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I ITALICHE

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CAZION I ROMAN E

CAZION I ROMAN E

cazioni micenee fu alla base dei saggi intrapresi agli inizi per conto del Ministero della Istruz ion e Pubblica, a Norba<341 • Ma il risultato che emerse valse so lo a dimostrare la notevole modernità di tale murazione ri spe tto a quelle s imilari dell' Argolide.

In base ai frammenti ceramici rinvenuti, infatti, s i accertò che la cittadina rimontava a quasi un millennio dopo queste ultime e si poneva, per l'esattezza, a ridosso del III sec. a.C., per cui: " ... Norba fu una rocca essenzialmente romana, vale a dire di schietto carattere italico, come italica era la gente della quale rintracciamo le tombe nella sottostante pianura; e che le mura di Norba, quali anche oggi le vediamo, non sono più antiche di quel tempo in cui i Romani posero sta nza la prima volta" c35 > _

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Ulteriori ricerche, tuttavia, evidenz iando le notevoli diversità fra la cerchia urbica perimetrale e quella più interna dell'acropoli, la tipica aree italica, stimarono che proprio la seconda corrispondesse al nucleo primigenio dello stanziamento, rimontante al V I- V sec. a. C., in sostanz iale contemporaneità, quindi, con il diffondersi di siffatte fortificazioni.

Il che, se cronologicamente ribadi va la non diretta influenza micenea, proprio per la presenza di una cittadella apicale sembrava, invece , avvalorarla come stimolo archetipale.

Tornando alle caratteristiche formali della tecnica poligonale, lo stesso Lugli, dopo una attenta valutazione di tutte le precedenti classificazioni e suddivisioni, e di molte altre ancora, ne elaborò un'ennesima più accurata ed articolata, che divenne, da allora, la classificazione per antonomasia. Innanzitutto osservò che: " ... si tratta di maniere e non di epoche, e che la inclusio ne di un monumento in una maniera, anzichè in un ' altra, non pregiudica affatto la sua cronologia Inoltre la maniera è stabi lita in base alla valutazione di tutto il complesso murario, poichè la caratteristica del1' opera poligonale è quella di variare notevolmente anche in uno stesso edificio " c361 • In sintesi:

"I8 MANIERA

Il materiale viene raccolto sul terreno stesso, oppure staccato dalla roccia con leve o cunei battuti... approfittando delle fratture profonde e delle cavità; viene sbozzato a colpi di mazza o di altri sassi, quanto b asta per togliere le eccessive sporgenze, lasciando s ia la parte esterna, sia i lati allo stato grezzo.

I massi, che non sono mai troppo grandi, vengono ruzzolati per mezzo di pali fino al loro posto, procedendo dall'alto verso il basso, con l avoro esegu ibil e da un piccolo gruppo di operai ...

É difficile poter assegnare una data a questi muri, che rappresentano il primo sfo rzo dell'uomo per una costruzione sta bile in Italia la data ini ziale può essere ritenuta il declinare del seco lo VII av. Cr. o tutt'al più 1' ini zio del VI... " <37> .

Gli esempi di fortificazioni eretti in questa maniera , ovviamente, abbondano ed i più significativi possono così rubricarsi, previa suddivisio ne etnica:

Etruschi Populonia

Ro selle

Cortona

Volsci Segni

Preneste

Cori

Terracina - Pesco Montano

Circeo

Atina

Sanniti Aufidena

Piedimonte Matese - monte Cila

Sepino-Terravechia

Faicchio-monte Acero, monte Monaco

Siculi

Termini Imerese m

40 Le quattro maniere del Lugli " Ila

Maniera

I ma ssi adoperati ve ni vano completamente staccati dalla roccia viva, in su perfic ie, ap profittando d e lla s trati ficaz ion e ... Sul posto s i eseguiva la prima lavorazion e a colpi di mazza e sca lpello , portando la fronte esterna ad un piano leg germent e convesso.

