luoghi di degenza, di cura e di sepoltura i luoghi da star come farli medegar o pure sepelir, come richiederà il bisogno.
32 Tomasi,
parlando della chiesa di Santa Caterina, cita lo stesso pre Stefano da Napoli, come officiante all’ospedale (quale?) nel gennaio 1525. Probabilmente si tratta invece del Lazzaretto. in: G. Tomasi, La Diocesi di Ceneda Chiese e uomini dalle origini al 1586, Vittorio Veneto 1998, vol.1, p. 205. 33 A. Barzaghi, M.R. Nevola (a cura di), Le chiese di Conegliano, Conegliano, 2006, pp. 53-54. 34 AMVC busta 487 art. 7. 231
Il 3 Luglio 151935 la veneranda Scuola dei Battuti, riunita super sala more solito accetta la proposta fatta dai deputati della Comunità di Conegliano di rendersi proprietaria e amministratrice della Zureria di San Lazzaro, ritenendo che la cosa possa essere utilis et valde proficua ipsi schole, que omnibus temporibus ipsius pestis est refugium et solamen miserabilium personarum patientium morbum ipsum, aut suspectum et temporibus suspectis. La Scuola può disporre e dispensare in quell’Ospizio le rendite di cui esso dispone, così come dispensa e dispone delle proprie. Per obviar alli inconvenienti potesse occorrer si stabilì che la Scuola (come già visto nel documento precedente) era obbligata ogni anno, nel giorno di San Lazzaro, a far celebrare cinque Messe nella chiesa del Lazzaretto. I Battuti erano tenuti e obbligati, ogni volta che sarebbe comparso il morbo pestifero, quod Deus avertat, a provvedere gli infermi con tutti i mezzi possibili di alloggio, medico, medicine e assistenza, sia corporale che spirituale, facendo quindi confessare e seppellire. La Scuola doveva, a proprie spese, tenere in conzo e colmo la chiesa e tutte le fabbriche annesse, e non poteva licenziare dalle case e dalle terre di proprietà del Lazzaretto gli affittuali, se non al termine delle locazioni. Inoltre i Gastaldi della Scuola non dovevano avere facoltà di vendere o dare a livello i beni stabili della Zureria. Scrive Giambattista Coderta nel 158836 a proposito dei Battuti di Conegliano: vi è la Scuola di Santa Maria dei Battudi riccha de ducati quattro mille d’intrada. Questa fraia retta, et molto ben governata dal numero di XXXI (trentuno) elletti di tutto il numero delli homeni di quella di circa 400, si po’ veramente chiamar madre de’ poveri, perciochè del continuo aiuta, et sostiene tutti li poveri vecchi, li strupiati, li putti piccoli, li infermi, le done di parto bisognose, et in summa in ogni occorrente bisogno de’ poveri soviene a loro del tutto, fa sepelir li poveri che morono facendoli far le essequie, marita ogn’anno dodeci donzelle povere della terra, et in tempo de penuria come è stato il presente anno 1588, et il precedente, per mesi sette continui per tre volte in settimana ha dato un gran pane per testa a tutti li poveri d’ogni sesso della terra. 35 Cfr. V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo, Conegliano 1904, p. 34. 36 Giambattista Coderta, Dell’origine, fatti et antiquità della terra di Coneiano, 1588 in: G. Fossaluzza, Gli affreschi della Scuola dei Battuti di Conegliano, Conegliano, 2005 p. 213. Lo stesso documento risulta presente come manoscritto anonimo del 1588 in AMVC busta 488, fasc. 1 pp. 7-8.
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Sulla parete di fondo del sottoportico del Duomo di Conegliano, già chiesa di Santa Maria Nuova dei Battuti, compaiono varie iscrizioni dipinte entro incorniciature ovali. Quella riportata nella foto si trova alla sinistra del portale e sintetizza l’attività della Congregazione dei Battuti così come è stata anche descritta dal Coderta.
Sopra il simbolo dei Battuti si leggono queste parole: PAUPERIBUS, AEGROTIS, PEREGRINANTIBUS, ET PESTE LANGUENTIBUS HOSPITIUM PIA MATER HAEC PRAEBET S[ANCTA] M[ARIA]
Questa pia madre, Santa Maria dei Battuti, porge ospitalità ai poveri, agli ammalati, ai pellegrini e ai colpiti dalla peste37. Sono numerose le epidemie di peste riportate nei documenti d’archivio; nell’Archivio di Stato di Venezia, Fondo Provveditori alla Sanità, si segnala la sua presenza nel territorio trevigiano fino al primo decennio del 170038. Bisogna comunque tener presente che la peste non si presenta37 Per la Scuola dei Battuti di Conegliano si segnala Vita e idealità della Scuola dei Battuti, “laica” e “non sottoposta ad alcun ecclesiastico” in: G. Fossaluzza, Gli affreschi della Scuola dei Battuti di Conegliano, Conegliano, 2005, pp.17-35. 38 A titolo indicativo segnalo queste date che riguardano le epidemie di peste che hanno colpito Conegliano e/o il suo Territorio, ricavate dai documenti d’Archivio e da diverse pubblicazioni. L’elenco non è certamente esaustivo, tenendo conto anche del fatto che non sempre le fonti usate sono concordi.
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va in modo omogeneo neppure all’interno di uno stesso paese o città. Le professioni più esposte erano quelle a diretto contatto con gli appestati, quali potevano essere i preti confessori o curanti, i membri delle confraternite, i becchini e i seppellitori (pizzigamorti), i notai che andavano a raccogliere i testamenti, gli agenti municipali e naturalmente i medici e i chirurghi. C’erano però altre professioni che erano invece a diretto contatto con i topi, soprattutto mugnai, macellatori e macellai, talmente esposti al morbo che le loro strade erano spesso in quarantena. Nell’Allegato sono riportate le foto dell’Estimo della Scuola de’ S. Maria de Battudi delli beni posti nella terra, Borghi et Terr.o de Coneian diviso nelle Massarie infr.te […] Massaria dell’Hospedal de S. Lazaro – 156939. Il documento cita tutti i beni immobili della chiesa di San Lazzaro e del Lazzaretto nella città di Conegliano e nel territorio circostante. Interessante è soprattutto l’ultima pagina del documento, in cui è elencata la Spesa ordinaria che è obbligata far ogni anno la Scuola in detta Massaria dell’Hospedal de S. Lazaro ad Honorem Dei40. Qui si precisa che, in caso di peste, la Scuola dei Battuti è tenuta al mantenimento del Cappellano, del medico, dei Pizzigamorti e degli appestati, cosa che comporta una spesa notevole, tenendo conto anche che il Lazzaretto con le terre annesse deve essere immediatamente liberato dall’affittuario, perdendo in tal modo i soldi della locazione. Oltra la obligation si ha venendo occasion di peste di mantener Capellan, medico, Pizzigamorti et li apestadi, per il che si spende grossa summa de dinari41, et sopra ciò si deve haver gran consideratione, e mas1348, 1359, 1360-61, 1363, 1381, 1393, 1423, 1437, 1447, 1464, 1476, 1478-80, 148485, 1489, 1498, 1510-1511, 1527-28, 1532-33, 1536, 1552, 1555-1556-1557, 1564, 1575-77, 1588, 1598, 1630-1631, 1682, 1710. Per quanto riguarda la peste del XVI secolo in Veneto, si rimanda allo studio di A. Del Fiume, Medici, medicine e peste nel Veneto durante il secolo XVI, in: ARCHIVIO VENETO, V serie n. 151, CXVI 1981 pp.33-58. 39 AMVC busta 426 fascicolo 5. 40 Et primo si da a m. pre Batt.a di Munari Cappellan all’hospedal per suo salario for.to vino orne … Contadi ducati otto oltra la casa della sua habitazion A Noc.o Zoccoler Prior all’Hospedal vino orne... Legna carra vintiquattro, oio lire dodese, sale calura una, oltra la casa lui abita et doi pezze de terra ch’egli gode una in Costa l’altra in Collalbrigo sopra dette Al Reverendo vicario di Ceneda per solita pensione et censo sol vinti Alli portadori delli bastardi formento stara cinque e mezo vino orne cinque conzoli dui. Il giorno di S. Lazaro per obligation si fa dir nella chiesa de San Lazaro messe cinque si spende lire doi. Al Massaro delle p.nte Massaria lire cinquanta.. 41 A proposito delle spese affrontate in tempo di peste, il 3 Novembre 1630 la città di Conegliano stabilendo una serie di operazioni per far fronte all’epidemia, chiarisce che perché le predette operazioni non possono essere ridotte a perfezione senza il principale instrumento, che è il dinaro; doveranno li Sig.ri Provveditori avere autorità di levar di234
sime che venendo occasion di peste non si traze uttilità alcuna delle case et terre affittuate a madona Camilla de Rigo, essendo ella in tal caso obligata a relassarle et no finita la locatione per farsi lì il Lazaretto.
1569: obblighi per la Congregazione dei Battuti in caso di peste - AMVC busta 426 fascicolo 5
Sempre in riferimento al Lazzaretto, si parla anche della chiesa dell’Hospedal con case cortivo et orto ad uso del Prete dell’Hospedal, Prior et poveri viandanti42. Nel Sommario della parti, et ordini Che prescrivono il modo di governare la Veneranda Scuola de’ Battuti di Conegliano Coll’aggiunta di un nuovo decreto dell’Illustriss., et Eccellentiss. sig. Girolamo Gradenigo Delegato dell’Eccellentissino Senato43, per quanto riguarda l’affitto del Lazzaretto nei tempi in cui non c’erano pestilenze, si raccomanda che sia fatto deposito di Ducati vinticinque all’anno giusta le Leggi d’essa Veneranda Scuola, e aggiunto al medesimo l’entrata, che si ricaverà annualmente dall’Affittanze del Lazzaretto, quale intendiamo, che resti sempre affittato, quando insorgesse occorrenza de sospetti di male contaggioso, per quali avesse a valersene d’uso Lazzareto per pubblico benefizio, restando proibito disponer del denaro, come sopra depositato, se non nei casi espressi dalle Parti 1547. 9. Febraro. nari del Pubblico, etiam del Fontico, e Donativo, con obbligo di reintegrarlo dotto obbligatione della Magg.re Comunità, e di aver dinaro in qual si voglia maniera o modo che da essi sia giudicato più espediente, obbligando questo Comune per cauzione di chi darà prestanza […] AMVC busta 562 n. 18. 42 AMVC busta 426 fascicolo 5. 43 Sommario della parti, et ordini Che prescrivono il modo di governare la Veneranda Scuola de’ Battuti di Conegliano Coll’aggiunta di un nuovo decreto dell’Illustriss., et Eccellentiss. sig. Girolamo Gradenigo Delegato dell’Eccellentissino Senato, Venezia, 1682, p. 16 – AMVC busta 426. 235
Sommario della parti, et ordini Che prescrivono il modo di governare la Veneranda Scuola de’ Battuti di Conegliano Coll’aggiunta di un nuovo decreto dell’Illustriss., et Eccellentiss. sig. Girolamo Gradenigo Delegato dell’Eccellentissino Senato. – Venezia 1682, p. 16 AMVC busta 426
Buona parte dell’archivio della Scuola dei Battuti purtroppo è andato disperso e distrutto durante il primo conflitto mondiale44. Non esistono più gli antichi Statuti della Scuola dei Battuti di Conegliano, ma non esistono neppure gli Statuti del Lazzaretto che diano notizie sulla sua gestione. Molto importanti sono quindi le informazioni che si ricavano dagli Statuti del Lazzaretto di Treviso del 148645; in alcuni casi si trova riscontro nelle notizie desunte dai documenti sulle pestilenze a Conegliano. Anche il Lazzaretto di Treviso era gestito dalla Scuola dei Battuti. Il priore aveva l’obbligo di risiedervi, quindi annotare l’ingresso e il decesso degli appestati, custodire i beni che portavano con sé, trattenerli a vantaggio del Lazzaretto dopo l’eventuale morte, bruciare gli effetti che non si potevano disinfestare e stendere l’inventario dei beni mobili dell’ospedale. Anche il Cappellano aveva l’obbligo di residenza, amministrava i sacramenti agli infermi, aiutato da altri nel periodo di pestilenza; poteva anche custodire l’inventario dei beni trovati in casa dell’appestato. 44
Per i particolari sulle pergamene della Scuola dei Battuti cfr. L. Iaia, C. Ziani, L’archivio Municipale Vecchio di Conegliano al riscontro dell’anno 2000, Conegliano, 2000 pp. 97-100. 45 L. Pesce, Gli Statuti (1486) del Lazzaretto di Treviso composti dal Rolandello in: Archivio Veneto, 112, 1979, pp.33-71. 236
I malati o venivano isolati in casa propria, come nel caso di persone facoltose, o erano portati al Lazzaretto46. A Treviso, sulla casa contagiata era posto un contrassegno. Anche il cappellano, il priore, gli infermieri del lazzaretto e i pizzigamorti dovevano portare una banderuola e suonare un campanello per farsi riconoscere. Inoltre doveva essere redatta la lista dei nomi dei morti da peste, cosa riscontrata anche a Conegliano durante l’epidemia del 1630, quando la città per meglio controllare il contagio era stata divisa in quartieri. Per ogni famiglia, di ogni quartiere, era stata stilata una lista dei morti e dei preservati dalla pestilenza.47 In ogni città c’erano punizioni severe per i pizzigamorti che avessero rubato nelle case degli appestati o rivenduto indumenti infetti. A proposito dell’isolamento in casa, in un interrogatorio condotto a Conegliano in occasione dell’epidemia del 1576, dove una famiglia era 46 I documenti qui trascritti, provenienti dall’Archivio Vecchio del Comune di Conegliano busta 562 n. 18, riportano le relazioni di due medici della Città sull’osservazione del corpo di un uomo e di una donna morti durante la peste del 1576. 1576.13. Lujo - Io Ottavio Graziano Medico in Conegliano visto il corpo di M.r Zuanne Miani qual mercore passato ad ore quatro di notte ad altra Vita doppo esser stato quatro giorni ammalato di Febre Pestilenziale, come facilmente si comprendeva per la vista dell’orina et accidenti, che mi erano narratti, da chi lo governava. Hò giudicato insieme con l’eccellente M.r Fabrizio Vezzato Medico, lui esser morto di male contaggioso, per essere il corpo restato livido, et con infiamazione nelle parti Genitali et così giudichamo et refferimo. Idem, qui supra Octavianus Gratianus 1576.14.Luglio - Io Fabrizio Vezzato sud.o visto per me il corpo di M.r Zuanne Miani per li segni sud.i che furono visti in esso et per altri che intesi dall’ecc.e sig.r Ottaviano soprascritto, giudicai et giudico quello esser morto di mal contagioso, il che maggiormente si conferma dal contagio impresso fin ora in doi Donne della sua di casa come rifferisce M.r Francesco di Salcis Chirurgo et così affermo per mio giudizio essere. Idem Fabritius 1576.24.Julii - Che Mad.a Dianora moglie di M.r Bortolo de Facchis venetiana, qual morte questa notte circa le 3 ora, sia morta di mal contagioso di peste, è stà conosciuto chiaramente da molti segni, che si sono scoperti sopra la sua Vita, cioè Petecchie Carbone sotto la mamella destra, gonfiamento di tutto il corpo, et infiamazione nelle parti vergognose; oltre l’esser morta in loco sospetto, et servato, et l’aversi vista l’urina, prima, che la morisse, simili all’urine degl’Animali Brutti et così io, Fabrizio Vezzali medico in Conegliano affermo in mio parere, riportandomi sempre a miglior giudizio. Idem Fabritius Vezzatus Io Ottavio Graziano Medico aver visto il sop.to Corpo morto, per li narrati segni, judico il medesmo che dal Sop.to M.r Fabrizio è stato tenuto, et judicato. . 47 AMVC busta 562 n. 18. Nella busta si trova anche copia della lista con i nomi dei 146 morti di peste nell’anno 1630 nella parrocchia di San Leonardo di Conegliano.
