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Il mistero della vittoria a tre

IL SEGRETO DELLA NOTTE DEL 1965 IL MISTERO DELLA VITTORIA A TRE

di Max Gagliano C’è un mistero dentro a una notte di Le Mans che è rimasto segreto per ben 40 anni e che ha alimentato ancora di più il mito di questa corsa, capace com’è di sviluppare un copione mai scontato e ricco di colpi di scena.

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L‘edizione del fattaccio risale al 1965, quando gli equipaggi erano ancora formati da due piloti.

Siamo in piena era Ferrari - Ford, lo scontro titanico tra la suprema artigianalità modenese e l‘impero industriale americano.

I due grandi marchi se le danno di santa ragione per cercare di prevalere l‘uno sull‘altro ma ad una ad una tutte le vetture ufficiali degli italiani e degli americani rimangono attardate, lasciando in testa la Ferrari privata della scuderia Nart del celebre concessionario americano Luigi Chinetti, a cui Enzo Ferrari aveva concesso la licenza ufficiale di vendita per il mercato a stelle e strisce. La vettura in questione, una Ferrari 275LM, era iscritta con l’equipaggio formato da Masten Gregory, un affidabile pilota americano già esperto di corse di durata, e da un giovanissimo Jochen Rindt, 23enne di belle speranze e con un luminoso futuro in F1.

Rindt corre da forsennato a ritmo da gp e consegna la vettura a Gregory per coprire lo stint notturno. Verso le quattro di notte la situazione si complica in quanto oltre al buio scende un insidiosa foschia a complicare la visibilità di Gregory.

Per chi non lo sapesse infatti, Masten Gregory, come direbbero a Roma, è letteralmente “ccecato” ed è uno dei pochi piloti a correre con degli occhiali da vista spessi così.

Gregory in preda alla paura piomba ai box per chiedere il cambio ma Rindt non si trova da nessuna parte. La situazione si fa tragicomica e patron Chinetti si gioca la sua carta nascosta facendo entrare in macchina il terzo uomo misterioso che dovrà affrontare le tenebre fosche dentro i boschi di Le Mans.

Il regolamento dell’Aco in quel 1965 in realtà permette di iscrivere un pilota di riserva per ogni equipaggio a patto che il terzo pilota sostituisca definitivamente il pilota uscente. Ma qui sta l‘inghippo perché il nostro uomo, portata ai box la Ferrari incolume dallo stint notturno, si fa da parte a favore di un ringalluzzito Masten Gregory, pronto a dividere la vittoria con un Jochen Rindt riapparso dalla notte di Le Mans.

E così andò, con la Ferrari che conquista la sua ultima vittoria a Le Mans, seppur non con la squadra ufficiale, iscritta con l‘equipaggio Gregory - Rindt.

Naturalmente chi doveva sapere tacque per sempre e chi doveva vigilare non vigilò, e la Ferrari Nart si fregiò così di una vittoria che avrebbe dovuto tramutarsi in squalifica per infrazione del regolamento.

Va detto che la Ferrari non c’entrò nulla con questo episodio, in quanto la vittoria di Gregory e Rindt andò a discapito delle vetture ufficiali del cavallino piazzatesi subito dietro alla vettura gemella.

Questo segreto rimarrà custodito per 40 anni, fino a quando un certo Ed Hugus, un pilota americano con parecchie presenze a Le Mans, un anno prima della sua morte avvenuta nel 2006, si toglierà il macigno dalla coscienza rivelando di essere lui l‘uomo misterioso di quella notte tra i boschi della Sarthe.

Successe che Hugus era iscritto sulla seconda Ferrari del team Nart ma per un inconveniente accaduto nelle prove la sua macchina non fu approntata in

In Alto: un momento di rifornimento per la Ferrari. Nella pagina accanto, in alto: la premiazione dell’equipaggio vincitore della Le Mans 1965; In basso: a sinistra un primo piano di Masten Gregory; a destra l’americano e Rindt festeggiati all’arrivo. Nella pagina precedente: un momento della gara della Ferrari 275LM.

tempo per la gara, venendo così dirottato come pilota di riserva della Ferrari vincitrice.

Ed Hugus è stato decisivo per salvare una situazione potenzialmente disastrosa ma solo dentro di sé ha potuto considerarsi uno di quei piloti che hanno vinto almeno una 24 ore di Le Mans. Forse avrebbe voluto comunicarlo a squarcia gola al custode del grande albo d’oro di una corsa così leggendaria e chi sapeva si è ben tenuto dal rivelare la vera verità.

Gregory, Rindt e Chinetti se ne erano già andati da un pezzo e la vita si può dire che abbia ricompensato in qualche modo Hugus, permettendogli di invecchiare a lungo, coprendo meritatamente il suo ultimo turno di guida.

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