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L'operazione « Harpoon » » 241 a) La fase strategica

31 ° Le impressioni dei protagonisti 211

Scrisse l' Amm. Iachino, oltre a ciò che è stato già riportato nel corso dell'esposizione dei fatti: « L'azione tattica del 22 marzo 1942 è stata la più lunga del1' attuale guerra, poiché è durata più del doppio della battaglia degli incrociatori a Capo Teulada. Essa inoltre è stata di gran lunga la più dura, sia per le eccezionali avverse condizioni meteorologiche, sia per l'intensità e la varietà delle offese che il nemico ha lanciato contro di noi allo scopo di alleggerire la nostra tenace pressione ... « A causa delle violente incappellate di acqua si sono rese praticamente inservibili quasi tutte le apparecchiature ottiche del tiro e d'i scoperta del lato di sopravvento [ che era quello rivolto verso l'avversario] e, data anche la pessima visibilità della giornata, aggravata dall.a distesa delle cortine di nebbia, il nostro tiro è risultato piuttosto impreciso e scarso di risultati decisivi nonostante la brevità delle distanze. « Le salve nemiche molto raccolte cadevano con ritmo molto rapido intorno a noi. Le condizioni di visibilità erano evidentemente migliori per il nemico che per le nostre unità. In ogni modo i risultati del tiro inglese sono stati nettamente inferiori ai nostri, nonostante che il numero dei colpi sparati sia stato certamente molto maggiore. « Neanche gli attacchi siluranti del nemico hanno avuto alcun risultato ... « In conclusione, per gli Inglesi la questione più importante non era tanto quella di mettere dei colpi a segno, quanto piuttosto quella di sottrarre il convoglio al nostro attacco fino al cadere della notte. Sopraggiunta l'oscurità col convoglio intatto il problema degli Inglesi era per la massima parte risolto, poiché essi avevano ben poco da temere durante le ore notturne data la nota inferiorità dei nostri mezzi di rivelazione e di scoperta notturni. « Il nostro obiettivo essenziale era la distruzione del convoglio, e ciò non poteva ottenersi se non distruggendo ed allontanando preventivamente le unità della scorta. Per questo, nelle poche ore a disposizione prima del tramonto, bisognava che il nostro tiro risultasse decisivo. A questo si opponeva la presenza delle dense cortine di nebbia, che in aggiunta alle altre ragioni di cattiva visibilità, ostacolavano gravemente la nostra direzione del

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tiro. Innegabilmente il problema della nebbia è stato dagli Inglesi molto ben risolto ... « Durante l'azione il comportamento dei comandanti, degli ufficiali e degli equipaggi è stato - come sempre - magnifico ... « La perdita di due Ct a causa del tempo pessimo è stata molto dolorosa, dato anche il grande numero di caduti, ma non ha scosso il morale degli equipaggi delle siluranti, che si sono resi ben ragione delle cause eccezionali che hanno provocato quella perdita. Anzi il nobilissimo grido di passione e di fede, che il Lanciere ha lanciato per radio prima dell'affondamento, ha suscitato in tutti, colla più profonda ammirazione per l'invitto spirito del marinaio italiano, l'entusiasmo più vivo e fattivo per il prosieguo della guerra fino alla sicura vittoria ... ».

E' bello constatare come la fede nel successo, senza la quale non si combatte con tenacia, fosse radicata nel personale della Marina.

Nella relazione, firmata dall'Amm. Harwood, nuovo Comandante in Capo della M. F. al posto dell'Amm. Cunningham, che accompagnava quella delJ'Amm. Vian, si legge (1): « Il forte vento di scirocco è stato favorevole all'esecuzione del piano tattico che venne brillantemente eseguito ed il nemico venne respinto [si è già detto come dev'essere interpretato questo « respinto »]. Il tempo ha anche obbligato il nemico a privarsi dello schermo di Ct, in modo da poter tenere la velocità necessaria per intercettare il convoglio prima del buio. Come si prevedeva, il nemico si è mostrato restio a rischiare il passaggio attraverso la cortina, e si è ulteriormente prestato al giuoco del Comandante la 15• Divisione cercando di aggirare la zona del fumo da sottovento ... (2).

