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Ricerca dei naufraghi del Lanciere e dello Scirocco » 207 Le impressioni dei protagonisti »
Anche i gruppi inglesi avevano manovrato alle 16.40 per fronteggiare le F. N. italiane, dirigendo simultaneamente verso di esse senza attendere il segnale « ZLG », che l'Amm. Vian non fece perché non più necessario. Il 1 ° gruppo - per l'incompleta ricezione di un segnale dell'Ammiraglio - cessò di proseguire verso il convoglio (come aveva avuto ordine alle 16.31) e si mise a mascherarlo con una cortina nebbiogena stesa tra esso e le F. N. italiane. « Per mancanza di notizie sul nemico - aggiunge l'Amm. Vian - il 1 ° gruppo rimase per un'ora intera senza conoscerne l'esatta posizione, finché alle 17.45 non ne vide le vampe dei cannoni».
La prima fase di fuoco si svolse da parte italiana, in due periodi, tra le 16.43 e le 17.16, contro incrociatori sbucanti dalla muraglia di nebbia. Nel primo periodo (16.43 - 16.52) i gruppi britannici impegnati furono il 2° e il 4° e fu centrato il Cleopatra, che ripiegò dietro la cortina. In questo periodo le distanze decrebbero da 17 mila a 14 mila metri.
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L'Amm. Vian precisa nella sua relazione che il Cleopatra fu colpito alle 16.44 da un proietto della seconda salva da 152 nell'angolo destro poppiero dal ponte di comando (sul quale egli stesso si trovava) distruggendo la centrale per il tiro e.a., la colonnina di punteria del tiro illuminante, facendo cadere tutte le antenne r.t. meno una e un fascio di sagole, uccidendo un ufficiale e 14 uomini e ferendo un altro ufficiale e 4 uomini. Allora il Cleopatra accostò per ponente portandosi dentro la cortina di nebbia, mentre cessava il fuoco alle 16.48.
Le salve italiane continuarono centrate ancora per qualche minuto, dopo l'accostata del Cleopatra (come riferisce sempre l' Amm. Vian). Questo non fu più colpito, ma una scheggia di un proietto caduto vicino uccise un altro uomo. Il 2° gruppo, che, condotto dal Dido, aveva aperto il fuoco alle 16.44 contro gli incrociatori italiani senza poterne osservare l'effetto per i colpi di mare e per la nebbia, imitò la manovra della nave ammiraglia (Cleopatra, del 4° gruppo).
Anche la Littorio era entrata in azione, da una distanza superiore a quella corrispondente alla gettata dei medi calibri di cui erano armati gli incrociatori britannici.
Durante questo primo periodo, da bordo delle unità italiane si ebbe l'impressione che alcuni Ct avversari coprissero la ritirata
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dei loro incrociatori attaccando col siluro: anzi una scia di siluro sarebbe stata veduta dall'Aviere nelle sue vicinanze; ma nella relazione inglese non vi è cenno alcuno in proposito, anzi è affermato che non si presentò l'occasione propizia al lancio di siluri. Alle 17 .03 - dopo una pausa di 11 minuti - le navi italiane ripresero il tiro, dando cosi inizio al secondo periodo dell'azione che durò fino alle 1 7 .16. Il tiro era diretto contro vaghe forme di unità avversarie, di cui si intravvedevano le vampe dei cannoni in mezzo alla nebbia. La distanza fu apprezzata intorno ai 10 mila metri. Un siluro passò di prora alla Littorio, presso l'Ascari, e la squadriglia « Aviere » fu inviata al contrattacco sparando e lanciando a sua volta. Presto inquadrata dal fuoco nemico, ricevette ordine di disimpegnarsi accostando per nord, mentre gli incrociatori inglesi furòno visti ripiegare di nuovo dietro la cortina nebbiogena. Le navi italiane cessarono il tiro alle 1 7 .11, perché il nemico era completamente occultato dalla cortina di nebbia.
A questa versione italiana fa in parte contrasto la versione inglese, che dice: «Tra le 17.01 e le 17.12 il 4° gruppo impegnò navi nemiche vagamente intravviste alla distanza di circa 14 mila yards ( 12600 metri). Le vampe dei cannoni nemici si vedevano tra i rilevamenti 0° e 10° e i proiettili cadevano intorno al 4° gruppo. Non poterono essere osservati i risultati del tiro [inglese]. Tra le 17.03 e le 17.10 anche il 2° gruppo impegnò l'incrociatore situato più a ponente, dei tre che combattevano contro il 4° gruppo: questa unità salve fu identificata per un tipo « Gorizia ». e furono osservati colpi a segno alla 6" e Il Dido sparò nove alla r salva. Anche lo Zulu osservò questi colpi a segno. La corazzata aperse il fuoco contro il 2° gruppo alle 17 .05 , costringendolo a ritirarsi dietro la nebbia alle 17.07 ».
Il tiro inglese non colpì alcuna nave italiana, ma varie salve caddero vicinissime alla nostra 3" Divisione.
Nessun cenno, come si vede, a lanci di siluri è fatto dagli Inglesi: ma la nostra f. N. alle 17 .07 - sotto l'impressione di scie di siluri avvistate - accostò per 290°, ritornando poco dopo per 270°.
