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La corsa del leone rampante

UN TRAGUARDO SPECIALE PER LE CASE FRANCESI LA CORSA DEL LEONE RAMPANTE

di Simone Luddi

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Per le case automobilistiche d’oltraalpe il gradino più alto del podio è un obiettivo fondamentale per consolidare la storia sportiva dei loro marchi. Non poteva essere altrimenti per la Pugeot, che ha voluto aggiungere ai suoi trofei quello della 24 Ore.

Dopo aver trionfato nei rally sia nel mondiale con la 205 T16 e successivamente nei grandi raid come la Parigi-Dakar visto l’abolizione delle gruppo B nel WRC, in Peugeot si cerca una nuova sfida su cui riversare l’esperienze del reparto corse diretto da Jean Todt.

La Formula 1 ancora non attrae la casa del Leone, che sembra orientata verso il mondiale sport prototipi e sopratutto alla 24 ore di Le Mans, cosa già riuscita ai cugini della Matra e della Renault, complice anche l’entrata in vigore di un nuova categoria che consente vetture di 3.500 di cilindrata, 750 kg di peso minimo e nessun vincolo di consumo, a differenza delle Gruppo C gia presenti come Jaguar e Sauber Mercedes.

L’annuncio della discesa in campo della Peugeot avviene nel novembre 1988, mentre a Febbraio 1990 cominciano i primi test in pista della nuova arma, che si chiamerà 905.

Per riuscire nell’impresa fu necessario sviluppare un motore completamente nuovo e gli ingegneri Peugeot realizzarono un capolavoro: un V10 di 80 gradi di 3.499 cm³, capace di sviluppare una potenza massima che, a seconda delle evoluzioni e del suo impiego, andava dai 620 CV per le gare di durata ai 680 CV (500 kW) a 12.500 giri/min per le gare sprint.

A completare il propulsore ci pensavano due alberi a camme per testata azionati da ingranaggi, 4 valvole per cilindro azionate da un dispositivo pneumatico, sistema di iniezione elettronica e lubrificazione a carter secco.

Il motore disponeva inoltre di tromboncini ad altezza variabile come nei motori di Formula 1. Grazie alla apposita conformazione della presa d’aria dinamica posta sopra l’abitacolo, alle alte velocità il motore era in grado di sviluppare circa 30 CV in più per effetto della sovrapressione dell’aria.

A fine 1990 la vettura, nelle mani di Ja-

bouille e Rosberg, partecipa a due gare del mondiale in Canada e in Messico ri- tirandosi entrambe le volte ma facendo vedere buone cose nel complesso.

Nel 1991 avviene la prima partecipa- zione alla 24h di Le Mans. la Peugeot si presenta con due 905, una per Bal- di-Jabouille-Alliot e un’altra per Ro- sberg-Raphanel-Dalmas, ma nessuna delle due supera la quarta ora di gara, ritirandosi con gravi problemi al motore, nell’edizione vinta dalla Madza 787B di Veidler-Herbert-Gachot.

A fine anno il mondiale prototipi collas- sa su se stesso, Jaguar e Mercedes si riti- rano, rimane solo la Peugeot contrastata timidamente dalla Toyota TS010.

La casa del Leone usa le gare come

In alto: La Peugeot 905 in azione.

In basso: la presentazione della squadra Peugeot, obiettivo la vittoria.

test per la 24 ore che è l’obiettivo madre della stagione.

Tre vetture evolute in versione 1B per Warwick, Blundell e Dalmas, poi Baldi, Alliot e Jabouille (terzi al traguardo) e una terza per Van de Poele, Wendlinger e Fertè (ritirati) devono per forza portare a casa il trofeo, e cosi è: l’equipaggio composto dai due inglesi e Dalmas vince rifilando 6 giri alla Toyota.

Nel 1993 la maratona della Sarthe è l’unica gara a cui la Peugeot partecipa, essendo scomparso il campionato, ma l’impegno viene preso più che seriamente con l’idea di monopolizzare il podio, ed è cosi che andrà con l’equipaggio composto da Bochut-Helary-Brabham primo seguito da Boutsen-Dalmas-Fabi e Alliot-Baldi-Jabouille.

Sarà l’ultima apparizione della 905: la Peugeot dal 1994 si concentrerà sulla F1 per far ritorno a Le Mans nel 2007 con la 908 ma questa è un’altra storia...

In queste pagine: La Peugeot 905 in azione, in vari momenti di gara.

Qui in alto: la vettura esposta nel museo della 24 Ore di Le Mans.

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