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ROMANE

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potrebbe ravvisarsi nell'essere ogni abitante un provetto soldato, perfettamente capace di destreggiarsi sulle mura. Il che consentiva di trarre, senza alcuna difficoltà, dall'intera cittadinanza gli armamenti per le torri , indipendentemente dal numero delle stesse, superando l'endemica carenza di guerrieri professionisti, imposta dal loro oneroso mantenimento ed, al contempo, le loro estemporanee sortite.

E se, in prima approssimazione, tante città romane di nuova fondazione sorgeranno con un impianto urbanistico ortogonale non sarà per una pedissequa adozione dei criteri ippodamei ma per il loro subentrare sul tradizionale accampamento legionario, che ne fu la premessa insediativa. In moltissime circostanze, infatti, uno stanziamento militare provvisiorio finì per radicarsi sul territorio trasformando le sue difese campali in strutture permanenti, e la s ua trama di alloggiamenti in distinti quartieri residenziali: è ancora agevole individuare quella lontana genesi nei centri storici delle maggiori città europee<15 > Non a caso il processo conobbe la sua massima riproposizione proprio laddove l'ostilità alla penetrazione romana si dimostrò più violenta e la resistenza più irriducibile. Nulla del genere si verificò nella società greca, i cui eserciti mai si sobbarcarono alla fatica della sistematica realizzazione di un razionale accampamento. Ricorda in merito Polibio che gli stessi:

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" quando mett ono un accampamento, pensano che la cosa più importante sia di conformarsi agli ostacoli naturali del terreno, sia per evitare la fatica di scavare fossati, sia perchè ritengono che le protezioni artificiali siano meno sicure degli ostacoli forniti in loco dalla natura: perciò, nella disposizione comp lessiva del campo, sono costretti ad adottare ogni sorta di forme per fedeltà al terreno, e qualche vol ta anche a trasferire alcuni corpi delle truppe in luoghi impossibili. Con la conseguenza che ciascuno si domanda qual è la parte del campo riservata a lui e alla sua unità. Invece i Romani preferiscono fare la fatica di scava- re fossati, accettandone tutte le conseguenze, per ragioni di comodità: quelle di avere sempre un solo e me desimo esempio di campo, che sentano familiare. "0 61

In verità anche tra i Greci gli Spartani già si erano dati spesso, ma non sistematicamente, la pena di fortificare i propri accampamenti, con le prime intuizioni circa la migliore forma planimetrica da adottare. Infatti, precisava Senofonte:

"Vedendo che gli angoli di un quadrilatero non servivano a niente... Licurgo diede agli accampamenti una forma circolare, salvo nei casi in cui la sicurezza fosse garantita da un rilievo o da una murag lia , o si fosse a ridosso di un fiume. Pose delle sentinelle di giorno, col compito di stare vicine all'esercito e di guardare verso l'interno , perchè non erano dirette contro i nemici , ma contro gli amici. La sorveglianza dei nemici è affidata ai cavalieri sistemati nei punti donde si può vedere più lontano ... "<m .

Più attenzione in materia vigeva nell'esercito persiano in cu i, stando sempre a Senofonte:

" dovunque il re decida di accamparsi, tutti alloggiano sotto la tenda, sia d'estate che d'inverno. In primo luogo Ciro introdusse l ' usanza di montare la tenda a levante; poi determinò, anzitutto, a quale distanza dalla tenda regale dovessero montare le tende i lancieri; assegnò infine un posto a destra per i panettieri, a sinistra per i cuochi, ai cava lli a destra e alle bestia da carico a sinistra; tutto il resto era disposto in modo che ciascuno sapesse qual era il posto riservatogli, di che dimensioni era e dove collocato." ns1

Ma indubbiamente furono i Romani ad introdurre una esatta e costante configurazione degli accampamenti, di sicuro a partire dalla seconda guerra punica. In linea di larga massima: " ... per un esercito consolare dotato di due legioni si cominciava col sistemare il quartier generale occupato dal generale (praetorium); si all in eavano ne lle vicinanze le tende dei tribuni, poi quelle d e i leg ionari su ddivi s i in camerate di otto uomini (contubernia ) e raggruppati in manipoli; acca nto al pretorio e a ll a tend a de l ques tore s i col locava una piazza (forum) s ui co ntorn i de ll a quale erano rel egati la cav alleri a e g li au si l iari. Il tutto era disposto all'interno di un quadrilatero in ge ne re di forma quadrata, costeggiato da un fossato e da una trin cea co n s tecca to , co n le strade che s i tagli ava no ad an go lo r e tto parallelam e nt e ai du e assi prin c ipali : la via praetoria e decumana che sboccava di front e a l pretori o, e la via principalis che ne prolun gava la fa cciata. A ltrettanto rigidi erano i rego l amenti s ui qu a li si basava la g uardia de l campo.