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giunta da Venezia portando la peste, si legge alla data dell’8 Luglio: fù intimado a dover stare in casa serratto con suo Padre ed altri della famiglia finchè piacerà alla Giustizia senza dar ne robbe ne dinari ad alcuno ne accettar alcuno in casa ne conversar con alcuno sotto pena della Forca48. L’ultima grande pestilenza del 1630-31 vede ancora attivo il Lazzaretto come luogo di cura o di contumacia: nel caso di cittadini di riguardo, si rimanda comunque anche alle abitazioni dei privati che vengono messe sotto sequestro. Il primo Novembre, per decisione della Scuola dei Battuti, che viene coinvolta insieme all’Ufficio di Sanità per affrontare la pestilenza (dovendo per la sua arte concorrere anco la Ven.da Scola de Battudi), è previsto che la metà dei malati siano condotti al Pubblico Lazzaretto49. Nel manifesto del Giugno 1631 (riportato nella foto a colori), il Podestà di Conegliano Marco Soranzo, ordina che cadauno che s’infermerà di qual si voglia sorte d’infirmità niuna eccettuata ò con febre ò senza, essendo nella Terra debba farsi denonciare nel primo giorno del male ad’uno delli Signori Medici, e essendo in Villa al Reverendo Piovano ò Curato, poiche questi averanno gl’ordini proprii per esseguire la pubblica intentione, non dovendo permetter che senza licenza d’essi Signori Medici, ò Piovani e Curati, alcuno entri in casa sua, ne meno esso infermo uscir di casa, intendendosi incorrer in pena tanto quelli che entreranno nella casa de gl’infermi avanti la licenza come di sopra, quanto quelli che saranno nella medesima casa, e permetteranno l’ingresso a chi sarà di fuori, ò non denonciaranno il male d’esso infermo la qual pena farà 40 giorni di contumacia, ò in casa, ò nel lazareto secondo la conditione delle persone senza la publica sovventione, e ciò ancorche il male non fosse d’alcun sospetto, ma solo per castigare la loro trasgressione, e altre ad arbitrio50. Nell’estate 1632 Bastian Mattiuzzo scrive al Podestà di Conegliano lamentandosi del fatto che è stato rinchiuso da venti giorni al Lazzaretto e per questa causa la mia famiglia riceve grandissimo danno non avendo con che sostentarsi51. Nell’Archivio Municipale di Conegliano esistono le raspe dei Processi in Matteria di Sanità celebrati nel 163252. 48
AMVC busta 562 n. 18. AMVC busta 562 n. 18. 50 AMVC busta 562 n. 18. 51 AMVC busta 562 n. 18. 52 AMVC busta 562 n. 18. 49
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Vari processi riguardano le fedi di sanità fasulle esposte ai restelli situati nelle strade di accesso alla città o l’accesso abusivo attraverso vie secondarie. In proposito è presente un processo del Giugno 1630 riguardante una fede di Sanità falsa. Essendo comparso un giovane al restello delli Reverendi Padri Capuccini, circa l’ora del vespero, un tale Zuane di Bernardin monaro da Nervesa, gli venne chiesto come mai presentava una fede di Sanità della inclita città di Venezia […] sotto il nome d’Antonio di Rossi. Il custode del restello, ricordando di aver già visto la fede, e sapendo che quello veniva da Nervesa, arrestò subito il giovane che fu mandato a processo53.
Fede di sanità della città di Venezia, intestata ad Antonio Rossi, del 11 Giugno 1630 – AMVC busta 139
La foto nella pagina seguente riguarda una Fede di Sanità in bianco, della città di Conegliano, presente nell’Archivio Municipale vecchio. Vi è stampato il leone di san Marco con San Rocco a sinistra e a destra lo stemma della città. Provisores Salutis Coneglani. Gratis. Si parte da questa città, libera, per Iddio grazia d’ogni sospetto di mal contagioso, e però si può darli libera pratica. 53
AMVC busta 139 Una volta interrogato risponde di venire da Nervesa mandato dalli servitori dell’Ecc.mo sig. Conte Ruberto Collalto a portar questa lettera all’ecc. Malvolti . Confessa alla fine di aver avuto la fede dallo stesso Antonio di Rossi dal quale teniva ordine di venir in Conegliano a portare la lettera all’Ecc.mo Alvise Malvolti. Il 13 Marzo 1631 viene bandito da questa terra e territorio Triviso, Trivisan, Ceneda et Cenedese a quindici miglia oltre li confin dintorno alli quali essendo preso abia a esser mandato sopra una galera per anni sette […] 239
C’è lo spazio per compilare il nome, l’età, il colore dei capelli (pelo) e la statura.
Fede di Sanità, Conegliano - AMVC BUSTA 412 n.3
Altre persone sono state processate per aver nascosto la malattia o aver avuto contatti con appestati senza averli denunciati. Altri ancora riguardano l’acquisto o la vendita di abiti o stoffe di provenienti da case infette.Viene denunciato anche il caso di Girolamo Corte e Zaccaria Zambenedetti, i quali nonostante provenissero da una città infetta, avevano superato il restello posto presso la chiesa di San Lazzaro e, in sprezzo e vilipendio della Giustizia e dell’Offizio di Sanità erano entrati nella Chiesa di San Martino dov’era gran quantità di popolo per udir la messa trattenendosi nonostante gli inviti del Priore ad andarsene54. Nel Giugno 1632 viene processato Agostino Fortico di Conegliano per aver nascosto la malattia di Bartolomea Graziana che poi è deceduta in poco tempo. Per questo motivo, visto lo stato di indigenza del capofamiglia il Magistrato invia al Lazzaretto tutti i congiunti. Fù terminato, che tutti della casa del Med.mo Agostino ed egli medesimo come poveri, et che avevano bisogno della Pubblica Sovvenzione, fossero mandati al Lazzaretto, stimando cosa ragionevole. Inviato il Fante alla Sanità, viene trattato con disprezzo e arroganza. Anche l’ordine di non uscire dalla casa viene disatteso il giorno seguente quando il sig. Agostino si reca da Graziani medico Fisico. Per questo viene punito e rinchiuso nel fondo di Tor54
Per quanto riguarda la peste del 1630-31 a Conegliano, si segnalano: G. Galletti, La fame e la peste del 1629-1631: il caso di Conegliano e N. Faldon, La fame del 1629 e la peste del 1630-31 in: “Storiadentro”, 5, prima serie, 1989. 240
re in Castello di Conegliano. Durante il processo però, avuto riguardo alli patimenti da esso sofferti nella lunga prigionia, e nel Lazzaretto, viene condannato solo alle spese del protocollo55. Questo documento ci conferma che anche a Conegliano venivano inviati al Lazzaretto soprattutto i poveri che avevano bisogno della Pubblica Sovvenzione, mentre gli altri facevano la contumacia isolati nelle loro abitazioni. Dai documenti analizzati risulta che in genere le multe e le pene inflitte erano molto più gravi. Spesso venivano banditi da Conegliano e territorio, Treviso Trevisan, Ceneda e Cenedese, a 15 miglia oltre li confini per anni due, in altri casi più gravi, venendo presi entro i suddetti confini siano condotti all’ora solita nel loco di giustizia ove dal ministro di quella sopra un paro di imminenti Forche siano impiccati per la gola sichè morino. C’è poi il caso curioso di Menego Polon di Lovadina, condannato in dieci carri di crode da essere per lui condotte alla fabrica della chiesa di San Rocco di questa Terra, per benefizio di essa Fabrica56. In varie città erano stati istituiti Uffici di Sanità dipendenti da quello di Venezia, che esercitava in tutti i territori della Repubblica la autorità in materia di contagio, avvalendosi della collaborazione dei Rettori. A Conegliano c’erano sei Residenti Deputati all’Officio della Sanità, che con la soprintendenza del publico rapresentante nelli tempi calamitosi di pestilenza provedono alla salute della Patria, prescrivendo regole di governo per la buona direttiva di così importante interesse57. Nel Settembre 1556 viene stabilito che s’abbia a elezzer quatro Deputati alla Sanità et che non posseno refutar, sotto pena di … 50 da essere applicadi alle spese, che per giornata occorrevano et si fanno in matteria di Sanità, e della Peste58. 55
AMVC busta 562 n. 18. A Conegliano, le prime testimonianze di dedizione a San Rocco risalgono all’epidemia del 1476. E’ a quella data che si fa risalire la costruzione di una cappella dedicata al Santo nella chiesa del Convento di San Francesco e la nascita della confraternita di San Rocco il cui Statuto fu approvato dal Magnifico Consiglio nell’Aprile dello stesso anno. Nel 1534 viene costruita la gesiola di San Rocco in un terreno sul Refosso, all’incirca sull’area in cui si trova ora la fontana dei Cavalli. E’ con la peste del 1630 che il Magnifico Consiglio destina la somma di 1000 ducati per costruire una nuova chiesa dedicata a San Rocco. Allo stessa data risale anche un voto cittadino che impegnava Podestà e tutti gli appartenenti al Consiglio di recarsi in visita alla chiesa il 16 Agosto, giorno della festa del Santo. La costruzione della chiesa si protrae per alcuni anni, tanto che nel 1636 i deputati alla fabbrica ottengono dalla Serenissima il permesso di demolire una torre del Castello e usare il materiale per la costruzione della nuova chiesa che verrà ultimata solo nel 1639. Cfr. AA.VV., Le chiese di Conegliano, Conegliano, 2006, pp. 39-41. 57 AMVC busta 487 art 11. 56
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Nel 1598 comparve anche la figura del Provveditore generale per la peste con l’incarico di sorvegliare vaste zone tra le quali rientrava il coneglianese59. Nel 1757 viene stabilito che l’incarico dei quattro Deputati alla Sanità non durava tutta la vita ma quattro anni e che ogni due anni due di loro dovevano essere cambiati. Si riporta (nella sezione delle foto a colori del Convegno) un documento del 27 Settembre 1769 con le Tariffe delle utilità per il Cancelliere dell’Officio di Sanità di Conegliano. Da questo elenco di tariffe si evincono gli ambiti di azione dell’Ufficio di Sanità della città. Questi andavano dalla tutela della salute dei cittadini alla salute degli animali, tra i quali i bovini e suini da macellazione; si occupava delle mercanzie che venivano vendute in altre città, delle licenze per la sepoltura dei morti e dei cimiteri; si occupava anche dell’ambito criminale60. A Conegliano l’Ufficio di Sanità era situato probabilmente dove si trova l’attuale palazzo municipale: risulta infatti che in loggia Comunis Coneglani, venivano lette le sentenze dei processi in Materia di Sanità, praemisso sono campana dell’Aringo et tuba61. Qui, nel 1969, durante dei lavori di ristrutturazione, è stata rinvenuta una bocca di pietra62 per Denonzie secrete in matteria di Sanita (mm. 570X375, ora al Museo Civico di Conegliano). 58
AMVC busta 562 n. 18. Il 3 Settembre 1557 furono Deputati alla Sanità per occasione de la Peste: Clemente Marcatelli e Z. Andrea Caronel. Il 27 settembre 1585 per il sospetto di Peste fù fatto un altro Provveditore alla Sanità. 59 N. E. Vanzan Marchini, I mali e i rimedi della Serenissima, Vicenza, 1995 p. 66. 60 Per avere dettagli importanti sull’azione dei Deputato alla Sanità alla fine del XVIII secolo, si rimanda al manifesto di Xaverio Da Mosto del 18 settembre 1790, anche questo presente in: AMVC busta 562 n 18.. 61 AMVC busta 562 n. 18. 62 N. Faldon, L’Archivio storico comunale di Conegliano e i vari archivi correlati, Conegliano, 1985, pp. 88-89. 242
La data scritta a matita (1774) non corrisponde certamente alla collocazione della pietra. Già dal 1511 i documenti fanno riferimento a denunce riguardanti la sanità, e in particolare un documento del 1630 cita anche la ricompensa per il denonziante63. Nel manifesto di Marco Soranzo, del Giugno 1631, già citato, in cui vengono emanati gli ordini per la tutela della salute pubblica in occasione della peste, viene previsto che poteva esser denonciato ogni trasgressore anco per vie di secretezza e guadagni il denonciante per ogni denoncia L. 50 de beni del reo se ne saranno se non delli Proclami che capitaranno in Offic. di Sanità64.
