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SUPPORT I CONT RO L'ATTRITO
JL MOTO Dl UN NATANTE FECE COMPRENDERE L' ATTRITO TERRESTRE E LE EVENTUALI SOLUZIONI PER RIDURLO. NESSUNA MERAVlGLIA QUINDI CHE SULLE NAVI DI NEMI GIÀ ERANO PRESENTI PJATIAFORME SU RULLI E SU SFERE, PREMESSA DEI SIMILARI ODIERNI ED ONNIPRESENTI CUSCINETTI.
Già per 1a costruzione del preistorico tornio da vasaio fu necessario escogitare dei rozzi cuscinetti, per 1idurre l'attrito della rotazione: in pratica degli anelli di pietra lubtificati con la stessa rnota. 37l Il problema si ripropose più grave con i mozzi delle ruote dei cani da guerra: senza un valido supporto bruciavano rapidamente. Per quest'ultimo caso la soluzione migliore fu trovata dai Celti e consisteva in una serie di rulli disposti fra il mozzo e l'asse, messi in maniera tale che non ne potessero fuoriuscire.
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Il criterio dovette trovare seguito presso i Romani dal momento che sui relitti delle navi di Nemi 38 l si rinvennero cuscinetti a rulli e a sfere, sebbene molto più grandi. La loro collocazione fra due piattaforme circolari orizzontali, fissa l'inferiore c rotante la superiore, fece immaginare un basamento mobile per preziose statue. Non può escludersi che si trattasse, invece, del basamento per gru brandeggiabili, senza dubbio utili per le operazioni di caiico.
Di diversa concezione la coppia di cuscinetti rinvenuta ad Ercolano. Servivano l'asse d'una noria delle terme, erano di bronzo e di fonna lenticolare: il bordo del cerchio poggiava in una incisione di una spessa piastra anch'essa di bronzo, abbondantemente lub1ificata.
Più complessi gli spessi cardini di bronzo dei grandi portoni, simili a flangie, che dovevano contemporaneamente soITeggere il peso dei battenti e agevolarne la rotazione. Realizzati al tornio con notevole precisione, giravano su piste di bronzo, incastrate nelle soglie.
Macchin E P Er S Ol Levare
NEI CAJ'fffERJ EDILI FU PRESTO INDISPENSAB ILE SOLLEVARE I MATERIALI FINO ALLA SOMMITÀ DEGLI ED!FJCl IN COSTRUZIONE, COME L'ACQUA DAJ POZZl. IN QUELLI NAVALI, INVECE, SPESSO SI DOVEVA SOLLEVARE L'INTERA NAVE, ESIGENZA CHEJNCENT I VÒ L' INVENZIONE DELLE GRANDI GRU DEI PORTI, ANCORA OGGI DI GRAN LUNGA LE MAGGIORI rN ASSOLUTO.
r Romani, come fanno fede numerosi bassorilievi e, più ancora, le innumerevoli grandiose costmzioni per- venuteci, conoscevano cd impiegavano un gran numero di gru. Owiamente erano tutte azionate dalla sola forza muscolare variamente moltiplicata, con ruote dentate e cam1eole. 111 quelle di maggiore potenza il motore era una grande ruota calcatoia o un cabestano. 391
134 Ricos trm:ionc della piattaforma a sfere di una nave di Ncmi.
135 Moderno c uscinetto radente a sfere.
136. Ricostn17 ionc virtuale di un c uscinetto a rulli da mozzo di carro celtico.
13 7. Cardìni a nt ifriz io ne in osso per mobil i. rinvenu t i a d Erco lano.