I blocchi hanno già la forma poligonale con i lati abbastanza re tti , ma di lun ghezza assai diffe rente ; gli spigoli so no ancora sm ussa ti e il combaciamento non è perfetto; si ini zia l a tendenza alla forma poliedrica. Sono evitati intenzionalmente i piani di po sa, trann e che presso le porte e neglrangoli. Sono frequenti ancora le sc hegge cli ca lzatura ... Le mura s ono costruite generalmente a rido sso de l colle: di rado so no is olate in ambedue i l ati... L a posa d ei bloc c hi avviene con una considerevole ra s tremaz ione dal basso in alto , ottenuta mediante ri seghe, le quali... rappresentano uno svantagg io per la difesa, perchè permettevano agli assalitori di infilare ... pal ett i, nelle fessure e quindi dare la scalata alle mura con un a cer ta facilità ... Si comincia a formare una tradizione italìca, che seg ue uno sv iluppo proprio e una volta affermatasi di vie ne nonna costante ... I costruttori s anno c he è facile agli assalitori di far e leva negli spaz i di risulta fra i vari ma ss i per mezzo di g rosse travi e aprire così l a rghe brecce nelle mura; aumentano perciò il volume dei blocchi, procurano di far megli o combac iare i g iun ti ... aJlisciano le pareti esterne ... " P ~> .

É da rilevar e che nel poligonal e, sopratt utto a partire dalla seconda maniera , dipendendo la sta bilità lateral e della costruzione dal mutuo contrasto dei blocchi, non era poss ibile interromp e re vertica lm e nte un muro senza che crollasse. P er tale rag ione una for- l n dettag li o si tratta di una sorta di puntale cavo, in cui si incastrava l'estremità di un tronco appena squadrato. Alto cm 25,2, lungo cm 18,5 e largo mediamente cm 9, con spessori oscillanti fra i 9-10 mm, termina nella prute anteriore in una approssimato cuneo con ai lati due file di grossi denti lunghi cm 4,7. Su ciascuna delle facce verticali si distinguono quatlro fori, in qualcuno dei quali si trova ancora il rispettivo chiodo di bloccaggio al l egno. Lo stato: " ... di conservazione delle dentature anteriori, c h e sono più o meno smussate e piegate, permette di affem1are che tale 'ariete' era stato concretamente adoperato ptima di essere consacrato in un santuario, senza dubbio in ringraziamento per la vitto ri a, come uno di quelli di cu i si servì Alessandro innanzi T yr. L a loro disposizione, invece, ci illumina sull'utilizzazione che ne era stata fatta: questo co ngegno, che a causa delle dimensioni e della debole resistenza del metallo non poteva che essere manovrato a mano, non era destinato a sgretol are, o a fracassare i conci del paramento, ma a svellerli ed a strapparli (si può pure immaginare che fosse riservato a ll 'attacco delle porte e delle posterle delle antiche cittadelle).

48 Testa di ariete in bronzo tificazione perimetrale non ammetteva spigoli, nè acuti nè ottusi: i piani di posa in cl inati avrebbero imm e diatamente es plulso i conci terminali, quelli privi di controspinte. Pe rtanto , allorchè tale esigenza s i dimo s trò inevitabile , e gli ese mpi sia pur rari non mancano, come presso le porte o nelle ancor più sparute torri, fu ri s olta serra ndo la trama poli gona le con una sez ione in opera quadrat a, costituita da blocchi, sempre di not evo li d .imensioni, ma ortogona li su allettamenti orizzontali. Il dettaglio, più in ge nera l e, spiega il perchè dell 'a ndamento curvi lin eo delle cerchie poligonali, dimo s trando, al co nt empo, se mai ve ne fosse bisogno , c h e i costruttori e rano pe r fettamente a conoscenza delle ca ratteri stiche d ei co nci parallelepipedi , ma ad ess i preferirono , comunque, quelli irregolari, se bbene più complicati da realizzare e più faticosi da porre in opera.

Circa le presunte macchine ossidionali impiegate per demolire muraglie poligonali, se ne deve supporre la sostanziale affinità alle travi armate, si mili, ovviamente su sca la gigante, ad un palanchino e lontanissime da un miete di classica concezione. Gli impatti che esaurivano le oscillazioni di quest'ultimo, infatti, non avrebbero sortito alcun effetto qualora somministrati a strutture verticalmente aderenti alla preminenza rocciosa. Di tutt'altra rilevanza, invece, gli esiti della rotazione delle travi armate, capaci di svellere anche grossi blocchi, provocando così il crollo di ampie sezioni. Disgraziatamente di siffatti congegni t1on cì sono pervenute nè rappresentazioni iconografiche, nè meno che mai testimonianze materiali: una so l a eccez ione al riguardo potrebbe ravvisarsi nella testa di bronzo rinvenuta, recentemente, nel corso degli scavi dello stadio di Olimpia, probabile ex voto militare.

