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La favola di Jean Rondeau

QUALCUNO PUÒ ESSERE PROFETA IN PATRIA LA FAVOLA DI JEAN RONDEAU

di Max Gagliano

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Nato a Le Mans, affascinato fin da piccolo dai colori, dai suoni e dalla velocità di quei bolidi che si sfidavano sulle strade di casa sua, Jean vivrà con un solo sogno: vincere la sua corsa. Un sogno che inseguirà fino alla fine.

Provate a immaginare di tornare bambini, di essere francesi, per di più nati a Le Mans, e di essere portati per mano da vostro padre in un posto magico dove si corre per 24 ore tra le luci dei proiettori dei bolidi e le luci delle giostre di Arnage. Poi crescete con un forte desiderio di diventare il protagonista della storia, diventando pilota di quei bolidi e infine costruttore stesso di prototipi da corsa.

Mettete insieme tutto questo. Bambino-pilota e pilota-costruttore, al volante della propria creatura, e metteteci il dolce sapore dello champagne con una corona di alloro attorno al collo.

Bene. Avete appena assaggiato la vita di Jean Rondeau.

La scintilla tra Jean Rondeau e Le Mans scatta nel giorno in cui mise piede nel circuito de La Sarthe. Fu l’edizione numero 17 e per i francesi fu molto significativa, in quanto fu la prima 24 ore disputata dopo la liberazione dall’occupazione nazista.

Nonostante la perdita prematura del padre, Jean continua a coltivare il suo sogno di diventare pilota. Partecipa a scuole formative di pilotaggio e successivamente, dopo un paio di campionati monomarca, si iscrive ad alcune gare di cronoscalata. Nel 1972 Rondeau realizza il suo sogno più grande: partecipare alla 24 ore di Le Mans. Guida una Chevron per un team privato con scarsi mezzi. Difatti Rondeau sarà costretto ad abbandonare la corsa alla nona ora per mancanza di pezzi di ricambio. Seguirono altre partecipazioni con risultati modesti. Rondeau, a quel punto, decise di dare una svolta alla sua carriera divenendo pilota - costruttore; era il 1976. Fece un colpo aggiudicandosi la sponsorizzazione di una multinazionale della carta: La Inaltera. Quest’ultima, in cambio, pretese di dare il nome al prototipo, sebbene fu un risvolto che non venne accolto con larghi sorrisi dall’ambiente francese, fino a tal punto che i dirigenti di TF1, la principale emittente televisiva francese, diedero ordine di vietare che

Nella pagina accanto: Jean Rondeau e la Rondeau M382 alla 1000km di Monza 1982.

i telecronisti ne pronunciassero il nome durante la diretta televisiva. Ma Rondeau se ne frega e in soli 5 mesi costruisce e assembla, aiutato da un gruppo di amici di lunga data, i due prototipi, letteralmente nel cortile di casa. I risultati furono sorprendenti. Rondeau fu primo nella classe GTP, nonostante terminò distaccato di 44 giri dal vincitore assoluto. L’anno dopo bissòil successo di categoria, coronato da un quarto posto assoluto. Un nuovo successo di categoria nel’79 fece da preambolo all’anno dell’impresa: il 1980. Fu un edizione particolare. Porsche fece un operazione piuttosto oscura e avvolta dal mistero. Approntò un prototipo in livrea Martini Racing e lo iscrisse solo ufficiosamente, sotto le insegne del team di Reinhold Joest. Si venne a scoprire che fu un operazione clandestina promossa da alcuni dirigenti della stessa Porsche, in disaccordo con il direttore generale Fuhrmann, che aveva dato ordine di partecipare solo con modelli derivati dalle vetture di serie. Rondeau sa di avere una grande occasione e si prepara con una lunga sessione di test di ben 26 ore, a Le Castellet. La sua Rondeau venne migliorata aerodinamicamente e il Ford Cosworth approntato dal preparatore Mader era pronto a garantire 30 cv supplementari. La pole position fu appannaggio della Rondeau del secondo equipaggio composto da Pescarolo e dal funanbolico Jeannot Ragnotti. Jean Rondeau, in coppia con Jaussaud, partì quinto. Alle 16 venne data la partenza a uno dei via più bagnati della storia di Le Mans.

Quando la pioggia diminuì la Porsche di Ickx-Joest passò in testa, ma poco dopo ruppe la cinghia della pompa di iniezione, sostando ai box per 14 minuti. Quando il giorno fece posto alle tenebre, fu la Rondeau di Pescarolo-Ragnotti a condurre davanti a una Porsche 935 e all’altra Rondeau dell’omonimo pilota. Poco dopo mezzanotte la Rondeau di Pescarolo si ritirò mestamente ai box con il motore rotto. Ickx iniziò un’implacabile rimonta e alle 7 del mattino prese il largo davanti a tutti. Alla Porsche erano con

Nella pagina accanto: la Rondeau M382 del 1982 sulle strade della Sarthe.

In basso: La Rondeau M379B di Rondeau-Jaussaud a Le Mans nel 1980

vinti che non ci fosse bisogno di aumentare il vantaggio, in quanto ritenevano precaria l’affidabilità della Rondeau superstite. Ma ciò gli si ritorse contro. Alle 10 del mattino Ickx ebbe seri problemi al cambio che lo costrinsero ad una sosta. Il vantaggio accumulato non bastò per proteggere la posizione e Rondeau passò a condurre. Ickx ripartì cercando nuovamente un inesorabile rimonta. Ma stavolta ebbe davanti a sé ben 3 giri da colmare. Alle 13 ricominciò a piovere e Jean Rondeau incappò in un uscita di strada andando a baciare il guard rail. Gli avversari ne approffittarono, cominciando a sdoppiarsi. A 35 minuti dalla fine un nuovo scroscio si abbattè sulla pista e ickx si precipitò ai box per montare le gomme da pioggia. Jaussaud, che nel frattempo diede il cambio a Rondeau, decise di restare sulla mescola asciutta e all’ultimo giro perse il controllo dell’auto. Ma quel giorno qualcuno da lassù decise che quella Rondeau dovesse rimanere in pista senza urtare nessun ostacolo, e fu il trionfo, davanti a un pubblico in delirio. Per la prima volta un pilota vinceva a

Le Mans con una macchina che portava il suo nome; un pilota che fino a 4 anni prima assemblava i suoi bolidi nel cortile di casa. Negli anni a seguire, tra varie vicissitudini, arrivò un prestigioso secondo posto nell’edizione del 1984, stavolta a bordo di una Porsche privata. Poi la tragica fine.

Il 27 dicembre 1985 la sua Porsche stradale rimane intrappolata tra le sbarre di un passaggio a livello. Un treno colpì l’angolo del paraurti posteriore, la sua 944 si girò, infilandosi sotto al treno. Non ci fu scampo per lui.

Jean Rondeau se ne andò per sempre, portandosi via con sé la sua bella storia. Jackie Ickx, ricordando il passato, affermerà con molta intelligenza: “Quando persi quella 24 ore ero molto frustrato, perché feci di tutto per meritarmi quella corsa. Poi, invecchiando, sono diventato più saggio, e oggi, riflettendoci sopra, sono contento che andò a finire in quel modo. Perché quel giorno ha vinto lo sport, e la storia di quell’uomo ha reso ancora più leggendaria la storia della 24 ore di Le Mans.”

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