( 1) La seconda batrnglia della Sirte fu l'ultima combattuta sorto la direzione dell' Amm. Cunningharn. A metà marzo egli aveva riccvuco una le1tera dal 1 ° Lord del mare, Amm. Dud!ey Pound, che gli annunciava la prossima destinazione come suo rappresentante nel Comitato dei Capi di Stato Maggiore Riuniti, a Washington. Egli obbedì con rammarico e partì in aereo dal Cairo colla moglie il 3 aprile. L'Amm. Harwood assunse il comando della M. F. il 20 maggio imbarcandosi sulla Queen Elizabeth e nel frattempo ne fu Comandante interinale l'Amm. Phidham Wippell. Sembra logico pensare che la relazione sia stata firmaca, ma non concepita (per quanto approvata) dall'Amm. Harwood: essa porta la deta del 2 giugno 1942, mentre quella di Vian è del 31 marz.o. (2) L'Amm. Iachino si mostrò giustamente restio, così come si era mostrato !'A.mm. Cunninr4ham nella fase finale della battaglia di Punta Stilo. Quanto allo apprezzamento fatto da!l' Amm. Vian sul tentativo compiuto da unità italiane di aggirare la zona annebbiata da sottovenco, si è già veduto che - pur potendo quell'apprezzamento essere giustificabile - non aveva rispondenza nella realtà.

« Durante i 28 attacchi aerei contro il convoglio, eseguiti in concomitanza coll'azione di superficie, 4 velivoli sono stati abbattuti dal Carlisle e dai Ct tipo « Hunt », mentre nessuna nave del convoglio e della scorta ha subìto danni. Gli attacchi concomitanti contro gli incrociatori e i Ct di Squadra sono stati meno intensi e l'Euryaltts ha abbattuto un silurante ...

«In relazione ai violenti e continui attacchi aerei eseguiti dopo l'arrivo del convoglio a Malta le disposizioni per lo scarico e l'ormeggio non risultarono soddisfacenti. Entrambe le navi che avevano raggiunto il Grand Harbour vennero colpite e affondate ... E' evidente che, prima di fare un altro convoglio per Malta, deve essere assicurata la superiorità aerea sull'isola ... «Il comportamento del personale durante le molte fasi di questa avventurosa operazione, che ha costituito una così dura prova, è stato degno delle migliori tradizioni delJa Marina ... « Durante il combattimento del 22 marzo la decisione e l'affiatamento di tutte le navi hanno superato ogni aspettativa. Tutto ciò, insieme colla risoluta azione di comando e colla maestria manovriera del C. A. Philipp L. Vian, hanno fatto scaturire una incoraggiante e meritata vittoria da una situazione, nella quale - se le parti fossero state invertite - non si può pensare che il convoglio e gran parte della sua scorta sarebbero potuti sopravvivere ».

Orgogliosa affermazione questa, non certo lusinghiera per la Marina italiana, che va interpretata soltanto come retorica manifestazione di uno dei Capi di una Marina di antiche gloriose tradizioni, perché la storia di ciò che non è avvenuto non può essere scritta.

A questo proposito, così commenta l' Amm. lachino nel suo citato libro « Le due Sirti »: « La frase finale potrebbe sembrare ispirata a una iattanza di dubbio buon gusto, ma purtroppo corrisponde a un giusto apprezzamento delle diverse condizioni in cui si trovavano quel giorno le forze navali inglesi e quelle italiane. « Se infatti le parti fossero state invertite, gli Inglesi, nell'attaccare il convoglio, avrebbero potuto per mezzo del Radar, di cui erano provvisti, percepire quello che stava avvenendo dietro la cortina di nebbia e tentare di attraversarla ( 1).

(1) Quest'osservazione è fondata sull'ipotesi che l'estensore della relazione pensasse a queste cose mentre scriveva: è probabile che così fosse, data la competenza e la serietà degli ufficiali della Marina britannica.

« Essi avrebbero potuto cogli stessi Radar continuare la ricerca del convoglio dopo caduta la notte, con grande probabilità di rintracciarlo e di attaccarlo efficacemente. Per contro noi, se fossimo stati nella posizione di scorta al convoglio, saremmo stati paralizzati dalla nostra stessa cortina di nebbia e non avremmo potuto parare le mosse del nemico, essendo praticamente ciechi di fronte a un avversario che ci vedeva perfettamente bene. Durante la notte poi, le unità italiane non sarebbero state in grado, sempre per la mancanza del Radar, di sventare con sicurezza la ricerca nemica e di respingere gli attacchi siluranti dei Ct inglesi. « Questa era purtroppo la realtà, date le condizioni d'inferiorità in cui ci trovavamo nei confronti delle unità britanniche, a causa dell'inadeguata attrezzatura tecnica delle nostre navi ».