138. Cuscinett i per cardini e piastre di rotolamento in bronzo. rinvenuti ad Erco lano.
La ruota simile ad una gigantesca gabbia di sco iattolo, era fana girare da squadre di schiavi, che si arrampicavano continuamente al suo interno. Crescendo il suo diametro, cresceva il suo braccio e crescendo il numero degli schiavi, la massa ad esso applicata: anche senza saperne calcolare i kgm, risultava facile dimensionarla in relazione all'impiego progranm1ato. In realtà. però, come ha dimostrato la notevole sopravvivenza della macchina, ancora in fonzione agli inizi del XX seco lo, definita allora ruota dei cavapietre, non potevano azionarla più di cinque uomini, almeno nei modelli tradizionali. La ruota, in definitiva, forniva un più rapido e razionale sfruttamento dell'energia muscolare umana, ma non poteva erogare la potenza di un cabestano. 40 )
Questo, che in sostanza è un argano ad asse verticale, potendo montare stanghe più lunghe e numerose di quello ad asse orizzontale, poteva essere posto in rotazione anche da una trentina di uomini. Erogava pertanto potenze vistosamente maggiori non solo dell'argano ad asse orizzontale, ma pure della stessa mota calcatoia. Tuttavia, che il motore fosse una ruota o un cabestano, la strnttura delle gru non differiva gran che dalle odierne definite a derrick. 41 ) Potevano, infatti, variare l'inclinazione del braccio e appena il brandeggio, a causa degli ancoraggi.
I 39. Bassorilievo funebre dalla tomba degli l laterii r affigu rante una grossa gru a ruota calcatoin.
140 Ricostruzione assonometrica del la stessa fn sintesi le p1ime tipologie tramandataci da Vitruvio, trovavano impiego nelle costruzioni pubbliche e nei po1ti, per le operazioni di carico e scaiico. A confermarlo i tanti bassorilievi, spesso estremamente dettagliati. Un terzo tipo risulta per molti aspetti il più semplice : era costituito da un montante ve1ticale, ancorato tramite quattro tiranti, e un braccio brandeggiabile. Complessivamente appare persino più affine dei precedenti, sebbene in miniatura, ai derrick, e trovava impiego in ambito militare, per lo spostamento delle grosse macchine da lancio e per l'am1amento navale.
141 Rinforzi in fen-o per manovra con le leve di un grande verricello.
142 Ricosrruzione virrua le dello stesso.
143. Bassorilievo raffigurante una gru azionata da ruota calcatoi a. con paranco al gancio. Capua. Musco Campano.
144. Ricostruzione odierna di gru romana. 145 Grande gru a derrik ctmcettualmente analoga alla gru romana.
Assodato che in sostanza le gru romane differivano solo per dimensioni e sistemi motori, va osservato che l'elemento comune a tutte era un paranco a carrucole; Vitruvio ne ricorda due, rispettivamente a cinque pulegge e a tre. Di entrambe, poi, ne esistevano versioni che montavano carrucole con le pulegge disposte in linea o carrucole con le pulegge affiancate. Quale che fosse la disposizione delle pulegge nelle carrucole, il paranco che ne contava cinque viene ricordato con la denominazione di pentaspaston: di esse tre stavano nella carrucola superio re fissa e due nella inferiore mobile. li paranco che, invece, ne contava solo tre era il trispaston: di esse due stavano nella carrucola superiore fissa ed una nell'inferiore mobile.
Le applicazioni del paranco, sia con le pulegge in linea che affiancate , sono attualmente non solo vastissime ma anche molto diva,icate. Si va dalle colossali gru dei porti marittimi o dei mezzi di soccorso, alle piccole taglie per uso domestico, capaci comunque di alzare vari quintali. Non mancano poi impieghi per lo meno curiosi ed inaspettati: al riguardo basti pensare che i cavi aerei ad alta tensione per l'alimentazione del treno ad alta velocità, sono mantenuti tesi da un contrappeso che aziona pentaspaston in linea!
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146. Picco lo argano a mano con rocchetto per la fune. Ercolano.
147. Leve di manovra di argano a ma no con fune. Ercolano.
148. Ricostru zione del pentaspaston come descritto da Yitruvio.
I49. Pentaspasion con sei carrucole su due assi e con sei carrucole su sci assi di Leonardo da Vinci.
150. Ricostruzione de l pentaspaston a dodici carrucole e a sei assi desunte da l Barbaro dal testo di Yitru vio.
15 I. Bozzello a doppia carrucola de l XIX scc.