Ques to tipo di ' ari e te ' non contundente prese delle fogge diverse, sia nella parte posteriore che in quella a nterio re, dall'epo ca assira a quella romana. La decorazione appostavi s u entrambe le facce , in prossimità dell ' innesto con la trave-due teste di ariete-si acco rdano perfettamente alla sua funzione, p e r cui l'interpretazione ris ulta scevra da qualsia s i dubbio.

La stessa, inoltre, rappresenta un notev o le aiuto per la co lloca zio ne cronol ogica del reperto: tramite co mparazioni stili s ti che, se ne può infatti co llocare la comparsa nella seconda metà del V secolo Il s uo luogo di costruz ione tuttavia resta ig noto: glj unici argomenti per propoITe la Sicilia ... so no i rapidi progressi della poliercetica sic iliana ve rso la fine del V seco lo a.C. "' 391 •

Tornando alla seco nda manier a i s uoi esempi sign ifi cat ivi, sempre di st inti s u base tenica, so no:

Amelia Spoleto

Preneste

Segni

Cori

Sezze

Norba

TeITacina

Arpino

Montecassino

Fere ntino

Alatri

Olevano

Pietrabbondante

I se rnia

Calazia

Tr eglia

L ucani Atena

Accettura

"Ura MANIERA

I blocchi assumono la forma di poligoni regolari, con i lati retti e gli spigoli a ciglio vivo; il combaciarnento fra ess i è perfetto, fac ilit ato da Lassel l i triangolari inseriti ne gl i spaz i di ri su lta. Sono frequenti gli innesti di blocc hi vicini, mediante un dente tagliato nel masso già in opera. Sembra che i blocchi fossero l avorati su l posto, ripo,tando co n una squadra falsa, o con una lamina di piombo, su di essi l 'ango lo corrisponde nte di quelli coi quali dovevano riconnettersi nel muro in costruzione.

La lavorazione non avv iene più ruzzolando i massi dall'alto verso il basso, ma anche trasportandoli dal piano di steITo fino al piano di lavoro per mezzo di castelli lignei ... il lavoro procede per mezzo di due maestranze in sensi opposti ... finchè avviene la sutura dei due cantieri, mediante un blocco in chiave Lo spessore dei massi ed i piani interni di allettamento sono in relazione alla loro funzione stat ica ... Le superfici esterne sono lavorate a gradina in modo da renderle peJtettamente levigate , mentre i piani di posa sono tagliati a mazza e scalpello; il paramento è allineato con il filo a piombo, sa lvo tener conto dell ' inclinazione nece ssaria ... Negli angoli, presso le porte e le torri, s i nota , più accentuata ... la tendenza ai piani orizzontali ... per evitare la spi nta laterale dei mas si ... " 14<))

01 i esempi etnici possono così riassumersi:

I Taliche

Volsci Cori - Norba

Seg ni - Atina

Ernici Ferentino - Alatri

Sanniti Pi etrab bondante

Siculi Cefalù

" IVa MANIERA

É ev idente qui la imitaz ione dell 'o pera quadrata, d e lla qual e però, non s i ragg iung e l 'esattezza, sia perc hè s i preferi sce l'aspetto i1Tegolare, s ia perchè il materiaJe adoperato è quasi sempre il calcare di monta gna, che è duro a tagliar s i. l blocchi so no allettati con lun g hi piani di posa, che seguono una lin ea s inuosa e ogni tanto si s pezza no per la differente aJtezza dei filari ; so no tagliat i seco nd o quattro piani non paralleli fra loro e le gi unture vert icali sono qu asi sempre oblique; hanno cubatura differen te e profondità varia; la di spo siz ione è sempre nel senso della lunghezza. Le pareti sono leg germe nte conv esse, poichè la levigatura de ll e facciate ba ini z io dalla periferia dei blocc hi verso il mezzo, dond e la frequenza del bugnato, accompagnato dall 'anathy ros is.