Riproduciamo infine alcuni commenti inseriti dall'Amm. Cunningham nel suo libro « A Sailor's Odyssey », a conclusione della sua descrizione della battaglia della seconda Sirte. « Io considererò sempre la battaglia della Sirte del 22 marzo 1942 come una delle più brillanti azioni navali della guerra, se non addirittura la più brillante. Come l'ho riassunta io, può sembrare cosa facile; ma è contro ogni canone della guerra navale che una Divisione di piccoli incrociatori e un pugno di Ct riescano a tenere a bada una forza navale di grandi navi. Né si deve commettere l'errore di pensare che gli Italiani siano stati poco efficienti in quest'azione. I nostri Ct andando all'attacco furono accolti da un tiro intenso e accurato, e si deve soltanto alla Provvidenza se molti di essi non furono affondati o più gravemente danneggiati. Ma il pensiero di attraversare la cortina di nebbia per raggiungere il convoglio colle sue navi maggiori, sapendo che c'erano i Ct ad aspettarlo per attaccarlo appena fosse emerso dal loro lato, era troppo per l'animo dell'ammiraglio italiano. Del resto, per ogni ammiraglio, per quanto coraggioso, questo costituisce sempre un problema. In tali circostanze, il vantaggio è sempre tutto dalla parte dei Ct ».

Le due ultime frasi attenuano la crudezza dell'espressione precedente. Forse l'Amm. Cunningham si ricordò di avere scritto a proposito della sua decisione alla battaglia di Punta Stilo in analoga situazione « nebbiosa »: « Secondo il mio personale apprez-

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2amento della situazione, sembrava imprudente e consono al giuoco del nemico l'andarsi a cacciare nelle cortine nebbiogene » { 1).

Ricordiamo infine quanto già accennato nel paragrafo 26-d circa la tendenza del capo convoglio (C. V. Hutchinson, imbarcato -sul Breconshire) di guadagnare cammino verso Malta, mentre l'Amm. Vian gli ordinava piì1 volte di accostare verso sud per evitare di venire a contatto colla F. N. italiana.

:32° Sintesi dei risultati

a) Risultati ottenuti dalle navi.

Le navi italiane spararono 1511 colpi di cannone, cosl ripartiti per calibri:

381 mm 181

203 » 152 » 581 557

120 » 84

100 »

87 90 » 21 Si possono valutare nel 3 per mille circa i colpi a segno, danneggiando 1 Inc (Cleopatra), 3 Ct (Havock, Kingston, Lively) e l'Euryalus.

Di quest'ultimo non è cenno nel rapporto dell'Amm. Vian, ma l'Amm. Cunningham scrive nelle sue memorie che l'Il Euryalus fo danneggiato da schegge di un proietto.

A fronte di questi risultati reali le unità italiane apprezzarono di avere colpito 4 Inc e 2 Ct.

Non si hanno dati completi circa il consumo delle munizioni da parte delle navi britanniche, che hanno quasi tutte intensamente sparato. Dai cenni contenuti nelle relazioni risulta che alle 16.40 ciel 22 il Cleopatra aveva già sparato 1000 colpi e il Penelope 64 colpi, tutti di tiro navale; che alle 16.30 del 22 il Carlisle aveva consumato il 35% della dotazione di munizioni e.a. e la 5a fl. Ct da scorta « Hunt » il 60%; che all'arrivo a Malta il Penelope non aveva più munizionamento e.a. Un solo colpo da 120 arrivò a bordo della Littorio, provo·cando danni superficiali trascurabili; ma gli Inglesi stimarono di

(1) Vedere il capitolo V del volume IV « Le azioni navali nel Mediterraneo» 10-6-1940i31-3-1941 di questa serie.

avere colpito più volte la Littorio col cannone e una volta col siluro, e di avere messo colpi a segno su 3 Inc. b) Risultati ottenuti dagli aerei. Li abbiamo già esaminati in più riprese. Qui li ricapitoliamo più chiaramente. Reali: nessuno durante l'azione tattica tra le navi nel pomeriggio del 22 marzo; dopo l'azione tattica affondati 4 piroscafi e distrutto 1 Ct in bacino, danneggiato un altro Ct.