Manifesto di Daniel Balbi, Podestà e Capitanio di Conegliano, 25 Giugno 1715 – AMVC busta 562, fasc. 18
Nel manifesto di Daniel Balbi del 171565 (data comunque precedente a quella scritta sulla bocca di pietra) parla esplicitamente di denonzie secrete. Per stimolare la collaborazione dei cittadini rispetto alle rigide norme igienico-sanitarie, Venezia ricorreva spesso a questo sistema, e le bocche di pietra per denunce in materia di sanità vengono aperte in occasione delle grandi epidemie di peste, sia in città che in terraferma66. 63
AMVC busta 562 n. 18. AMVC busta 562 n. 18. 65 AMVC busta 562 n. 18. 66 Le bocche di pietra per denunce segrete sono diffuse in tutto il territorio della Serenissima. Potevevano riguardare le denunce contro l’usura, il contrabbando, i trasgressori 64
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Nel Dicembre 1712 si ripresenta lo spettro della peste, in Austria, ai confini della Serenissima. Per questo vengono allertati gli Uffici di Sanità, affinchè siano dirottati verso il Lazzaretto per le Contumancie di giorni quaranta, tutte le persone provenienti dalle terre oltre i confini della Repubblica di Venezia67. Analogamente il Podestà e Capitanio di Conegliano Daniel Balbi, il 25 Giugno 1715, vista la pestilenza segnalata in Moravia, Baviera e Stiria, ordina che coloro che provenivano da paesi banditi o sospetti quali tutti con le merci se ne havesser, Cavali e altro, doveranno esser mandati al Lazeretto, per darne conto al sudetto eccelentissimo Magistrato di Venezia68. Il progetto per un nuovo Lazzaretto L’ultima grande pestilenza che si verifica in Europa è quella di Marsiglia del 1720-1722. Ancora non si conoscono le cause del morbo: si ritiene che l’aria sia il più probabile mezzo di trasmissione dell’epidemia; non rimane altro mezzo che farla attraversare da aria pura. Il Lazzaretto costruito nel 1700 dovrà essere dunque il dispositivo, lo spazio strutturato in modo che questo scontro tra esalazioni e flussi di aria pura possa dissolvere le sostanze corruttrici. Sarà costruito dunque secondo il principio della circolazione d’aria, come è il caso dei Lazzaretti fondati o ristrutturati tra la metà del XVII e la fine del XVIII secolo69. Anche a Conegliano intorno al 1730 si pensa di costruire un nuovo Lazzaretto. L’8 Febbraio 1730 La Scuola dei Battuti prende Parte alla supplica dei Padri Domenicani del Convento di San Martino70 con la quale dimandano di cambiare lo stabile del Lazaretto et terra annessa contigua di pane e farina, i delinquenti, il dazio del vino, i ministri, curiali, prepotenti, banditi e loro fautori, i bestemmiatori e irriverenti alle chiese, i danneggiatori dei boschi ecc. A Serravalle, nel Museo del Cenedese esiste una bocca con epigrafe senza maschera che riporta la scritta: DENONTIE SECRETE PER /VIA D’INQUISITIONE /CONTRO LE TRASGRESSIONI AL PARTITO DEL TABACCO. Sull’uso delle bocche di pietra per le denunce segrete nella Repubblica di Venezia cfr. P. Preto, Persona per hora secreta, Milano, 2006, e P. Preto, I servizi segreti di Venezia, Milano, 1994; P. Preto, Lo spionaggio sanitario, in: Rotte mediterranee e baluardi di sanità. Venezia e i lazzaretti mediterranei, a c. N. E. Vanzan Marchini, Milano 2004, pp. 69-73. 67 AMVC busta 562 n. 18. 68 AMVC busta 562 n. 18. 69 P. Morachiello, Howard e i Lazzaretti da Marsiglia a Venezia: gli spazi della prevenzione in: Venezia e la peste, Firenze, 1980, pp. 157-164 a. 244
alla chiesa di S. Martino con altro stabile nel colle di S. Lorenzo possesso da esso monastero supplicante71. I Domenicani essibiscono il luoco di S. Lorenzo essistente nelle Cerche di questa città, in cui si obbligano di fabbricare a tutte loro spese un Lazaretto in conformità del Modello e Dissegno presentato ai Battuti. S’obligano a dar tanta di terra a pertica, quanta equivaglia la quantità del recinto del Lazaretto attuale. Per il campo con Rivali annesso al Lazaretto di ragione dei Battuti non dissentono sia fatta seguire da essa Veneranda Scola una stima di detto terreno perché a misura della stima stessa fatta, s’obligan essi Padri di dare altretanta terra in S. Lorenzo. I Domenicani promettono di circondare di muri il recinto del Lazaretto novo che dovranno construire. I pilastri e cantoni della fabrica nova doveranno esser fatti ò di pietre cotte ò di pietre vive. La chiesa essistente in detto colle col titolo di S. Lorenzo doverà restare in piena libertà, et dominio della Scola. S’obligano li Padri transferire l’altare di S. Lazaro essistente nella chiesiola al Lazaretto, in quella di S. Lorenzo con le ferrate, et Banchi, che si attrovano. Restando espressamente di chiarito che li Padri Domenicani non possano metter mano à dar principio à demolire il Lazaretto se prima non haveranno intieramente et perfettamente stabilito il nuovo in S. Lorenzo72. La supplica dei Padri Domenicani venne approvata dalla Scuola dei Battuti e dal Consiglio comunale. Il decreto governativo di autorizzazione fu emanato nel Dicembre 173273. Ma il nuovo Lazzaretto non fu mai costruito. 70 I Domenicani si erano insediati nel convento di san Martino dopo la soppressione dei Padri Crociferi. Essendo stato nel 1665 conceduto questo Convento, Chiesa quali erano allora e li due Oratotii di s. Giovanni e s. Lorenzo alla nostra congregazione con decreto di M. Nunzio Altoviti e dell’Ecc.mo Senato, entrarono i nostri Padri in possesso de medesimi li 17 Luglio del medesimo anno cum onere et onore. ASTV, CRS, Santi Martino e Rosa di Conegliano, b. 1. 71 La supplica dei Domenicani viene letta e votata nell’adunanza del magnifico Consiglio il 23 Marzo 1730. In questa era stata presentato un disegno che prevedeva oltre al Lazzaretto, una casetta separata per l’abitazione di un guardiano. V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo, Conegliano 1904, p. 34. 72 AMVC busta 415 n. 4. 73 Il decreto fu emanato il 13 Dicembre e nella seduta consigliare del 28 Dicembre 1732 vennero eletti tre deputati per stipulare il contratto e sorvegliare i lavori del nuovo Lazzaretto. cfr. V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo, Conegliano, 1904, pp. 34-35.
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Il Lazzaretto alla fine del Settecento Fino alla metà del XVIII secolo, Conegliano, così come Ceneda, Serravalle e Oderzo ebbero ospizi e non ospedali. Ne fa fede una relazione del 1744 indirizzata dal vescovo Lorenzo Da Ponte alla Santa Sede, che riguarda lo “stato della Diocesi di Ceneda”. Al capitolo VII si legge: Hospitalia cum nulla sint in diocesi pro infirmis, visitamus hospitia pro Peregrinis (dal momento che in Diocesi non vi sono ospedali per malati, abbiamo visitato gli ospizi per pellegrini), in quibus maximam satagimus curari munditiem, maresque cavemus non lecto tantum, sed loco cubare discreto, et si quis infirmetur interea, diem tertiam ad infirmi Peregrini accessu mandavimus non excidere, quin Sacramentis Poenitentiae, et Eucharistiae reficiatur. Morbo tamen intra triudum ingravescente spiritualia iussimus praematurari praesidia. L’ospedale di Conegliano nasce nel 1791, dopo che dal 1783 era stato deciso di trasformare l’Ospizio di Santa Caterina in “Nosocomio per i poveri infermi della città.”74 Domenico del Giudice nelle “Memorie di Conegliano. 1771”75 descrivendo la città parla anche del Lazzaretto: Vi sono pure due Ospitali l’uno di S. Catterina per li Pellegrini eretto già dall’Egregio Uomo Messer Francesco Marcatelli Medico, c’abitava in Firenze nell’anno 1401; e sottoposto alla Scola de’ Battuti, l’altro di S. Giovanni per Donne povere, ed un commodo Lazzaretto, ciascuno colla sua Chiesa. L’edificio, come tutte le terre e i fabbricati che erano ancora gestiti dalla Scuola dei Battuti, continuava ad essere affittato, tanto che nel 1788 risultano presenti nel Lazzaretto circa 20 persone. Secondo quanto scrive il Botteon, negli anni di passaggio delle truppe austriache e francesi per concessione della Scuola dei Battuti il Lazzaretto fu adoperato al servizio militare, come magazzino di legna e fieno e nel Marzo 1799 sembra fosse servito per gli ammalati dell’arma Cesarea76. 74 N. Faldon, L’Archivio storico comunale di Conegliano e i vari archivi collaterali, Conegliano, 1985, p.89. 75 Pubblicato in: L. Baldissin Sonego, Domenico del Giudice: Memorie di Conegliano. 1771 in: STORIADENTRO – Conegliano dal mito alla storia – Nuova serie n. 5, 2008, pp.321-372. Si tratta della trascrizione del manoscritto n. 1061 conservato presso la Biblioteca Civica di Treviso. 76 V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo, Conegliano 1904, p. 35.
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Un documento del 12 Dicembre 1796 cita il Lazzaretto a proposito della sepoltura di soldati austriaci morti in seguito agli scontri avvenuti nel territorio intorno a Conegliano. Essendo le strade piene di neve e di ghiaccio, resosi per gli stessi riguardi impraticabile la salita al Castello, si ordinò da questo Nobili Signori Provveditori di Salute l’escavazione di buca profonda nel così-detto Lazzaretto dove si vanno depositando colle debite precauzioni i cadaveri degli estinti soldati, che compirono nella decorsa settimana il numero di dugento trenta cinque77. Il XIX secolo si apre con un passaggio di proprietà del Lazzaretto, dopo tre secoli di gestione da parte della Congregazione dei Battuti. Nel 1807, per decreto napoleonico, la Scuola di Battuti fu convertita in Congregazione di carità78. Passarono così sotto la sua proprietà e amministrazione tutti gli istituti pii cittadini tra i quali il Lazzaretto79. Il Lazzaretto e gli Ospizi per colerosi nel XIX secolo Nel corso dell’Ottocento oltre alla gestione del Lazzaretto, cambiano molte altre cose. Si parla nuovamente della necessità di luoghi di degenza, non più per la cura e contumacia per le epidemie di peste, ma per una nuova 77
ASVE Provveditori alla Sanità, Lettere ai Provveditori, busta 524. Nel 1806 Napoleone, con il decreto del 25 Aprile, ordinava che in conformità alle leggi generali del Regno i beni delle Scuole e delle Confraternite venissero avocati al Demanio e che i legati pii, e in generale tutti i pesi inerenti ai beni incamerati, dei quali fosse riconosciuta utile e conveniente la conservazione a favore del culto, della beneficenza e della pubblica istruzione, passassero a carico dello Stato. Lo stesso Napoleone il 26 Maggio 1807 firmava il decreto di proibizione in tutto il Regno delle Confraternite, delle Congregazioni, delle Compagnie e di tutte le società religiose laicali, eccettuate le Confraternite del Santissimo e le istituzioni finalizzate alla pubblica beneficenza e alla istruzione. Nel decreto del 18 Giugno 1807 ordinava che fosse riunito in un solo ente morale chiamato Congregazione di carità, l’amministrazione di tutti gli ospitali, dei luoghi pii, dei lasciti e fondi di beneficenza pubblica di qualunque natura e denominazione. Con il decreto del 21 Dicembre 1807 gli oggetti di beneficenza pubblica passarono nelle attribuzioni del Ministro dell’Interno e i Comuni furono chiamati a supplire ai bisogni degli ospitali, orfanotrofi, conservatori di esposti, istituti elemosinieri. Tutti i beni spettanti agli stabilimenti ed istituti citati furono dati in amministrazione ad un corpo morale, nuovamente istituito, composto da un certo numero di probiviri e distinti cittadini del relativo Comune, chiamato anch’esso Congregazione di carità. V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano Studio storico amministrativo, Conegliano 1904, pp. 3-5. 79 V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo, Conegliano 1904, pp. 3-5. 78
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malattia che si sta diffondendo velocemente anche grazie ai nuovi mezzi di trasporto a vapore e ai contatti con l’India. Intorno al 1831 si presenta infatti la necessità di allestire un Lazzaretto in vista delle epidemie di colera che, provenienti dall’oriente, stanno dilagando nell’Europa centrale e nella capitale dell’Impero. In due circolari della Regia Delegazione della Provincia di Treviso dell’Ottobre 1831 si prescrive che in tutti i Comuni più popolosi dovessero esistere uno o più Lazzaretti pel ricovero e cura principalmente de’ miserabili, con capacità ricettiva ragguagliata al 2 per cento della popolazione, raccomandando però di ridurre al minimo le spese per l’allestimento dei Lazzaretti.
Avviso della Commissione di Sanità e di Beneficenza della città di Conegliano, 1831 - AMMC sez. B busta 303
In un manifesto di Conegliano dell’Ottobre 1831 si legge che Le pubbliche autorità si stanno occupando della riparazione e preparazione di un Lazzaretto pel ricovero e cura degli infermi, e de’ convalescenti, e delle tante disposizioni e misure ricordate dai sanitarj Regolamenti e volute dal pubblico bene80. In questo caso non si tratta però del ‘vecchio’ Lazzaretto. 80 AMMC
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sez. B busta 303 fasc. 2 – 10 ottobre 1831.
La Commissione Politico Sanitaria, facendo riferimento alla circolare citata sopra, decide infatti di disporre lo apprestamento del locale del Corpus Domini ad uso Lazzaretto per gli ammallati di cholera orientale preparando due sale nell’ex convento colle viste della maggiore economia in quanto alli restauri81. Il ‘vecchio’ Lazzaretto cambia da questo momento la sua funzione. Le famiglie povere nel Lazzaretto Nel Settembre del 1831 viene proposto di concentrare in altro locale più ampio le miserabili famiglie al tempo ospitate in case di proprietà dell’Istituto Pio, in diverse parti della città, in locali fatiscenti e in condizioni igieniche, morali e di sicurezza, estremamente precarie. Il locale proposto dal Pio Istituto a ricovero di questi miserabili è il così detto Lazzaretto di proprietà dell’Ospitale Civico di Conegliano82 Nel frattempo il Regno Lombardo Veneto allerta e informa le autorità cittadine sui pericoli riguardanti il colera e i metodi per affrontarlo. Sono varie le circolari e il materiale stampato che circolano già dal 1831 e che saranno sempre più numerosi in occasione di ogni epidemia di colera. Uno dei primi provvedimenti riguarda la questione dei poveri e dei questuanti. Ancora ai tempi delle pestilenze, nei territori della Serenissima venivano isolati o cacciati perché erano ritenuti la causa o il veicolo primo della malattia83. Di fronte al pericolo del colera, nel 1831, le autorità di Conegliano pensano da una parte di concentrare e controllare le famiglie indigenti all’interno del Lazzaretto, per rendere meno facile l’invasione del morbo asiatico, e dall’altra di sorvegliare i mendicanti. Fanno quindi redigere un elenco dei poveri questuanti veramente bisognosi presenti in ogni parrocchia e residenti da tempo, ai quali viene fornito un apposito segnale da essere sempre portato in città con cui potranno essi liberamente questuare nel Circondario di questo Comune, mentre tutti gli altri che ne saranno privi, verranno espulsi a mezzo della pubblica forza, e condotti al Comune cui appartengono84. 81 AMMC
sez. B busta 303 fasc. 2 – circolare n. 1900, 24 ottobre 1831. L’ex Convento del Corpus Domini si trovava nelle vicinanze della Chiesa di San Martino, quasi a dirimpetto del Lazzaretto. Il locale era di proprietà del Regio Demanio. Viene deciso che il luogo di seppellimento sarà dalla Commissione determinato nel luogo più possibilmente prossimo al locale del Corpus Domini.. 82 AMMC sez. A busta 410 fasc. 1. 83 Per quanto riguarda la gestione dei medicanti a Venezia, si rimanda in particolare ai numerosi studi di Nelli Elena Vanzan Marchini. 249
Dall’elenco nomenclativo dei poveri ricoverati nel Lazzaretto di proprietà del Patrio Ospitale, compilato il 5 Maggio 183285, risultano ospitate 121 persone di cui intere famiglie, composte anche da 6 o 7 persone. Nel Settembre 1831 viene stabilito che il Lazzaretto verrà sorvegliato da un custode scelto dalla casa Pia con domicilio nel luogo. Sarà cura dell’autorità politica impiegare le misure di correzione e rigore che si presenteranno a causa della condotta indisciplinata degli ospiti; toccherà al parroco di San Martino vegliare sulla condotta morale dei ricoverati. Gli ospiti sono tenuti a rientrare prima del tramonto e non potranno uscire prima dell’alba. Inoltre il Direttore e Amministratore del Pio Ospitale sono tenuti almeno una volta alla settimana a visitare il Lazzaretto e correggere ogni mancanza minacciando i colpevoli da esclusione dal benefizio. In realtà, nel Luglio 1832, a pochi mesi dal trasferimento delle famiglie, emergono seri problemi di ordine pubblico. Con novità d’esempio si raccolse indistintamente individui d’ogni età e d’ogni sesso, mescolando persone di buona condotta a gente rotta ad ogni eccesso vizioso. In ogni ora del giorno e della notte c’è l’ingresso e l’uscita liberi per chiunque. Ivi il vizio più turpe alligna, germoglia e cresce a dismisura con infinito scandalo di tutti. Nel Lazzaretto le bestemmie e i disordini dell’ubbriachezza e del ladrocinio sono assidui. Questi disordini sono destinati ad acuirsi per la vicinanza alla Caserma in cui, di lì a poco, alloggeranno non più truppe di passaggio, ma una guarnigione stabile. Necessita quindi un controllo e una cura spirituale, e anche per volontà del Vescovo viene auspicato che ci sia un sacerdote stabilmente presente nel Lazzaretto; il parroco della chiesa San Martino dovrà limitarsi a tenere il registro delle nascite e delle morti. Ma la cosa non si risolve e nel Novembre dell’anno successivo si parla di un elenco di persone che devono essere escluse dal caritatevole asilo del Lazzaretto86. 84 AMMC sez. B busta 303, ref VII, fasc. 2 - Circolare a tutti i Parrochi del Comune n. 1729, 27 Settembre 1831. Il contrassegno che veniva dato si trattava di una Marca di latta che dovranno sempre tener appesa al petto, o cucita sul vestito in luogo visibile. Questa Marca è di figura ovale con una Croce impresa nel Campo e sopra un numero romano progressivo. Questo numero corrisponde al nome del portatore iscritto nello Elenco appositamente. Veniva proibita la questua ai non muniti della Marca e ai Forestieri. Nell’elenco dei poveri ammessi alla questua si trovano i nomi e i soprannomi di 144 questuanti, l’età e la parrocchia di provenienza. Molti di loro sono bambini anche di tenera età. AMMC sez. B busta 303, ref VII, fasc. 2. 85 Il trasferimento delle famiglie povere al Lazzaretto avviene proprio in quella data. 86 AMMC sez. A busta 410 - circolare n. 1649 del 9 Novembre 1833. Da altri documenti di evince che si tratta dei coniugi Biondo.