Tal vo lta l 'opera poligonale s i accopp ia con l'opera cementizia, serve ndo a que s ta da paramento es terno o so ltanto da legamento angolare... " < 4 11 •

I princip a li ese mpi di que s t 'u ltima maniera so no:

Etruschi Cos a

Eroici Fe renti no

Prob abili ragioni del poligonale

L a s uddivi s ione architettonico-stilistica della tecnica poligonale e la s ua dettagliata distinzione, al di là delle ribadite incertezze cronologiche, lascia, però, assolutamente inevaso l'inten-o gat ivo di fondo . Perchè tante popolaz io ni appena usc it e dalla preistoria adottarono una così faticosa e complicata modalità ed ifi catoria , affinandola, per giunta, progressivamente in vece di abb a ndon arla? Perc hè, poi, n e i secoli successivi l'ingegneria romana, di gra n lunga più evoluta e razionale, l'e s tese persino alla p avimen tazione stradale, evitando volutamente i basol i rettangolari a favore di qu e lli a poli gono iffegolare?

Costruire in opera p o li gonal e, in partico l are nella seconda e terza maniera , significa sagomare ogni blocco, sem pre di enormi dimensioni, in s tretta interrelazione con quelli già posizionat i, con i quali deve andare a combiaciare co n prec.is io ne via vi a più accurata. In tuibili la lentezza e le difficoltà della procedura, certamente non giustificate nè dalle finalità militari nè , meno che mai, da presunti effe tti es teti c i, peraltro diffic ili da immag inare nel caso del manto d'usura delle strade . La prese nza in prossim ità dei vani, o degli spigo li, di seg menti in opera quadrata , come innanzi acc e nnato , cos trin ge ad escludere ogni ipotesi , perallro deboli ss ima, circa l'ignoranza, o l'incapacità di avval e rs i, di tale maniera , enormemente più se mpli ce e spedita. L' adoz ion e di blocchi parallelepiped i , come pure di basoli rettangolari , i nfatti, im p licando la l oro esatta s ta nd ard izzazio ne dimensionale , co nse ntivano l a prefabbricazio ne mass iccia in cava . Il che non solo ne avrebbe garantito una di spo nibil ità ininten-otta, essendo il loro num ero funzione soltan to della quantità di addetti ai l avori , m a avrebbe consentito a nc he un più rapido , ed economico, avanzamento dei l avor i, caratte- risti ca pregnante in strutture tanto rilevanti. Senza contare che si sarebbero trasportati a piè d'opera soltanto conci finiti, cioè molto meno pesanti.

Nè è pensabile seriamente che tanto i Giapponesi, quanto Peruviani, i Micenei, i Britanni , i Maltesi , gli Italici, i Siculi, i Nordafricani, in epoche e circostanze diverse, ma in assoluta autonomia, escogitassero tutti la medesima pazzesca maniera di assemblaggio di enormi pietre magistralmente sagomate. Anche Lu gli percepì quella s ingolare affinità precisando che: " lo stesso fenomeno di un 'o pera poligonale genuina e spontanea s i incontra nel Mes s ico e nel Perù, dove esistono numerosi recinti sacri e muri di fortificazione appartenenti alle civiltà pre-colombiane ... "1421 É stupefacente osservare che in tutti i contesti etnico-geografici elencati l ' adozione del poligonale fu costantemente impiegata per strutture prefigurate per grandi longevità e per gravosissimi ci men- ti da parte di sollecitazioni naturali ed artificiali, quali appunto fortificazioni, strade, ponti , templi e se polture elitarie. Ma come si può definire spontanea e genuina una tecnica invece sce lta, nella piena e consapevole accettazione delle difficoltà e delle esasperanti lentezze esecutive? Quale fu, allora, il fattor comune che persuase tanto gli In ca s ulle Ande quanto i Vol sci sull'Appennino ad erigere in quel modo le 1ispetri ve muraglie?

