3 minute read
TELECOMUNICAZIONI MOBILI
I SISTEMI DI TEL ECOMUNICAZ IONI ESAMINAT I HANNO DELfNEATO ALCUNI SISTEMI DI TRASMISSIONE DI MESSAGGI, CODIFICAT I O IN CHIARO, A GRANDI DISTANZE MA SEMPRE TRA STAZIONI FISSE. UNA SERIE DI RTNVENTMENTI ARCHEOLOG ICI HA FATTO IPOTIZZARE ANCHE L'ESISTENZA Dl TRASMISSIONI MOBlLEFJSSO, OVVERO TRA NAVI DA GUERRA IN CROCIERA E BASE. AWENIVA CON I COLOMBI CUSTODfTl IN APPOS ITE COLOMBAIE PORTATILI, COME ANCORA SI FARÀ /ELLA il GUERRA MONDIALE.
PO STA AEREA
Advertisement
Stupisce non poco osservare, una volta squarciata quella coltre di silenzio, come con mezzi estremamente elementari fossero conseguiti gli stessi risultati che implicano oggi apparecchiature di rilevante complessità. Le navi in crociera che quotidianamente comunicavano alla base la situazione, lo facevano liberando semplicemente alcuni colombi viaggiatori, dei tanti che trasportavano per tale scopo a bordo in adeguate celle. Alla ve locità media di una sessantina di km/ h, il met odico vo latile è capace di percorrere in una solo giornata anche 1000 km, orientandosi perfettamente in modo da rientrare alla sua abituale colombaia. Capacità che venne recepita sin dalla più remota antichità e messa opportunamente a servizio delle operazioni militaii?2>
L'archeologia pompeiana ci ha restituito un discreto numero di massicce piastre frontali di terracotta per colombaie portatili, forse così realizzate per semplicità costruttiva e facilità di pulizia. D'altro canto, non avrebbe alcru1 se nso immaginare quei reperti per uso terrestre essendo tipica ed economica la co lombaia 1icavata con quattro mattoni. Che le principali basi navali dell'antichità fossero sistematicamente dotate di torri colombaie lo conferma, tra l'altro, la pem1anenza di tale designazione per costruz ioni particolarmente antiche, per tutte la torre di Trapani, detta appunto la Colombaia. 331 Va infine osservato che l'impiego di piccioni viaggiatori in ambito mi litare ebbe vasto seguito ancora nelle prima e nella seconda guerra mondiale, al punto che fino a pochi decenni or sono, allevarli richiedeva un apposito pem1esso!
B LOCCARE L'ARIA: LE LASTRE DI VETRO
La produzione del ve tro in epoca imperiale subì degli straordinari progressi, in particolare per quanto concerne la soffiatura, come è attestato anche da Plinio. La facilità di lavorazione consentì, da un certo momento in poi di soddisfare esigenze fino allora inimmaginabili soprattutto nel settore dell'edilizia. Ne scatu1i una vastissima gamma di prodotti che anelava dagli oggetti domestici a quelli artistici, dai pezzi industriali a quelli tecnici, primi fra tutti le ampie lastre di vetro per gli infissi delle abitazioni.
Fino a non molti decenni or sono l'esistenza di lastre di vetro nelle finestre delle abitazioni romane. anche delle più sontuose, non veniva presa molto sul serio. Se mai esistita la si considerava piuttosto una eccentricità del prop1ietario che una diffusa presenza. Gli scavi di Ercolano e di Pompei, invece, hanno dimostrato che l'adozione di lastre era prassi corrente sia che fossero realizzata direttamente di vetro sia di pietra speculare, ovvero di mica.
Classico il caso della veranda della Casa dell ' Atrio ad Ercolano, insula IV n°1-2. 34 l In dettaglio si è potuto accertare che un settore dell'ambulacro 01ientale, che aftàcciava su di un elegante giardino, era coperto da una tettoia con travi di legno e chiuso da un telaio verticale sempre di legno ma a rettangoli, nei quali stavano inserite le lastre di vetro. Queste, ovviamente, avevano dimensioni relativamente ridotte, comprese fra i 40 ed i 60 cm di lato, attestandosi i reperti pervenutici su di un modulo standard di circa cm 51 x 45 , con una colorazione verdastra e un approssimato parallelis mo delle facce.
Oltre che in te lai di legno, le lastre di vetro erano non di rado montate anche in telai di metallo e mantenute in sito da apposite borchie di bronzo. ln alcuni casi furono montate in telai interamente di bronzo, capaci di consentire la totale chiusura di vasti vani e , in diverse circostanze, persino degli intercolumni di un peristilio.
La stessa tecnica degli infissi vetrati era usata p Ltre per la costruzione di sene, alcune delle quali sonoricordate mobili, grazie ad apposite carrelli. Plinio e Colurnella ci hanno tramandato la passione dell'imperatore Tiberio (14-37 d.C.) per i cetrioli: per procurarseli in qualsiasi periodo dell'anno si avvaleva di una ingegnosa serra, decritta dallo stesso Colurnel la. In linea di massima consisteva in un carrello a quattro ruote, di discrete dimensioni, forse m 2.0 x 1.4: all'interno delle sponde, per una decina di centimetri di spessore vi era deposto il terreno; una ventina di centimetri a l di sopra stavano collocate le lastre di vetro, sorrette da un apposito telaio. A seconda delle condizioni atmosferiche il carrello - serra veniva spostato e collocato nella posizione migliore per le piante.
Plinio, a sua volta , tramanda una struttura vetrata fissa al cui riparo stavano collocati diversi carrelli , concettualmente simili al precedente sebbene più piccoli. Secondo il tempo venivano estratti e lascia t i ali 'aria aperta o lasciati nella loro trasparente protezione. S ia il primo che il secondo esemplare di serra mobile, serviva per accelelare la crescita dei cetrioli.
408. Lastra di vetro piana per finestre. da Ercolano.
409. Ercolano, ruderi della Casa del1·Atrio c ricostruzione della sua veranda vetrata.
410-412. Ercolano serre mobili vetrate desc ritte da Plin io.
411. Oggettistica in vetro di epoca imperiale romana, rinvenuta ad a Ercolano.