Stimati in totale (durante e dopo l'azione tattica): affondati 1 Inc e 3 P .fi. ( dai siluranti italiani) e 4 P .fì ( dai bombardieri tedeschi); colpiti 6 Inc, 5 Ct e 6 P.fi (dai siluranti) e 1 Inc, l' Ct e 6 P.fi (dai bombardieri).

Evidentemente questi apprezzamenti ottimisticamente esagerati devono essere interpretati - per quanto concerne le unità colpite - nel senso che gli stessi bastimenti fossero stati colpiti più volte. c) Altri risultati.

Gli Inglesi perdettero: 1 Ct per siluro di sommergibile; 1 Ct su una mina; 1 Ct per incaglio.

Noi perdemmo 2 Ct per causa del tempo burrascoso.

d) Riassunto delle perdite.

In definitiva gli Inglesi perdettero 4 P .fi ( tutti quelli partiti da Alessandria) e 4 Ct.

Noi 2 Ct per forza di tempo e 4 velivoli.

33° Bollettini di guerra

BOLLETTINO ITALIANO N. 660 DEL 23 MARZO 1942

Nel Mediterraneo Orientale, nonostante le condizioni atmosferiche decisamente sfavorevoli, un nostro sommergibile ha avvistato fin dal tardo pomeriggio del giorno 21 e l'esplorazione aerea ha seguito per l'intera giornata del 22 un importante convoglio fortemente scortato diretto a Malta.

Squadriglie di aerosiluranti partivano a massa dalle diverse basi, in successive ondate, contro le forze navali nemiche.

I nostri aviatori, ·superando con magnifico slancio gli intensi sbarramenti di fuoco e le cortine fumogene delle unità di scorta, si portavano

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all'attacco alle piì:1 brevi distanze di lancio e colpivano ripetutamente navi da guerra e da trasporto.

Una nostra formazione navale, nel pomeriggio di ieri 22, riusciva a raggi,w1gere nel golfo della Sirte la formazione inglese che cercava di sottrnrsi aJ combattimento coprendosi con nebbia, e le infliggeva nuovi danni che saranno precisati.

Importanti aliquote dell'aviazione tedesca hanno violentemente attaccato gli aeroporti di Ta Venezia e Luka, sconvolgendone gli apprestamenti e le attrezzature: due velivoli sono stati distrutti in duelli aerei e sette al suolo.

BOLLETTINO ITALIANO N. 661 DEL 24 MARZO 1942

Nei combattimenti aeronavali annunciati dal bolJettino di ieri n. 660 risultano sicuramente affondati, dall'azione dei nostri velivoli siluranti, un 'incrociatore, una unità di tipo imprecisato, un piroscafo di 10.000 tonnellate; danneggiati tre altri incrociatori, un cacciatorpediniere e tre piroscafi.

Nello scontro seguito nel Golfo Sirtico le nostre forze navaJi colpivano sicuramente un incrociatore e due cacciatorpediniere. Altra unità nemica veniva silurata da ·un nostro sommergibile all'agguato.

Reparti dell'aviazione tedesca hanno pure raggiunto e bombardato a più riprese il convoglio colando a picco un piroscafo e danneggiandone altri due. 1n duelli aerei nel cielo del Mediterraneo Centrale la caccia tedesca ha abbattuto due « Spitfìre ».

Tre nostri aerosiluranti non hanno fatto ritorno alle basi.

Nel Mediterraneo Orientale nostri velivoli hanno attaccato, al crepuscolo di ieri 23, una formazione navale inglese verosimilmente sulla rotta di •ritorno dal teatro de1la battaglia mettendo a segno due siluri su un incrociatore di medio tonnellaggio ed un siluro su un grosso cacciatorpediniere.

BOLLETTINO ITALIANO N. 662 DEL 25 MARZO 1942

Nel Mediterraneo Orientale una formazione navale è stata attaccata nel mattino di ieri 24 da nostri aerosiluranti, che hanno sicuramente colpito un incrociatore di medio tonnellaggio.