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Emerge prepotente dal 1834 il caso di Cecilia e Marianna madre e figlia Zambenedetti, tanto più che la condotta di questa si rese maggiormante turpe, riprovevole, e scandalosa che non era in passato e perciò immeritevole dell’asilo in quel stabilimento ove per le ree sue abitudini si è resa oggetto di tanto male e di grandi disordini, gran parte de quali possono senza esitanza cagionarsi al punibile abbandono di una madre se non cattiva, almeno imbecille, che lasciò irreflessiva trescare amorosamente la pur anco tenera fanciulla, divenuta in poco tempo maestra di iniquità87. La sua condotta porta più di una volta alla decisione dell’Autorità di allontanare la ragazza e la madre, seguita dalla promessa di redenzione e dalla supplica di revoca della punizione. Sono numerose le lettere di denuncia per la sua immoralità88 fino al Settembre 1836, quando passa a felice connubio e cessa quindi il motivo di occuparsene89. Ma lo scandalo destato dagli ospiti del Lazzaretto divenne soggetto di maggiore osservazione allora quando si apriva al pubblico transito la nuova strada detta di San Giuseppe e che il locale fino ad allora isolato a lontano dagli occhi della moltitudine rimaneva esposto alla vista di cittadini e forestieri transeunti e più ancora colla istituzione del Mercato e con la contemporanea introduzione di un esercizio di Osteria90 resa necessaria dalla frequenza dei concorrenti91. Affacciavasi proficua contemporaneamente l’idea di utilizzare di quel vasto stabile ed annesso recinto per ampliare il sempre crescente mercato settimanale dei bovini 87
AMMC sez. A busta 410– circolare n. 332 del 13 Marzo 1834. In realtà le Zambenedetti non lasciarono il Lazzaretto, come fecero invece Lotti madre e figlia e Sadoch (?) Angela. Biondo dà poca lusinga di conversione alle sue violenze e bestemmie. Cessa il motivo di allontanamento della famiglia Dal Misier (?) perché il capo di essa, scandaloso, bestemmiatore ed ubbriaccone è passato all’altra vita. AMMC sez. A busta 410– 5 Ottobre 1834. 88 Nella lettera inviata dal Cappellano del Lazzaretto al Direttore, viene denunciata ancora una volta la condotta di Marianna Zambenedetti, abitante in questo Lazzaretto, troppo nota al pubblico per scandalosa sua morale condotta, porge anche di presente al giovinetto Cuchet, che vivesi, com’ella sà, nella medesima stanza, occasion prossima di rovina spirituale, accogliendovi essa particolarmente di notte, chiunque brava sventuratamente dissetarsi al vituperosissimo calice di Babilonia. AMMC sez. A busta 410– lettera senza data firmata da don Antonio Dal Pozzo Cappellano. La lettera di risposta del Direttore dell’Ospitale Civile (29 gennaio 1835) prende atto di quanto letto e delle numerose voci che gli giungono sul conto della ragazza e ordina l’allontanamento immediato della giovane con una somma di 20 lire per trovare altro alloggio. 89 AMMC sez. A busta 410– circolare n. 181 - 31 Ottobre 1836. 90 Il sig. Antoni Silan prende in affitto (per un anno e mezzo) un angolo del cortile del Lazzaretto per porre una baracca coperta a coppi con porta e finestra, ad uso osteria fin dall’ Aprile 1846. Dovrà aprire solo di giorno e durante il mercato. 91 AMMC sez. A busta 537 fasc. 1. 251
che si tiene su quella piazza attigua e per procurare tutti i comodi di stallaggio, osteria, caffetteria, ed altri siti di ritrovo indispensabili per i contratti e destinati a separare le varie classi dei commercianti in luoghi più o meno adatti alle loro abitudini. Nel 1850 iniziano le pratiche per l’acquisto del Lazzaretto a canone enfiteutico, da parte del Municipio di Conegliano, dalla Direzione del Pio Spedale92. A questa data risultano ricoverati 106 poveri di cui 14 vecchi93. 2 marzo 1850 – Da parecchi anni la casa di beneficenza detta il Lazzaretto ove stanno a gratuito ricovero molti poveri della città, in forza di non frenabili abusi e d’intrusioni è divenuta un asilo di turpitudine e di sudiciume. Dacché inoltre fu trasportato sull’attiguo piazzale il mercato settimanale dei bovini i disordini, che prima correvano forse inosservati, ora cadono sotto gli occhi di tutti onde la pubblica moralità e l’igiene reclamano la soppressione di quel ignominioso ricetto. La Direzione dello Spedale proprietario dello stabile in discorso, più volte in addietro aveva tentato riparare allo scandalo mediante l’espulsione dei ricoverati più demeritevoli, e con altri mezzi di repressione ma riusciva inutile, o con esito incompleto, […] ché senza il continuo soccorso della forza pubblica, e senza un grave dispendio non poteva conseguire certamente l’effetto desiderato. Gli inconvenienti suesposti tante fiate rimarcati dall’autorità sanitaria e dai parrochi della città formarono particolarmente l’attenzione del R. Medico Provinciale e della igienica Commissione istituita per ordine superiore al momento in cui menava stragi il Cholera. Per questo nel Settembre 1849 fu determinato che i due ricettacoli dei poveri, cioè il Lazzaretto e la Casa del Cristo, esser dovessero immediatamente soppressi94. Il 12 Gennaio 1852 vengono sgomberate 33 famiglie dal Lazzaretto; 9 famiglie risultano ancora nei locali. Liberato infine il fabbricato, nel Maggio 1853 si parla della definitiva demolizione del Lazzaretto e della casa annessa.
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Il 15 Giugno 1850 viene stilata la proposta di acquisto da parte del Comune di Conegliano, a canone enfitatico, dalla Direzione del Pio Spedale del locale detto Lazzaretto al doppio scopo di togliere da quel solo centro tanti poveri ivi ammassati, e di utilizzarlo a vantaggio del Mercato dei Bovini. AMMC sez. A busta 537 fasc. 1. 93 Per 20 persone viene chiesto un accordo con il sig. Morlenghi di Ceneda per affittare una casa nel ghetto. 94 AMMC sez. A busta 537 fasc. 1. 252
Il primo documento, del 5 Luglio 1851, fu fatto affiggere a Treviso, Ceneda, Serravalle, Oderzo, Motta e Sacile e si riferisce alla richiesta di progetti, proposte e offerte relativi all’edificio del Lazzaretto. Il secondo, del 16 Luglio 1853, si riferisce all’asta per la demolizione del fabbricato - AMMC sez. A busta 537 fasc. 1
Le descrizioni del Lazzaretto Non ci sono descrizioni precise del Lazzaretto antico. Le notizie che si possono desumere dai documenti visti ci danno un’idea non molto definita. Nel 1300 c’era una piazza o prà antistante la chiesa dove avveniva il mercato di san Lazzaro, che poi è stato spostato al Musile. Nella metà del 1400 si nomina una pezza di terra (extimationis duorum jugerum terre) coltivata a vite, prato e arativo vicina alla chiesa con casa annessa domo murata et cohoperta, (il Lazzaretto), posta tra la via comune, la terra di un privato, il Monticano e il cimitero del monastero di San Martino. Tra i possedimenti della Scuola dei Battuti, risulta esserci dal 1519 la chiesa di san Lazzaro, con la casa del Lazzaretto e terra annessa. Nella metà del secolo, l’esigenza costante di avere un ricovero pronto per le epidemie di peste che continuavano a imperversare e lo stato di degrado in cui versava l’edificio, portano i Battuti a far costruire un nuovo Lazzaretto nello stesso luogo. Risulta da una copia del Libro delle Parti della Scuola dei Battuti che fu considerato che le case renonziate dal Magnifico Consiglio erano 253
in mal stato, e poco atte alle occorrenze; perciò nell’anno 1557, 19 Aprile, fu posta Parte da Vittor Peruzzi e Antonio Amigoni per la Fabrica di un nuovo Lazzareto il quale è quello, che di presente si attrova, come il Libro Parti 154995. Questo fu il Lazzaretto usato nei i tre secoli successivi. Le prime informazioni relative alla facciata esterna si trovano in un documento del 1658 dove si racconta che in occasione della peste i Restelli furono posti sotto i portici del Lazzaretto96. Nel documento della Scuola dei Battuti relativo al progetto di cessione del Lazzaretto in cambio della costruzione di uno nuovo sul colle San Lorenzo (XVIII secolo), si precisa che era annesso ad un campo con rivali e che il recinto del Lazzaretto era circondato da muri. Prevedono anche di trasferire l’altare della chiesa di San Lazzaro, definita “chiesiola”, portando via i banchi e le inferriate. Non vengono nominati dipinti o altro, né ci sono descrizioni particolari della chiesa, nelle visite pastorali. Nel capitolo per la permuta firmato tra i Domenicani e il Comune si prevedeva anche che i Padri avrebbero dovuto lasciare da una parte e dall’altra della chiesa di san Martino una strada propria e comoda ad uso pubblico per passare dal ponte a dirimpetto la loro chiesa, all’altra strada pubblica detta del Lazzaretto che conduce al monastero delle reverende madri terziarie di S. Domenico e a più parti97. Nella Mappa Von Zach relativa a Conegliano98 infatti si nota che la strada passa intorno alle mura che circondano il Lazzaretto con la chiesa di San Lazzaro, la casa del Prior e il terreno dietro ai fabbricati. Dall’elenco nomenclativo dei poveri ricoverati nel Lazzaretto di proprietà del Patrio Ospitale, compilato il 5 Maggio 1832, risultavano esserci 24 stanze che ospitavano 121 persone. Nel Settembre 1831, in occasione del riatto del Lazzaretto per l’accoglienza delle famiglie indigenti, l’ingegner Gaspare Petrovich fa una descrizione dettagliata del fabbricato. Il locale proposto dal Pio Istituto a ricovero di questi miserabili, è il così detto Lazzaretto di proprietà dell’Ospitale Civico di Conegliano che esiste fuori della Città presso la chiesa di San Martino, e nella strada che conduce al Convento del Corpus Domini da esso poco distante. Il Lazzaretto è una fabbrica regolare dal lato in quadro di metri 18.70 con cortile ne’ lati di mezzodì, levante e 95
AMVC busta 561 n. 6. AMVC busta 487 art 9. 97 V. Botteon, A. Barbieri, Congregazioni di Carità ed Istituti pii riuniti in Conegliano - Studio storico amministrativo, Conegliano 1904, p. 119. 98 Kriegskarte 1798-1805. Il Ducato di Venezia nella carta di Anton von Zach, a cura di M. Rossi, Treviso, Pieve di Soligo 2005. I rilevamenti sul territorio di Conegliano sono stati fatti nel 1801. 96
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ponente chiuso da recinto muro. Questa fabbrica a levante tiene un portico largo m. 2.52 e lungo m. 15.42 con quattro arcate in parte sostenute da pilastri. Vi sono nel pianterreno sei comode stanze bastantemente in buono stato, che occupano la parte interna della fabbrica, che hanno il loro ingresso sotto il portico, e ciascuna munita di focolaio. In fondo del portico a ponente esiste la scala di legno per ascendere al piano superiore. Il piano superiore comprende lo spazio delle stanze del piano terreno, più quello di due portici un muro di divisione dal pian terreno fino al coperto separa in due parti uguali il fabbricato da levante, e ponente. Sono disposte in questo primo piano dalla parte di ponente mediante un corridojo diviso con parete di tavole, cinque stanze con le rispettive cucine, e dalla parte di levante una stanza ed una cucina. […] Il locale in dicorso offre tutti i vantaggi di una casa di ricovero, e favorisce molto più facilmente per la sua situazione isolata e lontana l’osservanza delle necessarie discipline [...]99 Nel contratto stipulato tra il Municipio e i preposti del Civico Spedale presso il notaio Giusti il 21 Aprile 1853, relativo alla vendita e alla demolizione del Lazzaretto, si trova un’altra descrizione fatta dagli ingegneri C. Dal Fabbro e A. Bernardi l’11 Settembre 1850.100 Si parla di un Porticale a quattro arcate aperte prospicenti a mezzogiorno ed una pure aperta verso levante […] al lato di tramontana della fabbrica evvi altro porticale con 4 arcate aperte ed una verso levante con suolo e soffitto.
Costruzione del piazzale Foro Boario dopo la demolizione del Lazzaretto (1853) AMMC sez. A busta 537 99
AMMC sez. A busta 410– com. n. 127 del 7 Settembre 1831. AMMC sez. A busta 537.
