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INCARNAZIONE E MATERNITÀ DI MARIA .......................... pag

neo: la depressione come crisi del mondo interiore, come diffuso senso di inutilità, come assenza di tensioni ideali… La crisi della speranza assume diversi volti: della depressione, della mediocrità, della stanchezza e della delusione cronicizzata, perché in fondo, dire la fede oggi è difficile e sembra di giocare su valori fuori corso» (E. Masseroni, Vi ho dato l’esempio, Paoline, p. 33).

INCARNAZIONE E MATERNITÀ DI MARIA

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Se questo è l’Avvento, se l’insegnamento di fondo è la speranza di un futuro felice, giustamente la liturgia ambrosiana lo conclude con la festa dell’Incarnazione e della Divina Maternità di Maria. È la VI domenica di Avvento e in un certo senso è il portale di ingresso alla solennità del Natale.

I testi della Messa di questa festa sono un intreccio sapiente dei due temi, che in realtà formano un solo argomento. Giustamente le letture danno uno spazio maggiore alla Incarnazione del Verbo. Solo il vangelo, l’ineffabile brano dell’Annunciazione, è tutto dedicato a Maria. Anche in ciò si nota una giusta logica, una equilibrata e voluta disparità di valori: nel Natale la Chiesa celebra il “memoriale” del mistero dell’Incarnazione. Qui Dio vuol condividere la vita dell’uomo, qui si realizza davvero il dialogo Diouomo; qui si costata che l’uomo è il “tu” di Dio! Maria è la Madre di Dio, del Figlio incarnato, è tutta… in funzione della maternità di Dio; se no, non sarebbe stata quella che fu. Con perfetta logica la festa della maternità di Maria, per il rito ambrosiano, è posta qui, come apertura necessaria alla celebrazione della nascita di Gesù Bambino. È la più antica festa ambrosiana in onore della Madonna, forse per insegnarci che ogni grandezza, ogni bellezza di Maria SS. è legata a Gesù, dipende dal fatto che Dio l’ha voluta Madre di Dio; nell’Ave Maria preghiamo: Ave, Maria, piena di grazia: (perché) Dio è con te, è “in te”.

Le letture ci dicono che il tempo dell’attesa, sofferta, sta per terminare: la nascita di Gesù segnerà il tempo della libertà dai dolori, dalla schiavitù per gli ebrei, e inizierà il tempo della felicità senza fine. Avverrà tutto ciò perché Dio è fedele alle sue promesse, in primo piano è fedele all’alleanza con il popolo eletto, e ratificherà l’alleanza di un tempo stabilita con Mosè mediante un’alleanza

“nuova”, cioè diversa da quella stabilita con il solo popolo d’Israele e questa durerà per sempre. Ti do – dice Dio – la prova di questa “nuova” alleanza: il mio Figlio, l’Amato, si farà uomo, proprio un uomo come voi, per dirti, o Israele, che addirittura condivido le tue difficoltà, i tuoi dolori, e mi assumerò anche i tuoi peccati, affinché con la mia morte e risurrezione saranno perdonati da Dio, e tu, Israele, ritornerai nella grandezza iniziale, quasi divina, perché Dio ha pensato l’uomo a Sua “immagine e somiglianza”.

Le prime due letture della Messa di oggi ci invitano a nutrirci di tale verità. Il vangelo inneggia a Maria, la “via”, o meglio, il “luogo” santo in cui si realizza la volontà divina. In particolare: la prima lettura è del profeta Isaia (Is. 62,10-63,3b). Sappiamo che ai tempi del profeta il popolo d’Israele è nuovamente schiavo, vive senza entusiasmo, ma Isaia lo invita ad avere fiducia, a guardare al futuro perché presto sperimenterà la libertà: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva il tuo salvatore”; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Li chiameranno “Popolo santo, redenti dal Signore”». Il salmo 71 canta: «Rallegrati, popolo santo: viene il tuo salvatore».

La felicità che ci donerà il Dio-con-noi non riguarda solo un tempo molto futuro, il dopo morte, non si sperimenterà soltanto in paradiso, ma è già presente oggi, nelle fatiche di oggi; e questo fatto ci ridà la voglia di vivere, adesso, anche nelle difficoltà, nei guai e nelle aspirazioni di ogni giorno. Ce lo dice S. Paolo nell’epistola (Fil 4, 4-9): «Siate sempre felici nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti… il Signore è vicino! E il Dio della pace sarà con voi».

La libertà promessa è ormai alle porte, anzi si sta realizzando adesso: è finalmente giunta l’ora di Dio! L’Incarnazione è iniziata, Maria ha detto Sì a Dio! Una parola brevissima, che però esprime l’attuarsi di tutto il disegno di Dio. Ormai Dio si è incarnato, il Figlio di Dio è uomo, uomo vero! Quindi, conclude l’evangelista Luca: «Rallegrati, piena di grazia, (perché) il Signore è con te» (Lc 1, 26-38). È con noi, anche oggi! Manca soltanto l’apparire dell’Emmanuele alla vista, annebbiata, di noi uomini.

Allora è naturale, è una necessità del cuore, è spontaneo il canto di gioia: è Natale! È vero: Dio è qui con me, è al mio fianco e mi accompagna in ogni situazione.

Com’è esaltante affrontare ogni giorno la vita con… la mia mano nella mano di Dio!

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