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Amputato... per un film

ANCHE HOLLYWOOD HA PRETESO IL SUO TRIBUTO AMPUTATO... PER UN FILM

di Max Gagliano Quando il cinema è talmente reale, possono persino accadere incidenti spiacevoli durante le riprese, come successe al bravo gentleman driver David Piper, rimasto amputato durante un tremendo volo con il suo prototipo.

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1970, Le Mans: l’ uomo nella foto accanto al mitico Steve McQueen è l’allora quarantenne David Piper, un valido pilota inglese che, dopo una breve apparizione in F1, trovò soddisfazioni nelle gare di durata.

Da sempre fidato cliente di Enzo Ferrari, Piper era famoso anche per la sua mania di presentarsi alle gare con i prototipi di Maranello verniciati di verde, in ossequio al colore nazional-racing britannico.

Questo veloce gentleman driver fu uno dei tanti piloti ingaggiati da Steve McQueen in quella che doveva essere una “pazza idea”; ovvero creare il migliore e più realistico film mai girato sulle corse e che avrebbe riguardato la corsa più affascinante al mondo: la 24 ore di Le Mans. Questo desiderio di McQueen, che avrebbe successivamente avuto ripercussioni su tutto il resto della sua vita, era dovuto al suo grande amore per le corse di durata, e lo strabiliante secondo posto ottenuto dal grande attore a Sebring al volante della Porsche 908 non fu altro che benzina sul fuoco della sua passione.

Il piano di McQueen era di prendere parte lui stesso alla 24 ore, ma i vertici della casa di produzione non ne volevano sapere, temendo che un eventuale incidente potesse portare a forti ritardi o addirittura alla cancellazione del film stesso. Si racconta che Steve andò fuori di sé ma riuscì a trovare un compromesso : avrebbe guidato la Porsche in tutte le riprese post-gara. La 908 fu così condotta in gara, con un brillante nono posto, da Linge e Williams e fu dotata di tre telecamere attivabili dai piloti tramite dei pulsanti nel cruscotto. Lo spettacolo era garantito e così, archiviate le riprese, la casa di produzione entrò in possesso del circuito di Le Mans per quattro mesi affittando ben 25 prototipi; un vero e proprio spettacolare parco da corsa. Fra tanti piloti scritturati, fu proprio David Piper a passare, purtroppo, alla storia.

David Piper e Steve McQueen a colloquio durante le riprese del film “Le Mans”.

I rottami della Porsche 917 dopo l’incidente di Piper.

Ecco il suo racconto: “Steve mi affidò una Porsche 917 e spesso le scene dovevano essere ripetute più volte per trovare la luce giusta. Un giorno avvertii subito che la mia 917 non aveva la giusta pressione alle gomme e alla Maison Blanche volai per aria disintegrando la macchina. Io ero dentro, rimasi sempre lucido, anche se vedevo le ossa spuntare dalla gamba. In serata all ospedale di Le Mans venne a visitarmi uno specialista chiamato apposta da Parigi e per affrettare i tempi decisero di farlo venire in aereo, solo che all’epoca l’aeroporto di Le Mans non era abilitato per gli atterraggi notturni perché le piste non erano dotate di luci.“ E qui venne fuori la grandezza dell’uomo McQueen... ”Steve si inventò un idea spettacolare; ordinò a tutti i mezzi della produzione di schierarsi con i fari accesi su una parte della pista in modo da rendere ben visibile la linea di atterraggio. Fu un gesto molto bello che ancora oggi ricordo con grande commozione.”

Purtroppo, Piper si trovò a combattere con una grave infezione che si era creata alla gamba destra ingessata e i medici furono costretti a ricorrere all’amputazione dell’ arto.

Strano destino quello di David Piper, uscito indenne dai pericoli delle corse, con la buona sorte che gli ha girato le spalle ...sul set di un film.

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