BOLLETTINO GERMANICO DEL 26 MARZO 1942

Nel Mediterraneo sono state inflitte gravi perdite all'avversario.

In cooperazione con forze aeree e navali italiane, l'arma aerea germanica è riuscita a disperdere un convoglio diretto verso Malta. Quivi i soli apparecchi germanici hanno affondato tre navi mercantili per circa 18.000 tonnelJate ed ·hanno gravemente danneggiato tre altre navi mercantili, un i·ncrociatore ed un cacciatorpediniere.

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BOLLETTINO BRITANNICO DELLE ORE 24 DEL 24 MARZO 1942

Negli ultimi giorni hanno avuto luogo nel Mediterraneo operazioni navali in occasione del passaggio di un nostro convoglio diretto a Malta. Il pomeriggio di domenica 22 marzo una formazione navale britannica al comando del C. Ammiraglio P. L. Vian ha preso contatto con una formazione d'incrociatori italiani che aveva per presumibile obi·ettivo quello d'intercettare e distruggere il convoglio. Le unità di scorta hanno immediatamente impegnato il nemico, senza subite danni e perdite fra gli equipaggi.

Più tardi, nel,lo stesso pomeriggio, il nemico ripeté il tentativo d'in· tercettare e distruggere il convoglio, e questa volta la sua formazione comprendeva anche una nave da battaglia almeno. Il resoconto pervenuto sull'azione è ancora incompleto, ma le nostre unità hanno effettuato 1.1110 dei più audaci e decisivi attacchi diurni col siluro contro la formazione nemica, ed tfna nave da battaglia è stata colpita con siluro almeno una volta. Da allora la formazione nemica si è ,ritirata e non ha ripetuto il tentativo di ostacolare la rotta del convoglio.

L'arrivo a destinazione delle navi inglesi è stato ritardato da una improvvisa tempesta che ha favorito il nemico nei suoi attacchi aerei, ripetuti in tutta la giornata di lunedì.

Mancano -ancora i pieni particolari dell'azione, ma si può affermare che la maggior parte dei rifornimenti è giunta a Malta, e che le .affermazioni dell'avversario di avere affondato numerose unità da guerra non ·sono esatte; solo un piroscafo è infatti affondato in seguito ad attacchi aerei.

BOLLETTINO BRITANNICO DBLLE ORE 20 DEL 26 MARZO 1942

Domenica, giorno in cui ebbe luogo lo scontro navale, le condizioni atmosferiche erano cattive e la ricognizione aerea non poté essere effettuata. La forza navale britannica, al comando dell'Amm. Vian, avvistò una prima volta nel pomeriggio quattro incrociatori italiani in direzione nord; le unità nemiche furono attaccate prontamente dagli incrociatori e dai Ct inglesi, ed invertirono la rotta senza causare alcun danno al convoglio ed alle navi da guerra britanniche.

Più tardi, alle 16,30, fu -avvistata nuovamente la formazione nemica, composta di una Nb classe « Littorio», due incrociatori ,pesanti e quattro leggeri, accompagnati da Ct. Nonostante l'enorme disparità di forze l'Amm. Vian ordinava agili incrociatori e -ai Ct britannici <li attaccare per tener lontane le unità ·nemiche dal convoglio. I Ct si lanciarono all'attacco passando in mezzo alla formazione navale e lanciando i siluri soltanto a tre miglia di distanza dalle unità nemiche. Efficacemente appoggiati dagli incrociatori, essi riuscirono non solo a causare gravi danni al nemico, ma anche a creare confusione fra esso e a costringerlo a ritirarsi. senza avere stabilito il contatto col convoglio. La nave tipo « Littorio» fu colpita al

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centro da un siluro; essa fu poi anche colpita dalle artiglierie di un incrociatore, e si svilupparono incendi. Un incrociatore pesante italiano è stato .inoltre gravemente danneggiato ed un altro è rimasto colpito.

Facendo uso abilmente di cortine di nebbia le unità britanniche evitarono gravi danni. .Sono rima·sti danneggiati soltanto un incrociatore e tre Ct; le vittime fra gli equipaggi non sono gravi ed i ·parenti saranno avvertiti appena possibile.

Dopo di ciò la flotta italiana non rinnovò alcun tentativo di assalire il convoglio britannico e si ritirò verso le sue basi.