I ra cco nti de g li s torici e so prattutto le sco perte arc heologiche ci cost rin go no a introdurre in questo sc hema numerose varia nti: i cam pi da operazioni (castra aestiva) erano d iversi dai qu artieri d'inverno (hiberna); fra quelli op e rativi s i di s tin g ueva no g li accampamenti d i tappa , evac uati all ' indomani de l l ' istalla z ione o nei giorni seg uenti, i campi s trategici che facevano di base alle operazioni in una o più ca mp ag ne, e i camp i frontalieri c he appartenevano a ll a difesa perman e nte del Limes; i campi legionari e ra no più imp ortant i di quelli au s iliari, ecc Le lo ro pos iz ioni e ra no variabili, e anch e l'a ll estimento: i so ld at i all ogg iavano sotto te nde di pe ll e o in e difi ci in muratura... I trinceramenti potevano avere un va lore puram ente s imboli co, opp ure rivalegg iare in pot e nza co n le fortificazioni c itt adine (in lin ea di prin c i pio comprendevano, dall'e ste rno all'interno, quattro e le menti:un o o più fossati profondi da uno a tre metri e in gen e re di di seg no trian go la re; una spo nd a incli nata, ta l vo lta irta di ostacoli artificia li ; un terrapieno dello agger, c he poteva opporre al ne mico una parete verti ca le di pi e tra, legno o erba; s ulla c ima del te rrapie no , una pali zza ta co mpl etata da pali c onfic ca ti in te rra ). Spesso le po rte erano qu attro alle es tremità d ei du e ass i prin c ip a li, ma qualche vo lta e rano anche più numeros e se mplicem e nt e per ragioni d i co modit à. " 119>

S tando a Vegenzio Flavio, ed i ritro vam en ti archeolog ici ne offro no piena co nferma, s ull a forma degli accampamenti esis teva una più amp ia escu r s ione, ferm o res ta nd o quello d ' impianto canonico. In particolare:

" Gli accampamenti devono essere disposti alcune volte in quadrato, altre in forma di triangolo oppure di semicerc hio, a seconda delle esigenze, anche in relazione a li fisionomia del terreno.

La porta chiamata « pretoria» deve essere posta verso l' oriente o da ll a parte del nemico. ovvero in previsione del futuro movimento, nella direttrice di marcia dell'esercito.

Accanto a questa porta le prime centurie, vale a dire le corti, alzano le tende e fr;sano le aquile e le insegne.

Dal lato oppos to si troverà la porta denominata «dec umana»

I ripari degli accampamenti sono diversi e su tre l inee. Qua lora il perico lo non s ia incombente, si taglian o cespugli d"intomo e con essi si distende una sorta di muraglia alta tre piedi, con un fossato davanti. nel luogo dove sono stati divelti i ces pugli s tessi ; s uccessivamente si scava in maniera speditiva un altro fossato largo no ve piedi e profondo sene.

Se però la minaccia del nemico sia più massiccia, allora è nece ssario munire il perimetro di un fossato regolamentare. che misuri dodici piedi di larghezza e nove di profondità sotto la lin ea (così la chiamano) del suo lo.

Sopra le siep i poste al di qua ed a l di là si accumula la terra raccolta dallo scavo. t anto da far aumentare l"altezza di quattro piedi. Così il va ll o diventa di tredici piedi per una larg hezza di dodici; su di esso si conficca no pali di leg no robustissimi, che i so ldati sono so liti portare apprcsso

In merito a lla forma geo metrica da dare al campo lo s tesso autore ritorna ancora sull ' argomento affermando:

·· secondo la conformazione del terreno si cos tituisca l' acca mpam en to, quadrato. triangolare o ob lun go.

La forma non nuoccia all"utilità. Comu nque si ritengo-

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