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PARTEQUARTA -FUOCO-
La scoperta del fuoco in qualsiasi modo sia avvenuta segna il passaggio della vicenda umana dalla jàse meramente animale a quella inteilettiva. Con il jì,oco s'infrangeva l'oscurità e si contrastava il freddo : nel primo caso si diveniva padroni dell'altra metà della giornata, nel secondo di tu/li gli ambiti geografici dal clima troppo rigido. Un ampliamento del tempo e dello spazio. che a sua volta innescò una serie di ulteriori mutazioni: la fiamma intorno a cui ci si scaldava o si trascorreva una parte della notte, era l'ideale catalizzatore per lo scambio di notizie, per l'emulazione di soluzioni vantaggiose. per ulteriori conoscenze. E la luminosità del/afìamma consentiva pure quei viaggi che la notte invece scoraggiava. Si poteva anzi aiutare chi si spostava sul mare, con dei falò ben visibili da lontano, che testimoniavano la terra; ma si poteva pure in qualche modo comunicare con quelle luci, superando distese marine altrimenti invalicabili. Lo farà Agamennone per comunicare la sua vittoria a Troia, preparandosi inconsapevolmente la morte. Ma lo faranno ancora meglio i Tolomei su di un isolotto dinanzi ad Alessandria, dallo strano nome di Pharos: diverrà la più famosa e suggestiva infrastruttura navale. Ilfiwco e il mare, una lotta che vede sempre soccombente il primo anche quando sarebbe invece auspicabile il contrario. Ma qualcuno, quando Roma era ancora una repubblica, inventò una torcia che l'acqua non solo non riusciva a spegnere ma/orse addirittura accendeva!
Il fuoco sul mare divenne la massima manifestazione bellica, essendo la maniera più rapida per distruggere il naviglio nemico. Dal che lanciafìamme rudimentali ma efficaci che erano in sostanza dei colossali cannelli ferruminatori azionati da grossi mantici Ma anche sifoni, simili con buona probabilità a quelli impiegati per lanciare getti d ·acqua sugli incendi, che lanciavano invece getti di liquidi incendiari detti pirofori, capaci in alcuni casi di accentuare la loro combustione a contatto con l'acqua. Forse, però, quello che più stupì gli antichi dando vita ad un vasto campionario di ragioni per dubitarne nei moderni,fu il jùoco che gli specchi ustori di Archimede accesero sulle navi romane.
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Gli specchi fi1rono senza dubbio tanti, non necessariamente esagonali e non certo di vetro: forse furono gli scudi tirati a lucido a concentrare con precisi comandi la luce del sole in un unico punto! Stranamente anche oggi molti specchi concentrano la luce del sole in un unico punto: si chiamano centrali eliotermiche.
Un passato che ritorna per rendere meno improbabile il futuro!