Se ci si riflette sopra, partendo dalla accennata resistenza alle sollecitazio ni di straordinaria intensità e di breve durata, è proprio dall'analisi delle caratteristiche del le regioni cointeressate che emerge la probabile soluzione del l'enigma. La loro scansione, infatti, si associa, in maniera inequivocabile, ad un'altra , regolarmente recitataci in occasione di ogni catastrofe s ismica: tutt i i fruitori della tecnica poligonale, dai preistorici Ittiti , ai recentissimi Peruviani risiede- vano su falde pedemontane, o nell e loro immediate adiacenze! In altre parole semp re in s iti sistematicamente e terribilmente devastati da fr e quenti quanto terribili terremoti sca turenti dal so lle va m en to tettonico andino-alpino-himalaiano. La tecnica poligon a le, pertanto, co n la sua accorta e l iminazione degli al lettamenti o ri zzo nt a li , frustrava qualsiasi potenz iale scorrimento dei conci so uoposti a l le pos se nti so llecita z ioni oscillatorie delle scosse telluriche. I blocchi, graz ie a ll a loro configuraz ion e irregolare, pur sube nd o una insignificante rotazione, all'estinguersi d e lle s pinte si riposi zionava no esattamente nella g iac itura ini z iale, dissipando in quegli imp erce ttibili movimenti se n za alcu na app rezzabil e co nseguenza, l e a ltrimenti mi cidiali energie distruttrici.

Siamo perciò di fronte, s i c uram ente dalla secon da maniera in poi, ad una antesignana e diffusissima tecnica di costruz ion e a nti s is mi ca, e le div e r se centinaia di opere pervenuteci sos tanzi a l mente integre, in co nt esti geologici dove nessuna a ltra costruz io ne, anche di molto posteriore è so pravvi ss uta , convalidano l'ip o tes i141) Quanto alla pavimentazione stradale, il ragionamento è id e nti co, essendo sufficie nte so tituire alle so llec itazi o ni telluriche quelle meccaniche, inc essa nti , provocate dal tran s ito dei pesa nti carriaggi protrattosi per seco li 144 > _

Del res to c he se nso avrebbe avuto innal zare fo11ezze, o addirittura s is temi di fortezze co me fecero i Sanniti, incapaci di su perare il primo terremoto che s i fosse abbattuto s ull a zona? Co n una ricorrenza s is mica, che lun go il corrugamento alpi no- appenn ini co non ecce de la trentina d'anni, una inad eg uata re sis te nza strutt ural e delle fort ifi cazio ni avreb be co mportat o frequenti ri cost ruzioni, assolutamente impraticabili ec onomicam ente e azzardate militarmente. Un poten z ial e agg ressore, infatti , nel co r o deg l i in terminabili co nflitti del!' epoca1451 , avrebbe potut o faci lm e nte scag liare un massic c io attacco a ll ' indomani di una viole nta scossa, in quanto tale recep ibili ssi ma anche a centinaia di c hilom e tri di distanza, fidand o su lla radicale distruzione di qualsiasi dife sa statica.

La so lu z i o ne, appena accenna ta, s i basa su criteri che da l punto di vista tec nico so no in netta antitesi con qu e lli attualmente adoperati. A differenza, infatti, de ll e nos tre s trutture in cemento armato, c he te nd ono ad evitare la di s tru z ione rea ge ndo monoliticamente a ll e so llec it az ioni , qu e lle in opera poli go na le oppongono un a sorta di preframmentazione non ulterior me nte disg regabile. Non è, pertanto, casuale che l'ado z ione di tal e te c ni ca cessasse con l'avvento del ca lces tru zzo ce me ntizio , quando cioè g li ingegneri romani raggiunsero la capacità di reali zzare cost ru z ioni re lativamente monolitiche. La s te ssa c upola del Panteon'46 ', so tto qu esto profilo, altro non è c he un giga nte sco coper c hi o, s ta ti ca mente a naloga a ll a pietra c he co pre il mausoleo di Teodorico a Ravenna (4 7> , ma completamente diversa d a quella michelangiolesca di S. Pi etro quasi e qui valente so ltanto per dimensioni 1481 • n poligonal e non sco mparv e ne lle applicazioni in cui il calcestnizzo n on poteva sostitui rlo proprio a ca u a della sua rigidità, co m e nelle p avimen tazioni s tra d a li , che so lo in età modern a e per moti vi economici adotteranno i baso li rettang o lari.

Criteri difen s ivi

Le fortificazioni itali c he in opera po li go na le , per quanto ricordato, non di s pongono in genere di torri n è adotta no tra cc iati regolari. Abitualmente: " ... esse seg uono ancora il prin cip io di lasciare a ll a na tura una parte notevol e della difesa e di aumentarne l 'efficien za mediante una parete più o meno alta, e so lid a quant o basta per rend e rne imp ossi bil e lo sfo ndam e nto e lo sca lamento.

