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GESÙ, AIUTAMI AD ASCOLTARE LA TUA PAROLA ............. pag SIGNORE, CHI MI GUARDA, TI VEDA,

vorrebbe dire che in fondo non voglio realmente vivere né il “solo tuo”, né il “tutto tuo”. Ma questo vorrebbe dire negare tutta l’invocazione nella sua interezza. Per completare il mio pensiero, aggiungo un avverbio: “responsabilmente”. Noi uomini non siamo manichini, o dei robot: abbiamo la libertà e la volontà. Sono proprio queste due facoltà che ci distinguono da tutti gli altri essere viventi. E noi agiamo “da uomini” nella misura in cui usiamo la libertà e la volontà. Questo significa agire “responsabilmente”. Varrebbe la pena adesso di riprendere le quattro invocazioni, aggiungendo ad ognuna l’avverbio “responsabilmente”. È proprio grande l’uomo! Dice il salmo 8: «Che cosa è l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi… O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!» (Salmo 8, 5-8).

GESÙ, AIUTAMI AD ASCOLTARE LA TUA PAROLA

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Tutta la vita cristiana trova la sua anima nella Parola di Dio. Un Maestro specialissimo di questa certezza fu il card. Martini.

Papa Francesco è così convinto della necessità della Parola, che addirittura ha fissato una domenica all’anno proprio alla conoscenza e all’approfondimento della Parola di Dio: è la III domenica del “Tempo ordinario”.

Se non ci impegniamo a conoscere molto di più la Parola di Dio, corriamo il rischio di pensare “a vuoto”, quindi di camminare al buio; ancor peggio: ci ripieghiamo sul nostro modo di pensare e di sentire, ritenendolo la verità, solo perché noi la pensiamo in quel modo, magari per i gusti personali.

A proposito della Parola di Dio, occorre mettere in pratica le cinque “A”: ascoltare – approfondire – applicare – attuare – annunciare.

Ascoltare – Che differenza tra “ascoltare” e “sentire”! Il “sentire” è un fatto esterno a noi, non dipende da noi. Noi sentiamo le parole che ci vengono dette, i rumori, la musica ecc., ma di solito non ci “prendono” nel cuore, ci lasciano molto spesso indifferenti. Invece “ascoltare” esprime un atto mio, volontario, libero, e chiama in causa tutta la mia persona: la mente, il cuore, i sentimenti, e talvolta perfino il corpo. L’“ascoltare” non mi lascia mai indifferente: coinvolge sempre tutte le mie facoltà di mente, di cuore e forse la mia… fisicità. Inoltre ci coinvolge sempre e ci costringe a prendere una posizione a favore o contraria.

Chissà se a Messa mi limito a “sentire” le letture, oppure le

“ascolto”?! È questo che dà una direzione alla vita. Approfondire – Papa Francesco ci chiede di più: ci chiede di conoscere a fondo la Parola di Dio. Questo richiede tempo, fatica e anche un po’ di passione per scoprire in profondità quello che ci insegna la Scrittura. È un compito faticoso, ma non dobbiamo fermarci al racconto che ci viene offerto nelle singole letture. Per farsi capire dagli uomini, da tutti, così diversi anche per intelligenza e cultura, la Bibbia non si esprime mai mediante affermazioni astratte, ma si serve sempre di esempi concreti presi dalla vita e dalla storia concretissima di quei tempi; quindi quello che dice la Bibbia sono episodi molto lontani dalla nostra sensibilità. Bisogna proprio “studiarla” la Parola, senza scusarci dicendo che non siamo teologi: lo Spirito Santo l’abbiamo tutti!

La seconda “A” forma in ciascuno di noi una vera sintonia con la Sacra Scrittura e ci aiuta ad assimilare il pensiero di Dio. Con l’esercizio finiremo per pensare come Dio.

Applicare – La Bibbia non è riservata al popolo d’Israele: è per tutti e per ogni tempo della storia. È… proprietà della Chiesa, che è il “nuovo” popolo eletto e che durerà fino alla fine dei tempi.

La fatica nostra consiste nel cogliere l’insegnamento vero, profondo, atemporale, contenuto nei singoli racconti della Sacra

Scrittura al di là dei vari racconti che ci coinvolgono molto po-

co. Dobbiamo invece domandarci: se Dio comunicava in quel modo e chiedeva quei determinati impegni al popolo d’Israele, a noi, uomini del terzo millennio, che cosa Dio dice e chiede proprio mediante quegli episodi? Attuare – È vero quello che ho scritto sopra, ma non deve rimanere un bell’esercizio di mente. È necessario arrivare alla concretezza della vita, chiedendoci come mi è (e ci è!) possibile mettere in pratica l’insegnamento ricevuto, in modo molto concreto, nella vita semplice ma reale di ogni giorno, oggi, in un mondo molto diverso dai tempi precedenti. Un tale discorso vale anche per la grande storia della società e innanzi tutto della Chiesa. Avremmo così una vita personale e comunitaria, ecclesiale e civile, proprio cristiana. Non vedo altre possibilità di vivere una vita veramente secondo il pensiero e la volontà di

Dio.

Annunciare – La missionarietà è una logica e necessaria conseguenza di una vita personale e comunitaria davvero cristiana.

L’esperienza di ognuno di noi dice che il bene, quindi in particolare l’amore, tende per sua natura ad uscire da se stessi, gode nel comunicarsi.

Allora, se Gesù vive da Signore dentro di me, anch’io vivo di amore. Come posso costringerlo a rimanere solo in me, chiuso nel mio piccolo mondo?

Spero che ciascuno di voi voglia condividere il mio desiderio: l’esigenza di gridare ai quattro venti e sulle piazze la Parola di

Dio, perché tutti la possano conoscere e vivere le cosiddette cinque “A”. Per me, e penso anche per voi, sarebbe un motivo di soddisfazione e di gioia; conoscere per amare e amare per conoscere – afferma il grande S. Agostino.

Chiudo con un augurio del mio card. Ballestrero: «Dobbiamo diventarne (della parola del Signore) talmente intrisi e talmente sostanziati da poterla poi servire, da poterla poi proclamare, da poter poi annunziare il Vangelo non come una memoria che esce dal nostro archivio culturale, ma che esce dall’esperienza viva, presente, quotidiana, inesauribile della nostra fede e della nostra carità» (A. Ballestrero, Il cuore del Curato d’Ars, Elledici, p. 140).

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