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PERÒ… .................................................................................. pag

PERÒ…

Riprendiamo da capo la lettura di questa pagina di vangelo e lasciamoci interrogare: quanti spunti di riflessione ci offre!

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«Erano in cammino» (v. 13) – I vangeli ci avvertono che tutti gli incontri significativi con Gesù avvengono sulla strada, non in una casa. In casa uno si sente al sicuro: a chi bussa apro se voglio e se mi interessa, altrimenti, no; non voglio essere disturbato. Invece sulla strada non sono al sicuro, al riparo. Sono inevitabilmente disponibile ad ogni incontro. L’insegnamento è chiaro: la prima condizione per incontrare Gesù, anzi, per essere incontrato da Lui, è la libertà del cuore, è l’essere schiodato da se stessi, dalle proprie ostinazioni e interessi materiali. Le miriadi di Santi ce lo insegnano tutti abbondantemente.

«…per un villaggio di nome Emmaus» (v. 13) – Oramai non c’è più Gesù, il motivo della loro vita; ora non ha più senso la comunità dei discepoli: ora di chi potrebbero essere discepoli?

La conseguenza è quella di richiudersi ancora nel proprio “io”, ritornare al “privato”. E si allontanano da Gerusalemme, il luogo della comunità dei discepoli.

«conversavano tra di loro» (v. 14) – “Chiacchieravano”, ma non cercavano di capire, di approfondire i fatti capitati a Gerusalemme. Si accontentavano di accettare, o… subire quello che era successo.

«Gesù… camminava con loro» (v. 15) – È Gesù che si interessa di loro; è Lui che si avvicina a loro nel momento di difficoltà. I due non lo riconoscono nemmeno, ma Lui c’è! E condivide il loro andare triste. Camminare con loro esprime una vera condivisione, anche se loro, ripiegati sulla propria delusione, non sono in grado di … ri-conoscerlo.

«…col volto triste» (v. 17) – Che insegnamento anche per noi: se non c’è Gesù nel cuore, viviamo inevitabilmente tristi, senza slancio, senza entusiasmo; si… vivacchia!

«Domandò loro: Che cosa…?» (v. 19) – Gesù vuole che si pongano domande, vuole coinvolgerli, per farli uscire dal proprio stato d’animo di sofferenza. Anche con noi Gesù si comporta così: entra nel nostro dolore vivo e ci invita ad esaminarne i perché. Gesù vuole che viviamo in profondità. Noi accettiamo sempre l’invito di Gesù, oppure tante volte ci pieghiamo a subire la vita così come va? Questo non è certamente un comportamento “da uomo”.

«Stolti e lenti di cuore a credere… ai profeti» (v. 25) – Gesù ribadisce la necessità di conoscere e accettare la Scrittura. Quasi li rimprovera per la loro chiusura alla Parola di Dio: la fede poggia sulla Scrittura! Forse ciascuno di noi è invitato a chiedersi quale impegno ci mette nella conoscenza “cordiale” –direbbe Martini – della Sacra Scrittura.

«Resta con noi» (v. 29) – Perché i due invitano Gesù a fermarsi con loro? Solo perché si fa sera? Oppure perché senza conoscere chi è questo “compagno di viaggio”, hanno percepito dentro di sé qualche cosa che li ha “interessati”, li ha chiamati in causa? Forse è così! Ma non è sufficiente sentire qualche cosa nel cuore: ci vuole un fatto esterno. Stavo per dire. Occorrono i sacramenti.

«…lo spezzò e lo diede a loro» (v. 30) – L’insegnamento è chiarissimo: è l’Eucaristia che ci rende ancora oggi veri discepoli di Gesù! Ogni altro commento è proprio inutile. Mi auguro che ciascuno si esamini e si ponga qualche domanda: Io sono soltanto presente alla Messa, o partecipo con la mente e con il cuore? Come ricevo la Comunione? Quanto e come vivo l’Eucaristia nella vita quotidiana? La vita cristiana non consiste nei bei sentimenti e nei piissimi desideri: occorrono gesti, atti che concretizzino la nostra fede!

«Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme» (v. 33) – È la conclusione “necessaria”, inevitabile del brano evangelico: l’aver perso Gesù li ha portati a lasciare la comunità e a ripiegarsi su se stessi, nel privato. Ma l’aver ritrovato Gesù vivo! nella Eucaristia, li riporta, “senza indugio”, nella comunità.

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