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L’edificio conta 35 stanze usate come camera o cucina con focolaio. Viene descritto un altro fabbricato verso Nord, probabilmente la ‘casa del Priore’ citata varie volte nei documenti antichi. Si tratta di un altro edificio di 4 stanze, chiamata ‘Casetta annessa al Lazzaretto’ e precisamente lungo il muro che divide l’ortaglia dal soppresso cimitero della chiesa di San Martino. Questo piede di fabbrica emerge cinto da muri. Oltre a questo viene descritto un cortile spazioso coerenziato a levante e ponente da muro a mezzodì del Lazzaretto e a nord dalla casa e da muro di questa ragione. Esistono in detto cortile n. 14 gelsi a primo frutto, e un fico. Nei documenti vengono anche segnalati i vicini lavori per la costruzione della strada ferrata101. Va notato che nei documenti della metà del XIX secolo, non viene più citata la Chiesa di San Lazzaro, mentre risulta ancora identificabile nella citata mappa del barone von Zach realizzata, per quanto riguarda il territorio di Conegliano, nel 1801. In un documento, si dice anche che la Piazza innanzi al Ponte San Martino era in origine destinata per il pubblico mercato de’ bestiame102. Dopo la demolizione del Lazzaretto il foro boario fu spostato proprio nel luogo in cui sorgeva l’ospitale, come si può notare nell’immagine. Vi sono diverse ipotesi relative alla posizione del Lazzaretto e della chiesa di san Lazzaro103. In una mappa della metà del 1800, che si ri101
Il 01 Maggio 1855 si è inaugurato il tronco ferroviario Treviso – Conegliano – Pordenone. in: A. VITAL Opere, a c. di Francesco Scarpis, Conegliano, 2009, p.207. I lavori per la ferrovia che riducono lo spazio del mercato dei bovini. Il largo spazio occupato dal fabbricato ed adiacenze nuoce agli usi del Pubblico Mercato suddetto molto più che l’area sulla quale esso si tiene va ora e restringersi occupandosene una parte pel transito della strada ferrata. Il Municipio avrebbe ritenuto utile sostituire ad uso di Osteria, e Caffetteria un più adatatto e nuovo locale ma il Consiglio abbandonato per ora il progetto ha veduto meglio […] spese di demolizione e di conguaglio del terreno nonché della riduzione dei muri di cinta del Mercato. Il deposito dei materiali per la costruzione della strada ferrata rende sempre più angusto lo spazio utilizzabile per il commercio dei bovini. AMMC sez. A busta 537– Lettera della Congregazione Municipale della Città di Conegliano n. 1363, 6 Maggio 1853. 102 AMVC busta 562 art 4 n 13. 103 Certamente il riferimento più attendibile è quello della mappa del barone von Zach, citata più volte e facilmente reperibile perché pubblicata dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche. Precedenti alla sua pubblicazione erano le mappe relative alla chiesa di san Lazzaro che troviamo nei libri: G. Tomasi, La Diocesi di Ceneda Chiese e uomini dalle origini al 1586, Vittorio Veneto, 1998, vol.1, p. 205 e N. Faldon, San Rocco di 256
ferisce alla demolizione del fabbricato, si nota che era posto vicino alla chiesa nuova di San Martino, non unito ad essa. Infatti nel regolamento redatto nel 1831, quando ospiterà le famiglie indigenti, si raccomanda di evitare schiamazzi soprattutto nel tempo delle sacre funzioni nella vicina chiesa. Dagli Ospizi per cholerosi al nuovo Lazzaretto di Conegliano Durante ognuna delle epidemie di colera che hanno colpito la città di Conegliano (1836, 1849, 1855-56, 1867, 1873, 1885-86), mancando un Lazzaretto (prima perché occupato dalle famiglie indigenti e poi perché demolito), il Comune ha dovuto trovare una sede alternativa al Civico Spedale, in cui isolare e curare i colerosi. Come si è visto, già dal 1831 data la presenza del morbo nella capitale dell’Impero, vengono allertate le autorità cittadine per far fronte al pericolo incombente. In concomitanza con il ripristino dei locali del Lazzaretto per ricovero dei poveri, viene allestito un ospizio per colerosi in due stanze dell’ex convento Corpus Domini, detto delle Moneghette104. In un documento del 7 Ottobre 1831 diretto alla Deputazione Comunale di Conegliano, la Commissione parziale per il Lazzaretto fa una relazione dei lavori necessari per il luogo di degenza dei colerosi. Si evince che potrebbe ospitare al massimo 50 colerosi, il medico designato per l’assistenza sarà il dott. Pietro Gava e sarà provvisto di 14 celle più il luogo per il personale. Vengono fatti i preventivi di spesa per l’allestimento ed ammobiliatura del Lazzaretto e per il personale sanitari, come si può vedere nei documenti riportati, ma il colera non arrivò e il luogo di cura in realtà non fu aperto se non 5 anni dopo, quando l’epidemia colpì anche Conegliano. L’Ospizio dei cholerosi durante l’epidemia del 1836 Nel 1835 viene segnalata la presenza del colera in alcuni Stati della penisola italiana. Di nuovo vengono allertate le autorità cittadine per Conegliano, Vittorio Veneto, 1968. Presso l’Archivio di Stato di Venezia non mi è stato possibile vedere la mappa del Catasto Napoleonico relativo a Conegliano, perché ancora non digitalizzata. Presso l’Archivio di Stato di Treviso è presente invece il Catasto Austriaco del 1854, in cui non compare il Lazzaretto, perché abbattuto l’anno prima, ma la piazza del foro boario. 104 In un documento non datato, Antonio Dal Pozzo, sacrista della chiesa di San Martino chiede un compenso al Comune di Conegliano per aver assunto gratuitamente la cura spirituale di que’ miseri colerici non solo di giorno ma anche di notte […] dacchè entrarono per superiore disposizione nell’ex convento detto le Moneghette […], onde non avessero a passare al numero dei più digiuni dei salutari conforti di nostra sacrosanta ragione. AMMC sez. A busta 382. 257
far fronte all’epidemia105. I primi casi a Conegliano iniziano però tra Giugno e Luglio 1836. Si tratta di militari austriaci presenti nella caserma vicino alla chiesa di San Martino106 e di un Postiglione al servizio della Posta cavalli presente in città, alloggiato in contrada del Ghetto107. Dall’elenco dei ricoverati nell’Ospizio risulta che il morbo ha imperversato a Conegliano tra il 2 Giugno e il Settembre 1836; su 45 ricoverati 26 erano militari per lo più austroungarici. La morte è sopraggiunta per 17 di loro, dopo pochi giorni di degenza108. 105 Nel processo verbale del 13 Ottobre 1835 relativo alla visita fatta alle Farmacia della città, dal segretario municipale Gio Batta Graziani assistito dal medico condotto Carlo Bruni e dal chirurgo condotto Antonio Berti, per riconoscere se siano o meno provvedute delli seguenti generi ritenuti della più essenziale necessità al caso di bisogno pel temuto sviluppo del cholera. Segue la distinta de’ generi. Fiori di camomilla, di tiglio, menta piperitide, melissa, ammoniaca, eteri-solforico-acetico, canfora, muschio, senape, spirito di vino, cloruro di calce. Vengono esaminate le 3 farmacie della città: la Farmacia Vascellari in Borgo sant’Antonio, la Farmacia Bruni e la Farmacia Busioli. AMMC sez. A busta 382. 106 Nella seduta del 4 Ottobre 1835 il parroco Antonio Da Pozzo era stato incaricato dell’assistenza ai malati dell’ospizio per colerosi. In un documento del Giugno 1836 per quantunque la provvidenza si sia degnata di ritener immuni dal minacciante flagello questi abitanti, pure l’ospizio suddetto si dovrà aprire per alcuni individui militari stati colti dalla malattia nel loro passaggio. Resta il dubbio, trattandosi di militari non italiani, se sono di religione cristiana oppure no. Anco a questi rendesi necessaria l’assistenza spirituale se fossero appartenenti alla Religione Cattolica perché al caso di morte non periscano senza i conforti della religione medesima. AMMC sez. A busta 382. 107 Il 6 Luglio 1836 viene segnalato il rapporto medico in cui un caso di Chollera in un Postiglione al servizio di questa Posta Cavalli, alloggiato in casa di un altro Postiglione nominato Girolamo Barbaro nella Contrada del Ghetto. AMMC sez. A busta 382. 108 AMMC sez. A busta 383. Nella busta sono presenti anche numerosi elenchi di tutto il materiale acquistato per l’Ospizio, con il nome delle ditte fornitrici. Oltre alle spese sostenute per il trasporto dei colerosi, gli espurghi e i profumi, il mobilio dell’Ospizio dei colerosi c’è anche l’elenco degli impiegati e inservienti dell’Ospizio nei tre mesi, da Luglio a Settembre 1836. Tra questi risultano, oltre agli infermieri ed economo, il dottor Carlo Bruni medico dirigente, don Antonio Dal Pozzo cappellano, Francesco Miller chirurgo. Vi è poi l’elenco delle spese per gli alimentari, dove spicca l’acquavite per uso degli infermieri e il ghiaccio e i sorbetti per uso dei ricoverati cholerosi. C’è anche il sapone e l’aceto usato per il bucato, espurghi e profumi, la calce usate nelle tumulazioni e i medicinali forniti dalla Farmacia Pietro Busioli. Delle tabelle riportano i movimenti giornalieri dei colerosi ricoverati, le giornate di permanenza dei civili e dei militari, oltre che degli infermieri. Un fascicolo riporta il Protocollo delle visite medico chirurgiche praticate ai cholerosi dal giorno 16 luglio 1836, ovvero la ‘cartella clinica’ dei ricoverati nell’Ospizio; un altro, l’elenco giornaliero dalla presenza dei malati e del personale in servizio. Nella Tabella dietetica per l’Ospizio dei Cholerosi del 2 Giugno 1836, viene riportata la dieta dei malati e degli infermieri. E’ curioso il fatto che agli infermieri doveva esse-
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Tra i numerosi documenti che riportano nei particolari le spese sostenute dal Comune di Conegliano per l’allestimento dell’Ospizio dei colerosi, spicca la storia del villico Antonio Pavan di Villorba, che risulta essere il primo caso di colera fulminante arrivato nella città di Conegliano. La dettagliata relazione redatta da G.B. Graziani nel Dicembre 1836, serve a giustificare un dispendio eccessivo di denaro109 avvenuto per far fronte al primo caso di colera della città, quando ancora non era pronta ad affrontare l’epidemia, e a far ricadere la colpa su Villorba, chiedendo a quel Comune di farsi carico di tutte le spese110. Il documento testimonia lo smarrimento della città di fronte al colera. […] e in questo tale momento si presentano all’altrui sguardo vistose le documentate spese che si incontrarono da questa Comune in causa dello sviluppo del Chollera fulminante nella persona del villico Pavan Antonio da Villorba che restò vittima del Male non si possono certamente caraterizzarle vistose né nel loro dettaglio ne nel loro ammontare se si richiami il pensiero alla epoca del triste avvenimento. Conegliano godea la più perfetta pubblica salute. Nessuna caso di Chollera l’aveva alterata. Un altro spavento sentiasi però dalla popolazione e dalle stragi che riferivansi fatte né paesi infetti, e dalle incessanti provvidenze, che disponevansi per allontanare possibilmente il disastro. Un giorno di Venerdì, giorno di mercato […] nel mezzo di una moltitudine di popolo viene colpito lo infelice dal male temuto sulla pubblica strada. Desso è straniero ma ha tutti i diritti agli umani riguardi. L’ospizio non era aperto ne pronto il personale di servizio. Si cerca il medico. Viene visitato e si dichiara il morbo Chollera, e fulminante il caso. Allora si allontana ognuno. Il terror si diffonde, e si ha appena chi caritatevolmente col Medico tragga il paziente alla prossimissima Casa ad uso di Locanda ove si trasporta sul letto. Prodiga il medico le proprie cure e le sua prestazioni ma è pressoche solo tranne il dolente Padre dell’ammalato, che era in città e che sulla sparsa voce del caso vi accorre. Non basta egli solo ad assisterlo. Domanda il Medico infermieri. Que’ che erano designati per la Parrocchia non si trovano. La Deputazione avvertita incarica il proprio Cursore di prestarsi a cenni del Medico. Trova infermieri vi vanno, ma il timore d’incontrare la malattia, le lamentazioni de loro Famigliari li fanno disertare. Nel maggior uopo re fornito 1/10 di grappa al mattino (e niente altro) e una boccia di vino puro al giorno, oltre al vitto. E’ ancora più interessante che nel Prospetto dimostrante il Dinaro, e il Vituario somministrato il giorno 11 giugno 1836 risultano somministrati agli infermieri a mattina acquavite boccie n. ½. 109 La circolare n. 1685, proveniente da Venezia del 3 Gennaio 1836, raccomandava proprio che in occasione delle epidemie di colera, si usi ogni possibile risparmio. 110 AMMC sez. A busta 383 - 10 Dicembre 1836. 259
del malato manca di nuovo l’assistenza. Vi accorre il Medico condotto, conferma il carattere malignante della malattia, vede il bisogno dell’assistenza per eseguire la cura. Dunque fù duopo colla forza far tradurre alla Locanda gl’infermieri a’ quali fu promesso alimento, giornata e premi, e qualunque altra condizione esigevano purche no abbandonassero lo infermo purche lo assistessero. Ne valeva a rinfrancarli la presenza de Medici, la loro attiva prestazione negli Uffizj più bassi. Tanto era il timore che il primo caso avea sparso in tutti111. […] Lo sviluppo in un giorno in cui la moltitudine de spettatori rendea più funesto, e terribile lo spettacolo, e rendea più difficile ottenere li necessarj assistenti: la circostanza che il paziente dovè trasportarsi in una Locanda in cui eranvi molti Ospiti, che tosto emigrarono: la necessaria prudenza di procurare ogni mezzo di non propagare il germe sviluppato, tutto esigeva sacrifizj che non sarebbonsi così ingenti incontrati se come in progresso si avesse avuto pronto l’Ospizio. Cessata l’epidemia del 1836112, 111 Il documento continua: Il male trionfa l’ammalato è la vittoria. Allora si vuol fuggire dalla stanza, dalla casa. Perche vi si fermino è duopo promettere compensi, e d’aumentar trattamento. Trasportato il cadavere, occorrono suffumiggi, disinfettazioni di camera, di effetti. Occorre bucato. Per queste operazioni la mercede deve eccedere l’ordinario. Il Medico prescrive quanto è necessario e si eseguisce. Ma questi infermieri e questi operaj devono ritornare in società, devono rientrare nelle loro famiglie. Come dunque si puo permettere l’uso de’ cenci da cui erano coperti? D’altronde avento ottenuto di superare in questi quel timore che li allontanava dalla opera necessaria nel possibile caso che il seme fatale no si estinguesse nel Morto Pavan era necessario di guadagnare la ritrosia di que’ individui con qualche premio. Fù quindi loro promesso e fatto un vestito. Con esso guarentivasi più sicuramente il contaggio. La Locanda incontrò un lucro cessante ed un danno emergente. Nessuna spesa dovea accrescere il passivo del proprietario. Detto tutto questo viene da se, che sotto questi punti di vista non puo presentarsi grande ne nel suo dettaglio, ne nel suo ammontare la spesa. […] Ciò posto sembra veramente che la Comune di Villorba nel caso della miserabilità della famiglia del Cholleroso Pavan deva rimborsare questa del sostenuto dispendio poiche alla considerazione dello sviluppo del primo caso di Chollera d’indole fulminante. […]. 112 Il 5 Ottobre 1836, la Regia Delegazione nella Provincia di Treviso del Regno Lombardo Veneto invia una circolare (ADVV aM rubrica VIII busta 2 – Circolare 23104/4977) riportando la preoccupazione del […] Serenissimo Arciduca Vice Re in favore di quei poveri giovanetti che perdettero in causa del cholera i loro genitori e rimasti quindi senza virtuose guide, senza opportuni esempi di operosità, e senza mezzi di sussistenza. Viene raccomandato di avere un cortese vescovile riscontro che indichi con sollecitudine i più miseri tra i superstiti alla fatale sofferta sciagura. Fa seguito la circolare del 24 Ottobre 1836 del R. delegato di Treviso. (ADVV aM rubrica VIII busta 2 – Circolare n. 4413/627). Senza dubbio della fatale malattia che ne’ presenti giorni la mercè dei pietosi celesti soccorsi è cessata in questa Provincia, la più lagrimabile delle conseguenze dopo la perdita di tante vite, è quella della condizione infelicissima de’ figli ai quali rapì il mor-