Le mura , quindi girano le colline, evitano le valli ne i punti più profondi formando rientra nze e spo rge nze, che allo stesso tempo servono a colpire gli assalitori di fianco; la linea spezzata sostituisce le torri Non sembra che sulle mura vi fosse un cammino di ronda continuo, nè una merlatura, almeno nel tempo più antico ... " 1491 •

Il perchè delle menzionate carenze architettoniche se inizialmente deve ascriversi alla rozzezza dei fautori, in epoche più recenti va ricondotto alla peculiare tattica difensiva degli Italici , nel frattempo pienamente sviluppatasi. Le loro murazioni, infatti , dominavano la pianura da una discreta quota, aderendo strettamente ai suo i bordi, senza lasciare all'esterno il benchè minimo spazio pianeggiante e impedendo perciò agli attaccanti s ia d'investirle che di cingerle ossidionalmente in maniera ortodos s a. Dal che derivava un tiro offensivo, necessariamente diretto dalle falde dell 'a ltura verso la sommità delle fortificazioni , del tutto inefficace, a differenza di quello difensivo, micidiale per opposti motivi. Facile allora concentrare nel suo potenziamento la primaria connotazione architettonica interdittiva, accentuando le opportunità strutturali di lancio. In particolare quelle fornite dalle sinuos ità delle cerchie, c he si prestavano egregiamente a far convergere, da punti diversi, le traiettorie dei dardi sui nemici. Riusciva, pertanto, attuabile un terribile tiro in c rociato, più nutrito e pesante di quello che nelle fortificazioni di pianura scat uriva dai lati delle numerose torri aggettanti. La difesa di fiancheggiamento, in definitiva, nono sta nte la semplicità di siffatte cerchie vantava esiti mortiferi persino s uperiori a quella di opere più complesse, potendosi estrinsecare ancora prima dell'accostamento al piede delle mura.

Non essendo, per giunta, praticabile il loro sfondamento, ma al massimo, e raramente, un parziale smottamento di insignificante vantaggio per gli attaccanti, l'unica possibilità di espugnazione contemplava la scalata in massa delle mura. Tuttavia, la ricordata naturale impervietà dei siti d'impianto la consentiva in pochi settori, certamente i meno ripidi da raggiungere ma, ovviamente, i più accuratamente fortificati. La sequenza d'as- s alto assumeva perciò , verosimilmente, questa scansione: guadagnata, a costo di ingentissime perdite, una parz iale base delle cerchia se ne tentava lo scavalcamento. La scalata delle mura, di per sè, non presentava soverchie difficoltà, per quanto a suo tempo precisato sulla tecnica poligonale, e di ciò i difensori erano perfettamente consapevo li e, probabilmente, consenzienti rappresentando essa il secondo criterio interdittivo.

Gli attaccanti, infatti, superato l ' ostacolo, inevitabilmente, pervenivano sul sovrastante pianoro alla spicciolata, in ordine sparso, decimati dai difensori, spossati dalla fatica ed impacciati dall'armamento. Facile, allora , per quest'ultimi avvantaggiati dalla proponderanza numerica settoriale, ben riposati e motivati, affrontarli e sopprime rli , spesso sfrace llandoli su lle sottostanti rocce, terrificante monito per i commilitoni.

Nel caso di assedi più lunghi una ulteriore tattica, anch ' essa supportata da evidenti so luzioni architettoniche, consisteva in frequenti sort ite notturne. Una pertinenza, infatti, frequentissima delle fortificazioni italiche poligonali è costituita dall'alto numero di posterle e sottopassi di cui normalmente disponevano. Le loro dimensioni, in media, non eccedono l'altezza di m 1,5-1 ,8, con una larghezza spesso inferiore al metro, sufficiente quindi appena al transito di un singo lo uomo. Non di rado rappresentano l'imbocco di cunicoli, più o meno estesi, che corrono al di so tto delle mura, in perfetta analogia formale e funzionale con quanto già a suo tempo ricordato circa le cittadelle ittite. Quale ne fosse la rilevanza difensiva lo dimostrano i non rari esempi di gallerie del genere scava te pers ino nella roccia viva. Alcuni studios i, tuttavia, non condividono il loro presunto impiego tattico, ritenendoli canalizzazioni per il deflusso delle acque, piovane o luride. Ma l'interpretazione contrasta sia con le loro dimensioni, eccessive per lo scopo, sia con l'ubicazione , non coincidente con gl'impluvi naturali, se nza contare che tali cittadelle erano ben lontane dal disporre di una rete fognante vagamente paragonabile a quella romana.

