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DAVIDE PECCATORE ............................................................ pag

La motivazione del coraggio di Davide è chiara: «Chi è questo filisteo incirconciso (quindi non appartenente al popolo di Dio) per sfidare le schiere del Dio vivente?» (v. 26).

È una affermazione perfettamente in linea col pensiero degli israeliti e ci ripete che è assurdo lottare contro Dio. Quindi, tutto l’episodio è profondamente religioso… ed è questo l’insegnamento.

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Per farsi accettare dal re Saul e perché gli venga concesso di sfidare Golia, Davide racconta cose impensabili, non vere, ma che dimostrano che, quando si è con Dio, si compiono cose impossibili e meravigliose (vv. 32-39).

Eccoli l’uno di fronte all’altro, Davide di fronte a Golia. Fermiamoci un momento ad osservarli; la presentazione dei due sfidanti parla da sé: Davide è un ragazzo, non conosce ancora l’uso delle armi; l’unico suo strumento “di guerra” è quello tipico di un ragazzo di quell’età: una fionda e qualche ciottolo nella bisaccia. Null’altro. Però è lì in nome di Dio!

Di fronte gli sta Golia, dalla corporatura e dalla statura enormi, armato di tutto punto dalla testa ai piedi, quindi sicuro di sé, totalmente sicuro delle sue capacità. Al suo apparire «tutti gli israeliti quando lo videro, fuggirono davanti a lui ed ebbero grande paura» (v. 24). Quindi Golia è il simbolo dell’uomo che pensa di bastare a se stesso, che non ha bisogno di aiuti esterni, nemmeno ha bisogno di Dio.

Dunque, Golia… basta a se stesso (è proprio convinto!) e ovviamente si sente offeso nel vedere come suo sfidante un ragazzo, completamente indifeso, senza la più piccola armatura (non poteva ancora indossarla!), quasi una nullità, militarmente parlando. Quindi gli grida parole molto pesanti, tante invettive, e lo minaccia di dare il suo cadavere come pasto agli avvoltoi.

DAVIDE PECCATORE (II Samuele, 11)

Ecco il rovescio della medaglia: Davide è Re, un Re stimato. Però è un uomo, quindi anche lui commette peccati.

Il cap. 11 del II libro di Samuele racconta un peccato grave di Davide, un peccato di adulterio. Era ed è il peccato molto diffuso

nell’umanità e tutti anche a quei tempi ne capivano la gravità; era il peccato “per antonomasia”.

Il fatto che consideriamo qui ha una importanza particolare perché ci mostra che, quando uno ha peccato, ha commesso un peccato grave, ossia non è più in rapporto di amicizia con Dio, è disponibile, quasi invitato, a commettere tanti altri peccati quasi come conseguenza del primo grosso peccato.

Ecco il racconto del peccato di Davide che si legge al cap. 11 del II libro di Samuele.

Il fatto narrato non ammette dubbi: è un vero peccato di adulterio; eppure secondo la legge del popolo d’Israele, quello di Davide era un atto lecito, non un atto contro la legge di Dio. Ecco i motivi: Davide è il Re, quindi gli è permesso “usare” di qualsiasi donna: la Legge non ha nulla da rimproverargli al riguardo. Betsabea, moglie di Uria, era in casa mentre il marito era in guerra: situazione più che normale. Davide, dal suo terrazzo, scorge questa donna, che ha appena terminato un buon bagno, quindi è purificata; per giunta, aggiunge il testo sacro, era una bella donna. Quindi era tutto in regola ed era pertanto naturale che il re Davide ne approfittasse. Ma agli occhi di Dio questo era male! Davide manda a prendere la donna, la quale, ovviamente non poteva rifiutarsi al volere del Re. Davide giacque con lei, che concepì un figlio. Betsabea fa sapere il fatto a Davide.

Da questo momento inizia una serie di peccati da parte del re Davide. Innanzitutto vuol salvare la faccia davanti al popolo: fa tornare dalla guerra il marito di lei e lo inganna fingendo di essere interessato all’andamento della battaglia e al bene dello stesso Uria (di fatto non gli interessava tutto questo!): addirittura gli concede di dormire una notte a casa sua. In tal modo il figlio che sarebbe nato, di fronte al popolo sarebbe stato considerato ovviamente figlio di Uria. È opportuno che ognuno rifletta su ogni parola del testo e soprattutto sui moventi dei vari comportamenti di Davide: vedi i vv. 8-13.

Dall’inganno il Re passa all’imbroglio e all’omicidio. Fa mettere Uria dove più ferve la battaglia, affinché sia colpito e muoia. Davide giunge fino alla strage: con Uria morirono tanti altri soldati.

A Davide interessava solo salvare la faccia: vedi i vv. 14-17.

Da ultimo arriva fino all’ironia beffarda; il verso 25 afferma:

«Allora Davide disse al messaggero: “Riferirai a Joab: Non sia male ai tuoi occhi questo fatto, perché la spada divora ora in un modo ora in un altro; rinforza la tua battaglia contro la città distruggila. E tu stesso fagli coraggio”».

Mi pare sufficiente un solo insegnamento: un peccato vero rompe ogni remora ad altri peccati, veri e gravi. Quanto è reale la Parola di Dio in ogni tempo, anche ai nostri giorni!

UNA OSSERVAZIONE SIGNIFICATIVA

L’episodio di Davide peccatore mi pone una domanda: Il peccato è solo un fatto personale, è un atto solo mio senza alcuna conseguenza sugli altri, sulla comunità? Il peccato di Davide ci dice di no; ripensiamo alla serie di peccati che ne sono derivati, fino alla strage. E Davide non li considera peccati. L’episodio ci insegna che ogni peccato ha delle conseguenze anche sugli altri, e che talvolta occorre un aiuto esterno che risvegli la nostra coscienza. Ce lo insegna il cap. 12 del II libro di Samuele: il profeta Natan è mandato da Dio a Davide per risvegliargli la coscienza, grazie a un bel racconto.

Anche noi, almeno qualche volta, abbiamo bisogno di un profeta Natan (la Chiesa, il sacerdote…) che ci risvegli la coscienza.

Però l’insegnamento principale è questo: quando un uomo riconosce di essere peccatore, Dio gli perdona sempre ogni peccato: «Allora Davide disse a Natan: “Ho peccato contro il Signore!” Natan rispose a Davide: “Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai”» (II Sam 12, 13).

Un secondo insegnamento è questo: il peccato riguarda non solo la mia coscienza, non è solo un fatto interiore. Ogni peccato ha una sua oggettività e come tale produce degli effetti negativi anche se non ci penso.

Ritengo che anche la nostra società attuale sia piena zeppa di prove di una tale verità!

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