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l’Ospizio per colerosi viene chiuso e tutto il materiale presente viene trasportato nell’Ospitale Civile113. L’Ospizio dei cholerosi durante l’epidemia del 1849 Nell’Agosto 1849 si ripresenta in città il colera114. Il giorno 4 Agosto la Direzione del Civico Spedale aveva segnalato il ricovero e la morte subitanea per colera di un questuante, chiedendo la sollecita istituzione di uno Speciale ospizio pei cholerosi civili115. bo le consolazioni, gli ajuti, le cure de’ genitori e dei parenti. A questi sciaguratissimi superstiti la carità di S. A. I. il Serenissimo Arciduca Vice Re, precipuamente e vivamente mirando contemplò e decise […] che fosse d’ogni maniera provveduto. Viene quindi interessata la coordinazione dei Vescovi onde di concerto con le autorità locali promuovessero ogni più efficace misura atta ad assicurare il nutrimento, la cristiana educazione e la utile operosità de’ figli orfani facendosi precipuamente nelle campagne con buoni appoggi adestrare ad esercizii e lavori di agricoltura in quanto manchi l’opportuna facilità di altri mestieri. Nell’Archivio Diocesano sono presenti una serie documenti (ADVV aM rubrica VIII busta 2) in cui alcuni parroci, in risposta alla circolare del Vescovo, riportano la situazione della loro parrocchia indicando il nome degli orfani, la loro età e complessione (costituzione), il nome e la professione dei genitori defunti e di quelli superstiti che non riescono comunque a mantenere i minori. Per quanto riguarda Conegliano, vengono segnalati alcuni orfani domiciliati nel Lazzaretto. Agostino Villa, militare sergente invalido lascia Angela, Lugrezia, Maria e Augusta di anni 9, 7, 3, 2 rimangono prive di sussistenza e di custodia con la madre quasi sempre malata priva anche della pensione del marito. Il padre di Maria e Pietro Feletti, di 11 e 9 anni, è morto nello Spedale di Conegliano. La madre, Teresa Feletti, questuante di professione, è stata colpita da colera così potente che in poche ore morì. Prive di parenti, alle bambine non restò per conforto che la sola pietà dei fedeli. 113 Cessata l’epidemia, l’Ospizio per colerosi, rimane aperto per tutto il mese di Settembre 1836, sotto la sorveglianza di due custodi per poi essere chiuso difinitivamente. E’ datato 5 Dicembre 1838 l’Inventario e stima degli effetti che servirono ad uso dell’Ospizio de’ colerosi esistenti in deposito presso l’Ospitale Civile di Conegliano. Si tratta di un elenco di 4 pagine che riporta tutti gli oggetti che erano presenti nell’Ospizio e che, cessata l’epidemia erano stati ammassati presso l’Ospitale Civile. 114 L’epidemia del 1849 sembra sia stata portata dalle truppe austro-ungariche durante l’assedio di Venezia. Cfr. E. Tognotti, Il mostro asiatico Storia del colera in Italia, Editori Laterza, 2000 Un documento del Podestà di Conegliano del 11 agosto 1849 (AMMC sez. A busta 383) riporta la richiesta di 4 casse bene impeciate pegli avvenibili casi di Cholera. Viene ordinata anche una cassa doppia. Istruzioni verbali vennero date sul sequestro degli effetti dei cholerosi e sulla loro disinfestazione. 115 AMMC sez. A busta 383 - Vengono segnalati vari casi di colera già avvenuti in città in un documento del 30 Luglio 1849, dove si allertano osti, trattorie, albergatori e fruttaiuoli, tanto presso le caserme e la casa di trasporto quanto quelli che sono alla località D.a del Lazzaretto. 261
Nel Processo Verbale del 22 Agosto 1849116 si legge: Incalzando da qualche giorno con maggiore gravità, ed estensione in questo Comune il Cholera Morby per cui si rende difficile ed inefficace l’assistenza ai poveri nelle loro abitazioni, ne potendosi d’altronde utilizzare all’uopo qualche infermeria nel Civico Spedale, troppo angusto, e insufficiente, viene deciso che, non potendo trovare un locale adatto in città, sarà ridotto uno spazioso ambiente all’interno del Nosocomio che serve ad uso di magazzino, separandolo in due parti, pel collocamento dei cholerosi di amendue i sessi. L’Ospizio dei cholerosi durante l’epidemia del 1855-56 Nel Luglio 1855 viene istituita una Commissione speciale composta da distinti cittadini con lo scopo di sorvegliare ogni ramo sanitario e prescrivere i provvedimenti riputati opportuni117. Il colera si ripresenta quando manca ancora un lazzaretto e le condizioni dell’edificio dell’ospedale sono diverse rispetto all’epidemia precedente e non può accogliere i malati in locali separati118. Il 12 dello stesso mese, vista l’urgenza dei primi casi di colera119 che vengono ricoverati insieme ai malati ‘ordinari’, le autorità cittadine pensano ad una soluzione urgente. Il Direttore dell’Ospitale domanda il mezzo di separare traslocando altrove gli individui ammalati ordinari lasciando nel Pio Nosocomio quelli colpiti dal Cholera facendo conoscere che a causa dei lavori di riattamento dell’Ospitale pei quali convenne alla demolizione di un’ala non è possibile creare una zona separata per i 116
AMMC sez. A busta 383. Assumono l’incarico il conte Girolamo di Montalban, i dottori Carlo Fantuzzi e Pietro Busioli, assistiti dal Commesso Sanitario Protocollista Municipale Osvaldo Zorzato. AMMC sez. A busta 384 - Manifesto n.1484 del 7 Luglio 1855 La relazione della Commissione Sanitaria del Luglio 1855, fornisce un quadro dettagliato e molto interessante per capire le condizioni di vita nelle varie zone Conegliano poco prima dell’Unità d’Italia. AMMC sez. A busta 384. 118 AMMC sez. A busta 384 - Lettera del Commissario del 2 Luglio 1855 Una lettera del 28 giugno 1855 allertava le autorità municipali di allestire immediatamente un Lazzaretto per colerosi. Si segnalano le relazioni della Commissione Sanitaria del 5 Luglio e del 1 Agosto 1855, che ancora una volta forniscono un quadro dettagliato della situazione della città di Conegliano in epoca risorgimentale. AMMC sez. A busta 384. 119 In una lettera indirizzata alla Congregazione Municipale di Conegliano del 18 giugno si parla del colera che ha circondato ormai i Distretti di Valdobbiadene, Ceneda e Conegliano e lancia l’allarme per istituire al più presto un Lazzaretto in cui ricoverare i colerosi presenti nel Nosocomio cittadino. Cita anche il caso di un passeggero di Cornuda che giacque abbandonato sulla pubblica via. AMMC sez. A busta 384 sez. A. 117
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colerosi. Viene concordato di allestire per i malati dell’ospedale alcune stanze nell’ex caserma presso il Palazzo Amigoni-Malvolti, (dopo aver considerato come sedi possibili la Caserma di San Martino e un locale posto nella contrada di Santa Teresa)120 mentre i cholerosi resteranno nello attuale Pio Nosocomio121. In un documento del 19 Luglio 1855 il Podestà di Conegliano denuncia che due degli infermieri addetti all’assistenza dei colerosi non prestano la dovuta assistenza ai malati perché sempre ubriachi. La cosa non stupisce, dato che nella dieta prevista per gli infermieri c’era, nel 1836, mezza boccia di grappa al mattino122. La segnalazione veniva dalla Direzione del Civico Spedale: pare che gl’infermieri adetti ai colerosi non prestino grandi cure ai poveri infermi che li lascino senza bere molte ore, s’inebbrino e cantino tutta notte123. Dal prospetto dei ricoverati nel Lazzaretto dal 13 Luglio al 22 Settembre 1855, (riportato nella foto) risultano 37 persone provenienti soprattutto dai paesi vicini o come nel caso dei 5 vicentini, di passagio in città, 21 dei quali morirono di colera grave, gravissimo o fulminante124. 120 AMMC sez. A busta 384 - La lettera del Direttore del Civico Spedale del 14 luglio 1855 prevedeva il trasferimento immediato dei colerosi nella sede di Palazzo Amigoni-Malvolti e per la prima volta, l’utilizzo oltre che degli infermieri, anche delle suore Dorotee. 121 AMMC busta sez. A 384 Circolare del 12 Luglio 1855. 122 Da un documento del 1867 si evincono i nomi degli infermieri in servizio nel Lazzaretto durante l’epidemia del 1855 e il loro compenso che consisteva nel vitto, due bicchieri di vino e 2 lire austriache al giorno. AMMC sez. A busta 385– 17 Settembre 1867. 123 AMMC sez. A busta 384 - Lettere del 19 Luglio 1855 e del 16 luglio 1855. 124 E’ interessante vedere le professioni dei ricoverati: villico, mugnaio, assistente telegrafico, orefice, questuante, facchino, muratore, industriante, domestico, militare, servente, lavandaia, manovale, sensale - AMMC sez. A busta 384. Per quanto riguarda il seppellimento dei colerosi, che fino all’epidemia del 1849 doveva avvenire entro le 6 ore dal decesso, con una lettera del 24 Giugno 1855, il Consigliere di Governo Delegato Provinciale, scrive: vengo a rilevare che quasi ogni volta i morti per cholera morby sono sepolti con soverchia premura, e anche prima che si compiano le 12 ore. Siccome da ciò ne potrebbe con facilità derivare il gravissimo disordine di seppellire individui apparentemente morti così trovo di disporre che sotto ispeziale responsabilità delle autorità locali dei Reverendi Parrochi e dei Medici condotti non si possa tumulare alcun cadavere – anche nei casi di morte per malattia contagiosa - prima che sia trascorso il termine di 18 ore. AMMC sez. A busta 384. Un documento del 10 Aprile 1836 (AMMC sez. A busta 382) diretto alla Deputazione Amministrativa di Conegliano tratta appunto delle sezioni cadaveriche in tempo di colera Dietro Circolare dalla Deputazione Amministrativa 9 Aprile num.o 470 il sottoscritto crede bene di mettere a cognizione la rispettabile Deputazione che le sezioni cadaveri-
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Il dottor Francesco Gera fu medico del Lazzaretto dal 24 Luglio al 22 Settembre 1855, quando venne chiuso125. Tra i documenti d’archivio compaiono anche i laureandi Giuseppe Pandolfi e Vittorio Ronzani come medici incaricati per la cura dei colerosi126. Alcuni casi di colera vengono segnalati anche nell’anno successivo. L’Ospizio dei cholerosi durante l’epidemia del 1867 A distanza di dieci anni si ripresenta in città il pericolo di una nuova epidemia di colera che si era già sviluppata dall’autunno 1866 nel Friuli e in alcuni paesi della provincia di Treviso (Susegana), Sacile e Pordenone. La Commissione Sanitaria127 cerca di prevenire la diffusione di malattie attraverso la denuncia delle situazioni a rischio presenti in città, che portano esalazioni fetide o che comunque ammorbano l’aria128. L’autorità municipale affronta il problema vietando la vendita di cibi consideche per tal ogetto devono esser eseguite dal chirurgo pubblico che gode l’onorario dalla Comune, e se mai venisse per aventura ordinata una sezione cadaverica per quanto o per qualunque altro ogetto dall’Autorità Publica non può rifiutarsi nessuno chirurgo, ma altro tanto non è in obbligo la somministrazione dei propri strumenti di sezione, e neppure senza ricompensa pel opera che presta, inoltre gli altri attrezzi necessari e manualità che si rendano indispensabili per tal ogetto di cui finora la Deputazione è totalmente mancante. Indispensabili ogetti necessari inoltre li strumenti chirurgici. Una tavola lunga 5 o 6 piedi e rispettivi cavalletti, Spungie grande, Una bottiglia di una libbra spirito di vino, Una aceto buona, Sapone mezza libbra, Due mastelle, Un cadino, Due o tre canevazze, 1 Asciuga le mani, 2 Manuali tanto per spogliare il cadavere tanto per assistere il Chirurgo. Il locale deve essere diffeso dell’aria dove si fa la sezione. Chiuso con porta sotto chiavi, dovendo spesse volte fare le sezioni nel Inverno fornito con spezie di cantonale per depositare il necessario o qualche pezzo patologico o talvolta che non si potesse eseguire la sezione in una giornata sola e che rimanesse pel giorno successivo di rintracciare maggiori lumi, per ogetti criminali. 125 AMMC sez. A busta 384 - Lettera del 14 Dicembre 1855. Gli altri medici distintisi durante l’epidemia del 1855 furono Pietro Bruni, Giuseppe Pandolfi, Pierto Palatini, Luigi Collodel e Pietro dalla Balla colpito a sua volta dal morbo. Nel documento del 15 Settembre 1855 la Congregazione Municipale decide sui compensi che spettano ai dottori. AMMC sez. A busta 384. Anche nel caso dell’epidemia di colera del 1855 sono riportate tutte le spese sostenute per far fronte al morbo. 126 Pandolfi prestò servizio dal 3 Agosto al 13 Settembre 1855 AMMC sez. B b. 492. 127 Nell’Agosto 1865 vengono eletti i nuovi membri della Commissione Sanitaria: Giuseppe Del Giudice, Angelo Malvolti, Nicolò Gerometta a cui sono aggiunti i dottori Antonio Carpenè e Luigi Dalla Barba, Domenico Lazzaroni, Osvaldo Zorzato, Cesare Cappelletto. Manifesto n. 2402 del 14 Agosto 1865, [127] AMMC sez. A busta 384. 128 AMMC sez. A busta 384. 264
