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ATTIV ITA' SU B ACQUEE
LA NECESSITA DELL'ARIA PER RESTARE SOTT'ACQUA, CON LA RELATIVA SOLUZIONE, RJSALE ALMENO
ALL'Vll - Vl SECOLO A C. Più TARDI SI COSTRUlRONO
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DELLA APPOSITE CAMPANE PNEUMATICHE DI CUI ARISTOTELE DA PIENA CONTEZZA. QUANTO A SNORKEL
PER IMPIEGO UMANO, L'ESEMPIO FU TRATTO DALL'E LEFANTE CHE CAMMINAVA SUL FONDO DEI FIUMI
MANTENENDO FUORI OALL' ACQUA LA PUNTA DELLA PROBOSCIDE. li. RESTO VENNE GRADATAMENTE E SENZA ECCESSIVE DIFFICOLTÀ DAL MOMENTO CHE IL PRJMO SCAFANDRO È D1 EPOCA ROMANA COME PURE IL PRIMO CORPO MlLITARE DI SOMMOZZATORE.
Alcuni singola1i bassorilievi assiri, datati al IX secolo a.C., mosh·ano chiaramente degli uomini che nuotano in acqua, respirando da grossi otri di pelle colmi d'aria. Per la verità non è possibile distinguere se stiano in superficie o appena al di sotto: data la rilevante spinta di galleggiamento delle vesciche, appare improbabile la seconda ipotesi. D'altro canto, però, se fossero all'aria non si comprenderebbe la necessità di tenere in bocca un tubicino collegato con l'otre! Pertanto è sensato concludere che avvalendosi del l'otre galleggiavano e magari si celavano alla vista, nuotando appena sott'acqua, in affioramento. In ogni caso il criterio di adottare quella capace vescica come una riserva d'aria, al pari delle odierne bombole è indubbio. ln una raffigurazione egiziana, infatti, s i vede un sommozzatore che avvalendosi di un resp iratore siffatto, appende dei pesci alla lenza di Marcantonio, secondo le istruzioni di Cleopatra, per renderlo contento!
L'irrilevanza della profondità e forse la brevità dello stesso tubicino fecero elaborare un diverso sistema per stare sott'acqua: un casco muni to d i un tubo, tramite il quale si poteva respirare, essendone l'estremità mantenuta fuori dall'acqua da u n galleggiante Un antesignano snorke/ per uomo, propriamente detto boccaglio o aeratore, usato frequentemente dai nostri sub con la maschera. La profondità massima che il boccaglio pe rmette non supera abitual m ente i 50 cm, divenendo la resp irazione intorno al metro molto faticosa e, a profondità maggiore, impossibile per la pressione. Di qualcosa de l genere parlano alcuni scrittori romani, precisando pure ch e I 'impem,eabilità del casco era modesta. In Of,rni caso in epoca imperiale non mancavano dei sommozzatori civi l i e milita1i, uniti in un apposito corpo, in grado di effettuare recuperi d i oggetti affondati o interventi sotto la linea di galleggiamento. Non mancano, peraltro, riferimenti ad azio n i di sabotaggio.
351. Kalakh, bassorilievo con incursori assiri che nuotano sott'acqua avvalendosi d i un otre e di un boccaglio. IX sec. a.e. British Museum.
352. Ricostmzione di bassorilievo assiro che mostra il gonfiamento degli otri.
353. Raffigurazione egizia relativa all'episodio della pesca di MarcanLOnio.
354. Lap ide di epoca imperiale nella quale viene ricordato il corpo dei sommozzatori militari definiti urinatores.
355. Casco da subacqueo descritto da Vegezio Flav io e munito di rubo snorkel.
356. Moderna maschera da sub con boccaglio a snorkel.
In particolare Vegezio Flavio menziona l 'esistenza di un corpo militare di incursori subacquei operante ai tempi dell'imperatore Claudio nella prima metà del 1 secolo d.C. . detti urinatores o urinantes, da l verbo latino arcaico urinari, immergersi. Plinio, testimoniandone l 'esistenza, riferisce della loro curiosa abitud ine di immergersi con la bocca piena di olio, per poi sputarlo sul fondo per rendere più trasparente l'acqua_l2 > In base alle sca rn e descrizioni di cui disponiamo, anche questi indossavano un cappuccio o un sacco. equivalente del l' elmo da palombaro, terminante verso l 'a lto con un budello. che un galleggiante manteneva fuori dall'acqua, munito probabilmente di una valvola che impediva l'ingresso dell'acqua
E' singolare constare che i l preciso disegno di una muta subacquea siffatta, si ritrovi nel taccino di Kyeser un celeb re ingegnere militare del XV secolo. 131
LA CAMPANA PNE UMATICA DI ARISTOTEL E , ME ASTRO DI COLOR CHE SANNO
Stando alle leggende, Alessandro Magno va considerato, tra l'altro. anche uno dei p rim i sommergibilisti della St oria. Si sarebbe dilettato, infatti, occasionalmente di escursioni subacquee compiute in uno strano sottomari no, come numerose raffigurazioni medieva li indugiano, più o meno ingenuamente, a rievocare . Alle spalle de lla fantastica epopea si colloca, probabi lmente, un episodio sicuramente attendibile: nel 325 a.C., durante l'assedio di Tiro, il condottiero in compagnia di Nearco, suo amico n onché comandante della flotta macedone, compì delle immersioni all'interno di una campana pneumatica per esaminare le ostruzioni subacquee nemiche. Forse dei pali conficcati sul fondo, forse delle catene tese, forse dei macigni affondati: in ogni caso ostacoli insidiosi destinati a sfondare le carene delle navi che avessero tentato di accostarsi alle mura per batterle con le loro artiglierie. Stando ad a ltre leggende, invece, no n si sarebbe trattato di una campana ma d' u na sorta di grossa botte calafata, rinforzata con piastre di bronzo. provvista di oblò vetrati. In sos tanza una sorta d i batiscafo, definito all'epoca skaphe andros, che tradotto liberamente significa uomo -scafo. uomo barca.