Per tutta la giornata di domenica il convoglio e le unità di scorta furono ·sottoposti anche a continui attacchi aerei che aumentarono di intensiità durante il pomeriggio, finché ad un certo momento vennero impiegati almeno 150 bombardieri ·nemici. Nessun danno è stato arrecato per questa azione alle navi da guerra e a quelle del convoglio. I particolari delle perdite in aerei inflitte al nemico non sono ancora pervenuti.

Il convoglio fu nuovamente attaccato lunedì dagli aerei; una nave mercantile è stata colpita e più tardi è affondata; anche un Ct ·è stato colpito, ma ha potuto raggiungere un porto.

Il nemico ha rinnovato gli attacchi la mattina seguente, martedì, senza conseguire alcun risultato.

Se, nonostante lo spettacoloso spiegamento di mezzi impiegati dal nemico nel tentativo di frustrare l'arrivo del convoglio a destinazione, 'i danni subiti da parte britannica sono stati ridotti al minimo, ciò si deve alla stretta cooperazione tra le forze navali ed aeree, alle difese contraeree delle unità da guerra e mercantili, all'abilità ed alla fermezza d'animo degli equipaggi.

COMUNICATO SPECLALE RADIODIFFUSO IiN VARIE LINGUE IL 27 MARZO 1942 DA ROMA

L'Ammiragliato inglese ha comunicato che allo scontro navale dd pomeriggio del 22 parteciparono 5 incrociatori inglesi ed alcuni cacciatorpediniere. Siamo in grado di precisare esattamente il numero: erano 13 cacciatorpediniere.

L'Ammiragliato inglese afferma che ne11a prima parte il combatti· mento si è svolto con una formazione italiana composta di 2 incrociatori pesanti, 4 incrociatori leggeri ed una flottiglia di cacciatorpediniere. Erano invece 2 incrociatori pesanti, 1 incrociatore leggero, 4 cacciatorpediniere. Dunque 5 incrociatori e 13 cacciatorpediniere contro 3 incrociatori e 4 cacciatorpediniere.

L'Ammiragliato inglese deve sapere benissimo che, pure in queste condizioni di tempo sfavorevoli per lo sfruttamento delle proprie artiglierie, la formazione italiana si è immediatamente impegnata con quella inglese, la quale, dopo appena 5 minuti di fuoco, ha ritenuto opportuno di coprirsi con un immenso banco di nebbia favorito dalla direzione del vento.

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L'Ammiragliato inglese afferma che è poi intervenuta almeno una corazzata di grande potenza. È perfettamente esatto; era la Littorio quella stessa che gli Inglesi hanno tante volte data come perduta - e appena vista la quale gli Inglesi, che avevano tentato un ritorno offensivo sbucando dalla nebbia, vi sono immediatamente rientrati togliendosi di mezzo in grazia della maggiore velocità e lanciando all'attacco, nel cadente crepuscolo, i loro cacciatorpediniere, i quali si sono appena affacciati fuori della nebbia, hanno ,lanciato alla peggio un gran numero dj siluri e si sono ruleguati non senza avere ricevuto colpi su almeno tre delle unità attaccanti.

Il comunicato inglese dice che quattro delle loro navi sono state più o meno gravemente colpite: è esattamente quanto ha riferito l'Ammiragliato italiano.

Viceversa i,l comunicato inglese afferma che molte navi italiane sono state colpite e tra queste la Littorio con grave incendio a bordo. Si conferma nella maniera più categorica che nessun siluro e nessun proiettile, ad eccezione di un' modesto innocuo colpo sperduto di piccolo calibro, ha colpito le nostre navi, benché nei brevi intervalli in cui le navi inglesi sono emerse dalla propria cortina protettiva abbiano sparato parecchie centinaia di colpi, da distanze non grandi.

Sta di fatto, dunque: - che gli Inglesi, pure essendo nella prima fase in larga superiorità, hanno creduto opportuno di regolarsi con estrema prudenza; - che nel tiro, eseguito in condizioni avverse di mare, nessuno, ripetiamo nessuno, dei loro colpi è riuscito a colpire il bersaglio, mentre da parte nostra sono state gravemente colpite, per ammissione stessa del nemico, 4 navi; che il convoglio è stato djsperso e gravemente danneggiato; - che infine solo l'ora tarda e l'improvvisa tempesta hanno ·salvato la formazione nemica da un insuccesso ancora più grave.