rati pericolosi, come il vino nuovo, consumato prima del 15 Novembre129 o come le ‘masonette’. Anche la presenza, dal 1855, della stazione ferroviaria, diviene un possibile veicolo di contagio. Per questo vengono previste fumigazioni di passeggeri e bagagli130. Il 12 Settembre 1866 si considera seriamente di iniziare i lavori per allestire un luogo di cura per i colerosi. La sede disponibile viene individuata nel convento dei Padri Cappuccini che cedono una parte dello stabile a uso provvisorio pei Cholerosi131. La presenza di molte truppe, la collocazione d’infermi cholerosi nei vicini ospitali militari di Serravalle e Susegana (al Barco della Piave) reclamavano per urgenza il bisogno di sollecitamente provvedere all’istituzione di questo Lazzaretto132. Nel Maggio 1867 viene fatto un elenco degli oggetti presenti e viene chiuso definitivamente133. L’Ospizio dei cholerosi durante l’epidemia del 1873 Il 15 Novembre 1872 visto il pericolo del colera, viene presa in via provvisoria la deliberazione di destinare a Lazzaretto alcuni locali dell’Economato del Civico Spedale, in attesa della decisione di destinare altro luogo all’Ospizio dei colerosi134. Il 4 Dicembre 1872 il Prefetto comunica che la Direzione del Genio Militare di Venezia accorda al municipio di Conegliano di profittare temporaneamente della Caserma di San Martino ad uso di Lazzaretto135. 129 AMMC sez. A busta 384 - Manifesto del 4 Ottobre 1865. Sono numerosi i documenti nella busta che trattano del vino. 130 AMMC sez. A busta 384 Il 21 luglio 1867 si arriva a tenere un registro dei forestieri che provengono dalla ferrovia e a prevede le visite mediche per quelli che si soffermano nel circondario. AMMC sez. A busta 385. 131 AMMC sez. A busta 385. 132 AMMC sez. A busta 385. L’Ospedale militare venne allestito nella caserma Amigoni. Da un documento del 9 Settembre 1866, risulta che era in progetto di usare la caserma San Martino per Ospitale Militare. AMMC sez. A busta 385. 133 AMMC sez. A busta 385 lettera del 15 Maggio 1867 firmata da D. Lazzaroni e G.Batta Gardenal. 134 AMMC sez. A busta 385. 135 AMMC sez. A busta 385 Il 30 Novembre 1872 il Prefetto Botteoni invia una circolare ai Comuni dove impone il trasferimento dei cimiteri lontano dalle chiese. La chiesa è per legge centro d’abitato, ma se i cadaveri dei contagiosi stessi si portano, e si seppelliscono intorno alle Chiese, per cui di tante salme di già inumate, e spesso irregolarmente si possono far strada i maismi cadaverici direttamente alla superficie del suolo, alterare le condizioni igieniche dell’atmosfera e riescire nocive alla popolazione che ri-
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Nella Giunta municipale del 27 Giugno 1873 il Sindaco fa presente che a suo vedere una delle cause più influenti allo sviluppo e diffusione del morbo choleroso è attribuirsi al continuo arrivo a questa e vicine stazioni ferroviarie di tanti artigiani reduci dall’Austria, paese ove serpeggia da lungo tempo il morbo asiatico. Auspica la presenza di un Lazzaretto ai confini del Regno e una diligente disinfestazione. Vengono comunque sorvegliati i reduci dell’Impero Austro Ungarico136. Nella stazione ferroviaria di Conegliano sono praticati suffumigi nella sala di III classe137 e si procede alla disinfezione dei pacchi e delle lettere138. Il 28 Ottobre 1873 la Congregazione di Carità delibera che i locali dell’Ospitale ad uso di Lazzaretto vengano restituiti definitivamente al Nosocomio e che al Comune tornerebbe più facile di premunirsi a tempo destinando uno stabile ad hoc che serva ad ogni insorgenza, utilizzandolo ad uso di Magazzino od altro ove il malore se ne stesse lontano.[…] Delibera d’invitare l’onorevole Municipio a provvedere in tempo uno stabile che all’occorrenza serva di Lazzaretto139. L’Ospizio dei cholerosi durante l’epidemia del 1885-86: il nuovo Lazzaretto Il 1 Dicembre 1885 il Commissario Distrettuale di Conegliano, nel sospetto che si stia ripresentando in città l’epidemia di colera, chiede al Municipio se no l’ha già fatto, di allestire subito un Lazzaretto in luogo isolato, e specialmente lontano da corsi d’acqua e da sorgenti avendo cura d’isolare gli ammalati che volessero venir curati a domicilio ponendo alla casa un guardiano vigile custode del sequestro140. corre alla Chiesa. AMMC sez. A busta 385. 136 AMMC sez. A busta 385 - 23 Luglio 1873. 137 AMMC sez. A busta 385 lettere del 1 Ottobre, 3 Ottobre, 6 Ottobre e 21 Novembre 1873 si riferiscono alla fumigazioni in stazione per la provenienze dal Friuli. Sono presenti nella stessa busta vari elenchi di spese sostenute nel periodo dell’epidemia di colera del 1873. Tra questi c’è l’elenco delle spese sostenute per i suffumigi eseguiti alla stazione ferroviaria, nelle chiese e altri luoghi della città. 138 AMMC sez. A busta 385 - 17 Luglio 1873. Viene prevista anche la sospensione del mercato il commercio e trasporto di stracci e del commercio di ‘masonette’. Non vengono sospese per il momento le rappresentazioni teatrali AMMC sez. A busta 385 - Lettera 6 Settembre 1873. 139 AMMC sez. A busta 386. 140 Il documento continua: Il Comune disporrà una contumacia di cinque giorni almeno per i coabitanti degli ammalati e per coloro che con essi avessero avuto rapporto. Riporta anche le modalità di espurgo delle case e degli effetti personali dei colerosi e le modalità di sepoltura dei cadaveri. AMMC sez. A busta 385 - circolare 1 Dicembre 1885. Un documento dell’8 Dicembre 1885 riporta nei particolari le pratiche di risanamento dell’abitazione e del cortile della casa di un coleroso. Si tratta del sarto Pietro De Poi, 266
Le Sorelle della Misericordia di Verona si rendono disponibili a inviare nel Lazzaretto due delle suore che prestano servizio all’ospedale141. Nello stesso mese si segnalano in effetti casi di colera in città;142 per questo il Commissario Distrettuale si raccomanda di procedere al sequestro immediato e rigoroso non solo dell’ammalato ma eziandio della famiglia o famiglie che coabitano nella casa del colpito e di inviarli per la contumacia alla Casa di osservazione allestita nel Castello di Conegliano143. Si ravvisò di attivare i suffumigi all’arrivo dei treni ferroviari, di istituire in Castello una apposita Casa di osservazione (anche per gli operai del Comune reduci dai luoghi infetti) di provvedere all’impianto di un Lazzaretto nella località all’uopo indicata come opportuna dalla Commissione di Sanità e come tale poi riconosciuta anche da una Commissione Provinciale dopo il deliberato acquisto dello Stabile. […] Oltre alla Casa di Osservazione fa duopo pensare prima all’appronto del Lazzaretto ed in via d’urgenza si riordinò e sistemò in modo da corrispondere alle esigenze non solo del momento ma anche in va stabile. Vengono effettuati per questo i lavori di riordino e di adattamento della Casa ad uso Lazzaretto permanente144. che aveva contratto la malattia assistendo la moglie - AMMC sez. A busta 385 Tomaselli Francesca Giovanna del fu Luigi, di 29 anni, morta in sospetto di colera, viene trasportata in una stanza della Torre del Castello dove rimarrà a faccia libera per 12 ore con suffumiggi di zolfo - AMMC sez. A busta 385. 141 AMMC sez. A busta 385 - lettera del 15 Settembre 1884 e del 23 Dicembre 1885. 142 Nella relazione finale, relativa all’anno 1885, viene dichiarato che il colera si è manifestato in città nei mesi di Novembre e Dicembre, provocando la morte di 4 persone. AMMC sez. A busta 385– Sanatoria alla spesa incontrata nella circostanza dello sviluppo del morbo asiatico nel decorso 1885 - 15 Maggio 1886. 143 AMMC sez. A busta 385– 4 Dicembre 1885. Nella stessa busta si trovano vari documenti riguardanti il bruciamento di tutta la biancheria e i vestiti appartenuti ai malati di colera (gli oggetti invece venivano lavati con una soluzione di sublimato corrosivo al due per mille). 144 AMMC sez. A busta 385 - Il documento è senza data; si tratta di una importante relazione di 4 pagine intitolata Gratificazioni sanitarie. Il documento continua: La Giunta municipale, in accordo con la Commissione di Sanità provvide perché un medico si trovasse all’arrivo dei treni. L’incarico venne svolto dal 15 Settembre al 14 Ottobre dal medico Filippo Chiarelli e dal 4 al 21 Ottobre dal medico Mercatelli nel riguardo che il sig. Chiarelli occupato e per la sua condotta e come Segretario della Commissione di Sanità e per la visita dei ricoverati nella Casa di Osservazione non poteva con assiduità sempre disimpegnare anche il mandato alla Stazione ferroviaria. L’attivazione dei suffumigi alla Stazione oltre alla presenza del Medico, addomandò pure la continua sorveglianza e prestazione delle Guardie Municipali col servizio di un operaio, per la parte materiale, e difatti dette guardie prestarono il loro 267
Tali provvedimenti erano stati richiesti dalla prefettura di Treviso con una circolare dell’Agosto 1884 in cui si invitava a rispondere ad un questionario sui provvedimenti sanitari. Le prime domande riguardavano proprio la presenza o meno di un Lazzaretto fornito del necessario e il personale relativo per i malati di contagio e la richiesta se si osservino rigorosamente le prescrizioni contumaciali contro i reduci da località notoriamente infette145. E’ proprio in seguito a questa circolare che il Comune di Conegliano, mancando dei locali separati all’interno dell’Ospedale civile per la cura delle malattie contagiose, delibera l’acquisto di un casa colonica della famiglia Carbas in località Acquette, per farne il Lazzaretto146 Nel documento riportato nella foto, del Dicembre 1885, un vero147 nese , citando un articolo stampato sul quotidiano l’Arena chiede informazioni sulla presenza del colera in città. Si viene a sapere della notizia pubblicata sul quotidiano che parlava di cinque casi di colera con tre morti e della presenza di sedici individui attaccati da malattia sospetta, in cura al Lazzaretto.
AMMC sezione A busta 385
servizio nella circostanza dell’invasione del Cholera, non solo alla Ferrovia, ma di assistenza alla Commissione e Sotto Commissioni sanitarie. 145 ASTV Comunale B busta 3596 – circolare n. 12696. D. II del 28 Agosto 1884 La circolare chiedeva anche se esita in Comune una suffciente quantità di materiali per disinfettazioni-, se abbiano provveduto alle acque stagnati, fogne [...]; se le Commissioni Sanitarie Municipali abbiano visitate le abitazioni dei poveri ed abbiano ispezionato […] i pubblici esercizj […]. Si concludeva poi con l’avvertenza del Prefetto C. Pallotta che manderò un Commissario a carico di quei Comuni i quali non mi avranno dato entro il termine prescritto risposte categoriche e pienamente rassicuranti. 146 AMMC sez. A busta 386– Lazzaretto ed altri lavori - 16 Aprile 1889. 147 Che jeri passava per Conegliano nulla intese di tanto spaventevole, crede speranzoso sia falsa la notizia e crede che Codesto Municipio farà le sue rimostranze col giornalista La Arena. AMMC sez. A busta 385. 268
E’ citato il Lazzaretto anche in una lettera, firmata da Molti Concittadini e indirizzata al Municipio di Conegliano, in cui viene segnalato un nuovo caso di colera in contrada Borghetto, nella persona di una ragazza che lavorava in una sartoria. Viene proposto di rinchiudere nel Lazzaretto tutti quelli che lavoravano in quella bottega, nessuno eccettuato e di bruciarne tutto il contenuto: per gli scriventi è evidente infatti che è questo il centro d’infezione. Bisogna adunque distruggere subito col fuoco quanto essa contiene, dare la malta ai muri, distruggere il pavimento di tavole. Bruciare i vestiti: appartengono ai borghesi o militari!148 Da un documento dello stesso periodo desumiamo che nel Lazzaretto erano presenti due guardiani, un inserviente e un incaricato di relazionare costantemente al Municipio ogni cosa succedeva149. Nella relazione delle spese effettuate per il colera del 1885, si legge che l’appronto del Lazzaretto, caldamente raccomandato dalla Prefettura, non fu trascurato, e che fu di reale giovamento, allorquando occorse d’isolare gli affetti del morbo dalle persone sane che risiedevano negli stabili ove seguì lo sviluppo della malattia e che per la loro ristrettezza non permettevano il toglimento di quel contatto che avrebbe potuto facilmente favorire il diffondersi del morbo150. L’anno successivo si ripresenta il colera e viene riaperto il Lazzaretto per coloro che non potessero o non volessero essere curati nella loro casa. Si tratta di un edificio privato (casa colonica) acquistato dal Comune di Conegliano151 che, mancando l’Ospitale civile di locali separati e di148
Il documento continua: Qual borghese si coprirà con quei vestiti? E qual comandante potrà con serena coscienza far indossare quelle uniformi ai poveri soldati? […] No questi oggetti sono il focolare dell’infezione, non devono disperdersi nel paese o nella truppa!!! Se ciò fosse si diffonderebbe per tutta la città il germe d’infezione […] AMMC sez. A busta 385– lettera del 5 Dicembre 1885. 149 AMMC sez. A busta 385– lettera del 8 Dicembre 1885. Il documento riporta l’invasione di tre malintenzionati, all’interno del Lazzaretto. Nella busta si trovano vari documenti riguardanti le relazioni dell’incaricato del Lazzaretto al Municipio. Vi si legge la richiesta di ordini riguardanti l’uscita di persone, oppure il tempo di permanenza dei vestiti nei ‘profumi’. 150 AMMC sez. A busta 385– Sanatoria alla spesa incontrata nella circostanza dello sviluppo del morbo asiatico nel decorso 1885 - 15 Maggio 1886 Vengono segnalati i sequestri fatti a 4 famiglie e l’isolamento al Lazzaretto di 30 individui. La spesa per l’acquisto di biancheria, coperte, mobili e 3 fogne mobili usati nel Lazzaretto, ammonta a lire 5082.41. 151 Facendo seguito ad un sollecito da parte del Municipio di Conegliano, che aveva già deliberato l’acquisto nel Settembre 1884, una lettera del Segretariato Generale del Ministro dell’Interno del 12 Maggio 1885 conferma che il Comune era stato autorizzato (già dal mese Aprile) a comprare dalla ditta Carbas lo stabile per il Lazzaretto. AMMC sez. A busta 386. 269
