LINEE GUIDA | SNPA XX/XXXX
1 INTRODUZIONE L’utilizzo ricreativo delle acque in aree costiere e interne è ampiamente diffuso a livello globale e rappresenta una importante risorsa economica, soprattutto per i Paesi a vocazione turistica come l’Italia. La frequentazione degli ambienti acquatici ricreativi costieri e d’acqua dolce ha benefici significativi per la salute e il benessere della persona, associandosi a condizioni di riposo, relax, esercizio fisico e piacere estetico. D’altra parte, gli ambienti acquatici possono anche presentare potenziali pericoli per le comunità esposte, che devono essere valutati rispetto ai benefici, e per i quali devono essere messe in atto adeguate misure di prevenzione e controllo. Nelle linee guida dell’OMS (WHO, 2003) si riporta una disamina completa di tutti i pericoli correlati con l’attività balneare: l’annegamento, gli sbalzi di temperatura, la contaminazione fecale, gli organismi patogeni presenti nell’ambiente, alghe potenzialmente tossiche, materiali in sospensione, agenti chimico, fisici e organismi acquatici pericolosi. Le attività ricreative includono numerose discipline e attività, definibili “da contatto” (es. nuoto, surfing, wakeboard, sci d’acqua, canottaggio, attività subacquee) e “non da contatto” (es. pesca da riva, escursionismo ecc.) con l’acqua. Le modalità di frequentazione e fruizione di queste aree configurano diversi scenari di esposizione e, di conseguenza diverse circostanze e livelli di rischio, che possono anche variare secondo la tipologia di sito, le condizioni ambientali e climatiche transienti, la natura e la durata dell’esposizione degli utilizzatori. La valutazione del rischio sanitario deve quindi tenere conto delle caratteristiche ambientali e socio-economiche del sito oltre che delle conoscenze riguardanti le attività ivi svolte, gli eventi pericolosi che possono dar luogo a esposizione a rischi di natura microbiologica o chimica dei bagnanti e fruitori delle aree, le vie di esposizione, la natura e severità dei pericoli, l’adeguatezza e efficienza
delle “misure di controllo” – intese nell’accezione inglese di “tenere sotto controllo” i pericoli; tra queste misure riveste un ruolo cruciale la gestione dei processi di depurazione che, in condizioni di efficienza di esercizio, prevengono l’immissione negli ambienti acquatici di agenti biologici e chimici in quantità tali da rappresentare, attraverso le diverse tipologie di esposizione, un rischio per la salute umana. Attraverso un’indagine della Commissione europea del 1999 il 71% dei cittadini europei ha espresso preoccupazione per l’inquinamento di acqua, aria e suolo, mostrando, in particolare, maggiore attenzione per lo stato di fiumi, laghi, mare e coste, soprattutto per gli aspetti connessi con la qualità delle acque di balneazione. Le risorse idriche sono, peraltro, largamente sfruttate per ragioni socio-economiche (i.e. produzione di energia, di acqua potabile e ad uso irriguo), con conseguenti effetti sulla razionalizzazione del consumo di acqua e sulla sua qualità, considerato che le pressioni sull’ambiente possono incidere sullo stato qualitativo del corpo idrico e, di conseguenza, costituire un pericolo per la salute. Per questa ragione, torna molto utile il modello sanitario one health per una valutazione eco-sistemica integrata, ritenuto indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Tale modello è basato sull'integrazione di discipline diverse, perché riconosce che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente. Un approccio integrato è necessario anche perché l’uso ricreativo delle acque interne e marine è in aumento in molti Paesi. È stato stimato che entro il 2026, 346 milioni di turisti visiteranno il Mediterraneo, una cifra che rappresenta il 22% di tutti gli arrivi nel mondo (UNWTO, 2001). Nel corso degli anni sono stati condotti numerosi studi per meglio tutelare la salute umana da possibili impatti dovuti 9