C'è soltanto - nella relazione dell'Amm. Vian - un riferimento ad un tentativo infruttuoso di raggiungere una posizione favorevole per il lancio di siluri da parte del 5° gruppo: « Il comandante della 22" fl. Ct, coi Ct costituenti .il 5° gruppo, vide alle
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16.40 qualche cosa che stimò essere due Ct, ma che ora si ritiene fosse un incrociatore, ed impegnò combattimento. Il nemico apparve colpito, accostò verso nord e non fu più riveduto. Alle 16.49 lo stesso comandante avvistò due incrociatori e la corazzata, e continuò a dirigere col 5° gruppo per ponente nella speranza di raggiungere una posizione favorevole per il lancio ».
Potrebbe essere che questo gruppo di 4 Ct britannici, spintisi per qualche tempo verso ponente distaccandosi alquanto dagli incrociatori impegnati colle nostre navi, avesse dato a queste ]'impressione di un attacco silurante.
Dieci minuti dopo, alle 16.59, lo stesso 5° gruppo vide 3 incrociatori e li impegnò dirigendo per nordovest fino alle 17 .05, ora in cui avvistando la corazzata si ritirò per non essere soverchiato.
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Prima di passare alla descrizione del terzo tempo, è opportuno soffermarsi su alcuni particolari relativi al secondo tempo che non abbiamo citati per non interrompere il filo del racconto.
Alle 17 .04 l'aereo della Littorio, che continuava ad osservare i reparti britannici, aveva segnalato: « I piroscafi sono a sudovest degli incrociatori, rotta ovest, velocità 15 ».
Il convoglio in quel momento stava seguendo a 13 nodi la rotta 180°, perohé dopo aver proceduto per ovest dalle 15.00 (grafico n. 11) fino alle 16.55, a quest'ora aveva accostato - per ordine ricevuto - in direzione sud; alle 17 .04 era a sud-sudest e non a sudovest degli incrociatori. Ciò si spiega pensando che il segnale si riferisse alla situazione immediatamente precedente, che stava mutando mentre l'osservatore compilava e trasmetteva il suo messaggio.
Da parte britannica, è interessante notare come non si sia mai riusciti a identificare la reale consistenza delle nostre F. N. Infatti l'Amm. Vian riferisce che alle 16.48 segnalò alle sue navi « una Nb e quattro Inc su rilevamento 35° a 15 miglia di distanza con rotta 215° » e poi alle 17 .08 aggiunse che la Nb era accompagnata anche da vari Ct. In una nota inserita nella sua relazione egli osserva che non fu confermata durante l'azione tutta la presenza di Ct italiani, né che « è affatto considerato ora ( cioè quando stese la relazione) probabile che i Ct ci fossero >> .
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Si legge ancora nella relazione: « Il 4° gruppo, avvistato di prua un incrociatore armato coi 203, impegnò combattimento alle 16.43 aprendo il fuoco al momento stesso in cui due incrociatori nemici (uno coi 203 ed uno coi 152) aprivano il fuoco contro Io stesso 4° gruppo. « La formazione nemica comprendeva allora 4 incrociatori (probabilmente 2 coi 203 e 2 coi 152) disposti su una linea di rilevamento di circa 110° lunga un miglio, rotta circa 230° . La corazzata e due incrociatori erano più a levante, anch'essi con rotta 220°-230° ».
Si può perciò dedurre che gli Inglesi hanno veduto soltanto 7 delle 11 unità costituenti la F. N. italiana, scambiando per incrociatori 3 dei Ct che riuscirono a vedere sui 7 presenti. I
d) Il terzo tempo. (17.20 - 18.10)
Questo tempo fu caratterizzato da continui pesanti attacchi aerei, come li definì l'Arnm. Vian, protratti fino alle 19.25, dei quali si ebbe la netta sensazione a bordo delle unità italiane, sia per il passaggio a portata di vista di gruppi di siluranti e di bombardieri, sia per l'intenso fuoco e.a. visibile al di sopra della densa nebbia che celava le navi attaccate dagli aerei: nebbia sviluppata senza interruzione fino alle 19.13 (era stata iniziata alle 14.42) e portata da un vento di 25 nodi verso le nostre unità.
Alle 17 .18 la F. N. italiana accostò per 240° e alle 17 .25 per 250° riducendo a 20 nodi, per continuare la manovra avvolgente dell'avversario dal lato di ponente; ma, profittando del fatto che le navi inglesi erano seriamente impegnate contro i velivoli, alle 17 .31 piegò verso sud (rotta 200°) per serrare più da vicino l'avversario. Intanto gli Inglesi avevano ripreso a sparare con grande intensità e con notevole precisione, pur senza colpire alcuna delle nostre navi.
Alle 17.20 era stato colpito l'Havock, che, immobilizzato, riuscì ben presto a rimettere in moto a 16 nodi: tenendo conto della sua minorazione, l'Ammiraglio ordinò che si riunisse colla scorta del convoglio proseguendo per Malta. Poco dopo, il 5° gruppo (cui l'Havock apparteneva) aveva fatto un nuovo tentativo per raggiungere una posizione favorevole al lancio dei siluri, ma presto aveva dovuto desistere, riprendendo la navigazione verso sud.
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