sponibili, fosse destinato in maniera permanente per il ricovero e cura delle malattie contagiose. Agli inizi del 1886 viene nominato un custode per la opportuna sorveglianza nel periodo di chiusura e perché potesse disimpegnare le incombenze di persona esterna nel non desiderato caso d’apertura152. Dal Regolamento di servizio del Custode del Lazzaretto alla località Acquette153 risulta che l’ospizio per infermi d’ogni malattia contaggiosa era arredato e dotato della biancheria necessaria (della persona e da letto) e la presenza del custode lo rendeva pronto in ogni momento per l’uso. A Luglio è allertato il Municipio per la fuga di uno dei presenti. Si tratta del becchino Guerrino Breda di San Fior, che avendo provveduto al trasporto di cadaveri di colerosi nel suo comune, era stato rinchiuso nel Lazzaretto per la contumacia154. Come accadeva per il vecchio Lazzaretto, passata l’epidemia, dal 1888 i terreni del Lazzaretto vengono affittati155. Il nuovo Lazzaretto di Conegliano si trovava poco distante dal centro della città, in una zona in cui all’epoca erano presenti pochissimi edifici, lungo la strada che dalla chiesa di San Martino (dove sorgeva il vecchio Lazzaretto) porta a Campolongo156. Attualmente la località Acquette corrisponde a via Vital, e il Lazzaretto sorgeva precisamente tra l’attuale Stadio comunale e l’ansa del fiume. Il Lazzaretto nel 1900 Le epidemie di colera cessarono, per Conegliano, con il 1886157. 152 Viene nominato custode Saccon Lodovico di Domenico al quale è concesso l’alloggio gratuito, con una piccola camera e cucina, e breve zona di terreno ortale a ponente del Lazzaretto. Nei casi di apertura del Lazzaretto ottenga la rimunerazione giornaliera di £ 2.50 compreso anche il servizio notturno. AMMC sez. A busta 386– Delibera della Giunta Municipale del 17 Febbraio 1886 . 153 AMMC sez. A busta 386– 23 Gennaio 1886. 154 AMMC sez. A busta 385– documento del Municipio di Conegliano 17 Luglio 1886 – Un documento che riporta la stessa data,timbrato dal Municipio di San Fior, riporta scritto a matita Licenziato l’infermiere Breda Guerrino. 155 Una parte viene affittata allo stesso Custode - AMMC sez. A busta 386. 156 AMC, Archivio di Deposito, Mappa Catastale 1907 sez. E, Conegliano e Campolongo, Fg. VI. 157 Una lettera della Direzione dell’Ospedale Militare di Padova del 1894, si chiede la disponibilità del Lazzaretto per i militari che eventualmente dovessero cadere malati di vaiolo, difterite o colera. AMMC sez. A busta 387 - n.752 Il Comune risponde che il Lazzaretto è a malapena sufficiente per i poveri della città che dovessero cadere in malattie contagiose, e non è certamente adatto per militari di grado superiore. Tuttavia il Comune mette a disposizione il terreno circostante il Lazzaretto per costruirvi eventualmen-
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Tuttavia permaneva il pericolo rappresentato dalle persone provenienti dall’Italia del sud, o dal resto d’Europa, dove il contagio si ripresenterà fino agli inizi del Novecento. Ma i tempi sono cambiati, così come gli strumenti di cura o l’impiego della pubblicità per divulgarli. Se durante le epidemie di colera erano comparsi i primi manifesti con la descrizione di rimedi miracolosi, nel nuovo secolo gli arredi o i metodi di disinfezione da impiegare nei Lazzaretti, sono oggetto di cataloghi pubblicitari molto dettagliati e curiosi (cfr. foto in appendice)158. Anche il Lazzaretto di Conegliano nel 1912 avrà il suo Forno sterilizzatore (col quale molto facilmente verrebbe eseguita la disinfezione della biancheria e degli effetti personali e letterecci delle persone colpite da malattie infettive e diffusive159), così come dall’anno precedente aveva anche il gas per uso illuminazione, cucina e riscaldamento160. Nel frattempo erano stati fatti dei lavori di riatto del Lazzaretto161 anche se dal 1810 si progetta pure la costruzione di uno chalet ad uso di ‘nuovo Lazzaretto’162. Da una lettera del Prefetto di Treviso163 si evince che i lavori nella casa colonica adibita a Lazzaretto servivano per il ricovero dei sospetti affetti da colera o da altra malattia infettiva e cioè che hanno avuto rapporto di contatto con individui colpiti da infezione, mentre la baracca di
te da parte dell’Esercito della baracche per il ricovero dei militari. AMMC sez. A busta 387– lettere del 4 Aprile 1894 e del 22 Aprile 1894.. 158 AMMC sez. A busta 387. Agli inizi del ‘900 cambiano anche i documenti, che ora sono redatti con la macchina da scrivere. 159 AMMC sez. A busta 387– lettera del Comune di Conegliano del 28 Maggio 1909 n. 2184. 160 AMMC sez. A busta 387– Nella cartolina postale del 23 Marzo 1912 si legge della consegna del forno sterilizzatore al Comune di Conegliano. Nella lettera 18 Febbraio 1813 si parla dell’accensione del Forno sterilizzatore per la presenza di una persona affetta da malattia infettiva. Vedi anche estratto delibera del Consiglio Comunale del 14 Settembre 1911 n. 4308 in AMMC sez. A busta 387. Nella Circolare del 16 Dicembre 1911 il Sindaco chiede all’ingegnere comunale un preventivo per la spesa di allacciamento del gas nel Lazzaretto. 161 AMMC sez. A busta 387 - lettera del 29 Settembre 1911. Già dal 1908 erano state segnalate la cattive condizioni in cui versava il Lazzaretto e si era ipotizzata una costruzione ex novo. – AMMC sez. A busta 387 - lettera del Municipio di Conegliano 23 Dicembre 1908 n. 6779. 162 AMMC sez. A busta 387 - lettera del 12 Novembre 1910. 163 AMMC sez. A busta 387 - lettera del 13 Dicembre 1910, n. 17342. 271
legno [chalet per il ‘nuovo Lazzaretto’] dovrà servire per il ricovero dei contagiosi164. Nel Giugno 1916, durante la prima guerra mondiale, il comune di Conegliano delibera una convenzione con l’Autorità Militare165 per l’uso del Lazzaretto, sia quello nuovo che quello vecchio, come ricovero per i soldati colpiti da malattie infettive,166 cosa che si è verificata di frequente. Nel Marzo 1920, finita da pochi mesi la guerra, il Prefetto di Treviso dà il suo assenso al progetto di costituire un consorzio per allestire un locale di isolamento che doveva interessare vari comuni167. Vi è infatti l’urgenza rappresentata dai soldati in licenza che provengono da zone colpite dal colera168 oltre alla diffusione di vari casi di rabbia e di malaria169. Tra il 1922 e il 1924 vengono eseguiti i lavori nel Lazzaretto per riparare i danni subiti durante il primo conflitto mondiale. Nel Dicembre 1925 si presenta il pericolo di un’epidemia di vaiolo e la necessità quindi di avere la disponibilità del Lazzaretto munito
164 In una lettera del Municipio di Sernaglia si legge: codesto Comune per l’esecuzione delle vigenti disposizioni ministeriali nei riguardi igienici, ha eseguito la costruizione di un locale, d’isolamento con tavole di legno, rivestite all’esterno con intonaco in muratura, spendendo in tutto lire tremila circa. Il Municipio di Sernaglia chiede copia del progetto e preventivo per l’esecuzione di un Lazzaretto di questo tipo. AMMC sez. A busta 387 - lettera del 30 Aprile 1911. Il Lazzaretto in legno venne costruito dalla ditta Meneghini-Borga nel Dicembre 1910 e secondo la lettera prefettizia del 13 Dicembre 1910, deve essere terminato con la massima urgenza, probabilmente a causa della presenza del colera nel sud della penisola. Il nuovo chalet ad uso Lazzaretto doveva essere costruito con tutta probabilità vicino a quello ‘vecchio’ a Campolongo, visto che viene chiesto al custode di segnalare la presenza o meno dei lavoratori nel cantiere. 165 AMMC sez. A busta 387 - delibera della seduta di Giunta del 31 Maggio 1916 n. 3344. Viene autorizzato anche l’impianto dell’apparecchio telefonico e l’illuminazione. Già nel 1903 era stato al comune di Conegliano richiesto dal Comando del Presidio Militare di occupare in caso di bisogno una parte del terreno in prossimità del Lazzaretto per l’solamento dei quadrupedi sospetti di malattie infettive. Si parla di morvo farcinosa. AMMC busta 387 sezione A – lettere del 7° Reggimento Alpini del 7 Ottobre 1902 e del 19 Dicembre 1902 - delibera del Consiglio Comunale del 19 gennaio 1903 n. 493. 166 AMMC sez. A busta 387– lettera del 24 Giugno 1916 n.3519. Si ha notizia del ricovero del soldato Domenico Romano del 20° Reggimento Cavalleggeri di Roma (lettera 15 Giugno 1916). 167 I comuni interessati dovevano essere San Pietro di Feletto, Godega san Urbano, Orsago, San Fior, San Vendemiano, Susegana, Santa Lucia di Piave, Mareno e Vazzola. AMMC sez. C busta 163. 168 AMMC sez. C busta 166. 169 AMMC sez. C busta 166.
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però di elettricità e soprattutto di telefono, in modo da non avere contatti esterni con il personale del luogo di cura170. Il Lazzaretto (con il custode) continua ad essere attivo anche durante il fascismo. In un documento del Marzo 1930 si parla di un preventivo per dei nuovi lavori da eseguire nell’edificio171 e l’anno successivo, nell’Inventario dei beni mobili di uso pubblico, risulta dotato di 18 brande di ferro e di tutto il necessario per far fronte ad una nuova epidemia172. Come risulta dalla nota scritta successivamente, nell’Inventario dei beni immobili di uso pubblico per destinazione, del Giugno 1932173, il Lazzaretto di Conegliano sarà 170 AMMC
sez. A busta 387– lettera dell’Ufficiale Sanitario del 10 Dicembre 1925. AMMC sez. A busta 387– Preventivo di lavoro da eseguirsi all’azzaretto [sic] di Conegliano del 8 Marzo 1930. 172 AMC Archivio di Deposito – Inventario dei beni mobili di uso pubblico , 14 Dicembre 1931. Lista materiale presente nel Lazzaretto di Conegliano nel 1931: coltelli 27, forchette 28, cuchiai 21, coperte di lana 31, materazzi 22, guanciali 31, coperte di lana fuori d’uso 28, lenzuola in buono stato 45, lenzuola imbrattate d’olio 23, asciugamani 3, camiciotti grandi 4, camiciotti medi 16, fodere per guanciali 55, asciugamani nuovi tipo militare 55, camicie per ammalati 24, paia di mutande 9, vasi da notte per ammalati 13, secchia da notte per ammalati 2, pappagalli 3, ,sputacchiere 24, piatti 23, scodelle 21, bottiglie da litro 17, bicchieri 20, pompe per disinfezione vecchie 2, martelli 3, grattugie 1, passabrodo 1, lavandini 2, mastello per bucato 1, pentole in ferro smaltato 2, forno sterilizzatore 1, caldaia 1, lettiga 1, sedie 6, tavolini in ferro 1, pompa per dsinfezione 1, lavandino 1, vasca da bagno usata 1, vestaglie per facchini 2, vestaglie per il vigile sanitario 2, secchia in ferro rigato 1, attaccapanni 2, carrelli per trasporto indumenti 2 fornelli per disinfezione 4, tavoli 1, tegami per disinfezione 4, camicie 11, lastre per comodini 34, forchette grandi 2, brande di ferro 18, comodini 18, pera per sotrattivi 1, armadio in abete verniciato per biancheria 1. 173 AMC Archivio di Deposito – Inventario dei beni immobili di uso pubblico per destinazione , 10 Giugno 1932 Iscritto al Catasto come Lazzaretto di piani 3 vani 14 in Comune di Conegliano strada per Campolongo. Nel documento si trova una descrizione dettagliata del fabbricato. 171
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completamente demolito al 19 gennaio 1963 (la nota riporta la data della demolizione del Lazzaretto nel 1963 - Inventario dei beni immobili di uso pubblico per destinazione, 1 Gennaio 1928, per passaggio di amministrazione, 14 dicembre 1931 e 10 giugno 1932, AMC, Archivio di Deposito).
Archivi consultati: ADVV Archivio Diocesano di Vittorio Veneto AMC Archivio Municipale di Conegliano AMMC Archivio Municipale Moderno di Conegliano AMVC Archivio Municipale Vecchio di Conegliano ASTV Archivio di Stato di Treviso ASVE Archivio di Stato di Venezia Autorizzazione pubblicazione foto La fotoriproduzione dei documenti dell’Archivio Municipale di Conegliano, è stata autorizzata su concessione dell’Archivio del Comune di Conegliano, Prot. 20349/Arch. del 10.5.2012. E’ vietata ulteriore riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo. Ringraziamenti Desidero ringraziare vivamente la dott.ssa Mariarita Sonego e il dott. Giovannibattista Corrocher dell’Archivio del Comune di Conegliano, per la costante disponibilità e l’aiuto che mi hanno dato nei tre anni di ricerca. Dedica Questo lavoro è dedicato a tutte quelle persone che in sette secoli hanno prestato soccorso nel Lazzaretto di Conegliano
[AVVERETENZA: Alcune riproduzioni di documenti illustrati nella relazione di Luisa Botteon sono presenti, oltre che nell'appendice documentale che segue, anche nella sezione di fotografie a colori presenti negli Atti]
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Allegato Documentale
Allegato I - AMVC busta 426 fascicolo 5
1569 - Estimo della Scuola de S. Maria de Battudi delli Beni posti nella terra, Borghi, et Terr.o de Coneian – Massaria dell’Hospedal, et S. Lazaro nella terra, Borghi, et Territ.o de Coneian
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Su concessione dell’Archivio del Comune di Conegliano, Prot. 20349/Arch. del 10.5.2012, è vietata ulteriore riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo
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Allegato II - AMMC sezione A busta 385 1885 - PUBBLICITÀ DI RIMEDI CONTRO IL COLERA
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si ri v gli no guariti, Se il malato non consente a be ~!!· !~i 11polso, egli~ perduto. L'assenzio preso prima della ~azl= 1 11 Nondimeno non. bisogna darne troppo alla voka per nmore""'·"" · • la ,lo~c ~ e~ . aria e produrrc u~a reazione troppo fort , naia..aa.o r per b1,d11cn'.11 da bonlò non v, è nulla da temere, purclu: i Jcl pois?. B,s?~na stare ben attenti al polso, per,b pe la sua napparmone, cessa, e la dose di usenzio non essend a vincere la malattia, benchè abbia potuto arrestarla, .n pravvcnto se non si dà nuova dose di assenzio J morire nel periodo di reazione. Dopo il ritorno d menta di male di testa, bisogna mettergli sopra il c:tpQ di acqua e aceto. « Caron dice che il cholera si cambia facilmente m on nho mai visto questo caso. Ho ben veduto ~ ii non potere orinare : questo è per me il sintomo pita CìSGnon so che fare; tutti i malati che ho veduti in ~ impotenza di orinare si verifica in coloro che muoiono. tempo a dare l'assenzio , perchè una malattia che ~ di forte temperamento in un'ora, cammina prest<i,e~ ficile di produrre la reazione. Vi sono malati ché ìifl dicono di provare un calore estremo nello stomaco~ V qua gli altera quasi sempre più e muoiono, lllffltn: che per lo più il calore e la sete. Se il malato avesse rizione del polso si potrebbe fargli bere deiracqua, con chiare la sete sparisce immediatamente.
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Tulle le boccette non munite n è in capo al presente manifesto si
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Allegato III - AMMC sezione A busta 387 ESEMPIO DI CATALOGHI DI STRUMENTI SANITARI DEGLI INIZI DEL NOVECENTO
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Finito di stampare nel mese di novembre 2012 dalle Grafiche De Bastiani Godega di Sant'Urbano (TV)