CAPITOLO VI

OPERAZIONE « MEZZO GIUGNO »

(12-16 giugno 1942)

34° La genesi

a) La critica situazione britannica.

La modesta aliquota di rifornimenti arrivata a Malta in seguito alla battaglia della Seconda Sirte (5000 tonn. sbarcate su 25000 partite) aveva, come si è accennato, messo l'isola in una situazione critica. Era stato previsto che essa avrebbe potuto tirare avanti al massimo fino a tutto maggio: poi un nuovo tentativo di rifornimento in grande stile si sarebbe imposto. Da questa inderogabile esigenza trasse origine la vasta operazione da noi indicata colla denominazione di « Mezzo Giugno 1942 », dal periodo cli tempo in cui si svolse.

E' interessante esaminare, sulla base degli elementi forniti dal Roskill nel 2° volume dell'opera« The War at Sea », l'evolvere degli eventi nel Mediterraneo - con particolare riguardo alla situazione di Malta - durante l'intervallo trascorso tra la Seconda Sirte e la metà del giugno 1942. Dall'analisi di questo evolvere emergeranno chiare le circostanze che determinarono e condizionarono l'operazione.

Per effetto delle « selvagge incursioni aeree », che continuarono su Malta senza tregua dal 23 marzo in poi, nuovi danni e nuove perdite furono inflitti alla base e alle unità che vi si trovavano, oltre a quelle già citate nel paragrafo 28°.

Il 1 ° aprile furono affondati 2 sommergibili della X flottiglia; altri furono danneggiati. Il 5 aprile fu distrutto in bacino il Ct Lance, fu colpito il Ct Kingston ( distrutto in un nuovo attacc0 1'8 aprile, come si è detto), fu talmente danneggiato il Ct Gallant

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che dovette essere portato in secco. Questo Ct era in disarmo a Malta dal 10 gennaio 1941, quando vi era giunto a rimorchio colla prua asportata da una mina ( 1). L'arsenale subì enormi distruzioni e non meno di 126 velivoli furono distrutti o danneggiati sui campi di volo nel corso del mese. Altri 20 aerei andarono perduti in combattimenti aerei, cosicché alla fine di aprile le forze deIIa R.A.F. basate a Malta erano virtualmente ridotte a zero.

Fu considerata l'opportunità, da parte dell'Ammiragliato, di trasferire aci Alessandria la X fl. Sm, ma le Autorità navali del Mediterraneo preferirono tener duro, anche se i sommergibili dovevano trascorrere immersi in porto le giornate, per evitare di essere colpiti. La flottiglia aveva in due anni perduto la metà degli effettivi e il suo comandante C. V. Simpson deplorava che non si fosséro scavati rifugi per Sm nelle rocce di Malta, come nel 1936 era stato invano proposto dal Comando dei sommergibili. Il Governo non aveva approvata la spesa, valutata in 300 mila sterline: il costo di un sommergibile.

Il C. V. Simpson considerava, inoltre, pericolosa la partenza per la grande quantità di mine posate da velivoli e da unità sottili italiane agli approcci di Malta, senza che le sparute forze aeree potessero impedirlo e senza che ci fossero dragamine efficienti per tenere aperte le rotte di sicurezza.

A questo proposito, fu stabilito di far accompagnare in avvenire i convogli per Malta da dragamine, che li precedessero nella fase finale della traversata attraverso le acque minabili intorno all'isola. Questo criterio fu adottato nell'operazione di « Mezzo Giugno».

E così il traffico italiano per la Libia continuava quasi indisturbato, mentre nell'ultima decade di aprile l'esame della situazione faceva riconoscere agli Inglesi l'impossibilità di rifornire Malta con un convoglio da Gibilterra.

A questo riconoscimento d'impotenza aveva contribuito anche la situazione generale, che l'Inghilterra doveva fronteggiare in altri scacchieri operativi: tra marzo e aprile erano andati a fondo in Atlantico 169 piroscafi; erano arrivate in Norvegia importanti forze tedesche, comprendenti la Nb Tirpitz, il che costringeva a

(l) Vedere volume IV << Le azioni navali in Mediterraneo,. I0-6-1940/ 31-3-1941 rli questa serie, Capitolo XI, « Opcraiione "Excess" ».

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