Si sa, ancora, che alcuni suoi soldati, completamente immersi e res p irando da un rudimentale boccaglio denominato /ebeta, probabi lmente collegato ad un otre caprino. attaccarono a lquan te difese della città, verosimilmente quelle ispezionate in precedenza dal Macedone. 141
357-358 Raffigurazioni in cod ici medìeYal i dell'immers ione dì Alessandro Magno.
359-360. Immersione ed utilizzo de lla campan a pneumatica progettata da Edmund Hallcy nella seco nda metà del XVII sec
361. Ricostnizione di campana pneumatica d i epoca rinascimentale.
362. Attuale p iccola campana pneumatica per att ività s ubacquea.
A fornire ulteriore credito alla vicenda contribuiscono delle significative osservazioni e note dì Aristote le , suo pedagogo, circa le attività subacquee e la stessa campana pneumatica, che qualche stud io so giunge ad attribuirgli. Per l'esattezza, il mitico filosofo, osservava che:··proprio come i tufjàtori, a \'Olle. sono provvisti di strumenti per cui possono aspirare l'aria da sopra la supe,.fìcie dell'acqua. e in tal modo rimanere a lungo sommersi nel mare, cosi anche gli elefanti sono stati jòrniti dalla natura d,!lle loro lunghe narici. che innalzano al di sopra del! 'acqua quando devono attraversarla"_l 51
E, sempre Aristotele descrive la campana pneumatica nella sua opera Problemi nel IV secolo a.C., suggerendo dì impiegare per la respirazione subacquea l'aria contenuta in grossi vasi capovolti: sembra, pure che qualcosa del genere fosse riu scito pure a costruire o almeno a riprodmTe.
In linea di massima una campana pneumatica è costituita da un contenitore metallico, per lo più di bronzo, simile per forma ad una campana propriamente detta. Sospesa per l'apice a delle funi viene fatta lentamente affondare: 1'acqua entrandovi dal fondo, s i an-esta quando comprimendo l'aria che vi è all'interno, la costringe alla sua stessa pressione. A quel punto s i può restare al suo interno, o tornarvi per respirare, finché non si sia esaurito tutto l'ossigeno. li soggiorno, pe11anto, varia con il variare delle dimensioru della campana e della profondità raggiunta, ma non può mai essere particolannente lungo.
Tramite la campana furono possibili già in età classica recuperi di oggetti affondati e lavo1i di preparazione per gettate sottomarine di struttu re foranee. E' probabile che per aumentare il loro raggio di azione, i sommozzatori si collegassero alla stessa tramite un tubo con boccaglio.
Ponti E Battelli Pneumatici
Con involontaria e profetica ironia un celebre etnologo, quasi mezzo secolo or sono, faceva osservare come nessun mezzo più utile di un galleggiante pneumatico, in pratica un otre rigonfio d"aria:"può essere posto a disposizione di masse umane, migranti o guerreggianti. per l'attraversamento dei corsi d'acqua". 161
L 'eq uiparare il disordinato incedere di miserabili tonne cli profughi all'orgogliosa marcia di eserciti avanzanti può, solo in apparenza, sembrare forzato. Ma basta il frapporsi di un fiume al loro cammino per restituire ad entrambe le compagini la stessa incer- re na sul come guadagnare l'opposta riva. E per entra mbe una modesta vescica è stata per molti millenni la so luzione per antonomasia.
L' impiego militare di gal leggianti per superare fi umi o modesti bracci di mare, infatti, è documentato ~i n dal lJ millennio a.C., sebbene la prassi si perda ne lla notte dei tempi che. mai come in questo caso, l'evoluzione tecnologica ha mutato pochissimo. Circa il cri terio informatore è facile immaginare che nel t entat ivo di iimuoveme qualche carogna, dilatata e impigli ata lungo la riva di un fiume, se ne sia constatata la sua straordinaria capacità di galleggiamento, incompa rabilmente superiore a quella tipica dell'animale in vita. Probabile pure che la medesima conclusione sia de rivata dall'esperienza della riluttanza di un otre, appe na gonfio, ad immerge r si nell'acqua.
