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CAZION I ROMAN E

CAZION I ROMAN E

Per restare in Italia, bisogna ancora osservare che la sua superficie non è interessata in maniera omogenea dal fenomeno della tecnica poligonale. La massima frequenza delle testimonianze, infatti, si riscontra in Etruria Marittima, in Sabina, in Marsica, e nelle territori degli Emici, dei Volsci e dei Sanniti, in particolare. Esse sono meno diffuse, ma non per questo completamente assenti, nell'Italia Settentrionale e nella Magna Grecia, come pure in Lucania ed in Sicilia. Il che può , senza dubbio , mettersi in relazione con l ' ampia gamma di impiego che tale tecnica conobbe nel1' antichità, approssimativamente così riassumibile: l O - Mura di città, per lo più ad andamento irregolare e senza torri

2 ° - Caposaldi singoli o cittadelle

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3° - Sbarramenti montani, impropriamente detti anche trinceramenti di pendice

4 ° - Basamenti di templi o podi

5° - Sostruzioni stradali od opere relative alla viabilità dal basolato delle strade militari ai muri di contenimento

6° - Terrazzamenti agricoli propriamente detti

7 ° - Platee artificiali per l'impianto di ville

8 ° - Sepolcri e cisterne

9 ° - Torri isolate, o monopirgi. A questa categoria appartengono pure i nuraghi l 0° -Piedritti di ponti e, più raramente, ponti stessi

Tornando al discorso della interpretazione e classificazione di siffatte costruzioni in base ai criteri tipologici e strutturali della tecnica poligonale adottata, tra i primi studiosi che se ne occuparano approfonditamente va menzionato il Gerhard <27 ) che le attribuì ai Pelasgi o agli Aborigeni, ribadendo però la difficoltà e l'arbitrarietà di stabilirne la datazione esclusivamente in base a connotazioni formali. Sempre lo stesso autore osservò che il manto d'usura delle strade romane ne risentì concettualmente, adottando, per i suoi basoli, la configurazione geometrica irregolare propria delle muraglie , senza tuttavia indagare in alcun modo le ragioni della scelta. Fu la volta, quindi, del D0dweJl<23> che iniziò a distinguerla in precise maniere così suddivise:

1a Maniera rozza, formata da macigni a contorni approssimati e superficie scabra , praticamente messi in opera senza alcun intervento di sgre zz atura o di sagomatura avvalendosi , per conseguire una maggiore concatenazione e stabilità, di scheggioni di pietra più piccoli, in funzione di zeppe.

2a Maniera perfetta, ottenuta facendo accuratamente combaciare tra loro ma s si lavorati con notevole perizia in forma di poligoni irregolari, con tolleranze ridotte al minimo per la precisa levigazione delle superfici di contatto.

3a Maniera ori zz ontale , con conci che pur non av e ndo ancora acqui s ito una configurazione ortogonale te ndono ad allettamenti con andamento appro s simativamente orizz ontale.

Ovviamente non mancano, sempre per lo stess o studioso, modalità intermedie e sottotipologie, ma sono comunque facilmente riconducibili alle suddette maniere. Il Promis, che si occupò delle fortificazioni antiche(29l, entrò anche nel merito della datazione di siffatte costruzioni, tentandone la classificazione: " ... secondo la maggiore o minore esattezza di lavorazione per metterle in rappo110 coll ' uso comune che si ha di distinguerle in tal modo, benchè la storia e l ' osservazione egualmente dimostrino che l'opera poligonale, anz ichè a certe epoche ed a certi popoli, debbansi attribuire alle località ed ai materiali dei vari paesi e che da questo dati debbansi in gran parte ripetere la sua maggiore o minore perfezione ... " 00> . Per la prima volta la geomorfologia è messa in stretta correlazione con tale tecnica, sebbene solo per spiegarne la maggiore o minore accuratezza: rappresenta, comunque, un'acuta intuizione del ruolo giocato dal contesto naturale nella sua adozione edottimizzazione. Lo stesso studioso non mancò di ravvisare nel basolato di tante strade romane la variante orizzontale del poligonale , ancora una volta senza attingerne la motivazione plausibile. Le sue precisazioni trovarono concordi altri autori, quali il Niebuhr, il Gel ed il Canina, mentre il Poletti < 3 D articolò ulterio1mente la classificazione formale del poligonale, ravvisandovi quattro maniere, corrispondenti ad altrettante epoche distinte. Evitò, però, di fissare la relativa cronologia, limitandosi alla constatazione che, indubbiamente , la più antica doveva essere anche la più rozza.

Il ragionamento, apparentemente lapalissiano, aveva fino ad allora trovato sempre una frustrante limitazione nella facile osservazione che in una stessa cerchia, presumibilmente eretta senza interruzioni, si possono rintracciare estremi di finezza esecutiva molto divaricati. Per cui se in una singola opera riesce assurdo reputare le tratte più rozze di gran lunga antecedenti a quelle più accurate, altrettanto arbitraria sembra la generalizzazione secondo cui le fortificazioni più rozze siano incontrovertibilmente le più arcaiche. Esiste , infatti, tra arretratezza ed arcaicità una corrispondenza di tipo univoco, per cui se le fortificazioni sorte in epoca remota non possono che essere il portato di conoscenze ed abilità rudimentali, non è detto che la rozzezza rimandi necessariamente all'arcaicità.

Infatti, se mettiamo in relazione l'accuratezza della trama polrgonale di una fortificazione con la sua esposizione ossidionale, ci rendiamo conto che anche in quelle evolute le sezioni reputate inattaccabili sono sempre molto più grezze di quelle supposte a rischio e ciò per ovvi motivi di risparmio di risorse economiche ed umane. Quando, invece, anche le tratte esposte risultano approssimate e grezze, ciò significa che i costruttori non disponevano ancora della maestria necessaria, e che quindi, inevitabilmente, le opere appartengono ad un periodo più remoto. Una volta divulgatosi il concetto nelle successive classificazioni del poligonale l'interrelazione accuratezza-epoca divenne ricorrente. Il Fonte-a-Nive, ad esempio , pur attenendosi alle tre distinzioni già esposte, nè precisò gli ambiti epocali , per cui:

"La i° epoca si serve di pietre trovate isolatamente e riunite in modo irregolare con gli interstizi rinforzati da pietre più piccole ...

La 2° epoca presenta blocchi spianati negli angoli e nelle fessure e nelle facce, in modo da combaciare fra loro senza interstizi; le fronti restano tondeggianti , costituendo una superficie a bozze, simile al c. d. bugnato; le rastremazioni conservano ancora i risalti delle reseghe ... Paiono propri di quest'epoca i massi trapezii

La 3° epoca: i massi vengono spianati completamente e levigati all'esterno tagliandone le sporgenze; le pietre, anche squadrate, son poste in strati orizzontali con le linee verticali di combaciamento inclinate in vari sensi. Gli strati dei blocchi non sono sempre orizzontali, ma tendono verso una linea curva. Ciò può attribuirsi più che ad una predilizione per le linee curve, che fa supporre vicino l ' uso degli archi, al modo di squadrare i massi, alla natura del terreno che obbliga i piani di posa ... " t.m

L'architetto GiovenaJemi, a sua volta, dopo aver supposto una diversa matrice culturale per le mura poliedriche e quelle megalitiche, concorda sulla corrispondenza delle tre maniere con altrettante epoche. In ogni caso, ammette trattarsi di opere molto antiche, implicanti un gran numero di operai specializzati, o, più verosimilmente, di squadre itineranti di specialisti, forse di provenienza orientale. L'ipotesi che tali strutture potessero in qualche modo derivare dalle fortifi-

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