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LE DIECI VERGINI .............................................................. pag

LE DIECI VERGINI

È una parabola “birichina”: se la leggi velocemente, un po’ superficialmente, ti pare di conoscerla già e di conoscerla bene. Se invece dedichi tempo, testa e cuore, scopri che quasi ogni parola ti insegna qualcosa di nuovo. Io provo ad aiutati soffermandomi su tanti punti qualificanti. Più frequentemente viene commentato ciò che riguarda le vergini “stolte”; io invece nella seguente riflessione preferisco osservare le vergini “sagge”, perché mi pare che corrisponda di più al nostro modo di vivere da cristiani… normali, praticanti, ma senza visioni speciali. Procedo per punti.

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La parabola ci porta alla fine del tempo, di tutta la storia: siamo ormai al cap. 25 del vangelo di Matteo: «Vegliate dunque perché non sapete in quale giorno verrà» (Mt 25, 42). Quindi la parabola ci invita a prepararci all’incontro finale con il Cristo glorioso e giudice. È la cosiddetta “parusia”. Perciò anche il Regno di Dio va letto in questa luce. È questo il significato dell’«andare incontro allo sposo» (v. 1).

Quell’incontro segnerà la nostra piena realizzazione, e in esso consisterà la nostra piena felicità. Già tale sottolineatura ci invita ad approfondire la parabola delle dieci vergini. Il verbo “sarà” ci suggerisce che il Regno dei cieli non è una realtà solo dell’oggi, ma raggiungerà la sua piena realizzazione dopo la storia, alla fine dei tempi.

Perché Matteo parla di “dieci vergini” e non dice “dieci donne”, e non tutte… “per la quale” – diremmo noi –, non tutte avvedute, non tutte “prudenti”? Forse perché una donna vergine vuol dire non legata a un uomo, non dipendente dalle cose del mondo. La vergine – secondo una visione popolare religiosa – è impegnata a vivere per Dio e si sente felice nella tensione a Dio nella vita quotidiana... Ci suggerisce che ogni cristiano non può prescindere nella vita normale dal rapporto personale con Dio.

«Uscirono incontro allo sposo» (v. 1) – Il verbo “uscirono” riporta sulla strada. Se uno rimane in casa, vuol dire che è chiuso in sé, nelle sue opinioni, interessi e abitudini: in casa sua si sente al sicuro. Invece, per incontrare il Signore, uno deve uscire dalla sua sicurezza ed essere libero, disponibile ai possibili in-

contri, compreso quello con Dio. Tutti gli incontri “scioccanti” con Gesù – ci dicono i vangeli – avvengono sulla strada, dove non si è più al sicuro. “… incontro allo sposo”. La vita cristiana autentica non può essere statica, non è mai una situazione acquisita una volta per tutte: è sempre un cammino, un pellegrinaggio – dice Martini -, che ha come meta l’incontro con Gesù, il Cristo glorioso. Il Regno di Dio è un continuo divenire dall’oggi al “per sempre”.

Lampade e olio – Tutte e dieci presero le lampade, ma solo cinque presero anche l’olio. Sia le lampade, sia l’olio sono necessari per camminare al buio. Ogni “vergine” deve prenderli necessariamente tutti e due. Una tale costatazione chiama in causa la responsabilità personale e l’esercizio di alcune virtù cominciando dalla prudenza, nel cammino cristiano verso il Cristo.

È interessante notare che solo cinque presero anche l’olio: non tutte! E le altre? Perché solo cinque? Tutte le dieci vergini hanno conosciuto di persona – si suppone – Gesù, il Maestro, e lo vogliono seguire. Ma non è sufficiente il proposito, l’impegno di seguirlo: bisogna essere “prudenti” – dice Matteo –, è necessario “vigilare” per evitare… le buche, i sassi… Non è sufficiente un solo atto di coraggio per seguire Gesù.

Le lampade esprimono tutto quello che fa parte della vita reale: circostanze, scelte, mezzi per realizzare le scelte fatte, situazioni varie che fanno parte della vita concreta, ecc. Le lampade suggeriscono che il Regno, cioè l’incontro con Gesù, non è qualcosa di astratto, di immaginario. Ci insegnano che è qualcosa di concreto e che si raggiunge nella vita quotidiana, nella ferialità della vita, e spesso con fatica.

Nell’olio vedo tutti i valori interiori, le virtù…, che rendono le lampade adatte a servire al loro scopo. Ma, ovviamente, l’olio esprime soprattutto il valore massimo della vita, cioè l’amore, cominciando dall’amore per Dio. È proprio questo amore che rende operativo, efficace l’olio, ossia: i valori umani e le virtù.

Senza questo olio, l’amore per Dio, le virtù e le belle qualità umane non sono sufficienti. In una parola, è l’amore ciò che è indispensabile per il personale pellegrinaggio verso Gesù, il

Cristo.

«Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormen-

tarono» (v. 5) – È lo sposo che tarda, non le vergini. Saremmo tentati di rimproverare lo sposo, Gesù in persona, perché non è puntuale a un impegno con queste vergini, ossia… con noi.

Un impegno magari richiesto e fissato da noi, non da Lui.

Che cosa significa il fatto che lo sposo tardava?

È per tutti un’esperienza forte il tardare di un tale sposo. Significa che oramai, per noi, Gesù non è più visibile con i nostri occhi, non è più tangibile come lo era per i suoi concittadini e contemporanei. Nella storia che viviamo non è più sperimentabile, non possiamo più rivolgerGli una parola con un timbro di voce… nostra! Non sentire più il timbro della sua voce, un timbro “trasformante” come capitò alla Maddalena il mattino di Pasqua. Non poter più essere presenti ai suoi miracoli che stupivano e aprivano il cuore e la mente ai suoi insegnamenti.

Non sperimentare più la consolazione dell’amore operato dalla sua vicinanza e dal suo fascino. Insomma. Gesù, sei proprio risorto anche per me? Che cosa intendevi dire con l’affermazione:

«Sono il Vivente?» (Apoc 1).

«Si assopirono tutte» (v. 5) – Sì, proprio tutte, anche le sagge.

Non illudiamoci: è la conseguenza di quanto ho detto prima.

Come le vergini, anche noi sperimentiamo la possibilità della tristezza, della atonia spirituale e forse anche umana. Perfino corriamo il pericolo di una vita cristiana trascinata e la tentazione di chiuderci nel nostro guscio e condurre una vita isolata, non più comunitaria, come stavano facendo i due di Emmaus.

Sarebbe opportuno riflettere sulla tiepidezza, a riguardo della quale leggiamo nella Bibbia: «Poiché non sei né caldo né freddo, ti vomito».

Per essere saggi come le cinque vergini del vangelo è necessario accettare i tempi di Dio, quelli fissati da Lui, non da noi!

Scrive il padre Lafrance: «Lìberati dalle tue frette: lo sviluppo della tua vita non è in te una proprietà di natura o una conquista orgogliosa della tua volontà, ma un dono della grazia. Tutte le tue miserie provengono dallo scontro tra le tue vedute personali, corte e limitate, e la volontà di

Dio, larga e spaziosa. Tu vuoi realizzarti secondo un piano concepito nel tuo piccolo laboratorio di perfezionamento: Dio ha per te un programma

di amore più completo. Abbandona la tua pretesa di volerti costruire e lascia fare a Dio anche se non ne comprendi il programma. Non ti verrebbe mai in mente di giudicare un’opera teatrale all’inizio del primo atto. Alla fine della vita sarai stupito del progetto d’amore che Dio aveva per te. (…) Egli aspetta da te una cosa sola: che tu lo lasci fare» (J. Lafrance, Prega il Padre tuo nel segreto, Edizioni O. R., p. 35).

«E si addormentarono» (v. 5) – Penso istintivamente ai tre apostoli “speciali” nell’orto degli ulivi: non riuscivano a stare svegli e

Gesù tenta di tenerli svegli senza riuscire: «Non siete capaci di stare svegli un’ora sola con me!», dice Gesù con tanta amarezza.

L’addormentarsi, il dormire esprime la prova più difficile, la più dura nel campo della fede: si fanno avanti tanti dubbi, perplessità sull’insegnamento della Chiesa e del papa, tante domande sulla Chiesa, su Gesù stesso e perfino su Dio. E si finisce per considerare il “per me”, ossia il “secondo me” come l’unico criterio della verità e della via giusta per… “uscire incontro allo sposo”. Qui rimando alla IX stazione di La sua e la mia Via Crucis, specialmente agli spunti per un serio esame di coscienza

“pratico” sulla propria vita di fede. «A mezzanotte… una voce: Ecco lo sposo» (v. 6) – È vero: quando uno è arrivato al punto di non ritorno e non “sente” più la fede, il Signore nella sua bontà si fa risentire e ci fa sperimentare che non ci ha mai abbandonati nonostante la nostra infedeltà.

“Una voce” grida. Mi suggerisce che di solito il risveglio della fede è dovuto a un aiuto dall’esterno: sarà un fatto nella vita normale o una circostanza speciale: una predica, un corso di

Esercizi spirituali. Spesso il risveglio è dovuto all’incontro con una persona che incide fortemente nel nostro modo di pensare e di vedere i fatti della vita. Talvolta può essere perfino un dolore o una prova che… “ci spiazza” e sconvolge le nostre sicurezze illusorie.

«Prepararono le loro lampade» (v. 7) – Con il ritorno della fede tutti gli elementi della vita si vedono sotto una luce nuova, che dà bellezza ad ogni cosa, riacquistano valore e ridiventano via e mezzi sicuri per riprendere il cammino incontro a Cristo.

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