Semplice ravvisare in quella resistenza un efficace ai uto per non annegare: u n contenitore a doppio uso. per bere quanto necessario per vivere e per non bere qua nto sufficiente per morire! Pieno garantiva perc iò la sopravvivenza sulla terra, lontani da l l'acqua, e vuo to la sopravvivenza s u ll'acqua, lontani dal la terra. In breve, quella duplice prestazione fece dell'o tre una componente impresci nd ibile d ella dotazio ne individua le degli antichi eserciti. L'equipaggia mento di ogni soldato, pertanto, ne includeva se mpre uno che veniva svuotato e gonfiato a ogni co rso d'acqua che si doveva superare, pe r essere subit o dopo sgonfiato e riempito d'acqua. Per l'attrave rsamento dei carri. si ricorse a za tt ere rea l izzate c ollocando tavoloni e tronchi, legati fra loro, sopra ot ri e botti, premessa dei ponti pneuma t ic i fat t i nella stess a maniera.
Senofonte, vissuto a cavallo tra la fine del V e la me tà del TV secolo a.C. , rievoca, forse per primo , nell a Anabasi l 'approntamento d'un ponte siffatto pe r poter attraversare il Tigri. A proporglielo un os curo soldato, con questo discorso: o signori, io sono in grado di farvi passare ilfìume, quattromila opli ti per volta: mi dovrete però fornire di quanto vi chiedo, oltre ad un talento per compenso. Mi occorro no duemila otri: dal momento che si scorgono mo lti asini, buoi, pecore e capre qui intorno basterà mace llarli e scuoiarli, quindi gonjìarne le pelli Gli otri saranno tutti legatifra loro con le corregge impiega te per le bestie da soma, ed ognuno sarà inoltre ancorato a/fondo mediante unajìme con una pietra di zavorra. A questo punto ormeggerò la fila degli o tri su entrambe le sponde e getterò sugli stessi uno stra to di sterpi e del terriccio formando un sentiero.
Non annegherete perché ogni otre sostiene due uomini senza a/fondare ... ". 171
L'otre entrò in seguito anche nel repertorio militare romano vuoi come galleggiante individuale, vuoi come zattera, vuoi soprattutto come supporto per ponti d'assalto. Svetonio, ad esempio, afferma che l'incredibile velocità di spostamento delle legioni di Cesare derivasse dagli otri impiegati per attraversare i fiumi. Lo stesso Cesare del resto ricordava che nella dotazione d'ordinanza dei Lusitani vi erano appunto degli otri; Plinio dal canto suo ne testimoniò l'uso da pai1e dei guerrieri arabi e Livio di quelli spagnoli. Intorno al IV secolo del la nostra epoca i ponti di circostanza pneumatici erano usuali, come testimonia anche l'Anonimo del De rebus bellicis in questo brano:"Per evitare che l'ostacolo dei jìumi si frapponga -come spesso accade- a un percorso che/ 'esercito deve compiere, la necessità che stimola l'ingegno escogitò per questo un rimedio poco dispendioso e altamente pratico, che viene così apprestato. Si conciano pelli di vitello alla maniera degli Arabi ... -presso di loro infatti, è d[ffùsa una particolare tecnica di trattamento. poiché attingono acqua dai pozzi con secchi di pelle- dunque con pelli di questo tipo ... accuratamente cucire si confezionino otri della grandezza di tre piedi e me::zo in modo che quando questi otri si saranno gonfìati, non.formino prowberanze: al contrario il loro rigo,?fìamento dovrà produrre una forma piatta. distendendosi in modo uniforme; gli otri saranno collegati l'uno con cinghie attaccare ai lati nella parte inferiore. mentre, nella parte superiore. degli uncini posti su un faro, saranno agganciati ad anelli; in questo modo tutti gli elementi. collegati tra loro. prendono la forma di un ponte. Questa stessa opera, grazie al! 'impeto della corrente, si estenderà piùfacilmente.fìno al! 'a/tra riva. in senso obliquo al .fiume: una volta fissati dei pali di ferro sulle due rive e stese corde robuste nella parte centrale sotto gli stessi otri (per sostenere il peso di coloro che vi passano sopra) e nelle parti laterali (per motivi di stabilirà}, questa struttura offrirà in breve tempo libera facoltà di attraversare un fiume Sul! 'una e sull'altra riva saranno disposte baliste a mano. per evitare che 1111 attacco nemico ostacoli l'opera di coloro che lavorano al ponte''. 181
Va rilevato che nella relativa raffigurazione compaiono a fianco agli otri dei grossi mantici ad essi collegati. Esplicito il concetto: solo pompando continuamenie aria se ne potevano compensare le inevitabili perdite, provocate dai dardi nemici!
363. Anonimo del De Rel>11s Bellicis. IV sec. d.C ponte pneumatico.
364. Ricostnv.ione di bass01ilievo assiro raffigurante una Lattera su otri. 365-366. Otri utili;,r.ati come galleggianti.
3()7. Battelli pneumatici u~ati nella Il Gucn·a Mondiale.
368. Ponte pneumatico in dotazione al Genio Militare Italiano.