Quanto alle porte urbich e, quasi mai ostentano connotazioni monumentali ma solo dimensioni più grandi ed articolazioni più complesse rispetto alle menzionate posterle. Del resto, non ravvisandosi nel1'urbanistica italica un preciso schema planimetrico con strade regolari facenti capo ad edifici pubblici. mancavano del tutto i presupposti di una loro rigida posizionatura e simmetria, basilari per intenti scenografici . I n linea di mass ima: " ... le porte sono tre, attenendosi al principio raccomandato dagli antichi per le città perfette. Esse si aprono dove le condizioni del terreno lo permettono o dove le necessità di accesso lo impongono: di solito si trovano neUe insenature fra du e colline, oppure nel fianco di una collina, aperte in senso obliquo ... " < 50> .

Nella vastissima produzione non mancano, tuttavia, nelle opere più evolute, esempi di porte compartimentate con corte intermedia di sicurezza, nè di porte dotate di saracinesca con sovrastan te camera di manovra e neppure di porte sottostanti ad archi monumentali, anche se rappresentano piuttosto l'eccezione che la regola. Quanto alle torri di fiancheggi.amento, anch'esse rarissime come accennato, vanno cons iderate l'estremo impiego della tecnica poligonal e, influenzata dalla coeva fortificazione greca.

Un'ultima immancabile pertinenza delle cittadelle italiche è individuabile nelle grandi cisterne d'acqua, rese indispensabili dalla loro ubicazione arToccata, difficilmente includente una copiosa sorgente perenne. In genere consistono in cavità sotte rran ee, più o meno naturali, adattate allo scopo con opportuni lavori di impermeabilizzazione.

Per lo stesso motivo, costituendo: "il sis tema difensivo di oppida e caste lla ... la più colossale tesLimonianza ar·cheologica delle condizioni che si crearono nel Sannio dall'epoca delle guerre sannitiche fino alla guerra annibalica... " 15 1> , i relativi esempi saran no esposti dopo un breve ulteriore approfondimento architettonico-militare. La digressione deriva , al di là dell'ampiezza de] repertorio pervenutoci , dalla constatazione di alcune peculiarità specifiche di tali fortificazioni e dal ruolo da esse svolto nel periodo di intens i sco ntri fra le due massime potenze militari per il predominio ideologico e materiale in Italia.

Riscontri territoriali

La straordinaria abbondanza di ruderi di fortificazioni italiche ci obbliga a limitare l'esemplifica zione a pochissi mi casi, quelli di spiccata valenza tipologica.

Fu una fortezza latina , eretta sulla sommità di un' altura che domina il ripidissimo declivio attraverso il quale i monti Lepini si innalzano dalla pianura pontina'521 La rilevanza militare del s ito può facilmente dedursi ricordando che proprio alle loro falde correva la preistorica pista che collegava il Lazio con la Campania, prima che l ' Appia la sostituisse nel 312 a.C 153 i Più in generale, sotto il profilo strategico , unit amente alle cittadelle di Cora, Setia e Signia, Norba formava la Linea interdittiva che si oppose al dilagare della penetrazione volsca dopo la conquista di Pom ezia.

La sua murazione racchiude una s uperficie di 382.000 mq, caratterizzata da un lieve degrado da nord- est a sud -ovest, con due distinte prominenza, di cui la s uperiore a quota 490, adibita ad acropo li maggiore e l'inferiore, a quota 469, che ospitò i templi dell'acropoli minor e. Sono evidenti significative ricercatezze monumentali, confermate dai resti di una e dilizia re sidenziale alquanto evoluta. A differenza delle tradizionali cittadine italiche, specie quando montane , Norba conserva le tracce di una rete viaria regolare con s trad e parallele e perpendicolar·i, nonostante la superfi-

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